LA CITTÀ: IL COME E IL PERCHÉ
di
Franco Astengo
(Per
un possibile avvio di discussione sulle prossime elezioni amministrative con
l'obiettivo di un riconoscimento di esigenze comuni sul versante democratico/progressista tra soggetti politici e soggetti di impostazione
civica al di fuori da improprie espressioni di personalismo e riconoscendo
piena consapevolezza dell'aggressività della destra).
Il
punto di partenza di questo ragionamento è quello della
"disconnessione", della dissoluzione deliberativa del potere e di
converso del considerare la Città come luogo del rafforzamento del processo
democratico attraverso la capacità di raccordo tra opera e piano. In
un immaginario "ordine del giorno del cambiamento" debbono trovare
posto tre punti fondamentali:
a)
la stipula di patti di collaborazione per la gestione delle risorse;
b)
la ricomposizione dialettica del rapporto con le istituzioni;
c)
la legittimazione delle istituzioni stesse.
Sono in atto fenomeni che richiederanno profonde trasformazioni
proprio nella capacità d’indirizzo nel governo della cosa pubblica. Sviluppo
alcuni esempi: lo spostamento “fisico” nella possibilità di utilizzo di servizi
sociali; l’innalzamento di qualità nella sostenibilità ambientale dei centri
urbani (riscaldamento, traffico); l’adeguamento dei centri storici alle
esigenze di un turismo di qualità e dimensione diversa rispetto a quello
rutilante del consumismo di massa; un tipo di ristrutturazione urbana per
costruire un’offerta di case in modo tale da rendere appetibile la possibilità
di trascorrervi molto più tempo di quanto non fosse in passato; un’attrezzatura
culturale e sociale adeguata a una inedita offerta di tempo libero; la fluidità
dei trasporti collettivi; l’equilibrio tra il centro e le periferie cittadine.
Prima di tutto dobbiamo tornare a considerare la città come
“ la nicchia ecologica della specie umana”.
Per arrivare a questo punto non è
necessario porre al primo posto la "quantità" ma essenzialmente il
"come" e il "perché".
Storicamente possiamo dire che la Città ha offerto grandi
occasioni di evoluzione nella relazione tra ambiente e rapporti sociali, di
fruizione degli strumenti di conoscenza, di avanzamento tecnico e scientifico.
In seguito sono state assunte scelte al riguardo delle quali non
è possibile nasconderci dietro a un dito: non è possibile che la Città continui
a pensare a sé stessa come ripiegata attorno ad espressioni di consumismo
irragionevole che hanno causato, prima di tutto, un deperimento crescente dei nostri
beni collettivi. Non basta tornare a recitare vecchi slogan, del tipo: “La Città
a misura di...”; sono cambiate troppe cose in una misura molto profonda. Soprattutto è necessario pensare alla Città oltre la Città,
quale espressione di base teorica per qualsiasi tipo di impostazione
progettuale che deve essere avviata verso una vera e propria "costruzione
di identità".