ArteSTRANIERO SULLA TERRAdi Paolo Vincenti
Antonio Massari
Il documento più importante
sull’arte di Antonio Massari è probabilmente il libro Massari, per le Edizioni D’Ars, Milano (2010). La mole imponente
del libro e il prezzo elevato ne fanno una rarità, un oggetto da collezione, e
infatti esiguo è il numero di copie stampate dalla Tipolitografia Gamba (di
Verdello-Bergamo) su prospetto grafico dell’architetto Monia Gamba. Un progetto
ambizioso, voluto da un artista di fama internazionale, leccese di origine e
lombardo di adozione, Antonio Massari appunto, anche per celebrare la propria
famiglia, dal padre Michele, noto e apprezzato pittore ed eclettico artista,
alla madre Antonietta Milella, alla sorella Anna Maria, artista anch’ella. Il
libro, infatti - un pregiato manufatto che è stimolante maneggiare, con
un’opera di Massari del 1975, “Onde”, sulla prima di copertina, e sulla quarta
una foto del 1973 che ritrae lo stesso Massari con Pierre Restany e Oscar
Signorini -, ha come sottotitolo Sull’acqua…
e sulla terra, e ci offe un focus sulla figura artistica, la vita e le
opere di Antonio Massari, attraverso gli interventi critici, disposti in ordine
sparso, di quanti lo hanno conosciuto e apprezzato, e numerosissime foto. Dopo
una Presentazione di Antonio Cassiano, all’epoca Direttore del Museo Sigismondo
Castromediano di Lecce, compare il primo di una serie di interventi sulla
pittura di Massari da parte di Pierre Restany, il quale coniò la definizione
più nota, cioè “il meccanico delle acque”, con riferimento a quei suoi arditi
esperimenti delle carte assorbenti che pure rappresentano soltanto una fase,
per quanto celebrata, della sua intensa carriera. Un creativo infatti compie un
cammino di continua evoluzione e si spinge verso sempre nuove realizzazioni,
coltiva poco il ricordo delle gesta passate ma è invece proiettato per indole
verso il futuro; appena terminata un’opera, ne progetta un’altra, e lascia ai
critici e ai biografi, ai galleristi e ai mercanti d’arte, insomma agli addetti
ai lavori, il compito di analizzare, raccogliere, selezionare, compendiare,
valutare, catalogare. Nel caso specifico di Antonio Massari, questo assunto è
ancor più vero, essendo egli perennemente in transizione, mai la sua arte
adagiata sui risultati raggiunti o atrofizzata in un assolutismo che
escluderebbe la novità e porterebbe la noia.
Nel libro troviamo un testo
critico poetico di Grazia Chiesa, un altro di Rina Durante e numerosi
interventi di Massimo Jevolella, il quale definisce Massari “operaio di sogni”,
parafrasando la definizione di Quasimodo sui poeti. Per Massari, il quadro
nasce da un’esigenza forte, insopprimibile, che ha ben poco di programmato e di
teoretico ma che affida molto, quasi tutto, al caso. Lorenzo Madaro scrive
delle note sulle opere più recenti di Antonio Massari, poi un intervento di
Mario Marti, diversi scritti dello stesso Massari, come il bellissimo
“Stelle-acqua-stelle”, poi di Ercole Pignatelli, di Giovanni Rizzo, di Lino
Paolo Suppressa, di Antonio Verri e di Maurizio Nocera, deus ex machina di questa operazione editoriale. Interessante, da
un punto di vista bibliografico, in fine di libro, la Nota autobiografica e
l’elenco cronologico di tutte le realizzazioni del pittore, dalle Microonde
alle Carte geometriche, dalle Carte di Giotto alle Carte del Cinema, da
Entropia alle Acque rampicanti. Massari ha esposto per personali e collettive
in moltissime città italiane e all’estero. Fra i protagonisti dell’avanguardia
artistica salentina degli anni Settanta, avendo aderito, insieme a F. Gelli, I.
Laudisa, T. Carpentieri, A. Marrocco e V. Balsebre, al Movimento di Arte
Genetica fondato da Francesco Saverio Dodaro, nella prima parte della sua
carriera, ha praticato le tortuose strade dello sperimentalismo, con le famose
“Carte assorbenti”. Ma, come spiega Maurizio Nocera in una poetica nota sull’arte
dell’amico, “esaurite tutte le possibilità delle carte assorbenti (mille anni
in avanti), può prendere tre diverse vie: insistere e diventare il falsario di
se stesso, farla finita con tutto, o ritornare alla pittura figurativa (cento
anni indietro)”. Massari ha scelto quest’ ultima strada. La prima carta
assorbente, come spiega lo stesso autore, era nata nel 1963 a Clusone, sulle
Alpi di Bergamo, seminando gocce di inchiostro direttamente sull’acqua, dopo
l’esperienza dei “Frammenti”, delle “Onde” e delle “Macchie”; e da allora “per trentacinque anni ho
dimenticato di togliere la polvere”, scrive, ed ha continuato con la sua
ricerca che ha portato alle “Carte elettriche”, con le sfere di polistirolo
espanso; poi ai “Frattili o Carte di
Mozart”, con gli schermi di carta velina, alle “Carte di Turandot”, con gli
schermi di spago o di nastro, alle “Carte di San Pietro”, all’ “Omero di
Raffaello”, alle “Carte di Aloysia Carmela”, alle “Pulsar”, con gli schermi di
borotalco, alle “Carte Genetiche”, ai “Capelli di Milvia”, con capelli umani,
ai “Percorsi spaziali”, ecc. Si trattava di “poemi sperimentali”, come li ha
definiti Ercole Pignatelli, che costituivano “la silente rivoluzione di
Massari”. E dopo questo lungo periodo di pittura “transurrealista”, come la
definisce Giovanni Rizzo (facendo riferimento alla poesia di Tristan Tzara,
anticamera del surrealismo, insieme al realismo magico e alla pittura
metafisica), dopo una lunga e stimolante fase affidata ad una casualità
dirompente, che portò alle “opere figurative involontarie”, Massari passa alla
pittura figurativa e in essa riemergono i ricordi di una vita intensamente
vissuta. In queste composizioni pittoriche, diciamo tradizionali, c’è spazio
per l’infanzia e adolescenza trascorse a Lecce, per i volti degli amici
perduti, dei suoi famigliari. Infine, l’ultimo periodo della sua carriera è
caratterizzato dai “Collages”, composti su piccoli cartoni, che rappresentano
come i pezzi di un puzzle, che è la vita. “Il resto è silenzio”, con le parole
dello stesso artista, che si autodefinisce “la persona sbagliata al posto
sbagliato, sempre”.
Creativo di fama
internazionale, dicevamo, ma dal carattere fortemente schivo, Massari non è
solo pittore, ma anche scrittore. Pensiamo ai libri Les buvards se chès con Prefazione di Pierre Restany (Parigi 1980),
Edoardo (Edizioni D’Ars, 1998) sulla
figura dell’amico Edoardo De Candia, Io
sono straniero sulla terra (Edizioni D’Ars ,1999), 29 giugno 2000, scritto insieme a Grazia Chiesa, Maurizio Nocera,
Mario Marti e Pierre Restany (2000). In quest’ultimo libro, l’esperienza umana
di Massari si intreccia con quella di
un altro Antonio, de Sant Exupèry, ovvero l’autore del Piccolo Principe,
opera molto amata da Massari. Nel 2001 inoltre, il racconto: C’era una volta Palazzo Costa, vincitore
del premio Perbacco assegnato
dall’editore Manni. Meravigliose le foto che danno gran valore a questo libro e
che, nulla togliendo all’importanza degli scritti, testimoniano più e meglio
delle parole la parabola umana e artistica del pittore. E testimoniano anche
quella temperie culturale che alcuni anni fa interessò il Salento, e, in scatti
tolti alla realtà di tante sere di amicale convivialità, troviamo, insieme a
Massari, personaggi come Maurizio Nocera, Ada Donno, Edoardo De Candia, Antonio
Verri, Fernando De Filippi, Ercole Pignatelli, Anna Maria Massari, Grazia
Chiesa, Rina Durante, Vittore Fiore, Aldo D’Antico, Franca Capoti, Massimo
Melillo, Sergio Vuskovic Rojo, Silvio Nocera, Salvatore Luperto, ecc. Foto in
bianco e nero della prima giovinezza di Massari, trascorsa nella sua amata
Lecce, nella casa di Contrada Rapesta, Sant’Oronzo fuori le mura, con la
sorella Anna Maria, Grazia Chiesa, Rita Guido, Gigi Giannotti, e poi foto delle
sue opere, tante, dei Frammenti, delle Onde, delle Macchie, foto prese da varie
esposizioni tenute dall’artista e del pubblico che vi ha partecipato, molte
dallo Studio D’Ars di Milano con il grande amico Oscar Signorini, delle
copertine dei suoi libri e dei manifesti pubblicitari delle sue mostre, della
sua casa studio di Milano, foto con Pietro Martino e Ilderosa Laudisa, Mimmo
Caramia, Caterina Ragusa, Marisa Romano, Lino De Matteis, Luigino Sergio, a
casa di amici come Luigi Chiriatti e Marisa Palermo, foto dei suoi dipinti,
ecc. Per concludere con le parole di Maurizio Nocera, “il cammino di Massari è
tortuoso, di sofferenza, sì, ma occorre andare oltre le porte del nulla, sui
piccoli mondi appesi alle stelle per uscire dal vuoto(spinto), e cercare, e
trovare il sorriso di una cometa”.
Antonio Massari |
Il documento più importante
sull’arte di Antonio Massari è probabilmente il libro Massari, per le Edizioni D’Ars, Milano (2010). La mole imponente
del libro e il prezzo elevato ne fanno una rarità, un oggetto da collezione, e
infatti esiguo è il numero di copie stampate dalla Tipolitografia Gamba (di
Verdello-Bergamo) su prospetto grafico dell’architetto Monia Gamba. Un progetto
ambizioso, voluto da un artista di fama internazionale, leccese di origine e
lombardo di adozione, Antonio Massari appunto, anche per celebrare la propria
famiglia, dal padre Michele, noto e apprezzato pittore ed eclettico artista,
alla madre Antonietta Milella, alla sorella Anna Maria, artista anch’ella. Il
libro, infatti - un pregiato manufatto che è stimolante maneggiare, con
un’opera di Massari del 1975, “Onde”, sulla prima di copertina, e sulla quarta
una foto del 1973 che ritrae lo stesso Massari con Pierre Restany e Oscar
Signorini -, ha come sottotitolo Sull’acqua…
e sulla terra, e ci offe un focus sulla figura artistica, la vita e le
opere di Antonio Massari, attraverso gli interventi critici, disposti in ordine
sparso, di quanti lo hanno conosciuto e apprezzato, e numerosissime foto. Dopo
una Presentazione di Antonio Cassiano, all’epoca Direttore del Museo Sigismondo
Castromediano di Lecce, compare il primo di una serie di interventi sulla
pittura di Massari da parte di Pierre Restany, il quale coniò la definizione
più nota, cioè “il meccanico delle acque”, con riferimento a quei suoi arditi
esperimenti delle carte assorbenti che pure rappresentano soltanto una fase,
per quanto celebrata, della sua intensa carriera. Un creativo infatti compie un
cammino di continua evoluzione e si spinge verso sempre nuove realizzazioni,
coltiva poco il ricordo delle gesta passate ma è invece proiettato per indole
verso il futuro; appena terminata un’opera, ne progetta un’altra, e lascia ai
critici e ai biografi, ai galleristi e ai mercanti d’arte, insomma agli addetti
ai lavori, il compito di analizzare, raccogliere, selezionare, compendiare,
valutare, catalogare. Nel caso specifico di Antonio Massari, questo assunto è
ancor più vero, essendo egli perennemente in transizione, mai la sua arte
adagiata sui risultati raggiunti o atrofizzata in un assolutismo che
escluderebbe la novità e porterebbe la noia.
Nel libro troviamo un testo
critico poetico di Grazia Chiesa, un altro di Rina Durante e numerosi
interventi di Massimo Jevolella, il quale definisce Massari “operaio di sogni”,
parafrasando la definizione di Quasimodo sui poeti. Per Massari, il quadro
nasce da un’esigenza forte, insopprimibile, che ha ben poco di programmato e di
teoretico ma che affida molto, quasi tutto, al caso. Lorenzo Madaro scrive
delle note sulle opere più recenti di Antonio Massari, poi un intervento di
Mario Marti, diversi scritti dello stesso Massari, come il bellissimo
“Stelle-acqua-stelle”, poi di Ercole Pignatelli, di Giovanni Rizzo, di Lino
Paolo Suppressa, di Antonio Verri e di Maurizio Nocera, deus ex machina di questa operazione editoriale. Interessante, da
un punto di vista bibliografico, in fine di libro, la Nota autobiografica e
l’elenco cronologico di tutte le realizzazioni del pittore, dalle Microonde
alle Carte geometriche, dalle Carte di Giotto alle Carte del Cinema, da
Entropia alle Acque rampicanti. Massari ha esposto per personali e collettive
in moltissime città italiane e all’estero. Fra i protagonisti dell’avanguardia
artistica salentina degli anni Settanta, avendo aderito, insieme a F. Gelli, I.
Laudisa, T. Carpentieri, A. Marrocco e V. Balsebre, al Movimento di Arte
Genetica fondato da Francesco Saverio Dodaro, nella prima parte della sua
carriera, ha praticato le tortuose strade dello sperimentalismo, con le famose
“Carte assorbenti”. Ma, come spiega Maurizio Nocera in una poetica nota sull’arte
dell’amico, “esaurite tutte le possibilità delle carte assorbenti (mille anni
in avanti), può prendere tre diverse vie: insistere e diventare il falsario di
se stesso, farla finita con tutto, o ritornare alla pittura figurativa (cento
anni indietro)”. Massari ha scelto quest’ ultima strada. La prima carta
assorbente, come spiega lo stesso autore, era nata nel 1963 a Clusone, sulle
Alpi di Bergamo, seminando gocce di inchiostro direttamente sull’acqua, dopo
l’esperienza dei “Frammenti”, delle “Onde” e delle “Macchie”; e da allora “per trentacinque anni ho
dimenticato di togliere la polvere”, scrive, ed ha continuato con la sua
ricerca che ha portato alle “Carte elettriche”, con le sfere di polistirolo
espanso; poi ai “Frattili o Carte di
Mozart”, con gli schermi di carta velina, alle “Carte di Turandot”, con gli
schermi di spago o di nastro, alle “Carte di San Pietro”, all’ “Omero di
Raffaello”, alle “Carte di Aloysia Carmela”, alle “Pulsar”, con gli schermi di
borotalco, alle “Carte Genetiche”, ai “Capelli di Milvia”, con capelli umani,
ai “Percorsi spaziali”, ecc. Si trattava di “poemi sperimentali”, come li ha
definiti Ercole Pignatelli, che costituivano “la silente rivoluzione di
Massari”. E dopo questo lungo periodo di pittura “transurrealista”, come la
definisce Giovanni Rizzo (facendo riferimento alla poesia di Tristan Tzara,
anticamera del surrealismo, insieme al realismo magico e alla pittura
metafisica), dopo una lunga e stimolante fase affidata ad una casualità
dirompente, che portò alle “opere figurative involontarie”, Massari passa alla
pittura figurativa e in essa riemergono i ricordi di una vita intensamente
vissuta. In queste composizioni pittoriche, diciamo tradizionali, c’è spazio
per l’infanzia e adolescenza trascorse a Lecce, per i volti degli amici
perduti, dei suoi famigliari. Infine, l’ultimo periodo della sua carriera è
caratterizzato dai “Collages”, composti su piccoli cartoni, che rappresentano
come i pezzi di un puzzle, che è la vita. “Il resto è silenzio”, con le parole
dello stesso artista, che si autodefinisce “la persona sbagliata al posto
sbagliato, sempre”.
Creativo di fama internazionale, dicevamo, ma dal carattere fortemente schivo, Massari non è solo pittore, ma anche scrittore. Pensiamo ai libri Les buvards se chès con Prefazione di Pierre Restany (Parigi 1980), Edoardo (Edizioni D’Ars, 1998) sulla figura dell’amico Edoardo De Candia, Io sono straniero sulla terra (Edizioni D’Ars ,1999), 29 giugno 2000, scritto insieme a Grazia Chiesa, Maurizio Nocera, Mario Marti e Pierre Restany (2000). In quest’ultimo libro, l’esperienza umana di Massari si intreccia con quella di un altro Antonio, de Sant Exupèry, ovvero l’autore del Piccolo Principe, opera molto amata da Massari. Nel 2001 inoltre, il racconto: C’era una volta Palazzo Costa, vincitore del premio Perbacco assegnato dall’editore Manni. Meravigliose le foto che danno gran valore a questo libro e che, nulla togliendo all’importanza degli scritti, testimoniano più e meglio delle parole la parabola umana e artistica del pittore. E testimoniano anche quella temperie culturale che alcuni anni fa interessò il Salento, e, in scatti tolti alla realtà di tante sere di amicale convivialità, troviamo, insieme a Massari, personaggi come Maurizio Nocera, Ada Donno, Edoardo De Candia, Antonio Verri, Fernando De Filippi, Ercole Pignatelli, Anna Maria Massari, Grazia Chiesa, Rina Durante, Vittore Fiore, Aldo D’Antico, Franca Capoti, Massimo Melillo, Sergio Vuskovic Rojo, Silvio Nocera, Salvatore Luperto, ecc. Foto in bianco e nero della prima giovinezza di Massari, trascorsa nella sua amata Lecce, nella casa di Contrada Rapesta, Sant’Oronzo fuori le mura, con la sorella Anna Maria, Grazia Chiesa, Rita Guido, Gigi Giannotti, e poi foto delle sue opere, tante, dei Frammenti, delle Onde, delle Macchie, foto prese da varie esposizioni tenute dall’artista e del pubblico che vi ha partecipato, molte dallo Studio D’Ars di Milano con il grande amico Oscar Signorini, delle copertine dei suoi libri e dei manifesti pubblicitari delle sue mostre, della sua casa studio di Milano, foto con Pietro Martino e Ilderosa Laudisa, Mimmo Caramia, Caterina Ragusa, Marisa Romano, Lino De Matteis, Luigino Sergio, a casa di amici come Luigi Chiriatti e Marisa Palermo, foto dei suoi dipinti, ecc. Per concludere con le parole di Maurizio Nocera, “il cammino di Massari è tortuoso, di sofferenza, sì, ma occorre andare oltre le porte del nulla, sui piccoli mondi appesi alle stelle per uscire dal vuoto(spinto), e cercare, e trovare il sorriso di una cometa”.