CACOCRAZIA: IL TRIONFO DELL’ORRIDO
di Jacopo Gardella
Vi sono tre opere sorte di recente a Milano -per iniziativa e con
l'avvallo del Comune e senza opposizione da parte della Sovrintendenza- delle
quali si sente il dovere di parlare.
Sono opere che
dimostrano la totale perdita di educazione estetica; avviliscono il volto della
nostra città; confermano quanto si sia affievolito quel senso della
"bellezza urbana" per cui da anni si batte con coraggio ma senza
essere ascoltato l'urbanista Marco Romano. Le tre opere non sono simili sotto
l'aspetto formale ma sono tutte e tre ugualmente criticabili per la loro
disastrosa influenza sul contorno ambientale. Esse sono le seguenti:
EXPO Gate in Piazza Cairoli: tralicci metallici destinati alla vendita di
biglietti per l’EXPO
Biglietteria davanti al Palazzo della Triennale
Filari di alberi abbattuti lungo la nuova metropolitana M4 in
via Lorenteggio
Expo Gate |
▪ EXPO Gate. I due tralicci
metallici a forma di piramide verniciati di bianco e collocati di fronte al
Castello Sforzesco possono forse essere ritenuti da alcuni non brutti in sé,
come aveva già fatto notare l'architetto Italo Lupi in una recente riunione
alla Triennale; ma indubbiamente brutta e sbagliata è la loro collocazione. Non
basta aver lasciato in vista la Torre del Filarete, inquadrata tra l'uno e
l'altro traliccio, per illudersi di avere salvaguardato la veduta del Castello.
Ciò che rendeva vivace ed efficace quella veduta era infatti il contrasto fra
la lunga e bassa distesa della cinta merlata e la alta e scattante sagoma della
Torre.
Poiché il profilo
orizzontale delle mura è completamente nascosto dai due ingombranti tralicci si
verifica un grave inconveniente: si perde e scompare l'effetto di forte
contrasto tra allineamento orizzontale delle mura e figura verticale della
Torre. Lo scenario monumentale tanto attentamente studiato dagli urbanisti di
fine '800 risulta così interamente vanificato.
Quanti si
rammaricavano dell'infelice collocazione dei due tralicci potevano consolarsi
al pensiero di vederli rimuovere alla fine dell'EXPO; ma ora una inattesa
minaccia si profila e mette a rischio il paesaggio urbano in quel punto vitale
della città storica. I due tralicci non verranno rimossi entro il 31 dicembre
2015 come era previsto e dichiarato dalla stessa Triennale; rimarranno
utilizzabili ancora per la durata di un anno e saranno lasciati a disposizione
dell'Ente Triennale per future manifestazioni. Dopo questo primo anno, c'è da
scommetterlo, la loro ingombrante presenza verrà prorogata ulteriormente e
Milano avrà perso una della sue vedute più tipiche e spettacolari. Se davvero persisterà l'infelice proposito di
mantenere in piedi i due tralicci si avrà la sfortuna di vedere intromessa nel
decoroso ed unitario complesso architettonico di Piazza Castello-Foro
Bonaparte-via Dante una incongrua intrusione priva di qualsiasi coerenza con
il nobile volto urbano preesistente.
Biglietteria |
▪ Biglietteria davanti al Palazzo della Triennale - Mentre i
due tralicci della EXPO Gate non sono brutti in sé ma soltanto sbagliati di
posizione, il chiosco della biglietteria da poco edificato davanti al Palazzo
della Triennale non solo è un banale esempio di architettura ma è anche il
risultato di una collocazione assurda ed irrazionale. Posto nel centro del
cannocchiale visivo che si apre davanti al Palazzo dell'Arte il chiostro
nasconde il monumentale pronao progettato dall'architetto Muzio ed impedisce a
chi arriva dal Ponte delle Ferrovie Nord la vista frontale dell'imponente
Palazzo rimasta inviolata dal 1933.
All'errore di
composizione urbana si aggiunge una insensata organizzazione logistica: chi
entra nel Palazzo, ed è abituato da anni a trovare nell'atrio il bancone della
biglietteria, viene invitato ad uscire, attraversare il largo viale che corre
davanti all'ingresso, entrare nel chiosco sul lato opposto del viale,
acquistare il biglietto, uscire ancora all'aperto, attraversare di nuovo il
viale, rientrare nell'atrio di ingresso dal quale era stato poco prima
allontanato e finalmente iniziare la visita delle sale interne. Ci si più
immaginare con che piacere questo assurdo percorso di andata e ritorno viene
compiuto nelle giornate di maltempo e viene subito da persone anziane o
invalide. Siamo davanti ad un capolavoro di incongruenza organizzativa e ad
un'opera goffa e presuntuosa di cui si spera che avvenga al più presto una rapida e definitiva
rimozione.
Gli esempi sopra
citati sono errori urbanistici gravi, costosi, inspiegabili: sono una
dimostrazione di danaro pubblico usato male; di sensibilità urbanistica
carente; di capacità organizzativa nulla.
Alberi in via Lorenteggio |
▪ Alberi lungo la nuova linea metropolitana M4 - In tutte le città moderne le
linea della ferrovia metropolitana non sempre corrono sotto il sedime stradale,
spesso attraversano in sede interrata interi isolati e passano sotto cantine e
fondazioni di edifici preesistenti. A volte passano anche sotto l'alveo di
fiumi e congiungono zone di città estese sulle due sponde opposte.
Perché non si può
agire allo stesso modo anche sotto viale alberati, piazze con giardini, zone
urbane coperte di verde? Forse che le radici degli alberi scendono in
profondità più dei piani di un cantinato, più dei muri di fondazioni di un
palazzo, più del letto di un fiume? Dove è detto che la costruzione di una
linea metropolitana obbliga alla distruzione di tutto ciò che si trova al di
sopra del suo tracciato?
Si sa che
lavorare in superficie è meno costoso di quanto non comporti uno scavo
sotterraneo; ma ci si chiede se si deve compromettere la bellezza naturale
delle nostre città per un modesto risparmio delle spese complessive. Una buona
amministrazione pubblica deve essere capace di valutare con lungimiranza i
costi ed i benefici delle operazioni urbanistiche che intende attuare: dico con
lungimiranza perché il danno dei filari abbattuti non è di poco conto, non è di
breve durata; al contrario si protrae per decenni perché decenni impiega un
albero novello a crescere e svilupparsi. Se si fosse risparmiato la spesa di
tante recenti e meno recenti opere inutili tutte pagate con danaro pubblico, si
potrebbe oggi adottare una politica più assennata ed avere i soldi sufficienti
a realizzare lavori più seri e dignitosi a vanto e decoro dell'intera città.
Si sa che le
periferie di tutte le città sono brutte, desolate, deprimenti, e Milano non fa
accezione. È questo il motivo per il quale noti architetti come Renzo Piano
insistono da tempo sulla necessità di presentare un programma di recupero e di
rivalutazione delle periferie e propongono interventi di miglioramento e di
rigenerazione dei quartieri lontani dal centro città.
La periferia di
Milano è priva di architetture decorose, e salvo rare eccezioni non presenta
opere monumentali di grande valore storico-artistico. Inoltre non è nata
secondo un piano urbanistico chiaro e razionale, se si fa eccezione per l'asse
del Sempione e del Castello Sforzesco. Possiede tuttavia una ricchezza
incontestabile che è il numero e la dimensione dei viali tracciati lungo la
cintura viaria esterna. Che cosa decide
di mettere in atto il Comune di Milano in totale dispregio dei consigli dati da
tanti noti urbanisti? Decide di abbattere quei bellissimi viali da cui la città
traeva motivo di vanto e di togliere agli abitanti della periferia l'unico
elemento di qualità spaziale ed ambientale da cui potevano trarre vantaggio e
salute.
Consiglio di
percorrere via Lorenteggio devastata dai lavori della nuova metropolitana M4 e
di meditare sui brevi tratti di filari arborei ancora non abbattuti : uno
spettacolo desolante da cui si misura la imperdonabile gravità del vandalico
intervento. I pochi ciuffi di alberi rimasti nel viale oggi stravolto dai
lavori ma un tempo interamente alberato, assomigliano ai pochi denti non ancora
caduti in una bocca devastata dagli anni ma un tempo giovane ed intatta. Se ci
si sposta nella parallela e spaziosa via Giambellino, ancora integra, non
aggredita dalle ruspe, interamente alberata, ci si accorge quale ricchezza
naturale abbelliva la nostra periferia, e quale tesoro vegetale viene
sistematicamente distrutto. Di recente è comparso sul Corriere della Sera (24
Settembre 2015) un addolorato articolo firmato A. Lubrano ed intitolato
“albericidio” in cui si piange sullo scempio compiuto dalle motoseghe sulla
falcidia di tronchi secolari. Il settimanale "Arcipelago-Milano" nei
numeri 30 e 31 del corrente anno 2015 pubblica due eccellenti articoli firmati
da E. Breveglieri e P. Chiaramonti, nei quali gli autori censurano severamente
la politica urbanistica del Comune di Milano e ne elencano i gravi errori, le
ripetere inadempienze, i meschini sotterfugi escogitati per nascondere
all'opinione pubblica la sacrilega distruzione del verde pubblico. Ogni
cosciente e responsabile cittadino crede suo dovere segnalare al Sindaco gli
imperdonabili misfatti che si stanno commettendo; ed auspica, là dove è ancora
possibile, che si ponga rimedio agli ulteriori danni di prossima attuazione.
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