SPIGOLATURE
di Angelo Gaccione
L’archetto di Boccherini
L’omaggio
al violoncellista Luigi Boccherini per me è doveroso e se torno a Lucca non
lo trascuro. Sarebbe imperdonabile sostare in Piazza Cittadella per Puccini e
poi non arrivare in Piazza del Suffragio per lui. E infatti non l’ho trascurato
nemmeno questa volta. Avevo scarpinato abbastanza come sempre, dalla Cattedrale
a San Michele, il Fillungo, le Torri (delle Ore e Guinigi), la Piazza
dell’Anfiteatro, la Via della Rosa per la chiesina, e Santa Maria Foris Portam,
e San Frediano, e i Fossi, e buona parte di quanto dentro le mura è custodito,
contravvenendo ai consigli dei medici dopo un intervento che i più considerano
“leggero”, ma che sulla carne lascia le sue cicatrici e i suoi postumi.
È
sempre lì Boccherini, sul suo piedistallo. Volge le spalle al Palazzo Lippi
dove ha sede l’Istituto Musicale che porta il suo nome, e istrada all’arte
musicale talenti del nostro tempo. È concentrato ed elegantissimo nella sua mise
settecentesca; accoglie le curve sinuose del violoncello fra le gambe come
fosse il corpo di una donna, e tiene l’archetto nella mano destra pronto a farlo
scorrere sulle quattro corde. Non ho che da mettermi in ascolto e
chiudo gli occhi, ma le corde stridono, stridono in maniera fastidiosa e non
esce alcuna melodia. Li riapro e mi avvicino al monumento quanto basta per
accorgermi che l’archetto è rotto. Il fascio dei crini si è staccato
dall’asticella che lo tiene in tensione. Da quanto tempo è
fuori uso e il povero Boccherini è costretto a così pessime figure, lui
virtuoso impareggiabile dello strumento? Noto tracce di adesivo. Una mano
pietosa deve averlo acconciato alla bell’e meglio con del nastro adesivo, ma non
ha retto alla prova: il vento? La pioggia? chissà! Ad ogni modo, occorre al più
presto una saldatura come si deve, non possiamo lasciare il musicista in una
condizione così precaria. Ne va del buon nome della musica, e della città.