ROSE DI CAPODANNO
di Federico
Migliorati
Un thriller-poliziesco
vivace e in piena regola che lambisce i territori della psicologia e della
psichiatria offrendo una visione ampia su alcuni dei drammi moderni. La
scrittrice e curatrice abruzzese Caterina Falconi è in libreria con il suo
recente Rose di Capodanno (Edizioni Vallecchi Firenze, 307 pagine, 18
euro) che si fa apprezzare per le tinte forti, a caratterizzare una vicenda in
cui sono protagoniste in prima linea due donne in carriera e in qualche misura
legate, la giovanissima ispettrice capo di polizia Vera Ferri (non priva tra
l’altro di doti da narratrice) e il sostituto procuratore Manuela Travaglini. Il
romanzo, dedicato a Mariano Sabatini ed aperto da un testo di Fedro, si
sviluppa nella docile e dimessa Teramo: in un istituto di riabilitazione per
malati mentali gestito da consacrate accade un fatto di sangue apparentemente
inspiegabile su cui magistrato e inquirenti saranno chiamati a districarsi e
con personaggi insospettabili che nascondono in sé devianze e responsabilità
destinate a diventare sempre più chiare. Rose di Capodanno, titolo scelto per
richiamare lo sviluppo della storia che si immagina snodantesi nei giorni a
cavallo tra il 2017 e il 2018, fa luce inoltre una delle tragedie in continuo
aumento, quella della violenza sulle donne. Sono diverse infatti coloro che si
trovano coinvolte in vicende simili, in torbidi giochi da cui non sono aliene
nemmeno alcune religiose. Morte, sesso, depravazioni, narcisismi patologici,
volontà castrate, arrivismi, faide familiari: l’indagine di polizia si muove su
terreni accidentati e complessi e solo grazie al fiuto della Ferri, che non
mancherà di rischiare la sua stessa vita, e di alcuni suoi collaboratori si
riuscirà a dirimere la matassa. In parallelo la voce narrante ci porta a
conoscenza delle avventure sentimentali della stessa ispettrice, decisa a
riprendere in mano la propria esistenza dopo un periodo buio, non senza qualche
difficoltà di fronte all’egoismo maschile. Falconi racchiude nelle pagine, contrassegnate
spesso da un linguaggio colorito e con un ritmo sostenuto, scorci pregevoli su
una terra d’Abruzzo che ancora deve fare i conti con il terremoto da poco
occorso pur mantenendo una sua algida bellezza (si prenda, ad esempio, la
splendida pagina dedicata ad Atri, la “Regina delle colline”). Rose di
Capodanno apre squarci di conoscenza su un mondo di silenzi e di sospetti,
di intrighi e di maldicenze a cui è difficile sfuggire e non farsi risucchiare,
mentre sullo sfondo i teramani si dedicano alle ultime feste del nuovo anno
cercando di allontanare un poco le nequizie del nostro tempo.
Un thriller-poliziesco
vivace e in piena regola che lambisce i territori della psicologia e della
psichiatria offrendo una visione ampia su alcuni dei drammi moderni. La
scrittrice e curatrice abruzzese Caterina Falconi è in libreria con il suo
recente Rose di Capodanno (Edizioni Vallecchi Firenze, 307 pagine, 18
euro) che si fa apprezzare per le tinte forti, a caratterizzare una vicenda in
cui sono protagoniste in prima linea due donne in carriera e in qualche misura
legate, la giovanissima ispettrice capo di polizia Vera Ferri (non priva tra
l’altro di doti da narratrice) e il sostituto procuratore Manuela Travaglini. Il
romanzo, dedicato a Mariano Sabatini ed aperto da un testo di Fedro, si
sviluppa nella docile e dimessa Teramo: in un istituto di riabilitazione per
malati mentali gestito da consacrate accade un fatto di sangue apparentemente
inspiegabile su cui magistrato e inquirenti saranno chiamati a districarsi e
con personaggi insospettabili che nascondono in sé devianze e responsabilità
destinate a diventare sempre più chiare. Rose di Capodanno, titolo scelto per
richiamare lo sviluppo della storia che si immagina snodantesi nei giorni a
cavallo tra il 2017 e il 2018, fa luce inoltre una delle tragedie in continuo
aumento, quella della violenza sulle donne. Sono diverse infatti coloro che si
trovano coinvolte in vicende simili, in torbidi giochi da cui non sono aliene
nemmeno alcune religiose. Morte, sesso, depravazioni, narcisismi patologici,
volontà castrate, arrivismi, faide familiari: l’indagine di polizia si muove su
terreni accidentati e complessi e solo grazie al fiuto della Ferri, che non
mancherà di rischiare la sua stessa vita, e di alcuni suoi collaboratori si
riuscirà a dirimere la matassa. In parallelo la voce narrante ci porta a
conoscenza delle avventure sentimentali della stessa ispettrice, decisa a
riprendere in mano la propria esistenza dopo un periodo buio, non senza qualche
difficoltà di fronte all’egoismo maschile. Falconi racchiude nelle pagine, contrassegnate
spesso da un linguaggio colorito e con un ritmo sostenuto, scorci pregevoli su
una terra d’Abruzzo che ancora deve fare i conti con il terremoto da poco
occorso pur mantenendo una sua algida bellezza (si prenda, ad esempio, la
splendida pagina dedicata ad Atri, la “Regina delle colline”). Rose di
Capodanno apre squarci di conoscenza su un mondo di silenzi e di sospetti,
di intrighi e di maldicenze a cui è difficile sfuggire e non farsi risucchiare,
mentre sullo sfondo i teramani si dedicano alle ultime feste del nuovo anno
cercando di allontanare un poco le nequizie del nostro tempo.