LA GUERRA: IMPERO DELLA BUGIA
di Cataldo Russo
Impieghiamo
secoli per favorire attitudini, comportamenti, convincimenti e stili di vita e
poi, nelle emergenze, pretendiamo di estirparli in pochi attimi, con un clic.
Da sempre abbiamo educato i nostri figli all’arte della guerra, presentandola e
condendola, come si fa con una torta,
con attestati al valore, medaglie, riconoscimenti, raduni, cerimonie, simboli e mille altre
cose.
La
guerra è prima di tutto dentro di noi, liberarcene non è per niente facile. Ci
sono persone che a parole di definiscono pacifisti pur sapendo che la guerra
pulsa nelle loro vene. Fare la guerra non è la cosa più difficile di questo
mondo, anzi è piuttosto facile, e per dichiararla non occorre una ragione, un
motivo vero, ma è sufficiente un pretesto reale o costruito ad arte.
Il
più delle volte le prove della pericolosità dell’ipotetico avversario vengono
costruite nei palazzi del potere in maniera assolutamente artificiosa. La
sporca guerra all’Iraq e al suo presidente, Saddam Hussein, che Bush e i suoi
accoliti vollero a tutti i costi, insegna come sia possibile trasformare una
normale fialetta contenente polvere bianca in un campione di antrace di cui i
laboratori segreti iracheni sarebbero stati stracolmi con conseguente pericolo
per l’umanità intera, e tutto al fine di giustificare una guerra partorita
nelle pieghe dell’ambizione di voler dominare il mondo e di un capitalismo
senza regole. La guerra non è mai un atto di eroismo come contrariamente ci
fanno credere, anzi è più un atto di viltà, perché per aggredire un altro
popolo, soprattutto se più debole, non occorre coraggio, eroismo, senso di
sacrificio e dell’onore, ma la vigliaccheria di voler approfittare della
debolezza altrui.
Putin
ha mosso guerra all’Ucraina non in nome di grandi valori e ideali, né per
difendere il suo paese, la Russia, da aggressioni da parte del paese confinante,
e men che meno per de-nazificare il granaio d’Europa dall’abbraccio
mortale dei gruppi paramilitari che da molti anni sembrano volerlo soffocare
nella spirale di una ideologia malata, ma per mostrare i muscoli. E lo ha fatto
comportandosi da dittatore mettendo in campo il peggiore campionario di guerra:
rastrellamenti, distruzione delle città, rappresaglia e via di seguito. La
coerenza è merce rara che è destinata a diventare sempre più rara nell’epoca
dell’irrisione dei grandi ideali, delle fake news e delle prove costruite ad
arte.
Erodoto,
il grande storico greco, scrisse che in tempi di pace sono i figli che
seppelliscono i padri mentre nelle guerre sono questi ultimi a seppellire i
figli, ma stranamente questa consapevolezza manca spesso proprio ai padri che
in nome di un assurdo concetto dell’onore e dell’eroismo mandano i loro figli
in guerra, come se si andasse in una gita scolastica.
E.
L. Masters rende bene il concetto dell’andare in guerra da parte dei giovani allegri
e speranzosi, salvo poi ritornare frustrati e duramente provati dalle esperienze
bestiali che si fanno, nel componimento Una Bandiera- Harry Wilmans della
sua Antologia di Spoon River, dove i giovani vengono mandati a morire in nome
di falsi ideali e valori.
Poco
si fa per aborrire la guerra nei cosiddetti periodi di pace e ancor meno si
intraprendono azioni serie, convinte per bandire gli armamenti. Il paradosso è
che i paesi cosiddetti sviluppati spendono mediamente più per armarsi e fare la
guerra che per curarsi. Così farciscono i loro arsenali di armi di ogni genere
non certo con il proposito di farne collezione ma per usarle, e il pretesto per
usarle salta sempre fuori, fosse anche solo per favorire l’industria bellica,
che senza la guerra finirebbe sul lastrico.
Un
detto dice che “In tempi di guerra le menzogne sono infinite come la sabbia
del mare”. Infatti, durante la guerra a salire in cattedra è la bugia oltre
alla becera propaganda. Tutti vincono, tutti resistono, tutti negano le infamie
pur essendo sotto gli occhi di tutti, e tutti accusano gli altri di massacri
gratuiti. Alla fine, però, perché come in tutte le cose di questo mondo esiste
sempre un inizio e una fine, a vincere veramente è solo la morte.
In
tutte le epoche storiche la follia omicida dei governanti è stata spesso
supportata e incoraggiata da quella parte dell’opinione pubblica che si
dichiara favorevole agli interventi militari, a prescindere, quasi la guerra
fosse un gioco , una finzione. È sufficiente pensare all’atteggiamento degli
interventisti alla vigilia della Prima Guerra Mondiale per capire come vanno
queste cose. Anche chi non è d’accordo, una volta abbracciata la decisione
della guerra da parte del proprio governo, finisce con l’accettarla o per
spirito patriottico o per paura che il nemico possa prevalere. Solo pochi
convinti pacifisti e antimilitaristi resistono al lavaggio del cervello che
fanno mezzi di comunicazione e
istituzioni, perché per essere pacifisti nel senso più vero del termine bisogna
avere convincimenti forti e alti valori morali.
Oggi
l’approccio alla guerra ricorda sempre più il tifo da stadio, dove ci si
schiera a favore dell’una o dell’altra squadra per fede e non per amore del bel
gioco e del fair play.
Venendo
a questa guerra, io credo che si sarebbe potuta evitare solo se i governi che
contano, soprattutto quello dell’America di Biden, avessero veramente
evidenziato volontà di ripudiarla e far sedere Putin e Zelensky al tavolo delle
trattative. Invece, i grandi della terra si sono seduti sulla sponda del
fiume e hanno atteso che la Russia compisse l’irreparabile. Ora che ci si
trova di fronte al fatto compiuto, forse ci si rende conto di quanto sia
problematico uscire dal tunnel in cui Russia e Ucraina si trovano senza il
bagno di sangue da fare pagare alla popolazione.
Nella
vita mi sono sempre schierato dalla parte del più debole. Fra David e Golia io
ho sempre parteggiato per il primo. Persino nel calcio io tifo sempre per la
squadra più debole e poco attrezzata, poco importa se quella forte sia la mia
squadra del cuore.
Alla
domanda l’Ucraina deve difendersi, io dico che, per come stanno oggi le cose e
come popolo aggredito, ha tutto il diritto di difendersi, ma non può pretendere
che altri popoli scendano in guerra allargando ulteriormente il conflitto con
il rischio di arrivare a una guerra mondiale. Ma allora come si può aiutare
veramente l’Ucraina e scoraggiare la Russia dal proseguire la sua forsennata
guerra? Io credo che accanto agli aiuti economici, all’assistenza medica,
all’accoglienza e alle sanzioni economiche, è opportuno che in ciascuno di noi
scatti quel sano atteggiamento pacifista di boicottare non solo i prodotti
russi ma anche i prodotti di tutti quei paesi che costruiscono ed esportano
armi, non solo nei periodi in cui i conflitti scoppiano ma soprattutto quando
essi sono latenti e non ce ne accorgiamo.
Sono
contrario assolutamente alle sanzioni alla cultura e alla identità del popolo
Russo. I grandi romanzi russi si leggono, si commentano e se è il caso si
criticano, ma non si bruciano. Così come non si devono abbattere palazzi,
monumenti, cancellare le memorie, perché questo sarebbe talebanismo,
nazismo, oscurantismo del peggiore Medio Evo.
Persino Eisenhower
scrisse sull’inutilità della guerra: “Quando vi parleranno di guerra preventiva, dite
loro di andare a combatterla da soli. In seguito alla mia esperienza sono giunto a odiare la guerra. La
guerra non risolve nulla.” Questa sporca, maledetta guerra sembra che debba
risolversi anche in tempi brevi, almeno questa è la nostra percezione e anche
quello che ci fanno credere. Ma se la guerra dovrà avere un termine, perché
continuare ad accanirsi contro le popolazioni, perché seminare distruzione e
morte, perché causare tanta sofferenza, perché non saper cogliere l’attimo e
dire smettiamola di giocare alla guerra e per una volta facciamo le persone
serie: bandiamo la guerra.