L'opinione
VENTI DI GUERRA IN UCRAINA
di Vincenzo Brandi
Roma. I venti di guerra che si
intensificano nella zona di frontiera tra Russia e Ucraina rischiano di
degenerare in uno scontro globale tra grandi potenze militari con conseguenze
nefaste per tutta l’umanità.
Questa crisi ha le sue radici profonde nella politica
aggressiva attuata già da 30 anni dagli USA e della NATO consistente nel
portare i confini della NATO a ridosso della Russia alle cui frontiere vengono
ammassate truppe (tra cui anche truppe italiane, oltre che statunitensi) e
impiantate nuove basi militari fornite di missili puntati sulla Russia.
L’ultimo e più grave episodio, gravido di pericolose
conseguenze, è avvenuto nel 2014 quando il governo neutrale dell’Ucraina –
regolarmente eletto in regolari elezioni – che si sforzava di avere relazioni
amichevoli e corrette sia con la Russia che con l’Occidente, è stato abbattuto
dal colpo di stato di Piazza Maidan. A questa operazione, sponsorizzata dai
servizi segreti occidentali ed in particolare da quelli statunitensi, hanno
partecipato attivamente bande armate appartenenti a due formazioni apertamente
naziste, i cui militanti armati si distinguono per i simboli simili alle
svastiche che portano sulle braccia e sulle loro bandiere.
Ne è nata una guerra civile che si è conclusa con gli Accordi di Minsk, che
prevedevano un’ampia autonomia per le regioni orientali dell’Ucraina abitate da
Russi, accordi che non sono mai stati rispettati.
Dopo un periodo turbolento ed incerto, ma in cui i
pericoli di guerra globale sembravano lontani, improvvisamente il presidente
“democratico” Biden ha dato una forte accelerata alle tensioni allo scopo di
far entrare ufficialmente l’Ucraina nella NATO.
Ha lanciato appelli allarmistici e mandato armi e truppe nel paese.
Contemporaneamente, persino dall’altra parte del mondo sono state fatte
provocatorie “esercitazioni” navali anche nei mari cinesi, per ammonire la
Cina. I paesi europei della NATO, tra cui l’Italia, che non ha più un solo
leader politico che si rispetti, seguono pedissequamente la politica USA.
Solo forse la Germania, che ha concluso importanti accordi con la Russia
assicurandosi un approvvigionamento abbondante di gas combustibile attraverso
il gasdotto North Stream, sembra premere per una politica meno aggressiva.
Anche la Turchia si offre come mediatrice avendo buoni rapporti con la Russia,
e forse sottobanco anche la Grecia che ha avuto sempre un rapporto speciale con
la Russia. Ѐ
necessario premere sui nostri governanti perché frenino le provocazioni
bellicose del grande fratello USA che ci espone a pericoli di guerra ed anche
ad una grave crisi delle economie europee che hanno tutte (in particolare anche
l’Italia) ottimi rapporti commerciali con la Russia, rapporti che sarebbero
interrotti.
Si continuano a denunciare spostamenti di truppe russe (si badi bene:
all’interno di un paese sovrano!), ma non ci si chiede cosa dovrebbe fare un
paese che si sente minacciato ed accerchiato da una corona di basi militari e
missili puntati su Mosca e San Pietroburgo, posti a pochi chilometri dai propri
confini. Se basi e missili fossero posti anche all’interno dell’Ucraina (paese
legato alla Russia da più di 1000 anni!) dopo una sua adesione alla NATO, la
situazione diverrebbe gravissima.