Quel
procedimento disciplinare contro l’insegnante-obiettore
del tutto
infondato
di Antonio Mazzeo
Stamani (11 giugno) ho consegnato alla Dirigenza
dell’Istituto “Cannizzaro- Galatti” di Messina, la memoria difensiva sul
procedimento disciplinare avviato nei miei confronti in data 15 maggio 2018, a
seguito delle dichiarazioni pubbliche espresse contro la realizzazione in
ambito scolastico del progetto “Esercito e Studenti Uniti nel Tricolore”,
promosso nei mesi scorsi dalla Brigata “Meccanizzata” Aosta in collaborazione
con alcuni dirigenti di scuole e istituti della città di Messina.
Nello
specifico, è stata chiesta l’archiviazione del procedimento disciplinare in
quanto “infondato in fatto e in diritto”, perché tutti gli interventi di
denuncia (con lettera aperta, articoli stampa, ecc.) contro l’infausta parata
di propaganda militare svolta il 17 aprile presso l’istituto in cui opero come
insegnante da 34 anni, sono stati fatti in maniera legittima e corretta, nel
pieno esercizio del diritto-dovere di informazione, espressione e critica,
anche “a fronte dell’irregolarità della procedura seguita per la realizzazione
del medesimo progetto”.
Nella
memoria si argomenta come ogni attività di intervento in ambito
scolastico-educativo e didattico delle forze armate è palesemente in contrasto
con le Convenzioni internazionali a difesa dei diritti dell’uomo e del
fanciullo e degli stessi principi giuridici su cui si fonda la scuola pubblica
italiana. “E’ evidente che un evento come quello Esercito e Studenti Uniti nel
Tricolore finalizzato all’esaltazione degli atti di eroismo della Prima Guerra
Mondiale, cozzi con l’obbligo delle Istituzioni Scolastiche all’educazione ai
valori costituzionali fra i quali il ripudio della guerra previsto dall'art. 11
della Costituzione”, riporta nella memoria. “Ancora va ricordato come illustri
costituzionalisti denuncino oggi la violazione dei principi degli artt. 11 e 45
della nostra Carta Costituzionale attraverso la partecipazione ad attività
belliche del tutto incompatibili anche se presentate come missioni di pace”.
Con
la convinzione e la serenità di aver svolto ancora una volta pienamente il
proprio dovere di educatore e insegnante; fiducioso di un esito positivo del
procedimento, colgo l’occasione per ringraziare coloro che mi hanno assistito
dal punto di vista legale: l’avvocato Nello Papandrea del Foro di Catania, le
avvocate Filippa Di Marzo e Paola Ottaviano, la consulente del lavoro Anna
Bonforte, nonché i Cobas Scuola con il prof. Nino De Cristoforo per
l’importante supporto tecnico-informativo. Con immenso affetto ringrazio
tutte/i coloro che in queste settimane mi hanno fatto sentire il loro sostegno
e solidarietà: forze politiche e sociali; organizzazioni del sindacalismo di
base; associazioni pacifiste, antimilitariste, ambientaliste e antimafie;
gruppi e comunità di religiosi; organi di stampa e testate giornalistiche;
centri studi; accademici, intellettuali, attivisti politici, difensori dei
diritti umani e artisti; gli oltre 1.600 firmatari dell’appello lanciato su
Change.org No ai militari nelle scuole. Solidarietà con l’insegnante obiettore;
il centinaio di docenti delle scuole di ogni ordine e grado che hanno promosso
l’appello Contro la militarizzazione del sapere, in difesa degli spazi di discussione
e libertà nella scuola italiana (primi firmatari i professori Luca Cangemi,
Dina Balsamo, Natya Migliori, ecc.)”.
In
attesa di conoscere l’esito finale del procedimento disciplinare avviato,
continuerò le mie attività di documentazione e controinformazione sul sempre
più invasivo processo di “occupazione militare” del sistema
educativo-scolastico e universitario e di militarizzazione dei territori e
della società. Sono certo che a partire dal prossimo anno scolastico, si
rafforzeranno ovunque le reti di insegnanti, associazioni e intellettuali che
promuovono attività e progetti di “cultura di pace” e si oppongono alla guerre,
al riarmo, all’autoritarismo, alla violazione di diritti umani a tutte le
ingiustizie economico-sociali.