LE ELEZIONI DEL CSM. SI PUÒ CAMBIARE
di Guido Salvini
Guido Salvini |
Un appello del giudice Guido Salvini per il voto ai candidati indipendenti.
Cari Colleghe e Colleghi,
Con la legge Cartabia vi è stato qualche modesto miglioramento, la fine del collegio unico nazionale e l’eliminazione nomina pacchetto, ad esempio, ma al nostro interno, dopo l’affaire, Palamara non è cambiato nulla. I posti direttivi e semidirettivi continuano ad essere lottizzati, chi non è attivista di una corrente, spesso lo è per semplice tornaconto personale, ne è di fatto escluso e il Tar con le sue sentenze continua ad annullare decisioni su importanti concorsi senza che nessuno al CSM se ne vergogni. Questa volta alcuni candidati indipendenti propongono il loro nome sulla scheda. Quelli scelti tramite il sorteggio di Altra Proposta e in più i sorteggiati per legge per rispettare le quote di genere. Candidarsi come indipendente significa profondere il proprio impegno personale in quanto non si può contare su reti locali già strutturate che fanno propaganda per i candidati “ufficiali” anche se chi vota spesso non conosce nemmeno il candidato ma questo gli è “consigliato” dal suo referente nella corrente. Per i candidati indipendenti la strada è tutta in salita, non c’è la par condicio nella campagna elettorale, ed è difficile anche solo avere gli indirizzi e-mail di tutti i colleghi dei vari distretti. Per farsi conoscere devono basarsi solo sulle loro risorse e già per questo meritano il nostro sostegno.
È importante che giunga al CSM almeno qualche osservatore indipendente, che debba dar conto a tutti delle sue scelte e non solo alla corrente che direttamente o indirettamente lo ha fatto eleggere. Un Consigliere o più che possano controllare, ad esempio nelle varie Commissioni, se i consiglieri “schierati” si comportano davvero secondo i principi di imparzialità e di rispetto degli interessi generali enunciati in tutti i programmi elettorali. Un ombudsman, insomma. Un candidato autonomo ha un vantaggio per tutti noi: non conosce se non la minima parte dei suoi elettori che non costituiscono un gruppo che preesiste alla sua candidatura. Chi lo vota non è un gruppo riconoscibile e quindi egli non ha nessuno da favorire in partenza e non ha cambiali da onorare con nessuno. Oggi possiamo scegliere, esprimere con il voto una voglia di cambiamento.
Qualcuno
potrebbe obiettare che di un candidato non integrato in un gruppo in cui milita
non si conoscono le idee e la capacità. Non credo sia un’obiezione fondata. Se
parliamo di capacità, i Consiglieri del CSM non sono e non devono essere
persone fuori dal comune. Sono giudici come noi che ritorneranno a farlo, con
qualche esperienza. Decidere un gruppo di trasferimenti, chi sia più meritevole
per un incarico direttivo, giudicare su una eventuale sanzione disciplinare,
stendere un parere o anche un regolamento organizzativo che comunque si basa su
elaborazioni precedenti del CSM cui poter attingere, sono, con qualche impegno
che comunque è insito nell’accettazione dopo il sorteggio di candidarsi, alla
portata di noi tutti. Non sono compiti più difficili di quelli che affrontiamo
quotidianamente quando giudichiamo i cittadini o distinguiamo le ragioni dai
torti, irroghiamo 30 anni di carcere magari da soli, decidiamo se un
bambino debba essere affidato alla madre o al padre o tolto alla famiglia, chi
debba prevalere in una grossa causa societaria o se un’azienda debba fallire. Per
il resto credo che sia voi che mi leggete sia chi vi scrive, e quindi anche un
candidato che fa la scelta ponderata di candidarsi fuori dai gruppi, sarebbero
perfettamente in grado di assolvere questi compiti con impegno e correttezza. Soprattutto
non abbiamo necessariamente bisogno di magistrati famosi che hanno condotto
indagini mediatiche ed eclatanti e che tra l’altro non sono i più adatti a
rappresentare, a giudicare, a confrontarsi con i magistrati comuni. Abbiamo
bisogno di magistrati “normali.” Quanto alle idee e ai “programmi” mi
interessano poco, non più di quanto dovrebbero interessare ad un imputato
o a una parte le idee del magistrato che lo giudica. Potrei anche
paradossalmente non essere d’accordo su molte cose e con molte idee del
candidato che scelgo ma non è questo il punto. Non devo votare per un partito
politico e il CSM è un organo di alta amministrazione, non di rappresentanza
politica.
Non mi interessano i programmi, anzi ne diffido.
Il lavoro del magistrato è essenzialmente individuale. I programmi e le visioni
culturali messianiche e parapolitiche che leggiamo spesso nascondono, come in
politica, un'etica molto modesta. Preferisco
un singolo magistrato primo di condizionamenti e che abbia mostrato fedeltà
solo ai valori di legalità, onestà e di imparzialità. Ugualmente diffido di chi si candida al CSM. Spesso è solo
il frutto di una volontà di potere che è il peggior punto di partenza per un
magistrato sia nel suo lavoro ordinario sia come consigliere del CSM. C’è chi
si prepara al grande salto sin da quando era piccolo. Le storiche
aggregazioni politico-giudiziarie della magistratura che devono continuare
ad elaborare le loro riflessioni e le loro proposte di fondo, e anche
occuparsi dei profili sindacali, e confrontarsi con la politica ci sono già
nell’ANM. Nessuno chiede che spariscano o siano messe all’indice. Ma al CSM non
abbiamo bisogno di carrieristi e di “tribuni”.
Quello che mi interessa oggi è migliorare l’imparzialità e la correttezza delle
decisioni del CSM anche singole ma che nel loro complesso fanno “giustizia” per
i destinatari finali, i cittadini. Un candidato indipendente che non si trova
al CSM grazie al sostegno e alla propaganda di un comitato elettorale preconfezionato
e che non è in rapporto di debito con i suoi elettori e grandi elettori cioè
chi gli ha assicurato i voti ha più probabilità di essere, come un giudice
qualsiasi, imparziale e più impermeabile ai condizionamenti e alle
“segnalazioni”. Qualsiasi studioso delle scienze sociali confermerebbe questo
giudizio. Per il CSM voterò candidati indipendenti,
quei magistrati fuori dalle correnti che da anni
denunciano coerentemente che quello che è avvenuto il Palamaragate, non
è responsabilità di qualche pecora nera ma l’implosione in un sistema. Questa
volta anche tra noi si può iniziare a cambiare.