di Franco Astengo
Una rapida riflessione sui temi
di maggiore attualità che l’informazione mainstream sta mettendo in evidenza ci
indica come la destra più estrema abbia ormai imposto i propri temi sull’agenda
politica e del dibattito pubblico presentando i termini di una vera e propria
egemonia.
La
più stretta attualità ci presenta come temi urgenti quelli riguardanti il
ritorno al sovranismo, il recupero della centralità di opzioni da medioevo sui
temi dei diritti civili, la libertà di difendere la proprietà anche a danno
della vita altrui in maniera del tutto indiscriminata. Una proprietà intesa
proprio come “egoismo del possesso”.
L’humus
culturale su cui poggia questa destra retriva nasce naturalmente da una serie
di combinazioni che non hanno in Italia la loro origine: è una questione di
“clima” che nasce da un vero e proprio spostamento d’asse sul piano
planetario. L’Italia però ne è stata investita in una dimensione molto
specifica anche perché, è bene non dimenticarlo, la nostra è stata la terra
della nascita e della crescita del fascismo come ideologia: ritroviamo,
infatti, tratti di vera e propria cultura fascista in molte delle argomentazioni
che oggi ci vengono presentate all’ordine del giorno del dibattito pubblico.
Non
c’è scampo sotto quest’aspetto e non sono possibili “distinguo” più o meno
sottili. Bisogna saper riconoscere la radicalità del livello di scontro in
atto, la forza della contrapposizione, il fatto che, dalla parte della sinistra
e dei democratici, è sfuggita completamente la capacità di far valere le
proprie idee.
Non
sembrano avere più spazio, da un lato, idee espresse attraverso il filtro
culturale della dimensione sociale (forse un tempo si sarebbe detto “di classe”)
e, dall’altro, più blandamente attraverso l’espressione del cosiddetto
“politically correct” pur usato abbondantemente nella fase di transizione
dentro la quale si sono trovate espressioni culturali e sistema politico nel corso
degli ultimi 30 anni.
La
destra, pur in una logica complessità di espressione, si è impadronita
dell’agenda ed esercita una sua egemonia superando di slancio qualsiasi
possibilità di contradditorio. Si è così determinato un effetto paradossale: le
istanze che un tempo sarebbero state definite come “progressiste” appaiono
ormai conservatrici e frutto del passato. La “modernità” invece sembra stare
dalla parte di chi vuol riportarci all’indietro nel quadrante della storia, a
partire dal nazionalismo e dalla rivendicazione di supremazie culturali,
antropologiche, addirittura biologiche che sembravano proprio dimenticate nei
cassetti di una storia tragica che mai avremmo pensato di veder riesumata con
questa baldanza. C’è materia per riflettere con urgenza.