CAMPI ELISI
di Franco Esposito
Umberto Muratore e Franco Esposito
Stresa, 1985
La scomparsa di Umberto
Muratore: una lunga amicizia.
Stresa. Ci conoscevamo da oltre 37 anni, con don Umberto
Muratore, esattamente dal 1985, quando da Torino era arrivato a Stresa per
dirigere il Centro Internazionale di Studi Rosminiani. A pensarci bene oggi che
ci ha lasciati per sempre, avevamo ben poco in comune, io un eterno ribelle,
don Umberto un grande filosofo che con il suo sorriso inconfondibile cercava di
rabbonirmi, ma alla fine eravamo sempre d’accordo, soprattutto quando vedevamo
che i valori e gli ideali nei quali credevamo erano messi in discussione, in
pericolo. Valori che avevamo ereditato lui dal suo Antonio Rosmini,
io sempre intransigente con tutti, venivo dal mondo repubblicano
lamalfiano, e sono stato in lotta per anni anche con gli amici rosminiani
precisamente dal 1967 perché per loro Clemente Rebora era solamente un loro
confratello, per me invece era uno dei più grandi poeti del ’900 e la mia
stella polare nel mio piccolo mondo poetico.
Questo nostro trovarci
sulla stessa strada tra filosofia e poesia è stata la base della nostra lunga
amicizia umana e culturale, che con gli anni si è trasformata in incontri
familiari, quasi quotidiani.
Stresa, 1985
Da sinistra: don Umberto Muratore
con Esposito e don Cirillo Bergamaschi
1995
Nel suo libro Cinquant’anni
di passione. Vita del Centro Rosminiano di Stresa, ecco come
don Umberto descrive il nostro primo incontro: “Un giorno si presentano al
Centro, in giacca e cravatta due signori, uno più anziano di me, l’altro più
giovane. Si chiamavano Gianfranco Lazzaro e Franco Esposito. Qualche
anno prima avevano fondato il Premio Stresa di Narrativa. Ora dirigevano il
primo la rivista La Provincia Azzurra, il secondo Microprovincia. Ambedue scrivevano racconti e
poesie. Fu l’inizio di un’amicizia solidale, che si protrasse nel tempo.
Soprattutto con Franco Esposito l’amicizia divenne sempre più solidale.
Disponibile, ospitale, aperto ad ogni tipo di carattere, egli aveva legami
amichevoli con i maggiori romanzieri e critici letterari italiani del momento.
Appassionato di Clemente Rebora, fin dai primi anni mise a disposizione
del Centro la sua rivista, che usciva ogni anno con monografie su poeti e
scrittori. Si lasciò coinvolgere sempre più dalle nostre finalità culturali, e
ci portò anche i suoi amici letterati. Per Rosmini è stato come un aprirgli il
fronte della narrativa italiana. Insieme a Franco Esposito abbiamo contribuito
ad aprire un altro formidabile sito di promozione rosminiana alla Sacra di San
Michele, millenaria abbazia benedettina in Val di Susa… La frequentazione
benevola di Gaetano Afeltra del Corriere della Sera e di Franco Esposito ha
insegnato a noi del Centro un’altra verità: quando si dirige una un’attività di
promozione la comunicazione mediatica è vitale”. Dei i suoi primi libri di
saggistica filosofica abbiamo discusso parecchie volte animosamente, quasi
litigato, perché gli rimproveravo che anche nei concetti filosofici più
intricati doveva prevalere una vena narrativa comprensibile per un pubblico
poco preparato in materia di ricerca e speculazione e raggiungere una platea la
più vasta possibile. Sono convinto che le sue opere hanno avuto un particolare
successo e lo hanno fatto conoscere ad un pubblico molto più vasto, per il suo
intimo e continuo approfondimento della tradizione filosofica del pensiero
rosminiano rendendolo quasi alla portata di tutti. La curiosità di don Umberto
Muratore è andata negli anni sempre più allargandosi ad altri filoni e temi. Il
più importante è stato quello di aver intuito che le mie lotte a livello
nazionale per riportare Rebora al posto che si meritava nella letteratura
italiana era doverosa, e così insieme siamo riusciti ad organizzare Convegni a
Rovereto, alla Sacra di San Michele, a Stresa, mentre con la mia rivista Microprovincia io continuavo
a tempestare di richieste di contributi i più grandi critici da Oreste Macrì a
Carlo Bo, da Giovanni Raboni, a Gianni Mussini a Roberta Cicala solo per citare
i primi nomi che mi vengono in mente. Altri studiosi, Gianfranco Contini, Pier
Paolo Pasolini, Giuseppe Prezzolini, Eugenio Montale e l’amico rosminiano don
Ezio Viola, avevano amato e scritto importanti saggi e ricordi su gli incontri
con Rebora e la sua poesia.
con Esposito e don Cirillo Bergamaschi
1995
Il sindaco Canio Di Milia a sinistra con Esposito e don Umberto (1985) |
Nel 1989 la prima importante sorpresa a livello nazionale per la poesia di Rebora e per noi: l’editrice Garzanti pubblica l’opera completa delle poesie di Rebora a cura dell’amico Gianni Mussini. Per me, per don Umberto e per tutti gli amici reboriani una gioia incontenibile. Ma le sorprese continuano nel 1994 a causa del grande favore che aveva incontrato nel pubblico, e la stessa edizione venne proposta nella più popolare collana della Garzanti, gli “Elefanti”. Nel marzo 2011 è la volta dell’editrice Mondadori. L’idea poi diventata realtà era quella di pubblicare sia le poesie, sia buona parte degli scritti e delle traduzioni di Rebora nella prestigiosa collana dei Meridiani. La curatela delle poesie venne affidata ad Adele Dei, ma per problemi in casa Mondadori l’edizione uscì nel dicembre del 2015. La promessa che avevo fatto da ragazzo sulla tomba di Clemente Rebora finalmente si avverava. Gli avevo promesso che mi sarei battuto per portarlo in compagnia di Quasimodo, Montale e Ungaretti e il sogno era ora tra le mie mani concreto, con il volume del Meridiano che conteneva tutte le sue Poesie e con commozione e un pizzico di orgoglio ero andato a deporlo sulla sua tomba. Non ci crederà nessuno ma Rebora mi ha sorriso per premiare la mia testardaggine.
A questo punto non ci rimaneva che concentrarci su Rosmini e con don Umberto oltre che in Italia abbiamo inseguito tutti i Convegni che si organizzavano in Europa. Ricordo il viaggio in Romania accolti con grande amicizia, così come in Polonia, in Ungheria, in Spagna. Ma il viaggio più avventuroso è stato quello in Argentina con partecipanti provenienti anche dal Cile. Era il 2005 e cadeva anche il 150°della morte di Rosmini e il nostro amico Juan Francisco Frank aveva organizzato a Buenos Aires, presso l’Università Cattolica, il convegno Rosmini e la filosofia cristiana. Eravamo don Umberto, il nostro amico Pier Paolo Ottonello ed io. Un successo di partecipanti tutti accomunati da un grande amore per Rosmini.
Stresa. Don Umberto ed Esposito davanti al Centro Studi (1985) |
Il viaggio era stato lungo e per parecchi giorni prima del convegno ne approfittammo per un giro nella città: la Casa Rosada, la casa di Borges, il cimitero dove era sepolta Evita Peron…. Ma l’avvenimento più bello è avvenuto davanti alla cattedrale Santa Maria de Buenos Aires. Era mattina e don Umberto doveva celebrare messa: “Puoi dirla qui” gli suggerii. Don Uberto mi rispose che non ci avrebbero dato il permesso. Allora sono corso verso la Cattedrale mentre lui che mi seguiva a distanza. Entro e vado incontro a un prete che dai paramenti sembrava un arcivescovo o cardinale. Mi avvicino e gli spiego che siamo all’Università Cattolica per il Convegno su Rosmini, lui mi sorride e mi dice che sa dell’avvenimento. Allora prendo coraggio e gli chiedo se don Umberto può celebrare messa nella Cattedrale. Mi risponde subito di sì e chiama un altro prete responsabile della Cattedrale. Poi mi appoggia la mano sulle spalle e mi chiede com’è andato il viaggio. Mi ricordo che aveva in mano una borsa nera molto più grande del normale, delle grosse scarpe e un sorriso tutto particolare. Ringraziato e salutato ci avviamo verso l’altare per la messa. Ho poi saputo che l’arcivescovo con cui avevo parlato era il cardinale Jorge Mario Bergoglio futuro papa Francesco. Potrei continuare raccontando altri particolari dei viaggi fatti in Europa e in tutta Italia, ma mi fermo qui.
Voglio però sottolineare, anche per chi non crede alla buona stella, che con don Umberto, don Cirillo, Stefano Vardanega e Canio Di Milia (che fu anche sindaco di Stresa) siamo riusciti a raggiungere, seppure con grande fatica, tutti gli obiettivi che all’inizio sembrano dei sogni. Rebora prendeva il suo posto tra i grandi poeti del Novecento nei Meridiani della Mondadori; Rosmini dopo tutte le umiliazioni subite proprio dalla sua Chiesa, riprendeva il ruolo che gli era proprio da grande filosofo, ma soprattutto si riprendeva la giusta rivincita proprio verso quella Chiesa per cui aveva speso tutta la sua vita e lo abbiamo accompagnato con un pizzico di orgoglio e commozione in mezzo a una marea di gente verso la Beatificazione.
Il Centro Studi a Stresa
Per chiudere vorrei
segnalare che don Umberto Muratore è stato un protagonista unico della cultura
rosminiana. I suoi scritti sono riconoscibili perché ha saputo andare in
profondità dell’Essere senza perdersi in intellettualismi astratti, nonostante
la sua vasta cultura filosofica. Ultima piccola storia personale: nel 1992,
usciva il mio libro Il vento sul muro e una delle poesie era dedicata
proprio a lui. Nel leggerla ho notato il suo sorriso ironico, ma sono certo che
gli sia piaciuta perché ogni tanto tornava a parlarne. Il titolo è “A
un amico rosminiano” e così recita: Anche se di questo mondo levantino e
babelico/amo poche cose, l’amico rosminiano/ con la dolcezza del sambuco, mi
rimproverava/ con umiltà che non c’è disperazione dell’anima/ senza una luce di
speranza.
Un altro grande amico ci ha
lasciato. Addio caro don Umberto.