OMAGGIO A RAVENNA
di Angelo Gaccione
Sant'Apollinare Nuovo |
Mi chiedo che cosa posso aggiungere di
originale, parlandovi di Ravenna, a quanto è stato già scritto da viaggiatori
autorevoli e provenienti dai paesi più diversi: da Henry James a Byron, da
Oscar Wilde a Klimt, da Hermann Hesse a Freud, da Jung a Fo, da Eliot alla
Yourcenar e così via. Potrei parlarvi di strani frammenti di sogni (chissà
perché il mio soggiorno a Ravenna è stato affollato di sogni come non mi
accadeva da tempo), o delle mie scarpinate fino a farmi dolere i piedi. Di
Dante no, sarebbe fin troppo banale, e prima o poi qualunque intellettuale finisce
per approdare nella via che porta il suo nome ed infilarsi nella cappella dove
riposano i suoi resti, per rendergli omaggio. Certo i mosaici di cui la città va
fiera ed è nota in tutto il mondo sono strepitosi, e le tre basiliche (san
Vitale, sant’Apollinare in Classe, sant’Apollinare Nuovo) vi lasciano senza
fiato. Così come sono magnifici il Mausoleo di Galla Placidia, la Cappella di
sant’Andrea del Museo Arcivescovile, il Battistero degli Ariani, quello degli
Ortodossi detto anche Neoniano, e la pavimentazione della cosiddetta Domus dei
Tappeti di Pietra. E conservano tutto il loro fascino i deliziosi chiostri
appartati, come le piazze che qui e là vi compaiono improvvise per
sorprendervi.
Santa Maria in Porto |
Io non sono rimasto indifferente neppure alla piazza dove
troneggia la bianca facciata cinquecentesca di Santa Maria in Porto, che corre
lungo la via Di Roma, la più trafficata della città. Dal balcone di via
Cerchio, con la luce del mattino, era particolarmente suggestiva, e quando un
ammasso di nubi bianchissime stazionava dietro il campanile, il fondale azzurro
del cielo conferiva a tutta la piazza uno scenario magico. Abbiamo avuto la
fortuna di fotografare questo spettacolo, ed è un vero peccato che gli archi
della Loggetta Lombardesca si trovino alle spalle della piazza. Tuttavia essa è
abbastanza armonica e gli edifici bassi e colorati, le aiuole fiorite, il verde
e le sculture offrono un bel colpo d’occhio.
Mercato coperto |
E non sono rimasto indifferente al
bellissimo mercato liberty di piazza Andrea Costa, da tempo lasciato a se
stesso, e che per me è prezioso quanto il Foro Annonario di Senigallia. Sarebbe
un grave danno per la città se questa fantasiosa costruzione dovesse andare definitivamente
in rovina. Tuttavia io stravedo, letteralmente stravedo, per i bei campanili
tondi addossati alle chiese e che le sovrastano. Ad un primo impatto possono
apparirvi tozzi e grevi, se paragonati agli snelli campanili di più tarda età e
fattura. Ma se li osservate a più riprese e in momenti diversi della giornata,
magari con la luce chiara di settembre e un ricamo di nuvole bianche che fanno
da cornice ad una quinta azzurra di cielo, vi appariranno diversi. Le feritoie
che ruotano lungo l’intero “fusto” dal basso in alto (monofore, bifore,
trifore), spezzano il senso di pesantezza e interrompendo il pieno assoluto dei
mattoni, ne accentuano lo slancio. Questo gioco di intermittenze fra pieni e il vuoti conferisce ai campanili una
certa leggerezza e lo sguardo ne è catturato. Per uno che ritiene
architettonicamente significative le stesse ciminiere a mattoni delle vecchie
filande e degli opifici costruiti tra Otto e Novecento, (alcune miracolosamente
sopravvissute alla furia iconoclasta del “nuovo” e del “moderno”, e per fortuna
continuano a svettare affilate e leggere verso il cielo anche qui a Milano),
questi campanili tondi di Ravenna sono una testimonianza forte di quella
architettura verticale che si diffonderà nell’intera Europa cristiana.
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