Trampolino Italia per i giochi di guerra
NATO nel Mediterraneo
di Antonio Mazzeo
“Per Trident Juncture 2015, l’attività
addestrativa multinazionale che verrà effettuata il prossimo autunno, la NATO
prevede al momento di impiegare, in Italia, complessivamente 41 aeromobili (di
cui 15 appartenenti a Paesi dell’Alleanza e 26 italiani), un totale di circa
3.500 militari italiani (schierati tra Spagna, Portogallo e Italia), vari
assetti navali in corso di definizione”. Lo ha precisato il sottosegretario
alla Difesa Gioacchino Alfano, rispondendo in commissione a un’interrogazione
di alcuni deputati del Movimento 5 Stelle (primo firmatario l’on. Gianluca
Rizzo).
Trident Juncture, come espressamente dichiarato per bocca
del Comando generale dell’Alleanza Atlantica, sarà “la più grande esercitazione
NATO dalla fine della Guerra fredda ad oggi” e interesserà un’area geografica
imponente, compresa tra il nord America, l’Oceano Atlantico, il Mediterraneo e
i poligoni di guerra di Spagna, Portogallo, Italia, Belgio, Germania, Olanda e
Norvegia. “L’esercitazione – ha spiegato il sottosegretario Alfano - effettuata
con cadenza triennale, ogni volta con denominazione e luoghi di svolgimento
diversi, costituisce un momento di coesione fondamentale e irrinunciabile per
mantenere e, possibilmente, incrementare, l’interoperabilità tra i 28 Paesi
dell’Alleanza e con i Partners. Quest’anno la sua valenza è di particolare
importanza poiché rappresenta un tangibile segno di attenzione dell’Alleanza
Atlantica verso i rischi presenti nell’area mediterranea ed è finalizzata,
infine, a dimostrare la volontà collettiva di garantire una più ampia cornice
di sicurezza ai Paesi del cosiddetto fianco Sud”.
Sempre secondo il governo, “a livello nazionale, il
coinvolgimento prevede l’invio di elementi dell’Esercito in Spagna, Portogallo
e a Capo Teulada, di assetti aerei dell’Aeronautica presso le basi di Trapani,
Decimomannu, Pratica di Mare, Pisa, Amendola e Sigonella, mentre per la Marina
Militare saranno presenti assetti navali inclusi nell’esercitazione nazionale
Mare Aperto, collegata alla Trident Juncture 2015”. I giochi di guerra vedranno
pure il coinvolgimento del Comando integrato della componente aerea (Joint
Force Air Component Command - JFACC) dell’Aeronautica militare di Poggio Renatico
(Ferrara), l’installazione che più di tutte ha assunto un ruolo strategico
chiave nella gestione delle operazioni aeree e di controllo radar dell’Alleanza
atlantica. Trident Juncture 2015 sarà guidata dal Joint Task Force Command
(JFC) di Brunssum (Olanda) e vedrà complessivamente la partecipazione di 36.000
militari, quasi duecento tra cacciabombardieri, aerei-spia e grandi velivoli
cargo e una sessantina di unità navali di superficie e sottomarini. “Trident
Juncture è finalizzata all’addestramento e alla verifica delle capacità dei
suoi assetti aerei, terrestri, navali e delle forze speciali, nell’ambito di
una forza ad elevata prontezza d’impiego e tecnologicamente avanzata, da
utilizzare rapidamente ovunque sia necessario”, spiegano i vertici militari
dell’Alleanza. “L’esercitazione simula uno scenario adattato alle nuove
minacce, come la cyberwar e la guerra asimmetrica e rappresenta, inoltre, per
gli alleati ed i partner, l’occasione per migliorare l’interoperabilità della
NATO in un ambiente complesso ad alta conflittualità”.
Trentatre le nazioni presenti (i 28 membri NATO più 5
partner internazionali) e, in qualità di osservatori, dodici tra le maggiori
organizzazioni internazionali, agenzie di cooperazione e Ong. La presenza delle
maggiori istituzioni internazionali e di alcune organizzazioni non governative
è stata fortemente voluta dai vertici alleati in vista dell’elaborazione delle
nuove strategie militari globali. Il 15 luglio scorso, nel corso della
conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2015 di Trident Juncture, il
generale Hans-Lothar Domröse ha fatto esplicito riferimento alla necessità che
“attori militari e non-militari lavorino insieme, cercando di vincere la pace”.
Come segnalato dal Comitato sardo No basi che ha programmato una serie di
iniziative contro la mega esercitazione NATO, nella prima brochure ufficiale di
Trident Juncture 2015 si poteva leggere che “l’obiettivo di ottenere la
partecipazione di organizzazioni internazionali/ONG/Organizzazioni Governative
serve a migliorare la capacità della NATO di interagire con i principali attori
civili”. In precedenza, era stato anche diffuso un elenco delle istituzioni
civili che avrebbero offerto la propria disponibilità a partecipare
all’esercitazione, poi misteriosamente sparito dal sito web NATO. Nella special
list comparivano l’Unione Europea,
l’Unione africana, il Comitato internazionale della Croce Rossa, diverse
agenzie delle Nazioni Unite (OCAH - Coordinamento degli affari umanitari;
PNUD - Programma per lo Sviluppo; UNDSS
- Dipartimento di Sicurezza delle Nazioni Unite; UNICEF; PMA - Programma
Mondiale di Alimentazione; OIM - Organizzazione Internazionale per le
Migrazioni); le ONG Save the Children, Assistência Médica Internacional
Foundation, Human Rights Watch, World Vision; le agenzie nazionali alla
“cooperazione” United States Agency for International Development (USAID),
Department for International Development (DFID), Deutsche Gesellschaft für
internationale Zusammenarbeit (GIZ), l’Agencia Española de Cooperación Internacional
para el Desarrollo.
La prima fase di Trident Juncture ha preso il via il 26
settembre con l’allestimento nello scalo aereo spagnolo di Zaragoza di un polo
logistico dove sono stati stipati sistemi d’arma, munizioni e viveri per le
truppe NATO. Dal 3 al 16 ottobre sono previsti gli incontri di pianificazione
dei principali Comandi alleati europei, mentre le esercitazioni vere e proprie
si svolgeranno dal 21 ottobre al 6 novembre, principalmente nello spazio aereo
e terrestre di Italia, Spagna e Portogallo e nelle acque del Mediterraneo
centrale.
Il centro nodale delle operazioni aeree è stato affidato
all’Italia. Le ultime misure per il coordinamento delle esercitazioni aeree
sono state decise l’8 e il 9 settembre presso il Comando generale della
attività aeree alleate (HQ AIRCOM) di Ramstein, Germania. “Più di 180 aerei di
16 paesi NATO e di 3 paesi partner NATO opereranno dalle basi aeree militari di
Italia, Spagna e Portogallo”, riporta il comando di Ramstein. “Il direttore del
Joint Force Air Component - JFAC di Poggio Renatico sarà l’ufficiale
responsabile della direzione e del controllo delle esercitazioni aeree. Egli
sarà supportato dai tre capi dei cosiddetti Controlli Operativi Locali o
LOPSCON Air cells che saranno operativi nelle basi di rischiaramento di Beja,
Albacete e Trapani per la gestione dei piani addestrativi. I LOPSCON Air
dirigeranno e controlleranno localmente le esercitazioni aeree, monitoreranno
quotidianamente il ritmo delle battaglie e si coordineranno con la nazione ospitante”.
“Gli assetti aerei - aggiunge l’HQ AIRCOM Ramstein –
saranno utilizzati a supporto delle forze terrestri, marittime e speciali,
conducendo missioni d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento, di supporto
aereo chiuso e trasporto truppe. Sono previste inoltre missioni di ricerca e
soccorso del personale militare. Gli aerei NATO e dei paesi partner che
condurranno l’addestramento a livello tattico includeranno i cacciabombardieri
Eurofighter/Typhoon, Tornado, F-16, F-18, L-159, Mirage 2000, JAS-39 Gripen, i
convertiplano MV-22, gli aerei da trasporto C-130, C-160 e Casa C-295, diversi
aerei per il rifornimento di carburante in volo, quattro aerei radar di pronto
allarme più alcuni elicotteri”.
Secondo quanto riferito in commissione difesa dal sottosegretario
Alfano, a Trapani Birgi saranno rischierati, dal 21 ottobre al 6 novembre, 18
aerei italiani e 12 dell’Alleanza. “L’attività di volo si svolgerà,
principalmente, nelle aree del mare Tirreno meridionale, limitando soltanto ai
decolli e agli atterraggi l’impegno dello spazio aereo attestato sull’aeroporto
di Trapani”, ha aggiunto Alfano. “Sin dalle prime fasi di pianificazione, a
fine 2013, l’Italia aveva anticipato all’Alleanza una prima offerta di assetti,
basi e poligoni che comprendevano anche l’aeroporto di Trapani per soddisfare
le esigenze avanzate dalla NATO di disporre di adeguata capienza
logistico-operativa e di evitare una eccessiva concentrazione di assetti in una
sola Nazione o base”.
Appena tre mesi fa, la ministra della difesa Roberta
Pinotti, rispondendo a un’interrogazione della senatrice Pamela Orrù (Pd),
aveva fornito un dato diverso sulle componenti aeree NATO che opereranno dallo
scalo aereo siciliano. “Presso la base del 37° Stormo dell’Aeronautica militare
di Trapani-Birgi saranno rischierati 19 aerei italiani e 8 dell’Alleanza”,
scrisse la ministra. “Gli aeromobili che prenderanno parte all’esercitazione
decolleranno verso spazi aerei dedicati, il cui utilizzo è stato da tempo
coordinato con l’Ente nazionale dell’aviazione civile (ENAC). Al fine di
minimizzare l’impatto con l’attività di volo dell’aviazione commerciale si è
concordato con l’ENAC di evitare lo svolgimento di attività addestrativa
durante il fine settimana interessato e nel relativo arco notturno, ivi incluso
il venerdì notte. I decolli avverranno in modo scaglionato, senza interferire
in maniera significativa con il traffico aereo locale, peraltro, in una
stagione dell’anno che registra bassa affluenza turistica”.
“La NATO -concludeva Roberta Pinotti - nell’ambito delle
attività preparatorie di ogni esercitazione e, ovviamente, anche di quelle
complesse a livello multinazionale, pone la massima attenzione nel definire
ogni aspetto relativo alla sicurezza delle operazioni e dei voli, in
ottemperanza di quanto previsto da fonti normative di diritto internazionale e
nazionale attualmente in essere. Si ritiene opportuno evidenziare che nel
periodo dell’esercitazione è prevista la presenza nei territori di Trapani e
Marsala di circa 1.000 militari italiani e di altri militari provenienti da
diversi Paesi della Nato, con positive ricadute per l’indotto economico
dell’area”. In Sardegna, sui disastrosi effetti sul territorio, l’ambiente e
l’economia generati dalle esercitazioni militari italiane, NATO ed extra-NATO
esiste una bibliografia infinita. Ma anche in Sicilia occidentale in tanti
ricordano ancora come le operazioni di bombardamento aereo in Libia del 2011
scatenate proprio da Trapani-Birgi- e la conseguente chiusura (prima totale e
poi parziale) dello scalo al traffico passeggeri- causarono il crollo
nell’affluenza annuale dei turisti e la perdita di decine di milioni di euro
per gli operatori locali.