Libri
LA PIAZZA LETTERARIA DI VALESIO
di Barbara Carle
Paolo Valesio
Il Testimone e l’Idiota è il
diciottesimo volume di poesia di Paolo Valesio. Il fitto libro di 278 pagine è
incorniciato da una prefazione di Alberto Bertoni, una postfazione approfondita
di Anna Maria Tamburini. È diviso in tre parti: Prima parte. I due solitari,
Seconda parte. La Voce, Terza parte. La Fiamminga. La prima è fatta di due
prospettive che non s’incontrano e sembrano isolate ognuna, infatti solitarie,
ma contigue nello spazio del libro. Nella seconda parte, entra La Voce
che parla separatamente ad ognuno, mai a tutti e due insieme. Nella terza entra
il terzo personaggio, la Fiamminga che scambia mail e telefonate con ognuno
separatamente ma che non può sentire la Voce. Si conclude con l’Epilogo
dove i tre personaggi s’incontrano a Parigi sotto la statua di Maupassant al
Parc Monceau per la prima volta, parlano brevemente e poi ciascuno va per conto
suo. Questa sarebbe una piccola pièce teatrale. Generalmente i testi sono brevi
ma la forma cambia. La prima ha dei “monologhi” mentre le altre due hanno
dialoghi corti, ma a volte sono più lunghi di alcune pagine. Se dovessimo
definire la forma, avremo difficoltà, ci sono poesie, “proesie,” dialoghi,
scene teatrali. Ci sono molte citazioni, proverbi, e detti in inglese. Ci sono brani
in francese, locuzioni in latino e parole in spagnolo che rafforzano il
plurilinguismo e lo stile misto. Troviamo una frase da Don Giovanni di
Mozart e ripetuti riferimenti a compositori e canzoni arricchiscono la
tavolozza. Si cita C. G. Jung e il Bhagavad-Gita. La forma si trasforma; è
dinamica come il pensiero. Non si possono negare i temi religiosi, gli
interrogativi sulla fede, la speranza, la morte, il bene, il male e altri argomenti
ancora, l’umorismo, l’ironia, i giochi di parole e così via, ma, a mio avviso, uno
dei fili conduttori si trova nelle citazioni. Sarebbe dunque una messinscena della
letteratura. Ungaretti, Valéry e Di Biasio tra altri hanno scritto sul fatto
che la poesia consiste in una riscrittura di altri testi, nell’ascoltarli,
commentarli, riscriverli, rifiutarli; lo scrittore è lettore e fa parte del
grande coro di citazioni. Si comincia con una citazione di Shakespeare, che poi
viene citato altre sei volte sempre in epigrafe. Attraverso il libro troviamo
più di cinquanta citazioni, non sempre in epigrafe. Alcune volte le troviamo
nel corpo della poesia. Altre volte un titolo è una frase come Numquam
deorsum (citato da D’Annunzio) De Amicitia (Cicerone), o
l’inversione del titolo di De Rerum Natura di Lucrezio in Duologo De
Natura Rerum. Altre volte ci sono quasi doppie citazioni come in La
minaccia dove l’Idiota sente la Voce dire: “Ti uccido”. E poi l’Idiota cita
un passo da Simone Weil: “Uccidere col pensiero/tutto quel che si ama; è la
sola maniera di morire. / Ma solo quel che si ama”. Si nota qui la
riformulazione di una frase celebre di Oscar Wilde in The Ballad of Reading
Gaol: “Yet each man kills the thing he loves”. L’Idiota si interroga sulla
frase della Weil: “Cosa vuol dire lei – cosa vuol dire?” Ci offre una possibile
spiegazione e sembra trattarsi di uccidere luoghi, abitudini, ruoli e maschere
per passare a “territorio nuovo” (Valesio 130). Altre volte si tratta di
riferimenti o dediche che in qualche modo nascondono la citazione come in Corale
a pagina 136. Questa poesia è dedicata a Leopardi e l’Idiota recita una sua
versione del Dialogo di Federico Ruysch e le sue mummie dalle Operetti
morali: “Tutti i morti son pieni di speranza/Cantano boccaperti in coro
universale”. Questa poesia, come molte altre, è piena di ironia e umorismo; ci
coinvolge nella conversazione tra l’autore e Leopardi. L’altro tipo di
citazione che troviamo si produce quando l’autore cita un suo libro precedente
come Avventure dell’Uomo e del Figlio, del 1996 o Esploratrici
solitarie, 2018, il libro che precede Il Testimone e l’Idiota.
Paolo Valesio |