di
Fulvio Papi
UN LIBRO
Roberto
Cotroneo, Niente di personale (ed. La nave di Teseo). Titolo falso.
L’aria è tipica della superficiale intensità, sciroccale, sufficienza di Roma.
Una cultura letteraria ottima, diffusa, talora preziosa, e un po’ sprecata. Una
scrittura ricca, veloce, di una sua eleganza discorsiva: la provenienza è una
buona educazione giornalistica insofferente al gusto metaforico. Talora
appaiono ricordi genealogici con una fredda pietà che diventa burocrazia
familiare, disgusto della contemporaneità (lo scrittore ha l’età che lo
consente, vent’anni di meno e non se ne parlerebbe più). Detesta naturalmente
la concettualizzazione, e, in generale, fa bene. Se gli sfugge il termine “mercificazione” ne ha un immediato fastidio: ha ragione. La parola non si può spendere a
livello dei cinque euro (come il “liquido”) ci vuole un complicato tessuto
teorico che va dal mondo finanziario alla psicoanalisi. Il che è troppo
complicato, come sempre quando si vuole tutelare la verità. Alla decadenza
infame risponde con un pensiero gelido e invincibile alla Borges, riducibile in
due parole in Anassimandro, se si ha pazienza con il greco classico. Auguro al
libro ogni fortuna, però devo dire che è narcisistico, prolisso, futile e anche
noioso. Hoppla wir leben.
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FREUD
Freud
scriveva ad Einstein: “Si dovrebbero dedicare maggiori cure all’educazione di
una categoria di persone elevate, dotate di indipendenza di pensiero,
inaccessibili alle intimidazioni e cultrici della verità, alle quali dovrebbe
spettare la guida delle masse incapaci di autonomia. L’ideale sarebbe
naturalmente una comunità umana che avesse assoggettato la sua vita passionale
alla dittatura della ragione”. E sì che Freud aveva avuto a che fare con la
classe politica studiata da Weber. Noi abbiamo a che fare invece con le
pulsioni più egoiste e distruttive, e con una ragionevolezza odiata peggio di
un peccato mortale. Sarà per questo che Paolo ci pare così contemporaneo.
***
IL SOGNO
Il
libro di Mario Vegetti Chi comanda nelle città. I greci e il potere è un
capolavoro. Avesse scritto solo quest’opera Vegetti dovrebbe meritare un premio
istituito dalla Presidenza della Repubblica per chi coltiva quello che resta
(poco, molto poco turismo a parte) della nostra cultura.
Ora
il sogno. A tutti i deputati e senatori della Repubblica dovrebbe essere fatto
dono di questo libro con l’obbligo di lettura e conoscenza. Alcuni, temo pochi,
conosceranno già l’opera e il suo senso, immagino qualche avvocato anziano, un
poco gozzaniano, come avveniva un tempo. Per gli altri una prova che discute
almeno il valore della maggioranza, della scienza, e della virtù nel potere
politico (Aristotele). In caso negativo rinvio affidato per le conseguenze alla
coscienza individuale. Tuttavia dicono che non esiste più se non come
riconoscimento privilegiato di gruppo, perché “non c’è più religione”.