SE TUTTI I DANESI FOSSERO EBREI
di Vincenzo Natale
Evtusenko
Opera teatrale postuma di Evtušenko
Nel teatro del Secondo Novecento
mancava finora un testo capace di racchiudere in sé, in una sintesi magistrale,
alcuni tra i più emblematici e drammatici tasselli della cosiddetta “modernità”.
Il riferimento è alle aberrazioni della storia recente figlia dell’oscurantismo
dei Secoli bui, a partire dall’Inquisizione e dalla Controriforma fino alle due
guerre mondiali e all’Olocausto del popolo ebraico per mano dei nazisti.
A tutto ciò provvide, con la sua prodigiosa capacità intuitiva
e realizzatrice, il genio ribelle del disgelo post-stalinista Evgenij A.
Evtušenko
(1932-2017), conosciuto nel mondo con l’appellativo di Enfant terrible.
Evtušenko, l’instancabile viaggiatore che osò sfidare più
volte il regime sovietico uscendone sempre vittorioso, a un certo punto del suo
percorso di intellettuale impegnato a sinistra ideò l’opera teatrale “Se
tutti i danesi fossero ebrei”, portata a termine nel 1996, quando
egli si era ormai trasferito con la famiglia negli Stati Uniti ed insegnava
nell’Università di Tulsa, in Oklahoma.
Il dramma, rimasto chiuso nel cassetto per oltre un ventennio,
a parte una momentanea apparizione su una rivista russa sempre nel 1996, è
stato pubblicato in volume dalla Casa Editrice Lamantica
di Brescia nel 2022 in prima edizione mondiale, grazie alla passione di
Francesco De Napoli, amico di vecchia data di Evtušenko, all’interessamento di Lorenzo Gafforini,
curatore del volume e nella brillante e asciutta traduzione di Evelina
Pascucci, la storica traduttrice italiana di quasi tutte le opere del Maestro
del disgelo.
Come un Odisseo irrequieto e solitario, Evtušenko
nel corso dei suoi vagabondaggi per il mondo era venuto a conoscenza della
triste vicenda della Principessa Leonora Cristina di Danimarca vissuta nel XVII
Secolo, storia che decise di narrare in una pièce. Non soddisfatto, l’autore
volle intrecciare con questa storia una seconda traccia interamente frutto
della sua creatività, nella quale raccontare le peripezie capitate ad una ragazza
ebrea ugualmente di nome Leonora Cristina nel corso della seconda guerra
mondiale. Ecco i passaggi salienti della Prefazione di Francesco De Napoli, da
cui si evince l’estrosa capacità di Evtušenko di stigmatizzare attraverso una
serrata e dialettica concatenazione di eventi la feroce ripetitività della
storia:
“Soltanto l’Enfant terrible era dotato del talento e
della creatività indispensabili per riportare alla luce, con tanta sensibilità
e acutezza, le obliate sventure di un personaggio storico come la Principessa
Leonora Cristina (1621-1698), una sorta di Cenerentola realmente esistita.
Figlia del re di Danimarca Cristiano IV (1577-1648), incarnò come pochi le
emblematiche traversie, cariche di brutalità ed efferatezze, a cui da sempre
soggiacciono gli oppressi. (…) Compiendo un salto in avanti di circa tre
secoli, alle pene di Leonora Cristina si accavallano inestricabilmente – in
un’alternanza di quadri sconvolgenti – gli avvenimenti, viceversa turbolenti e
caotici, ambientati ancora in Danimarca durante l’occupazione nazista. (…)
Giunta dalla Svizzera dove sta perfezionando gli studi, una ragazza si presenta
dal Maggiore nazista e rivela lo scopo del suo viaggio: cercare di salvare la
vita a suo padre, un gioielliere ebreo arrestato dai nazisti. (…) Insuperabile
nella costruzione della trama e nell’articolazione di un fraseggio sempre
appropriato ed espressivo, Evtušenko aveva trovato la chiave giusta per
ritrarre, in una sintesi mirabile, le sorti dell’umanità di ieri, di oggi e di
domani.”
In quest’opera postuma del “Cittadino del mondo” – come fu
pure definito Evtušenko – traboccano in maniera magistrale i tanti colpi di
scena sempre efficaci ed originali, come quello riguardante il “tesoro”
nascosto dal gioielliere che la figlia promette agli aguzzini in cambio della
liberazione di suo padre, il quale in realtà era già stato ammazzato dai nazisti.
La morale finale del triste racconto è tutta racchiusa nei
versi originali della Principessa Leonora Cristina, dal diario segreto tenuto
dalla stessa Principessa e fortunosamente giunto fino a noi: “Ogni generazione - nella polvere e nel sangue - / depreca
i propri errori amari; / ma le nuove di ripeterli mai saran stanche…”.