PER BOBOLI
di Marco Geddes da Filicaia*
e Giovanna Lori*
In quei conventi io, come
tanti colleghi medici, ho in gioventù trascorso tre mesi alla Scuola di Sanità
Militare. In realtà, essendo fiorentino, dopo il primo mese avevo la
possibilità di dormire spesso a casa. I “commilitoni”, provenienti da più parti
d’Italia, erano affascinati da quei luoghi (evitiamo il termine “location”!) e
guardavano incantati gli scorci della città, i chiostri che scandivano gli
spazi, il Giardino di Boboli, che si estendeva sul fianco sud est. Talora
fantasticavano di introdursi in Boboli, varcandone i confini. Ero allora certo
che questo insieme si sarebbe saldato con le altre aree verdi della città, che
questo pezzo di Firenze sarebbe stato restituito ai suoi abitanti, che la nota
fragilità dei luoghi avrebbe senza dubbio sollecitato attenzione e interventi
non invasivi: un museo diffuso? Abitazioni con spazi pubblici sull’esempio di
quanto poi realizzato alle Murate, anche per assicurare una presenza di
abitanti stabili nell’Oltrarno?
Che ne è dell’impegno - verbale - di mantenere abitata
la nostra città? Di ripensare - dopo la pandemia - a un futuro diverso di
Firenze se anche per questo bene pubblico, e quindi collettivo, non si
abbandona la monocultura turistica?
*medico epidemiologo
*insegnante
BOLBOLI CHE NON ABBIAMO VISTO
di Giancarlo Donati Cori*
Camerata, cessi orrendi,
bagni freddi, piazzale, le manovre, l’appello, il parlatorio, l’alzabandiera,
mensa, aula lezioni, CPS, CPR (Camera di punizione Semplice, di Rigore), il
Silenzio. Sapevamo che dietro un muro c’era Boboli ma nessuno ci ha mai fatto
vedere niente. Eppure avrebbe potuto essere la sede ideale per un grande
College internazionale…
*già Allievo Ufficiale di Complemento
della Scuola di Sanità Militare