UNA BATTAGLIA DI LUNGA DURATA
di Emilio Molinari
Uscire dalla autoreferenzialità, cogliere la portata dei risultati
In
questi giorni il PE ha votato una risoluzione sul diritto all’acqua che
considero in netta controtendenza alle leggi del governo Renzi e sul piano
internazionale al TTIP
(Trattato transatlantico USA
-UE ). Non c’è stato nessun grido di vittoria e non so spiegarmi il perché. Pongo
perciò una riflessione. Viviamo tempi in cui sembra impossibile opporsi alla potenza
dei poteri economici. Tempi nei quali la gente si sente schiacciata
dall’enormità dei problemi e dalla forza di quel 1% che detta le regole nel
mondo, in cui si finisce con il non credere alla possibilità di resistere.
Spesso però, siamo anche noi,
parte attiva della società civile, che alimentiamo questo senso d’impotenza,
non valorizzando i risultati e le vittorie che produciamo. Spesso non ne
cogliamo la portata politica e quindi non seminiamo la consapevolezza dei
risultati. Sul referendum dell’acqua, continuiamo a sostenere che non ha
spostato di una sola virgola la realtà di questo paese e per certi versi anche
noi alimentiamo la frustrazione nel popolo. Misuriamo i risultati attraverso le
nostre aspettative, non valorizziamo la realtà e cioè che il referendum ha
bloccato l’ingresso dei privati nelle gestioni dei servizi idrici e questo, è
un elemento di resistenza che oggi viene messa continuamente in discussione dal
governo.
Il PE ha votato la
risoluzione sul diritto umano all’acqua e questo sembra non suscitare interesse
nel mondo associativo, nella sinistra, nei 5 Stelle, nei media e poco anche nel
movimento dell’acqua. Eppure la risoluzione parte da una direttiva ICE
d’iniziativa popolare e da 1 milione e 900 mila firme di cittadini europei
raccolte dalla rete europea dell’acqua. Tratta l’acqua potabile
complessivamente nell’universalità della narrazione di bene comune. Accoglie
moltissimi punti qualificanti del movimento europeo e mondiale dell’acqua: il
diritto all’accesso e il dovere degli stati e dei governi a garantirne
l’erogazione gratuita del minimo vitale, la progressività delle tariffe sulla
base dei consumi. Il divieto a sospendere l’erogazione a chiunque, con
esplicito riferimento ai baraccati. Chiede che l’acqua venga tolta dalla
trattativa sul TTIP. Affida di nuovo un ruolo alle municipalità.
Certo è una risoluzione e non
una direttiva, è un fatto istituzionale e come tale risente di mediazioni e
compromessi. Anche la legge regionale Siciliana è un compromesso che lascia
ancora la possibilità di gestione in SPA in huose dei servizi idrici, ma è un
passo avanti, è una vittoria in controtendenza.
Personalmente penso che il punto di compromesso della
risoluzione EU sia, quando sugli interventi internazionali di cooperazione, ai
partenariati pubblico/privati, con un emendamento in aula, si affiancano anche
i partenariati pubblico/pubblico.
Ma ciò non toglie importanza
all’avvenimento che non è solo un elemento di resistenza, ma una vittoria sulla
cultura dell’avversario e sul TTIP.
Non cogliamo la portata dei
risultati che produciamo, perché siamo troppo autorefernziali del nostro lavoro
o perché troppo preoccupati di dover apparire coerenti e intransigenti verso il
potere. Non cogliamo nemmeno che è la prima volta che la volontà dei cittadini
viene accolta, discussa e votata da una istituzione
(pensiamo alla lunga sordità
del parlamento italiano alla nostra legge di iniziativa popolare).
Passando ad un altro esempio.
Il 4 Agosto il presidente di
Expo, Giuseppe Sala e il Presidente di MM acquedotto milanese Davide Corridore
hanno detto pubblicamente: “Vogliamo a Milano l'Autority mondiale
dell'acqua”.
Ebbene anche in questo caso
non c’è stata reazione alcuna. Molto probabilmente si tratta dell’ennesima
operazione di cosmesi da parte di istituzioni, nazionali ed internazionali
screditate e magari di personaggi con ambizioni elettorali… può essere.
So con certezza che la
necessità di un organismo mondiale dell’acqua, pubblico e legittimo, e di un
Protocollo mondiale che ne concretizzi il diritto universale, è una proposta
nostra, delle reti dell’acqua, del Contratto Mondiale sull’acqua e
dall’associazionismo che opera nella solidarietà internazionale. Sta scritta
nelle dichiarazioni dei movimenti ai Forum Sociali Mondiali di Caracas, Manaus,
Tunisi e nei Forum Mondiali Alternativi dell’acqua di città del Messico,
Istanbul, Marsiglia.
So che da 15 anni la
“governance privata” del Forum Mondiale dell’acqua, presieduta da Suez e
Veolia, rappresenta la resa delle istituzioni, nazionali e internazionali, agli
interessi delle multinazionali. So che a diversità di altre questioni come l’alimentazione,
l’infanzia, la sanità ecc… non esiste nessuna agenzia o organismo dell’ONU,
nessun Protocollo Mondiale e nessun tribunale che ne condanni la violazione. Perché
non riprendere questa dichiarazione per incalzare le istituzioni e scoprire le
loro carte?
E ancora.
Dal marzo 2000 al marzo 2015
si sono verificati nel mondo 235 casi di rimunicipalizzazione dell'acqua in 37
Paesi diversi, per un totale di più di 100 milioni di persone; la maggioranza
delle città sono in Francia (94) e negli USA (58, tra cui Atlanta e Houston);
in Colombia Bogotà, in Argentina Santa Fè, Rosario, Mendoza, la provincia di
Buenos Aires, in Guinea Conakry, in Uganda Kampala, in Mali Bamako, in Sud Africa
Johannesburg, in Malesia Kuala Lumpur, ecc.
Non sono forse queste
vittorie di un movimento e di una narrazione alternativa allo stato di cose? Perché
non viene ripresa da tutte le realtà “altermondialiste, ambientaliste, sociali
o della cooperazione internazionale”… radicali e moderate?
Infine.
Una autorità morale potente
come il Papa ha dichiarato in una Enciclica che l’acqua non va privatizzata e
monetizzata. Anche questa è una poderosa conferma di quanto andiamo sostenendo.
Tutto ciò ci dice inequivocabilmente una cosa: l’acqua è stato ed è il solo movimento di resistenza mondiale al
pensiero unico liberista dominante e che realizza ancora parte dei suoi
obbiettivi.
Questa è la grande portata
politica sulla quale dovremmo rifletter tutti, anche chi è impegnato nella
costruzione di una nuova soggettività politica alternativa in Italia e in
Europa e anche i 5 Stelle. La cultura universale dell’acqua, evocativa dei
rischi per la vita sul pianeta, il suo movimento mondiale, le sue lotte, la sua
capacità di parlare a tutti e di confrontarsi con le istituzioni a tutti i
livelli, ha scavato in profondità e riesce non solo a resistere ma anche a
costringere le istituzioni liberiste a parlare lo stesso nostro linguaggio. Di
questo occorre avere la consapevolezza e il dovere di comunicarlo all’esterno,
tra la gente. Si può vincere! Nel tempo dello strapotere del liberismo e del
suo dominio anche sulle menti di milioni di persone e di giovani generazioni,
si può resistere, vincere e guardare a orizzonti ancora più ambiziosi.
La concretizzazione del
diritto umano all’acqua attraverso un Protocollo mondiale delle nazioni e di
una Autorità mondiale che lo imponga, diventa
un obbiettivo possibile dell’agenda politica. Sarà un percorso di lotta
e di ricerca del consenso, di lunga durata, nella quale si faranno altri
compromessi e altri piccoli passi in avanti, ma oggi è un obbiettivo più credibile.
Molto più credibile.