MANOVRA POLITICA
di
Franco Astengo
La
neo-Presidente del Consiglio lo ha rivendicato con "chiarezza":
questa è una manovra politica. Di conseguenza si tratta di una manovra di
destra, da valutare non tanto e non solo con il bilancino del peso in cifre dei
vari provvedimenti ma - appunto - della loro scaturigine politica, e di
conseguenza sociale vista la matrice "storica" degli estensori. Una
manovra di impostazione ideologica (si veda la questione delle modifiche
dell'opzione donna in materia di pensioni) e corporativa con il deficit
orientato ad aiutare le imprese (abolizione progressiva del reddito di
cittadinanza, flat tax incrementale per gli autonomi, detassazione dei premi di
produttività venduta come versione "tassa piatta" per i dipendenti). Qualche
venatura populista (marca Forza Italia) la si ravvede nella rimodulazione della
rivalutazione delle pensioni.
In
realtà è la rivendicazione "politica" che appare davvero
controcorrente: un richiamo di distacco verso la linea del governo Draghi verso
la quale Fratelli d'Italia compì un'abile "opposizione di Sua
Maestà". Una rivendicazione di appartenenza, quella della manovra
politica, rivolta soprattutto ad approfittare del vuoto di espressione del PD
che annuncia una mobilitazione di piazza scoprendosi per adesso privo di
obiettivi: mentre il M5S può sbandierare comunque la difesa ad oltranza del
reddito di cittadinanza come punto di appoggio nella lotta contro la povertà. L'opposizione
paga ancora l'assenza di visione complessiva, già pagata nel corso dell'amorfa
campagna elettorale. L'opposizione alla manovra dovrebbe essere accompagnata
anche da una forte iniziativa politica sulle grandi questioni di politica internazionale:
prima fra tutte la richiesta della pace e di nuovi equilibri individuando e
respingendo l'azione più pericolosa che questo governo sta compiendo: quella di
voler far coincidere la NATO con l'UE che significa assieme sudditanza USA e
spostamento a Est dell'asse europeo.
Torniamo
però all'assenza di visione al riguardo dello specifico della critica alla
manovra di bilancio. Un'assenza di visione che riguarda soprattutto i temi
delle scelte da compiere sul piano sociale che dovrebbero precedere quelle da
compiersi sul piano delle poste di bilancio con l'abbandono di ipotesi concrete
di programmazione economica rivolta nel senso del riequilibrio: prima fra tutte
la patrimoniale, di seguito la riduzione delle spese militari, la
programmazione industriale (esiste un'enorme questione di iniziativa pubblica
sui grandi nodi dell'industria: primo fra tutti quello riguardante la
siderurgia); la destinazione del surplus delle aziende energetiche che dovrebbe
essere destinato a fronteggiare la crescita dell'inflazione ( con il ripristino
anche temporaneo di un meccanismo di scala mobile) e ancora l'espressione di
una chiara visione del PNRR rivolto alle priorità del deficit infrastrutturale,
delle energie alternative e del riequilibrio Nord/Sud.
Non
secondaria sarebbe un'espressione di forte opposizione alle grandi opere:
"in primis" il dannato Ponte sullo stretto.