di
Massimo Rizza
Una delle riviste di poesia italiane più longeve e vitali.
Massimo Rizza |
Nel
1981 si costituiva a Milano una cooperativa di poeti (I Dispari s.c.r.l.) che,
fra le altre cose, decise di dotarsi di una piccola rivista. Così nacque «Il
Segnale - Quaderno di informazione poetica», a direzione collegiale. Cessata la
Coop. nel 1986, rilevammo la testata aumentandone man mano lo spessore mediante
l’innesto di tematiche monografiche.
A
conclusione di un lungo lavoro teorico (nella rubrica ‘Poesia & Scuola’) e
sul campo, nel 1983 promuovemmo, in collaborazione con il Comune di Milano,
l’importante Convegno Scuola e Poesia,
introdotto da una relazione del compianto Mario Spinella. Dopo un lungo e
approfondito dibattito interno, nel 1990 la rivista mutò sottotitolo (diventò Percorsi di ricerca letteraria) e
struttura. Così nacquero le rubriche: ‘Letteratura e Scienza’ (cessata),
‘Letteratura e Realtà, ‘Figure poetiche dell’immaginario’ (cessata), ‘Letture
critiche’, ‘Testi’, ‘Rassegna delle Riviste’ e ‘Poesia: libri-novità’, cui si
aggiungeranno: nel 1991 ‘Linguaggi dell’Identità’ (cessata), nel 1993
‘Soggettività e scritture’, nel 1994 ‘Linguaggi della Differenza’ (cessata),
nel 1999 ‘Narrazioni’, nel 2004 ‘Differenze e Alterità’, nel 2008 ‘Scritture
parallele’.
Il numero 113 in libreria |
A
coronamento della rubrica ‘Letteratura e Scienza’, nel 1993, in collaborazione
con la rivista «Testuale» e con il patrocinio del CNR, dell’Università degli
Studi e della Provincia di Milano, promuovemmo un Convegno che ebbe tra i
relatori (19 tra scienziati, filosofi critici e poeti) C. Sini, F. Papi, G.
Gramigna, B. Bertotti, M. Graffi, G. Majorino, G. Finzi, F. Scotto, G. Oldani,
A. Prete.
Il
modo in cui ogni numero viene progettato e costruito; la decisa propensione per
una letteratura eteroreferenziale e dialogante; la tendenza, assai controcorrente
nell’epoca dell’apparire, a illuminare le opere lasciando in ombra gli autori.
Questi, in estrema sintesi, sono i tratti che concorrono a definire l’identità
della rivista e a suggerirne la ragion d’essere.
Pur
essendo una rivista prevalentemente redazionale - che viene costruita di volta
in volta mediante il lavoro di un gruppo che si riunisce due volte al mese -
sono ovviamente tantissimi gli autori che, invitati, ci hanno offerto la loro
collaborazione inviandoci testi o interventi (vedi Indice Analitico).
Innanzitutto
una rivista redazionale. Pensata e costruita quindi da un gruppo di lavoro che
a diversi livelli si occupa di letteratura e, più ampiamente, di scrittura. Un
lavoro comune, frutto delle esperienze, degli spostamenti, delle divergenze di
singoli che da sempre prediligono la diversità, propria ed altrui, quale
territorio insostituibile di confronto e di esposizione.
La
nostra pubblicazione, nelle intenzioni programmatiche, intende mostrare questo
scoperto terreno aperto di dialogo come fondante di un pensiero letterario e
civile, e di ricerca. La convergenza nel «fare» inteso come operosità è il segnale: metafora di una costante
attenzione nei confronti di quelle divergenze che il linguaggio è in grado di
creare quando, libero da pretesti intellettuali e ideologici, può mostrare i
luoghi di della contaminazione. La scrittura solo apparentemente diaristica e
frammentaria, in grado invece di proporre inconsuete piste di ricerca e nuovi
luoghi di un «pensiero delle differenze».
Lelio Scanavini |
Le
rubriche delimitano apparentemente i campi, ma solo per ordinare il lavoro
della redazione attorno ai nuclei della discussione in atto in modo permanente,
che spesso strabordano e tracimano, si influenzano a tal punto da sovrapporsi e
mimetizzarsi, lasciando intenzionalmente al lettore la possibilità di
rielaborare quei segnali in un nuovo ordine, a seconda del proprio soggettivo
osservatorio di riflessione.
Innanzitutto
il confronto tra i testi. Una scrittura esiste se accostata ad un'altra, un
testo parla se rimanda a qualcosa che non c’è. Si prediligono quelle esperienze
che negandosi alle scontate classificazioni, lontane dalle parentele, dalle
famiglie e dalle riconoscibili correnti o dalle cordate estemporanee dettate
dai noti opportunismi. Ci attraggono soprattutto le testimonianze scritturali
individuali. Esperienze che cercano lungo il viaggio nuove similitudini, e se
non le trovano cercano un respiro autosufficiente per restare autonome e
significative di un pensiero soggettivo che riempie un vuoto: dettato come
sempre dalla mancanza di un segno in cui riconoscersi e parlarsi. Difficile
sarebbe per la nostra rivista presentare manifesti, dichiarazioni di tendenza o
sponsorizzare scuole di scrittura. La rivista è la scommessa di una partenza:
si parte scegliendo di volta in volta la meta e i compagni di viaggio, tenendo
conto del fatto che ogni impresa deve avere la dignità della significatività, e
che per sua stessa natura sarà irripetibile. Una rivista insomma che verifica
costantemente la necessità del suo farsi e del suo tramutarsi in proposta.
Gli
incontri e le scritture sono quindi innanzitutto le parole che ogni volta
tentano di dare un senso all’evento della visibilità. Ed è in tale contesto che
possono essere colte le intenzioni programmatiche delle rubriche.
La
rubrica Letture critiche non può
quindi che porsi in senso antagonista a gran parte di ciò che comunemente viene
classificato come critica letteraria che si può trovare in gran parte delle
piccole e grandi riviste del settore. Parafrasando J. Livingston Lowes, quando
vediamo autori che rincorrono la recensione del tale critico, antologie
critiche consacrate a singoli autori contemporanei e volumi sulla critica della
critica, dobbiamo riconoscere di essere arrivati a una situazione di completa paralisi,
in cui l’analisi del testo sembra fine a se stessa, e l’unico piacere
preservato - a discapito dei potenziali nuovi lettori - è quello provato dal
critico stesso che nel proprio appartato orto botanico si sente appagato dai
suoi fragili cruciverba, frutti di un riconoscibile senso di malintesa
superiorità nei confronti dell’opera letteraria, dell’autore di cui si sta
occupando e non ultimi degli altri critici. D’altra parte la questione, a detta
di J.M. Lotman, si pone in modo pregiudiziale nei termini di impossibilità da
parte del sistema comunicativo- interpretativo di trasmettere la complessità e
il volume di informazioni contenute in un testo poetico. Il termine «Letture» vuole quindi rivalutare la pluralità dell’atto stesso della
fruizione di un testo letterario. Ci si accosta con i propri riferimenti e le
singolari frequentazioni conoscitive, che sono quindi infinite, uniche,
irripetibili e contaminate dai sentieri scritturali soggettivamente
frequentati, in cui la criticità è cercata attraverso lo sforzo di proporre una
personale possibile lettura del testo, supportata da quelle conoscenze ed
esperienze che possano da una parte apparire significative per
l’interpretazione, ma allo stesso tempo mostrare al lettore solo un esempio di
possibile molteplicità di lettura di un testo letterario, lasciandogli la
possibilità di una ulteriore lettura altra, appena richiusa la rivista.
Soggettività e scritture dopo quanto detto sopra
può essere quindi equiparata ad una vera e propria dichiarazione di intenti
programmatici della pubblicazione. Una procedura sistematica per proporsi e
proporre l’accostamento di pensieri che, nell’atto stesso dello scrivere,
ricercano il piacere dello scandaglio in territori di riflessione inesplorati,
singolari e comparati non con intenti d’analisi, ma anche quale possibilità di
ritrovamento di quella unicità tematica propria dell’atto stesso dello
scrivere.
La
rubrica Testi, tenendo conto delle
premesse riguardanti la voluta lontananza dalle correnti e dai gruppi di
tendenza, presenta materiali che abbiano saputo mantenere integro il proprio
segno, inteso come luogo di esperienza e di espressione letteraria.
Letteratura e Realtà: la «e» esprime una ricerca
di correlazioni oggettive, perché siamo convinti che la letteratura sia tanto più
viva quanto più si correli con l’altro da sé e che per sopravvivere debba
tornare ad essere, come è sempre stata, una forma espressiva di relazione col
mondo. Diciamo di no quindi alla pura autoreferenzialità, alla sacralizzazione,
alla verbolatria, ecc... Letteratura e realtà dunque; ma la realtà è una
medaglia con due facce: il reale (gli assetti e le strutture socioculturali
dominanti) e la vera e propria realtà (la condizione umana dei dominati). La
relazione della letteratura con il reale è
sempre complessa e preda delle facili ideologie. Noi cerchiamo di analizzare
questa relazione nel passato, inseguendo le mosse e le contromosse dei soggetti
in conflitto nella contemporaneità, esplorando il campo di battaglia, cercando
le vie di fuga e i rifugi più sicuri, preparando piani di resistenza o di
sopravvivenza della parola. Riguardo alla realtà
cerchiamo di individuare i tentativi scritturali di una rifondazione della
nozione di realismo, esplorandone le nuove possibilità espressive. Accogliamo
quindi le nuove aperture in questo senso, studiando i percorsi e le opere degli
autori che provano a «fare entrare la prosa della terra, nel cielo della
poesia»; cerchiamo di immaginare i possibili nuovi modelli formali in grado di
esprimere una nuova visione del reale. E allora: contributi teorici di estetica
e teoria letteraria, analisi testuali, discussioni ecc...
Scritture parallele, il parallelismo è
l’elemento significante del confronto tra una scrittura del presente che ha le
proprie radici in una del passato. Scritture che intrecciandosi annullano la
lontananza divenendo una nuova scrittura che si muove parallela all’altra. Una
dualità che scorre e a volte si scambia con l’altra pur mantenendo la propria
essenza di verità.
Differenze e alterità si propongono senza
escludersi e come sonde sapienti esplorano saperi e ambiti di conoscenza
diversi che si contaminano con i linguaggi propri delle diverse forme
espressive e nelle proprie differenze scandagliano altre espressioni creative.
Il
Comitato di Direzione attualmente è composto da Gianluca Bocchinfuso, Mario
Buonofiglio, Giulio Campiglio, Antonella Doria, Simonetta Longo, Pancrazio
Luisi, Massimo Rizza, Adriano Rizzo, Lelio Scanavini (unico superstite tra i fondatori).
Indirizzo
Direzione:
via
F.lli Bronzetti,17-20129 Milano.
Sito:
www.rivistailsegnale.it.