di
Francesco Piscitello
Gentile onorevole Di Maio,
fin dal suo nascere, ho guardato con
simpatia al Movimento Cinque Stelle. Una cosa nuova, ricca di promesse, che
alimentava grandi speranze. Per questo mi addolora molto la sua perdita di
consenso. Che tuttavia, se c’è, avrà pure qualche ragione per esserci. Mi manca
lo spazio, qui, per riflettervi in modo approfondito: sono dunque forzato a
limitarmi. Sceglierò, fra le tante, tre questioni attinenti alla democrazia, un
tema per il quale nutro molta passione, sulle quali Le rivolgerò alcune domande.
Prima questione. Lo scorso marzo - per
la prima volta nella mia vita - non mi sono recato a votare. Avrei scelto il
Suo movimento, se l’avessi fatto. Ma non l’ho fatto. La ragione è che non ero
stato convocato per scegliere i miei rappresentanti, ma per coonestare scelte fatte
da altri: è questo - non di più - ciò che permette l’attuale legge elettorale. Tutto
ciò sta alla base del mio convincimento di una forte carenza di legittimità dell’attuale
Parlamento. Un pensiero opinabile, naturalmente. Ma è il mio. Tornerò a votare
per il Parlamento italiano (per quello Europeo le regole non suscitano in me
alcuna obiezione) solo quando una nuova legge mi restituirà il diritto che quella
vigente mi ha sottratto.
Tuttavia è trascorso quasi un anno da
quando il Parlamento si è insediato e di una riforma elettorale nessuno parla.
Eppure nuove elezioni, auspicabili o meno che siano, non appartengono al campo
delle vaghe fantasticherie ma, stanti le difficoltà nelle quali si dibatte oggi
l’attività politica, costituiscono un’ipotesi non peregrina. Se ciò accadesse,
una volta ancora il potere di determinare la composizione del Parlamento - che
appartiene interamente ai cittadini!
- sarebbe in parte non irrilevante detenuto dalle forze politiche alle quali
questo diritto non è mai stato conferito. Il Movimento Cinque Stelle non ha intrapreso
alcuna iniziativa, a quanto mi risulti, in questa direzione.
Domanda: è forse interesse del
movimento che le cose rimangano così?
Seconda questione. Lo scorso agosto il
Ministro dell’Interno onorevole Matteo Salvini ha trattenuto forzatamente a
bordo della nave “Ubaldo Diciotti” per sei giorni 177 migranti che la nave
stessa aveva tratto in salvo, in ottemperanza al diritto internazionale sulla navigazione.
Ciò ha indotto
il Tribunale dei Ministri di Catania a inoltrare al Senato della Repubblica
richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini per
sequestro di persona aggravato (l’aggravante consiste nel fatto che l’atto è
stato compiuto “da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle
funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di
soggetti minori di età”). Il Movimento 5 Stelle si è associato, quasi
all’unanimità, ad altre forze politiche nel negare quell’autorizzazione. Anzi,
il Presidente del Consiglio, Lei stesso e il Ministro Toninelli si erano detti
non solo favorevoli all’iniziativa del ministro Salvini, ma avevano sostenuto
che la decisione era stata collegiale. La Magistratura ha tuttavia ritenuto di mantenere
la richiesta in corso solamente nei confronti del Ministro dell’Interno.
La
cosa si presta a un’importante considerazione. Il ministro Salvini ha inteso,
con la decisione di cui si parla, perseguire un obiettivo politico: obiettivo
al quale, pur non condividendolo nel merito, riconosco tuttavia piena
legittimità. Il problema è un altro: ha diritto, un ministro, di impiegare
qualunque mezzo per attuare la sua politica? Potrebbe, per esempio, ordinare di
affondare un’imbarcazione carica di migranti? E se non è così (penso che anche
Lei creda che non è così), qual è il limite? E gli atti dell’onorevole Salvini si collocano di qua o di là da quel limite? E chi, se non la Magistratura, è
legittimato a dare una risposta? Se le viene consentito di procedere,
naturalmente.
Domanda:
è opinione del Movimento Cinque Stelle che un membro del governo sia libero,
nel perseguire un sia pur perfettamente legittimo obiettivo politico, di commettere
gravi reati come il sequestro di persona? Parrebbe di sì, dal momento che, come
ho ricordato, Lei stesso, oltre al Presidente del Consiglio e al Ministro
Toninelli, ha dichiarato che quella decisione, etichettata dalla Magistratura
come grave reato penale (punito con la reclusione da tre a quindici anni) è
stata presa anche con la Sua partecipazione.
Terza
questione. La decisione di negare l’autorizzazione a procedere, secondo
l’Agenzia ADNkronos, è il risultato di quanto espresso dagli attivisti e dagli
iscritti al M5S in una votazione on-line.
Domanda:
ritiene forse il movimento che i suoi iscritti siano la stessa cosa dei suoi
elettori? E se non è così, ritiene di poter delegare ai suoi iscritti la scelta
di decidere comportamenti politici che, invece, dovrebbe porre in atto in quanto
rappresentante dei suoi elettori dai quali ha ricevuto il mandato?
Sono
tre domande importanti, onorevole Di Maio, che Le rivolgo mantenendoLe intera
la mia stima, e non per piaggeria, mi creda: per sentimento sincero. Non è la
stima ad essere modificata: è il giudizio politico.
La
prego, onorevole, di gradire i miei migliori saluti.
Francesco Piscitello