MILANO: EXPO 2015
di Jacopo Gardella
Frivola,
superficiale, colpevolmente inconsapevole,
l’Expo si è rivelato un festoso Luna Park incapace di
affrontare nemmeno uno dei grandi drammatici temi contemporanei.
Gardella ce lo
ricorda con questo analitico e dettagliato intervento.
Il Premio Nobel per l'Economia, il professore
indiano Amartya Sen, ha giudicato e condannato l'EXPO 2015 con questa frase
lapidaria: «Si sarebbe dovuto realizzare una EXPO non sul cibo nel pianeta ma
sulla fame nel mondo» (Corriere della Sera, 13 Maggio 2015). Il grave problema
non è la fornitura di cibo ma la sua mancanza; il vero problema è la fame per
quasi un miliardo di popolazione mondiale. Il cibo infatti, usufruendo delle
più aggiornate tecnologie agricole, si riesce a produrre per tutti; ma non a
tutti è possibile procurarlo. Si sa che Israele ha saputo rendere fertili ampie
porzioni di arido deserto ma le nazioni benestanti non sono poi capaci di
sfamare popolazioni indigenti e sottosviluppate. Si sa che il padiglione della
Germania mette in mostra aggiornatissime tecniche di produzione agricola ma il
cibo prodotto in abbondanza per popoli già ricchi non si è poi capaci di
distribuirlo e di farlo pervenire a quanti ne sono ancora privi. Il primo
obiettivo scelto per la Esposizione 2015 è suggestivo ma poco credibile:
"Nutrire il Pianeta”, ossia “Sfamare l’umanità”. Un obiettivo sovraumano,
un sogno titanico. Come è mai possibile che una esposizione temporanea e di
breve durata possa realisticamente garantire il nutrimento per l’intero globo
terrestre? Il proposito è seducente ma utopistico; la meta è ambiziosa ma
irrealizzabile. Anzi, è talmente al di fuori di ogni ragionevole e realistica
attuazione, da sembrare quasi uno scherzo, anzi una spacconata. Il secondo
obiettivo appare ancora più irreale, irraggiungibile, velleitario: "Energie
per la vita". Quali energie? Occorre specificare e distinguere: energie
inquinanti? In tal caso sarebbero energie non per la vita ma per il degrado,
per la morte. Energie pulite? In tal caso sarebbero da ricercare concordemente
attraverso un impegno sottoscritto da tutti gli Stati rappresentati all'ONU e
avviando un accordo condiviso su scala mondiale. Avrebbe mai potuto una
manifestazione effimera come l’EXPO affrontare e risolvere un problema così
squisitamente politico? Raggiungere un consenso unanime? Trovare una
convergenza di opinioni a favore della energia pulita e di una sua adozione
generalizzata? La risposta non è necessariamente negativa; si potrebbe infatti
affrontare il problema dell'"Energia per la vita" se si sapesse
utilizzare l’energia non per fare le guerre ma per debellare la carestia, la
denutrizione, la fame. Già da tempo ci si domanda quale utilità possa avere una
Esposizione Mondiale sopravvissuta ormai da quasi due secoli e nata
inizialmente con l’obiettivo di far conoscere e diffondere la ricchezza delle
nazioni. I mezzi di comunicazione, di informazione, di divulgazione sono oggi
così diffusi e potenti da rendere inutile la presenza reale della merci
prodotte, la esposizione in concreto delle ricchezze offerte. La rete dei
contatti virtuali, estesa capillarmente in tutti i continenti, consente
conclusioni di affari a grande distanza ed operazioni mercantili di grande
complessità senza il ricorso a contatti ed a verifiche dirette. Le Esposizioni
ottocentesche non servono più a nulla: sono una eredità fuori tempo, una parata
di merci di effetto solo spettacolare, una manifestazione promozionale e
commerciale ormai obsoleta, inutile, costosa.
Nuovi problemi si affacciano all'orizzonte della Storia, nuovi compiti
si presentano alla nostra coscienza di persone responsabili: esigere un
maggiore grado di uguaglianza sociale: assicurare una maggiore sicurezza
ambientale; imporre un maggior controllo delle armi atomiche. Di fronte a
questi drammatici compiti che urgono e ci sovrastano diventa ridicola se non
offensiva la sontuosa sfilata di cibi appetitosi; inopportuna la seducente
offerta di prodotti naturali; irriverente l’abbondanza alimentare rivolta a
frotte di visitatori del tutto ignari ed incoscienti dei gravi squilibri che stanno
dietro a tanti ed allettanti "beni di Dio".
Che cosa si sarebbe dovuto fare? Quale alternativa proporre in
sostituzione delle Esposizioni tradizionali? Come dare a questa ormai decrepita
manifestazione uno scopo più attuale, più utile, più costruttivo? La risposta
esiste, anche se impervia, faticosa, difficile. Quando dieci anni fa fu scelto
il tema dell'Esposizione sarebbe stato auspicabile prospettare non tanto una
esposizione di merci, una presentazione di cibi, una offerta di prodotti
agricoli, quanto piuttosto istituire una Commissione Internazionale di
Studiosi, un Consiglio Interdisciplinare di Esperti incaricato di avviare e di
sviluppare uno studio sistematico della fame nel mondo, e capace di individuare
i modi attraverso i quali poter affrontare e debellare la mancanza di cibo.
Compito immane, è vero; ma non tale da scoraggiarne l'approccio e da spegnere
la volontà di risolverlo. È facile immaginare che le maggiori difficoltà
sarebbero state di natura politica essendo problematico un accordo condiviso da
Stati ricchi e da Stati poveri. È quindi logico supporre che un organismo così
nuovo e con compiti così specifici e di implicazioni così vaste avrebbe dovuto
nascere sotto la protezione e con la approvazione dell'ONU ed in particolare,
trattandosi di argomento legato strettamente all'agricoltura, sotto la
direzione e la tutela della FAO (Food and Agricultural Organisation: ossia
Organizzazione per il cibo e per l'agricoltura). Indipendentemente dalla
struttura organizzativa della Commissione Internazionale – organismo da
proporre e promuovere in sostituzione o meglio in vista di una evoluzione della
vecchia EXPO – e senza per ora addentrarci nella complessa composizione di
questa possibile Commissione è tuttavia utile individuarne alcuni compiti e
tracciare alcune linee operative lungo le quali essa potrebbe muoversi.
Anzitutto, una volta assoldato che il problema capitale è quello del cibo, non
bisogna dimenticare che tale problema ne implica altri a cui è strettamente
connesso e dei quali si rende necessaria una improrogabile soluzione
preliminare. Il cibo si ricava da tre elementi fisici primordiali: terra,
acqua, aria. Non si ricava dal quarto elemento, cioè dal fuoco; il fuoco
tuttavia rappresenta l'energia indispensabile per cucinare quello stesso cibo e
come tale è imprescindibile dal problema del nutrimento anche se va incluso non
più nel capitolo «Nutrire il Pianeta» ma nel capitolo «Energia per la Vita».
Terra, acqua, aria devono essere rispettate se vogliamo assicurarci una stabile
sufficienza di cibo. Occorre che questi tre elementi siano tutelati con più
attenzione e custoditi con maggiore impegno se vogliamo mantenerli
incontaminati ed integri.
Terra. Il disboscamento incessante,
sistematico, capillare dell'Amazzonia (Brasile) riduce il serbatoio di ossigeno
necessario alla sopravvivenza del globo terracqueo; stermina le specie animali
più rare e più pregiate; sottrae agli abitanti preziose fonti di alimentazione.
Il disboscamento della foresta equatoriale sudamericana è un crimine inaudito;
un attentato mortale alle fonti di nutrizione del pianeta e alla scorte di
energia necessaria ad assicurare la vita degli animali e delle piante. Non
avrebbe dovuto l'EXPO che si propone di "Nutrire il Pianeta" e di
fornire "Energia per la vita" prendere atto di questo crimine? Farne
una clamorosa denuncia? Sancirne una severa condanna? Niente di tutto ciò.
Nessuno ha creduto opportuno anzi necessario illustrare al disinformato
pubblico di visitatori la devastante deforestazione in atto ed in progressiva
inarrestabile espansione. Ai visitatori vengono offerti frutti esotici, cibi
eccellenti, verdure sofisticate; ma a tutti loro non si dà un minimo avviso del
pericolo che minaccia quel paradiso di commestibili tanto sontuosamente
allestiti; non li si mette in guardia sulla catastrofe alimentare ed ecologica
che un giorno colpirà il pianeta.
Aria. Gli uccelli migratori attraversano due volte l'anno il
Mediterraneo e dalle coste dell'Africa arrivano estenuati sulle coste del
Vecchio Continente. È uno spettacolo straziante vedere squadre di cacciatori
appostati e nascosti dietro le rocce, pronti a impallinare migliaia di uccelli
convinti di essere finalmente giunti alla agognata meta. Una forma barbara di
divertimento; un gioco crudele e vile, che depaupera il patrimonio aviario e
devasta la popolazione dell'aria. I volatili, se selezionati con discrezione
sono fonte di nutrimento, ma quando vengono eliminati indiscriminatamente preludono
ad un futuro di miseria e di desolazione. Non è possibile "Nutrire il
pianeta" se deliberatamente e sistematicamente distruggiamo tutte le
molteplici riserve della nostra alimentazione. Sarebbe stato più istruttivo,
più utile, più costruttivo informare i visitatori dell'EXPO 2015 degli scempi
ecologici che si stanno commettendo; distogliere per un attimo il loro sguardo
degli eccellenti piatti di selvaggina e di pescato; mostrare le mattanze che
stanno dietro a quei piatti. Gli esempi tratti dai tre elementi primari: terra,
acqua, aria, non esauriscono i misfatti compiuti dall'uomo a danno della natura
ma sono sufficienti a dimostrare come una Esposizione Internazionale che vuole
essere seria non può affrontare il tema "Nutrire il Pianeta"
ignorando i disastrosi attentati rivolti contro quelle stesse riserve primarie
che permettono appunto di "Nutrire il Pianeta".
Fuoco. Fuoco è energia: "Energia per la vita". Da un lato
l'energia prodotta dalla combustione di idrocarburi incrementa l'inquinamento
dell'atmosfera e provoca il nefasto Effetto Serra; per colpa di questo effetto
la temperatura del Globo aumenta, i ghiacciai si sciolgono, il livello del mare
si alza. Dall’altro lato l'Energia ottenuta con la reazione atomica è soggetta
al pericolo di imprevedibili esplosioni, di irreversibili contaminazioni, di
difficile smaltimento delle scorie radioattive. Se queste sono le prospettive
che ci offre l'Energia attualmente usata nel mondo, se l'energia del petrolio
inquina e se l'energia dell'atomo contamina, ci si domanda quanto sia
appropriato parlare oggi di "Energia per la vita" senza prima
ricercare altre e non ancora esplorate fonti energetiche, meno nocive e meno
pericolose. La frivola e superficiale EXPO 2015 non si pone la domanda di quale
tipo di energia sia da adottare nell'imminente futuro. Dal momento che ha avuto
l'audacia di toccare un argomento tanto grave ed impegnativo avrebbe dovuto
presentare ai visitatori una rassegna ragionata e documentata dei pericoli
insiti nell'attuale produzione di energia ed offrire un quadro di possibili
fonti alternative: fonti sostenibili, fonti rinnovabili, fonti non esauribili.
Su questi affascinanti ed accattivanti argomenti è deludente constatare che EXPO
2015 lascia cadere un silenzio mortale. Dico mortale con buona ragione perché
l'argomento non è paragonabile ad un allegro passatempo, ad un frivolo
diversivo: è invece una questione di sopravvivenza della intera umanità, un
problema di tutela della vita terrena e quindi, se trascurato, una prospettiva
dall’esito appunto mortale. Non spetta certo ad EXPO 2015 risolvere l'immane
problema dell'Energia mondiale ma è suo dovere prospettare le alternative,
elencare le difficoltà, rendere edotti dei problemi vitali che si profilano
all'orizzonte. Tra questi grave ed angoscioso è il dilemma delle fonti
alternative e della energia da loro ottenibile: tuttora esigua, inaffidabile,
di potenza insufficiente. Pannelli solari e torri eoliche sono in grado di
soddisfare usi domestici, ma incapaci di rispondere ad usi industriali. Si sa
che per alimentare una fabbrica, per trainare un treno, per sollevare un
aeroplano, per consentire la navigazione di un transatlantico non vi è oggi
altra fonte di energia che non sia o la combustione del petrolio o la reazione
nucleare. Si impone la scelta fra due opzioni: o si mantiene in efficienza
l'attuale civiltà tecnologica e non si riduce il crescente ritmo dei consumi ad
essa connessi; o si opta per una civiltà più ecologica e si accettano le
restrizioni da essa richieste. Per arrestare l'inquinamento atmosferico e
liberarci dall'incubo delle scorie radioattive; è necessario ricorrere ad
energie alternative ma per ora esse sono insufficienti e non forniscono una
risposta adeguata. Tuttavia fa sperare nel successo di future energie
inesauribili la recente circonvoluzione della Terra compiuta da un aereo senza
pilota, un drone sospinto da propulsione esclusivamente solare. La
straordinaria impresa di questo aereo supertecnologico vale come
incoraggiamento ad approfondire con più insistenza e con più fiducia l'utilizzo
delle fonti energetiche alternative. EXPO 2015 che con tanta presunzione e
leggerezza ha adottato il motto "Energia per la vita" non si è
neppure posta il compito di illustrare ai visitatori le enormi difficoltà
insite nella ricerca e nell'uso di una energia ecologica, né di far loro
comprendere quanto sia vitale la futura adozione di tale energia.
Per poter concepire la EXPO secondo le
prospettive qui sopra elencate occorreva rinunciare al tradizionale apparato di
padiglioni nazionali ed internazionali, all'uso ed abuso di proiezioni ed
animazioni televisive, alla esibizione di oggetti reali o di immagini virtuali.
Occorreva accantonare l’attuale messa in scena da Luna Park che appaga l’occhio
ma non nutre la mente; ed avere il coraggio di chiudere la serie storica delle
EXPO e di inaugurare una EXPO del tutto nuova, basata non più su appariscenti
effetti spettacolari, ma impostata su documentate comunicazioni di risultati
scientifici. I dieci anni intercorsi fra l’assegnazione dell’EXPO e la sua
inaugurazione sarebbero stati un tempo più che sufficiente per permettere alla
proposta Commissione Internazionale di esaminare a fondo il problema del
nutrimento e di risolvere positivamente il problema della energia, ed infine di
dare una ampia informazione dei risultati scientifici raggiunti.