di
Luigi Bianco
La copertina del libro |
Caro Angelo,
che virtuoso e salutare supplizio leggere L’incendio
di Roccabruna. Ho citato il titolo di un tuo racconto (Il supplizio)
perché lì si trova il centro del tuo interesse e della tua virtù. Da sempre tu
sei un acuto narratore di racconti civili-teatrali. Non so come hai le chiavi
per trovare frasi lapidarie che svegliano i sensi nel rincorrere un linguaggio
severo anche nella punteggiatura. E come un cane da tartufo raggiungi sempre lo
scopo. Era un piacere leggerti nel temerario e riuscito tentativo di inserire
nell’aria dei tempi il tuo bisogno di verità senza rinunciare alla tua
implacabile ricerca linguistica. Con L’incendio di Roccabruna scendi nel
medioevo della tua terra: tra disastri, nefandezze, stragi collettive,
uccisioni di uomini e cani, atroci ribellioni di animali, animali che stuprano
e mangiano uomini, uomini (sia i potenti, sia i sottomessi) che pensano solo a
distruggere e a vendicarsi. Sappiamo quanto la Calabria abbia sofferto in quel
periodo storico (per non dire sempre). Non so - tuttavia - se il tuo vero
intento sia quello di far luce su quel tempo. I racconti sono datati Milano
1984 (età e metropoli in cui le nefandezze non mancavano). A te interessa
capire il male universale. Il male estremo di oggi. La paura. La paura
di comportamenti umani che nella deriva in cattiveria, di umano non ha più
nulla. Bestie. Solo bestie. Dal vivo e sui Social. Un supplizio. Come nel tuo
racconto dimostri. Il racconto che per me apre tutte le varianti del tuo
pregevole lavoro. Inventi anche una lingua (italiano-latino-volgari). Un dono
di pregio al tuo lavoro di scrittore. Una lingua comprensibile e attendibile
che allarga la credibilità del racconto. Tu stesso, Consolo (in prefazione) e
Bonura (in postfazione) avvertite i lettori di non dimenticare l’inverosimile o
la favola per allontanare la brutalità del possibile reale. Un reale
brillantemente imbastito dalla tua follia. Io credo alla tua piena verità
“realistica”. Tu vuoi colpire il tuo e i nostri cuori sensibili per trovare una
via d’uscita dall’aria mefitica dell’oggi. Sai bene che la paura e la
cattiveria portano solo alla distruzione totale. Chi vuol capire, capisce: le
tue mostruosità sono istruttive, fanno pensare, non sono piacevoli schifezze
per risate in libertà sguaiata. Grazie, Angelo, per il supplizio necessario in
emersione dal tuo sentire impagabile e dalle tue capacità linguistiche (anche
quelle che provengono da fonti “inverosimili”). Il libro si chiude con la
divertente illuminante citazione di un tipografo veneziano del 1563. Una
citazione in lingua originale. Anche questa inverosimile? Se è un falso, tu sei
un mostro di bravura. Ma, ripeto, nulla è falso in questo lavoro. Non so perché
mi ricorda i versi di Ungaretti: “Si sta/ come d’autunno/ sugli alberi/ le foglie”.
Tutti in bilico davanti alla forza della tua azione e dei tuoi esistenziali
esiziali problemi. Grazie.
Angelo Gaccione
L'incendio di Roccabruna
Di Felice Editore 2019
Pagg. 120 € 12,00