MA CHE BEI PACIFISTI
di
Angelo Gaccione
Giacomo Balla "La marcia su Roma"
Anche a Milano è stata indetta una
manifestazione per la pace, da Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi. La
faranno all’Arco della Pace di Milano. Confesso che non me ne sarei occupato
senza la sollecitazione dell’amico e compagno Rodolfo Giannattasio; tutto
quello che avevo da dire l’ho detto nel pamphlet Scritti contro la guerra,
e lo diciamo ogni santo giorno su “Odissea” da dieci mesi, attraverso gli
scritti di collaboratori di ogni dove, associazioni, Comitati e lettori di buon
senso. Dunque, anche gli esponenti del Terzo Polo e alcuni “salti-banchi”
(sono saltati da un partito all’altro, da una poltrona ad un’altra) vanno in
piazza per la pace. Ci vanno ma si guardano bene dal chiedere un cessate il
fuoco, l’apertura di un negoziato vero, l’avvio di una iniziativa diplomatica
europea seria e ad alto livello, la fine dell’invio di armi che la guerra
alimenta. Tutt’altro. Dicono che “lo stop all’invio di armi in Ucraina non può
essere una soluzione diplomatica percorribile”. Vogliono che scorra sangue e la
chiamano pace. Nessuna parola da questi strani pacifisti sui 70 missili
nucleari in Italia. Nessuna parola sullo scioglimento degli eserciti e la
riconversione dell’industria bellica; nessuna parola sul loro impegno perché
sia sciolta la Nato, perché si tratti con la Russia affinché si arrivi al ritiro
delle sue truppe dai territori ucraini occupati. Niente di tutto questo: invio
di armi, subalternità agli Stati Uniti, osanna di giubilo per la Nato. Invio di
armi sempre più distruttive, questo sì, spingendo sull’acceleratore del
conflitto nucleare. Vogliono continuare ad opporre alla macelleria di Putin
altra macelleria, ottusi ad ogni ragionevolezza, convinti che l’uso delle armi
fermerà la guerra. Siccome fanno i politici ed i parlamentari, e non i
calzolai, dovrebbero almeno procurarsi un minimo di cultura storica. Tutte le
guerre sono cessate quando hanno cessato di sparare le armi. Tutte le guerre
hanno avuto una fine quando si è deciso di sedersi ad un tavolo per negoziare.
Negoziare vuol dire mediare. Ma i nostri pacifisti non se ne danno per inteso.
Non sono i soli questi “pacifisti” a contorcere la ragione, sono in minoranza
in tutto il nostro Paese, ma possono vantare l’appoggio di quasi tutta la
stampa e di tutte le televisioni, ed hanno come faro il presidente della
Repubblica. Questo credente dall’aria dimessa che forse tutte le mattine si
reca in una cappella del Quirinale per la santa Messa, la pensa esattamente
come loro. È consapevole che questa guerra ha portato indietro
l’orologio della storia di cento anni, ma la parola negoziato non la
pronuncia; trattativa e mediazione non fanno parte del suo
vocabolario. Non pronuncia una sola parola contro le armi, nessuna contro le
industrie di morte italiane che vanno a massacrare in ogni dove portando
l’orologio della storia indietro di 100 anni anche lì, nessuna sulle basi militari italiane regalate agli Stati Uniti che possono fare quello che vogliono
addirittura senza il consenso del nostro Governo. Né ha il coraggio di dire ai
suoi compatrioti che l’Italia si sta esponendo ad un grave rischio nucleare,
senza che lui, capo supremo delle Forze Armate, abbia finora dichiarato lo
stato di guerra contro la Russia. Ora, per quanto mi riguarda, non ho niente in
contrario che una discreta parte della società politica italiana (bassa o alta
che sia) si voglia suicidare; non è però permesso alla loro protervia di
sacrificare milioni di animali, piante, bambini, beni, donne, anziani e uomini
di ogni età, che compongono il “creato”, come dice il Papa. Ed è ben strano che
a ricordarlo a un credente dall’aria dimessa, debba essere un non credente come
me.
Giacomo Balla "La marcia su Roma" |