CRIMINALI DI GUERRA
di Angelo Gaccione
“Non esistono crimini di guerra, la
guerra è essa stessa un crimine”. Questo aforisma del 19 febbraio del 2024
si trova in un mio libretto dal titolo Schegge, pubblicato da I
Quaderni del Bardo edizioni a giugno di quest’anno. Sempre in questo libretto
ce n’è un altro ancora più perentorio, è del 2022 e recita: “Non ci
interessano le ragioni di una guerra, semplicemente perché la guerra non
ha mai ragione”. L’incriminazione di Netanyhau e di altre canaglie, mi ha
spinto ad andare a vedere che cosa avevo scritto nel pamphlet: Scritti
contro la guerra (Tralerighe Libri editore, 2022). Vediamone un passo: “In
un sussulto di umanitarismo e di indignazione gli ipocriti hanno scoperto che
la guerra è un crimine e vogliono che si processino i criminali. Esiste persino
un Tribunale Internazionale per giudicare i crimini di guerra. Purtroppo
ipocriti e Tribunali sono prigionieri dello stesso difetto: l’ipocrisia, e dunque
si fermano alla superficie, evitano di andare al fondo del problema. Se non
fossero ipocriti dovrebbero esigere che a rispondere per crimini di guerra
fossero tutti i capi di Stato e di Governo che hanno dotato la loro nazione di
eserciti, basi militari, ordigni di sterminio di massa, alleanze foriere di
tensioni. Di aver dilapidato gigantesche risorse del bilancio pubblico per fini
militari creando le premesse della guerra ritenuta un crimine. Per non aver
proceduto a tutelare la vita e i beni dei loro cittadini attraverso una
politica di disarmo, di non violenza, di rapporti pacifici con le altre
nazioni”.
Max Hamlet Sauvage
Mercante di armi - 2024
Mercante di armi - 2024
Non avevo aggiunto, in questo capitolo dal titolo “Ipocriti”, gli
scienziati e i tecnici che progettano ordigni di guerra, i mercanti di armi che
le commerciano, gli operai che le costruiscono, i sindacati e i partiti che
tacciono complici, le banche che finanziano gli investimenti, gli investitori
che comprano le azioni, i Parlamentari che ne autorizzano l’impiego. Non li
avevo aggiunti perché si parla di loro in altri capitoli. Come si parla della
categoria dei giornalisti che la guerra la alimentano in maniera più sfacciata
e impudente dei militari; degli opinionisti che spacciano guerra a pranzo e a
cena dai salotti televisivi, dai giornali, dai mezzi di comunicazione a
disposizione. Se la guerra è un crimine, come sostiene l’aforisma con cui
abbiamo aperto questo scritto, ne discende che tutti coloro che a vario titolo
la provocano, la alimentano, ne fanno l’apologia, sono dei criminali e su di
loro dovrebbe pendere un mandato di cattura della Corte Internazionale. Tutti
costoro sono complici dei crimini che le armi producono in guerra, come lo è la
propaganda che i guerrafondai alimentano. Difficile, dunque, vedere alla sbarra
i responsabili delle categorie che abbiamo fin qui enumerate; difficilissimo
vederne qualcuno penzolare dalla forca o rinchiuso al 41bis. Se lo facessimo
qui da noi, per esempio, non rimarrebbe in piedi nessuna delle istituzioni
della Repubblica e avremmo bisogno di una quantità spaventosa di colonie penali
e di isole dove custodire i condannati; quanto alla stampa, in edicola
trovereste solo “il Fatto Quotidiano” e poco altro.