GIORNALISMO E GUERRA
Max Hamlet Sauvage
"Guerra"
Vacilla il consenso verso la grande stampa allineata
acriticamente con le scelte guerrafondaie del Governo e delle forze politiche
(Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Italia Viva, Partito Democratico ecc.).
Un gruppo di corrispondenti di guerra mette in dubbio il modo di presentare il
conflitto. Ecco il loro pensiero.
“Osservando le televisioni
e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi
conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male.
Noi siamo o siamo stati corrispondenti di guerra nei Paesi più disparati,
siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti
durante i conflitti, eravamo vicini a gente dilaniate dalle esplosioni, abbiamo
raccolto i feriti e assistito alla distruzione di città e villaggi. Abbiamo
fotografato moltitudini in fuga, visto bambini straziati dalle mine
antiuomo. Abbiamo recuperato foto di figli stipate nel portafogli di qualche
soldato morto ammazzato. Qualcuno di noi è stato rapito, qualcun altro si è
salvato a mala pena uscendo dalla sua auto qualche secondo prima che venisse
disintegrata da una bomba. Ecco, noi la guerra l’abbiamo vista davvero e
dal di dentro. Proprio per questo non ci piace come oggi viene rappresentato
il conflitto in Ucraina, il primo di vasta portata dell’era web avanzata. Siamo
inondati di notizie ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti
vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e
cattivissimi. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove
interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico. Inondati
di notizie, dicevamo, ma nessuno verifica queste notizie. I media hanno
dato grande risalto alla strage nel teatro di Mariupol ma nessuno ha potuto
accertare cosa sia realmente accaduto. Nei giorni successivi lo stesso sindaco
della città ha dichiarato che era a conoscenza di una sola vittima. Altre fonti
hanno parlato di due morti e di alcuni feriti. Ma la carneficina al teatro,
data per certa dai media ha colpito l’opinione pubblica al cuore e allo
stomaco.
La propaganda ha una sola vittima il
giornalismo.
Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir
Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e
invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando
dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: ma è l’unico responsabile? I
media ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che
colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a un’inevitabile
corsa verso una pericolosissima corsa al riarmo. Per quel che riguarda
l’Italia, a un aumento delle spese militari fino a raggiungere il 2 per cento
del PIL. Un investimento di tale portata in costi militari comporterà
inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della
popolazione. L’emergenza guerra sembra ci abbia fatto accantonare i principi
della tolleranza che dovrebbero informare le società liberaldemocratiche come
le nostre. Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa
in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, di
essere corresponsabile dei massacri in Ucraina. Noi siamo solidali con
l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandino perché e come è nata questa
guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta
pazzia di Putin. Notiamo purtroppo che manca nella maggior parte dei media
(soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta
succedendo e, soprattutto, sul perché è successo. Questo non perché si debba
scagionare le Russia e il dittatore Vladimir Putin dalle loro
responsabilità ma perché solo capendo e analizzando in profondità questa
terribile guerra si può evitare che un conflitto di questo genere accada ancora
in futuro”.
Massimo Alberizzi ex
Corriere della Sera
Remigio Benni ex Ansa
Giampaolo Cadalanu la Repubblica
Tony Capuozzo ex TG 5
Renzo Cianfanelli Corriere della Sera
Cristano Laruffa Fotoreporter
Alberto Negri ex Il Sole 24ore
Giovanni Porzio ex Panorama
Amedeo Ricucci RAI
Eric Salerno ex Il Messaggero
Giuliana Sgrena Il Manifesto
Claudia Svampa ex Il Tempo
Vanna Vannuccini ex la Repubblica
Angela Virdò ex Ansa
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