UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

sabato 1 novembre 2025

IL DELITTO PASOLINI  
di Guido Salvini - già magistrato


Pasolini sul Set (foto: Roberto Villa)

2 novembre 1975. La verità monca dell’Idroscalo.  
 
Sono passati cinquant’anni dall’assassinio di Pier Paolo Pasolini. Il 2novembre 1975 è un giorno rimasto impresso nella memoria. Mi permetto un ricordo personale. Quando quella mattina dal Telegiornale arrivò la notizia che il suo corpo era stato ritrovato in un campetto dell’Idroscalo di Ostia, ero in montagna con amici per trascorrere i giorni dell’estate di San Martino. Parlammo di cosa era accaduto e di politica sino a notte fonda. Allora non si parlava ancora degli influencer e di banalità simili. Era anche appena avvenuto il massacro del Circeo.
Poi ci sono stati processi. Nella sentenza di primo grado, scritta da Alfredo Carlo Moro, fratello dello statista, Pino Pelosi era stato condannato per aveva ucciso Pasolini “in concorso con ignoti”. Gli “ignoti” sono poi scomparsi nelle sentenze successive. Ma anni di ricerche di giornalisti d’inchiesta e nuove testimonianze hanno sgretolato la ricostruzione ufficiale secondo cui Pelosi avrebbe fatto tutto da solo.


 
Non è possibile che Pelosi, detto non a caso “Pino la Rana”, abbia da solo sopraffatto e ucciso in quel modo Pierpaolo Pasolini, un uomo più forte e robusto di lui. Troppo gravi le lesioni sul corpo, quasi massacrato, del poeta. Un corpo su cui era passata più volte una autovettura, forse l’Alfa GT di Pasolini, forse anche un’altra vettura, in modo incompatibile con la semplice fuga di Pelosi, alla guida, dal luogo del delitto. E poi rumori e grida di più persone e di più vetture sentite a lungo quella notte dagli abitanti delle “baracche” intorno e non ascoltati, per incapacità e approssimazione investigativa dalle autorità di Polizia, ma solo dai giornalisti che avevano avvicinato e sentito quei testimoni.
Alla fine, nel 2005, Pino Pelosi, ha ammesso di avere avuto solo il ruolo di esca e che lo scrittore era stato aggredito da un gruppo che li attendeva a Ostia, sulla cui identità è stato molto “cauto” parlando solo di due malavitosi siciliani ormai morti. Pasolini era stato attirato all’Idroscalo con la promessa di riscattare, Pasolini aveva con sé i soldi, le bobine di “Salò”, il suo ultimo film, rubate nell’agosto 1975 negli stabilimenti della Technicolor.
Poi, purtroppo quasi in punto di morte, Sergio Citti ha confermato che Pasolini intendeva riavere le bobine a tutti i costi, anche a suo rischio personale. E la Commissione Antimafia della scorsa legislatura ha accertato con nuove testimonianze che in seguito, qualche mese dopo, proprio quelle bobine erano state fatte ritrovare da elementi della criminalità, per allentare la pressione e ottenere qualche vantaggio, ad un agente dei Servizi e rimesse al loro posto. Una trappola quindi, non un incontro finito male, ma ad opera di chi?


 
All’inizio degli anni ’70 Pasolini stava ponendo mano ad un progetto di “processo”, culturale non giudiziario ovviamente, al potere identificato nella Democrazia Cristiana, o meglio nella sua degenerazione, che aveva anche consentito e beneficiato degli effetti delle stragi e delle altre manovre eversive di quell’epoca. Insieme a questo progetto con il colossale romanzo Petrolio, rimasto incompiuto, lo scrittore intendeva denunciare il potere economico, raffigurato nel padrone dell’ENI Eugenio Cefis che stava teorizzando la prevalenza dei grandi potentati economici e delle multinazionali sulla politica svuotata e ridotta ad un ruolo servente. Non voglio con questo dire che l’omicidio Pasolini sia stato un delitto direttamente politico, cioè commissionato da coloro che erano gli obiettivi del suo lavoro culturale. Non ve ne sono le prove e se così fosse, ad esempio, forse Pino Pelosi non sarebbe rimasto vivo a lungo.
Ma certamente è stato un delitto politicamente orientato e sfruttato. È stato un delitto di “influenza” per poter descrivere Pasolini che ne è stato vittima come una persona negativa e pericolosa in grado di sviare la gioventù non solo per le sue tendenze ma anche per le sue idee in qualche modo corrispondenti ad esse. Il delitto è stato ricostruito e commentato esclusivamente nella cornice dell’uomo “malato”. Solo quella poteva essere la sua fine e così era stato. Ed è stato così realizzato l’intento di svilire solo come un anormale chi criticava il sistema di potere.



Allora era facile. La violenza pura e gratuita contro gli omosessuali esisteva in modo molto violento più di oggi e senza possibilità di appellarsi alla giustizia e alla pubblica opinione che erano sordi. Oggi non è più così, anche a destra ci sono esponenti politici omosessuali e nessuno farebbe la campagna politica contro l’omosessualità equiparandola magari alla droga o alla sovversione.  Allora invece era un marchio sull’intera persona. Non è difficile immaginare chi siano stati gli autori materiali di quell’omicidio tribale: elementi della malavita più violenta e agguerrita che stava prendendo il potere a Roma, stava nascendo la Magliana, o elementi dell’estrema destra che già avevano disturbato le prime dei suoi film, come “Mamma Roma” e consideravano il film “Salò” uno sfregio. Non credo che sulla morte di Pasolini, dopo ripetute e svogliate archiviazioni, vi siano molti spazi per una soluzione giudiziaria.
Tuttavia può essere costituita, come chiesto inutilmente in passato, una Commissione Parlamentare d’Inchiesta che, seppur con obiettivi limitati e anche senza la presunzione di raggiungere la verità, possa ascoltare chi, a conoscenza di quella vicenda, è ancora vivente e alla fine condensare, almeno sul piano storico, in una sua relazione quanto ormai si sa sulla morte dello scrittore.
Sarebbero un omaggio dovuto ad uno dei grandi protagonisti della cultura e anche della storia del nostro paese.
Un’ultima riflessione. Nel 1974 Pasolini aveva scritto che “l’Italia è un paese che diventa sempre più stupido ignorante” dove regna il consumismo e dove il conformismo di sinistra si accompagna ormai a quello di destra. Chissà cosa avrebbe scritto oggi dei giovani accalcati in fila davanti ai negozi in cui è in vendita l’ultimo modello di smartphone. Più che una critica la sua è stata una profezia.

 

PASOLINI E IL CALCIO   
 

Pier Paolo Pasolini

Il fisico ce l’aveva, e anche lo stile. Correre dietro un pallone gli veniva bene: che fosse un campo vero o un brullo spiazzo di periferia romana, a misurarsi con ragazzi di vita e piccoli teppisti divorati dal male e dalla fame. Gli veniva bene come comporre versi sulla carta, e forse erano i suoi momenti più felici. Per lui un rito, tanto che si era lasciato andare fino a definirlo “L’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”. O no, caro Pier Paolo, il calcio rappresentazione sacra non lo è più – ammesso che lo sia mai stato. È guerra dentro e fuori e spettacolo di ferocia e di dolore. Oppio è divenuto, Pier Paolo: oppio dei diseredati ed empietà per i nuovi mercanti del tempio.
Angelo Gaccione 

SCIOPERO UNITARIO
Appello per uno sciopero unitario di tutti i sindacati


 
firma quihttps://forms.gle/AwHM1yvyNrEHPd2V8

Come lavoratori e lavoratrici, Rsu e delegati sindacali, esprimiamo una fortissima preoccupazione per i contenuti sociali presenti nella Legge finanziaria presentata dal Governo Meloni e dal progetto di riarmo che il governo, in piena sintonia con una parte consistente dei governi europei, sta sistematicamente portando avanti con effetti presenti e futuri veramente devastanti. Le lotte sulla Palestina, caratterizzate da un forte processo di aggregazione popolare e sociale, ci hanno insegnato quanto sia importante e desiderata l’unità dal basso di tutti i sindacati siano essi di base che confederali, come nel caso dello sciopero generale del 3 Ottobre.
Non abbiamo mai condiviso le forzature, le fughe in avanti, la corsa a chi decide le date di sciopero in solitaria, né tanto meno l’attendismo di chi aspetta tempi troppo lunghi per la proclamazione degli scioperi.
Separarsi nelle lotte e negli scioperi per ragioni di sigla sindacale è davvero deleterio, si tratta di comportamenti che non aiutano l’unità dei lavoratori nei luoghi di lavoro; inoltre se consideriamo la legge sugli scioperi non abbiamo alcuna possibilità di scioperare e manifestare se non nella data del 28 Novembre, data nella quale prima la Cub e poi altri sindacati di base come Usb e Cobas hanno indetto uno sciopero.
Farlo prima determinerebbe una difficoltà a preparare i lavoratori alla giornata di sciopero, farlo dopo rischierebbe di sviluppare una mobilitazione quando la finanziaria, magari, è già stata approvata. 
Non ci interessa chi ha indetto lo sciopero prima, quello che ci interessa è unire le forze dei lavoratori e non disperderle.
È necessario infatti concentrare le forze per preparare uno sciopero generale sui temi cruciali quali:
1. opposizione al piano riarmo e ai tagli al salario sociale
2. attacco ai diritti fondamentali dei lavoratori 
3. aumento dell’età pensionabile 
4. mancanza di rinnovo dei contratti. 
Proviamo a fare un passo in avanti, siamo tutti consapevoli che l’ipotetica separazione degli scioperi, o la mancata indizione degli scioperi da parte del principale sindacato italiano, la CGIl, indebolirebbe la forza dello sciopero, favorendo, nei fatti, la tenuta ed il rafforzamento del governo Meloni. 
Se c’è una convergenza di fondo nella critica alla finanziaria del governo Meloni e alla politica di riarmo, dobbiamo provare ad andare oltre gli steccati, tentare di unirci nell’unica data possibile per esprimere, attraverso lo strumento dello sciopero, la nostra netta e decisa contrarietà alle politiche antisociali e di riarmo portate avanti dal governo Meloni.



I Firmatari
Francesco Cori RSU FLC CGIL
Roberto Villani RSU FLC CGIL
Renato Caputo RSU FLC CGIL
Pasquale Vecchiarelli RSU FP CGIL CDL Roma EST
Marco Beccari direttivo FLC CGIL
Francesco Paolo Caputo FLC CGIL
Selena Di Francescantonio RSU FP CGIL
Beniamino Caputo CGIL università
Marco Morosini RSA FLM Uniti CUB
Romolo Calcagno RSU FLC CGIL Bologna
Emanuela Chiappini Cgil
Francesco Locantore Rsu Flc Cgil
Luigi Cerini SPI-CGIL
Marialisa Bruzzaniti CGIL
Augustin Breda CGIL
Luisa Barba FLC-CGIL
Antonio Pisa Spi Cgil
Giovanni Chiappetta Rsu Flc-Cgil    
Maurizio Aversa Cgil
Andrea Sonaglioni    
Giovanni Lucidi Cgil
Giuseppe Palmieri    
Franco Panzarella Assemblea generale CdL
di Prato Pistoia delegato Rsu ITST. Buzzi Prato
Silvio Izzo    
Alessandro Modolo  
Maria Mazzei Rsu flc-Cgil
Marta Malaguti Usb
Francesca Sapucci Cgil
Chiara Fallavollita    
Diego Chiaraluce FLC Cgil
Giuseppe Lingetti FIOM-CGIL Roma, RSA Neat srl
Matteo Pagano Fiom Roma est  
Stefano Paterna    
Christian Pescara    
Mario Eustachio De Bellis USB pensionati
Rosario Marra Iscritto USB Napoli
Vincenzo Spagnolo FLC CGIL
Alberto Mammollino RSU FLC CGIL
Daisy Rapanelli    
Simone Antonioli USB Fed Cremona-Mantova
Riccardo Gandini    
Diego Polidori C.G.I.L
Alessandra De Rossi    
Pamela Nazzaro Filt Cgil
Maria Andreina Parogni Cobas
Tatiana Bertini CGIL
Luciana Puccinni    
Veronica Morea RSU FLC-CGIL
Elena Felicetti FLC CGIL
Nikita Pilò Wenzel    
Fulvia Spatafora FLC CGIL
Irene Rui    
Stefano Cossu    
Velia Minicozzi    
Roberto Giacomelli RSU FLC-CGIL
Grazia Francescatti USB
Umberto Spallotta Flc Cgil
Vania Latini CGIL
Ruggero Orilia    
Nicolae Daniel Socaciu RSU FIOM CGIL Forlì-Cesena
Giovanni Bruno EN Cobas
Susanna Ardito RSU FLC-CGIL
Luca USB PI e RSU Università degli Studi di Cagliari
Lisa Marras    
Fannì Sacconi RSU FLC CGIL
Riccardo Federici CIGL
Vilma Gidaro SPI Cgil (Roma Sud-Pomezia-Castelli)
Luca Pusceddu USB PI - RSU Università degli Studi di Cagliari
Daniela Alessandri  Spi CGIL
Sarah Morteza Usb
Nicolò Martinelli    
Carmelo Cipriano    
Silvia Giuntini iscritta Cobas
Claudia Troilo SLC CGIL
Daniele Zollo    
Carlo Iozzi RSU Valmet Tissue Converting - Lucca
Simone Di Giulio RSU Valmet Converting Fiom Lucca
Cristina Cirillo    
Fabrizio Baggi CGIL
Deborah Di Tommaso RSU FP- CGIL Roma
Bruno Barbona    
Simone Rossi    
Riccardo Filesi RSU CGIL FLC
Giorgia D’Amico Rsu fp Cgil
Francesco Mattogno    
Gabriele Germani divulgatore e saggista
Chiara Piliego    
Mohamed Taha    
Francesco De Simone RSA FISAC CGIL
Ikram Gtite    
Ezio Locatelli ex deputato
Matteo Masum FIOM CGIL
Gustavo Filippucci    
Ela Gerevini    
Elisa Pungetti UIL
Enrico Diez    
Alessio Ansini    
Adriano Morgia    
Federica Molinari Slc Cgil
Francesco Visco    
Claudia Di Cioccio    
Sonia Ferrin    
Stefania Zurlo CGIL
Francesca Ettari    
Maura Zacchi CGIL
Johannes Kurzeder CGIL/FLC Bologna
Osvaldo Bossi CGIL
Giuseppe Postacchini RSU flc
Marta Scaccia Rsu - FLC Cgil
Amalia Masullo    
Barbara Pulcini    
Carlo Tempestini SPI CGIL
Federico Pellocano  A.d.l. Cobas (Treviso)
Fausto Cristofari Iscritto SPI CGIL Torino
Tiziana Moreschi    
Marinella Manfrotto    
Teresina Bellu CGIL
Marta Latini    
Maria Teresa CIZZA CGIL
Aristide Cacioni Spi CGIL
Annalisa Anzivino SPI Cgil
Claudio Fiorellalno  Novara
Filippo Domenicucci    
Lucietta Bellomo SPI CGIL
Luca Corvitto    
Francesca Ettari Flc Cgil
Sonia Fontana CGIL
Angelo Calemme RSU CISL Scuola
Alfredo Camozzi Cobas Scuola
Antonietta Ponticelli    
Sandy Alessandra Da Fre FLC CGIL
Myriam Tiddia SLC - CGIL
Serafino Puccio RSU IIS Settimo Torinese FLC Cgil
Stefano Caroselli Filt Cgil
Claudio Giannini SPI CGIL - AUSER (Volontariato)
Antonio Mannatzu    
Greta Franco    
Jones Mannino Funzione Pubblica - CGIL
Roberto Caiani delegato Cgil
Maurizio Afeltra    
Anna Maria Bregoli    
Raffaele Viglianti RSU FILT CGIL Roma
Angelica Bergamini    
Gianfranco Angioni RSU USB-
ARNAS BROTZU CAGLIARI
Fernando Volponi Iscritto Cgil sanità Policlinico Gemelli
Giulia Chia    
Bruno Palumbo    
Vito Meloni ex dirigente FLC-Cgil
Roberta Severino Cub Sallca
Virginio Pilò FLC CGIL
Giorgio Riccobaldi SPI Cgil  La Spezia
Roberta Cabua libera professionista
Giorgio Riccobaldi SPI Cgil La Spezia
Massimo Dalla Giovanna Rsu Slc-Cgil
Paolo Virgili FLC CGIL
Fiorenza Arisio iscritta CUB
Ennio Macrì Cisal
Maria Antonietta Vannisanti pensionata CGIL
Concetta Morelli  pensionata
Luca Massimo Climati pensionato
“Odissea” giornale di cultura - Milano

POETI E GUERRA
di Laura Margherita Volante 



 
Ecatombe
 
Le parole sono croci 
nei cimiteri del
deserto.
La firma della morte invece 
è sempre chiara
Perché? 
Grida un bambino 
affamato 
di cibo e d’amore.
Non ha più la mamma 
di cibo e d’amore
Perché...? 
Non risponde all’appello
L’infame!
Accarezza i suoi figli 
che gli chiederanno 
“Perché?” 
“Sono fratelli nati da 
un grembo come noi”.
Implorante la Madre 
chiude gli occhi del bimbo. 
“Era mio fratello...” 
fa eco l’Universo.

 

NOVITÀ LIBRARIE


 


U
na donna forte e risoluta che sceglie di vivere secondo ragione, piacere e libertà. Un’esistenza fuori dagli schemi che smaschera le menzogne che da secoli avvelenano l’Occidente e minano la razionalità della vita personale e collettiva. Nelle vicende del libro Il romanzo di una “cortigiana anonima”Monologo di una donna libera tra racconto e saggio di Hedy Belfort (Effigi 2025, pagine 280 € 18) cittadina canadese, si riflettono i nodi irrisolti della nostra civiltà: l’eredità delle religioni monoteiste, la sovrapposizione forzata di amore, sesso e potere, la progressiva perdita della ragione come strumento di emancipazione. Un “romanzo filosofico” che apre a una prospettiva diversa, capace di restituire centralità al pensiero critico e al piacere come misura dell’esistenza. Non si racconta solo un destino individuale, ma si interroga la nostra intera cultura, provando a immaginare un futuro meno decadente. Un’opera originale che intreccia tensione narrativa e riflessione teorica, con una prosa appassionata e provocatoria che incarna quella “tensione razionale” che Vittorini chiedeva alla letteratura: non intrattenere soltanto, ma scuotere, far discutere e aprire nuove possibilità di vita.
Luigi Mazzella

MUSICA A SAN MATTEO APOSTOLO
Rocca San Giovanni - Chieti





MUSICA A SAN CRISTOFARO SUL NAVIGLIO
Omaggio a Scarlatti.


Cliccare sulla locandina per ingrandire


MOBILITAZIONE A SESTO S. GIOVANNI




  

venerdì 31 ottobre 2025

A SPASSO PER VIA BRERA E DINTORNI
di Angelo Gaccione

Il chiostro grande di S. Simpliciano

Quando mi capita di percorrere la via Brera non trascuro mai di allungare il passo fino a Largo Treves e di transitare per via Solferino. Ho tanti buoni motivi che riguardano una parte della mia giovinezza e non voglio dire di più. Non trascuro di fare delle soste davanti a dei numeri civici precisi: all’aiuola dedicata alla scrittrice Lalla Romano che aveva casa quasi di fronte all’Accademia, di varcare l’atrio di quest’ultima, di sciamare lungo i suoi corridoi e di salire fino al loggiato della Pinacoteca, perché sui lati opposti degli scaloni ci sono le statue del poeta Parini e del giurista Beccaria. 

Quando giro sulla via Ancona, mentalmente ho già deciso perché. Al numero 4 c’è la casa dove abitò l’amico Cesare Medail che fu a lungo responsabile delle pagine culturali del Corriere della Sera. Gli bastavano pochi metri per arrivare alla sede del quotidiano milanese. Alcuni passi più avanti, al numero 2, c’è la lapide commemorativa per Carlo Rosselli che vi aveva abitato nel 1926, e dove era la sede della rivista ‘Il Quarto Stato’ che aveva fondato assieme a Pietro Nenni. La rivista durò pochissimo: dal 27 marzo al 30 ottobre del 1926; il fascismo non poteva tollerarla.


La corona dell’Anpi e i nastri con i colori nazionali posti sopra, nella ricorrenza del 25 Aprile, la nascondono per buona parte, e anche l’edera che la cinge non la rendono immediatamente visibile. Si fa fatica a leggere anche lo scritto, ma a me non sfugge, perché è ben fissa nella mia memoria.  


La lapide che ricorda i quattro architetti del BBPR (Banfi, Belgioioso, Peressutti, Rogers) sul muro di fronte, si legge invece benissimo. La corona è appesa opportunamente sotto lasciandola sgombra e visibile. Innamorato come sono dei chiostri, non posso dimenticare che proprio all’angolo, in via Dei Chiostri, in questa via chiusa e silenziosa, ci sono i chiostri dell’oratorio di quella meraviglia che è San Simpliciano. È stato definito un angolo di paradiso e lo è davvero; lo è soprattutto per i bimbi che vi trovano un luogo accogliente e sicuro e possono tranquillamente giocare sotto lo sguardo rilassato delle mamme. 

L’oratorio ha anche un grazioso teatrino, Teatro dei Chiostri si chiama, ed io vi ho scoperto una stretta collaborazione con l’Associazione Culturale “Macró Maudit”. Nata nel 2018, attraverso il teatro promuove i valori dell’impegno civile e della cittadinanza attiva, nelle carceri e nelle scuole, con una attenzione particolare alla legalità e all’antifascismo. Ha uno sguardo attento alla memoria cittadina, ma non trascura la letteratura, e forse nemmeno la poesia. Credono fermamente “nella possibilità di cambiare le cose” i loro associati, e questo ce li rende preziosi e necessari.

   

 

 

BARI. BIBLIOTECA MARX 21   
Guerra al Venezuela?




ROMA. CAMPIDOGLIO SALA DEL CARROCCIO




giovedì 30 ottobre 2025

REFERENDUM E INVASIONI DI CAMPO
di Franco Astengo



La migliore spinta per la campagna elettorale del “NO” alla “deforma” (copyright del compianto Felice Besostri) è arrivata dalla replica della signora presidente del Consiglio verso la sentenza della Corte dei Conti riguardante il ponte sullo stretto di Messina. Replica che è stata impostata sul concetto di “invasione di campo” da parte della magistratura (contabile in questo caso) rispetto l’attività del governo considerato il solo soggetto depositario del potere del popolo e di conseguenza sovraordinato legittimamente in una visione, ci sia permesso di scriverlo, di chiara propensione autocratica. Al momento della scelta referendaria, verso la quale va indicato subito un secco “NO”, ci troveremo di fronte non tanto e non solo il tema della separazione delle carriere dei magistrati e quello della composizione del CSM (con il grande pericolo del sorteggio, indice di vero e proprio disprezzo per il dibattito politico e la sua più alta forma di esplicitazione rappresentata dal voto libero e personale). In gioco ci sarà la forma concreto dello stato di diritto: un tema per certi versi ancora superiore di importanza rispetto alla difesa della Costituzione repubblicana. Il principio della divisione del potere legislativo, esecutivo e giudiziario, oltreché il bilanciamento tra essi, costituiscono elementi cruciali dello stato di diritto. Tali principi sono sanciti dalla maggior parte delle costituzioni moderne. Mentre i dettati costituzionali si limitano ad enunciare tali principi, sono le norme di attuazione che forniscono la disciplina che regola sostanzialmente i rapporti tra i diversi poteri. Recenti sviluppi indicano un avvicinamento tra i poteri legislativo ed esecutivo, ed una sorta di “isolamento” del giudiziario rispetto ai due precedenti. Il ruolo dei parlamenti è sempre più ridotto, mentre i governi finiscono sempre di più per identificarsi col legislatore diventando così i soggetti sui quali si accentra la crisi delle democrazie liberali. I parlamenti da legislatori divengono così meri luoghi di dibattito e scambio di idee tra i vari gruppi. Detto ciò, il governo, già detentore dell’esecutivo, diviene attore principale nel processo legislativo. 



Le iniziative legislative dei parlamenti sono sempre meno ricorrenti, e comunque senza l’appoggio del governo, un progetto di legge solo raramente riuscirà ad entrare in vigore. Questa tendenza è preoccupante e potrà condurre ad una “onnipotenza” dell’esecutivo, e ad una marginalizzazione del legislativo. Trattasi di una tendenza difficilmente arrestabile, e che a tratti appare addirittura irreversibile. Il processo di incorporazione del potere legislativo all’interno dell’esecutivo potrebbe trovare il giusto contrappeso in un giudiziario forte ed indipendente. Solo così il singolo cittadino potrebbe vedere tutelati efficacemente i suoi diritti di fronte ad un potere esecutivo sempre più massiccio. Tale tutela è apportata dai tribunali civili e penali, competenti a giudicare sui singoli casi, dai tribunali amministrativi, competenti ad effettuare un controllo di legalità sugli atti della pubblica amministrazione, ed infine dalle corti costituzionali, che valutano la costituzionalità delle leggi adottate dai parlamenti. La difesa di questa suddivisione dei poteri e di terzietà nell’amministrazione della giustizia rispetto all’esecutivo vanno considerati i temi di fondo sui quali impostare la vicenda referendaria che pure conterrà dentro di sé un complesso di problematiche da non trascurare compresa quella più squisitamente legata alla dinamica politico-elettorale per la quale è prevista una lunga rincorsa che approderà alle elezioni legislative generali previste per l’autunno del 2027, se non interverranno nel frattempo elementi di possibile accelerazione.
 

COMUNICATO SU GAZA


 
L’aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza continua senza sosta, nonostante la tregua firmata sotto la supervisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e con la partecipazione di Egitto, Qatar e Turchia.
L’accordo prevedeva un cessate il fuoco immediato e un protocollo umanitario per la protezione dei civili e l’accesso agli aiuti.
Fin dall’inizio la tregua è apparsa fragile: il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non ha mostrato alcuna intenzione reale di rispettarla, cercando invece di sabotarla fin dal primo momento.
Ieri è stato commesso un massacro terribile nel campo profughi di Nuseirat, pesantemente bombardato nonostante fosse popolato da civili sfollati provenienti da Gaza e dal nord del settore.
Il bombardamento ha causato oltre cento morti, di cui quaranta bambini, segnando di fatto la fine della tregua.
Consideriamo responsabili della sua applicazione e del monitoraggio del cessate il fuoco tutti i Paesi garanti, inclusa l’Italia, rappresentata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme a Egitto, Qatar e Turchia.
Dopo due anni di genocidio che hanno provocato la perdita di oltre il 12% della popolazione di Gaza tra morti, feriti e dispersi, la comunità internazionale deve agire con urgenza.
Chiediamo alle Nazioni Unite di adottare misure concrete per fermare l’arroganza israeliana, perseguire i responsabili dei crimini di guerra e garantire condizioni di vita dignitose ai civili che soffrono sotto assedio, fame e morte.
Invitiamo la comunità internazionale ad aprire immediatamente i valichi ai convogli umanitari e alle delegazioni, soprattutto dopo che la resistenza palestinese ha consegnato i prigionieri israeliani vivi e i corpi dei morti, in un gesto umanitario di buona volontà.
Il rischio di una nuova escalation militare è ormai imminente.
Infine, chiediamo a tutte le organizzazioni civili, i sindacati e i movimenti studenteschi di continuare la mobilitazione popolare e diplomatica per porre fine al genocidio in Palestina, in particolare nella Striscia di Gaza, in difesa della giustizia, della dignità e del diritto alla vita e alla libertà di ogni popolo.
 
Associazione dei Palestinesi in Italia (API)

 

BARI PER PASOLINI




SALUS



Il problema della stitichezza affligge una quantità impressionante di persone di tutti i ceti e di tutte le età. Cibi resi sempre più poveri e artificiali dalla lavorazione industriale? Stili di vita non sempre corretti? Orari dei pasti alterati? Fretta, ansia, stress, figli dei ritmi assurdi della post-modernità e chissà cos’altro ancora? Sedentarietà con ripercussioni anche a livello pelvico e quindi l’instaurarsi di ostacoli all’espulsione delle feci? Qualche rimedio non invasivo e più naturale possibile può aiutare a migliorare la personale qualità della vita. La letteratura scientifica è concorde nell’affermare le salutari proprietà delle 3 fibre contenute in Colonfit Advance, a condizione che i dosaggi siano adeguati. L’Ossido di Magnesio è una sostanza antiagglomerante, che abbiamo utilizzato come ingrediente funzionale, data la sua proprietà di accelerare il transito colico... ne abbiamo tuttavia inserito in formula un dosaggio molto al di sotto di quello accreditato di azione lassativa, che invece intendiamo attribuire alle proprietà di Psyllium, Avena e Inulina.
Le fibre solubili, viscose e non, come quelle contenute in Colonfit, devono essere assunte accompagnate da un’adeguata quantità d’acqua: in qualsiasi momento della giornata se l’obbiettivo è quello facilitare il transito intestinale; subito prima dei pasti principali se si vuol sortire anche un effetto di ritardato assorbimento degli zuccheri e un anticipato senso di sazietà.
Anche l’azione ipocolesterolemizzante è riconosciuta alla fibra di Psyllium (accertarsi che sia la crusca del seme e non il seme stesso intero o macinato) e alla Fibra d’Avena, in particolare ai Betaglucani, di cui la Fibra d’Avena contenuta in Colonfit è particolarmente ricca.
È importate assumere Colonfit almeno 1 ora prima o 2 ore dopo l’eventuale assunzione di farmaci, per evitarne un’alterazione nella cinetica d’assorbimento degli stessi.
Colonfit Advance è disponibile nei gusti Arancia e Frutti Rossi ed è venduto nei canali farmacia e parafarmacia in tutta Italia.
Ricerca & Sviluppo Innovares srl Unipersonale


 

mercoledì 29 ottobre 2025

GUERRA IN UCRAINA



Orban avrà tutti i difetti, ma almeno sull’Ucraina ha le idee chiare.
 
È immaginabile che Orban abbia espresso anche al Papa la propria opinione che gli europei, nel loro interesse, dovrebbero parlare con la Russia. Il problema è capire cos’abbia in testa Leone. Dopo le stupidaggini wojtyliane e ratzingeriane sulle radici cristiane dell’Europa, sarebbe ora che dal Vaticano uscisse una parola di ammonimento a un’Europa che marcia verso la guerra. La deriva militaristica è certamente l’aspetto già grave della crisi europea; tuttavia non c’è bisogno di questa convinzione per vedere la profondità della crisi. Secondo Orbán, la crisi ucraina può essere risolta solo con la partecipazione di altri paesi. “Questo obiettivo può essere raggiunto solo coinvolgendo forze esterne. Qualcuno deve parlare di pace con i russi. Possono essere gli Stati Uniti o l’Europa. Ma l’Europa non vuole avviare colloqui con la Russia, il che è un errore catastrofico”, ha dichiarato in un’intervista al canale televisivo M1. Ha osservato che una volta ripresi i contatti con la Russia, gli Stati Uniti “affronteranno la questione del futuro dell’Ucraina e delle sue risorse economiche”, mentre l’Europa rimarrà ai margini e non sarà in grado di mantenere il dialogo “nemmeno sul proprio futuro. Per questo motivo vogliamo che i leader europei si mettano in contatto diretto con i russi per avviare colloqui e raggiungere un accordo sul sistema di sicurezza europeo tra Russia ed Europa”, ha spiegato il primo ministro. Ha affermato di ritenere che, una volta terminato il conflitto, l’Ucraina debba rimanere indipendente e sovrana, ma ciò non significa che debba essere ammessa nell’Unione Europea. “Firmiamo con l’Ucraina accordi che siano utili per lei, ma che non ci mettano a repentaglio. Quindi, niente adesione all'UE”, ha sottolineato Orbán.
Franco Continolo

 

POESIA
G
iuseppe Langella e Angelo Gaccione alla Biblioteca Ostinata.


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TRIESTE
Assemblea cittadina sulla Palestina.





 

martedì 28 ottobre 2025

MANIFESTAZIONI E POLITICA
di Franco Astengo


 
L'inizio d'autunno 2025 appare caratterizzato da una evidente costante: la riuscita delle manifestazioni di piazza pur indette da soggetti diversi, convocate su argomenti diversi e con coincidenze parziali dal punto di vista dell'espressione partecipativa sia sociale sia generazionale. La condanna del genocidio che sta subendo il popolo palestinese si è affiancata alla battaglia sindacale avverso la legge di bilancio. Una legge di bilancio preparata è bene non dimenticarlo dal governo di destra mentre incombe la necessità di attrezzarci per respingere l'ennesimo tentativo di violazione costituzionale questa volta sul tema della giustizia. L'insieme di queste problematiche vede contemporaneamente l'impegno di una pluralità di attori prevalentemente di origine sindacale e una sostanziale lateralità delle forze politiche parlamentari.
Le forze politiche parlamentari sembrano sì capaci di sostenere le posizioni sulla base delle quali si svolgono le manifestazioni ma senza riuscire a presentare un progetto organico di opposizione e mantenendo al loro interno distinzioni e financo ambiguità sia nei rapporti politici sia nell'orientamento complessivo. Questa "lateralità" (se non "estraneità") tra movimenti e soggetti politici è stata anche testimoniata dalla continua discesa nella partecipazione al voto nell'occasione delle diverse tornate regionali e comunali succedutesi nei mesi di settembre ed ottobre: caduta culminata nelle recenti elezioni regionali toscane con una percentuale di astensione davvero molto elevata, tale da confermare l'analisi di una sostanziale "fragilità del sistema" tale da porre il tema di una possibile torsione in senso autoritario.
Si pone così per intero il vecchio tema nenniano "piazze piene e urne vuote" con un di più da aggiornare riflettendo sul quadro offerto dalla trasformazione del sistema dei partiti sul quale ci siamo già soffermati a lungo e che potremmo riassumere nella triade personalizzazione- comunicazione esaurimento dell'agire politico nella governabilità considerata "meta unica".
Poco si analizza la difficoltà crescente della democrazia gradualmente messa in discussione con l'avanzare del superamento del parlamentarismo, della messa in discussione della separazione dei poteri, del bavaglio alla magistratura e ai giornalisti, della demolizione del welfare, della mercificazione della scuola e dell'università, delle leggi elettorali che nonostante le decisioni della Corte Costituzionale continuano a sancire il primato del "Capo". Soprattutto tutti questi punti (elenco imparziale e sommariamente compilato) non riescono a diventare progetto organico di opposizione per l'alternativa: il PD non appare in grado di sciogliere il nodo dell'incertezza tra la tendenza a voler rappresentare un " Nuovo Ulivo" oppure a voler costruire un Fronte Popolare.

 

Accenno al PD perché sicuramente esso rappresenta il soggetto potenzialmente pivotale attorno al quale raccogliere un'alleanza che al momento attuale appare carente anche dal punto di vista di espressione delle diverse "issue" culturali e politiche che risulterebbe necessario rappresentare per incontrare le diverse esigenze sociali e le molteplici sensibilità presenti nel Paese. Appaiono, infatti, assenti o perlomeno deficitari due elementi: quello di una visione complessiva strategica di società rivolta prima di tutto al quadro internazionale (pace, collocazione dell'Europa, qualità della democrazia) e quello di una progettualità riferita a un preciso modello sociale come - quello - per intenderci provvisto di una base economica che affronti le evidenti distorsioni del modello liberista - corporativo che questo governo sta alimentando. Quel modello "liberista-corporativo" succeduto a quello neo-liberista dei primi anni del XXI secolo e che può essere contrastato da una idea socialista (come sta avvenendo anche negli USA) che comprenda il mutamento di paradigma imposto dalle grandi transizioni in atto da quella ambientale a quella digitale.



Nei giorni scorsi come Associazione "Il Rosso non è il Nero" avevamo avanzato l'idea di una azione unitaria delle opposizioni parlamentari perché si adottasse un'unica proposta riguardante la legge di bilancio (il modello dovrebbe essere quello che sulla materia presenterà " Sbilanciamoci" il prossimo 4 dicembre). Nel contempo si dovrebbe rifuggire dalla logica emandataria presentando così la compatezza di una elaborazione complessiva posta aa un punto tale di definire finalmente un primo abbozzo di riconoscibile alternativa, prendendo atto che l'acutezza delle contraddizioni pot-moderne impedisce la via della semplice alternanza e del cosiddetto "bipolarismo temperato". A questa nostra proposta hanno aderito 27 associazioni e organi informativi da tutte le parti d'Italia: tra gli altri abbiamo avuto l'adesione dei soggetti più prestigiosi operanti sul versante della sinistra e sul piano nazionale da molto tempo.
In questa occasione ribadiamo la necessità di portare avanti un progetto di questo tipo con 2 obiettivi:
a) contribuire ad un avvio di saldatura nel rapporto definibile sbrigativamente " tra manifestazioni e politica" svolgendo anche una funzione pedagogica tesa al riconoscimento del superamento di una società fondata sull'individualismo competitivo e il consumismo di massa come l'attuale;
b) portare la riflessione tra le forze politiche ad un livello tendente ad analizzare il complesso della situazione in atto non attraverso la singolarità dei casi ma puntando ad una visione comune di società alternativa pur nei necessari distinguo di declinazioni intorno a specifici aspetti: declinazioni diverse derivanti anche da derivati storici la cui identità e memoria debbono comunque essere conservati e innovati gradualmente.

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