UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

venerdì 12 settembre 2025

ACHTUNG BANDITEN!

 
Ieri, le truppe di occupazione naziste. Oggi, a declinare variamente quello stesso minaccioso avvertimento sono - con qualche crescente eccezione - le virtuose democrazie europee. Banditi, ieri, furono i ribelli ai regimi totalitari, destinati a scalzarli e a dare origine alle nazioni fondatrici dell’attuale Unione Europea. Oggi, ai nipoti di quei Banditi, ai nipoti dei protagonisti delle Resistenze europee con tanta generosa retorica celebrati ogni anno nelle ricorrenze di rito da posteri forse non altrettanto ammirevoli, si rimprovera da Strasburgo di non avere “lo stomaco di combattere”! Così ieri infatti il commissario capo di un esecutivo mai eletto, Ursula von der Leyen: “Europe must fight! Does Europe have the stomach to fight?”.
Ai nipoti dei Banditi delle Resistenze europee si intima, da Strasburgo, di non mollare un centimetro di territorio. Ancora nelle parole della presidente di una Commissione senza Costituzione: “L’Europe défendra chaque centimètre carré de son territoire, Mesdames et Messieurs!”.  Ma da chi dovremmo difendere il nostro territorio? Chi dovremmo avere il fegato di combattere?
Per quanto attestano gli atti, i novelli Banditi sono un Paese - la Federazione Russa - che non risulta aver pestato un dito ad alcun Paese della ‘democratica’ Unione Europea. Semplicemente, si è trovata circondata da un’alleanza militare difensiva denominata NATO trasformatasi, a mandato scaduto, nella compagine più offensiva e aggressiva della storia contemporanea. E comincia ad esserne comprensibilmente preoccupata. 


Da parte sua, con poche crescenti eccezioni, la grancassa mediatica occidentale racconta il conflitto in Europa orientale assumendo acriticamente, perinde ac cadaver, il punto di vista di una sola delle parti, sovente alterando, oscurando o gonfiando fatti, dichiarazioni, immagini, talora scadendo nel ridicolo. Poco o nulla viene riportato dei punti di vista divergenti. Men che meno si affronta il tema delle origini, delle cause e del contesto nel quale quel conflitto si è venuto costruendo. Sembra essersi del tutto smarrito il ruolo del ‘quarto potere’: l’allineamento ha preso il posto dell’inchiesta, il copia-incolla quello dell’indagine, il conformismo quello della deontologia. Una mutazione genetica che affligge ormai tutti i settori dell’informazione dominante.
La ‘santa alleanza’ fra istituzioni nazionali ed europee tragicamente autoreferenziali, avulse dalle popolazioni ‘rappresentate’, e organi di disinformazione proni alle esigenze narrative indispensabili alla loro sopravvivenza, non merita allora di diventare oggetto di libero dibattito pubblico? Al riparo da paraocchi e anatemi? Vogliamo parlarne? 
Va in scena così oggi 12 settembre a Firenze, a cura dell’associazione di volontariato Idra, pericolosamente divergente, un primo tentativo di ‘dialogo di strada’ in quattro lingue, a partire dalle parole chiave “Achtung Banditen! I Russi dappertutto?”. Una costatazione. Una domanda.
Si snoderà dalle 10 alle 12 fra Palazzo Vecchio e la Regione Toscana lungo Via dei Calzaiuoli, Piazza Duomo, Via Martelli, Via Cavour.
Associazione di volontariato Idra

SULL’ORLO DELL’ABISSO


 
Diciamolo semplicemente. Siamo sull’orlo del baratro della guerra mondiale che può annientare l’umanità. Nessun fine è più importante della salvezza dell’umanità dalla distruzione. C’è una sola cosa da fare per impedire la catastrofe: iniziare subito il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti; iniziare subito a fare della nonviolenza la politica comune dell’umanità e di tutte le sue legittime istituzioni, la politica necessaria alla salvezza dell’umanità. Fermare immediatamente tutte le guerre ed aprire negoziati in ogni conflitto in corso. Sostituire alla cosiddetta “difesa” armata la Difesa Popolare Nonviolenta. Sostituire subito agli interventi militari i Corpi Civili di Pace. Iniziare subito lo smantellamento di tutti gli arsenali, a cominciare da quelli nucleari. Fermare subito la produzione e il commercio di armi. Restituire all’Onu la funzione di istituzione sovranazionale per risolvere pacificamente i conflitti internazionali. Chiedere a tutti gli esseri umani di rifiutarsi di uccidere altri esseri umani. Salvare le vite è il primo dovere.
Solo la nonviolenza può salvare l’umanità.

“Centro di ricerca per la pace, i diritti umani
e la difesa della biosfera” di Viterbo

BIBI A GAZA
di Zaccaria Gallo

             
 
Ti hanno insegnato ad aver paura
della dolcezza e, nella tana della tua testa,
è cresciuta la consapevolezza
che anche il cielo puoi strangolare.
Non hanno padri, non hanno fratelli,
quelli che tu chiami nemici in una
guerra perduta per entrambi?
E i lamenti delle donne che l’aria
saturano con voli di tordi a sera,
non giungono al tuo cuore,
pieno di benzina e kerosene,
d’uranio, fosforo e terrore?
“La tua guerra non è un campo di grano”
per far fiorire le spighe
e coltivare il pane,
ma armadio, dove conservare il delirio,
non importa se muore un vecchio
o un bambino.
Il tuo nome si scrive nella estraneità
del Meccanico del mondo,
che ti lascia fare quello che vuoi,
come se se la fosse data a gambe
dopo la creazione.
Sugli scuri della tua casa,
sul parabrezza della tua auto,
riposano angeli senza braccia,
senza gambe, come anitre
impallinate per la cena.
Apri il frigorifero e,
tra i certificati di morte,
cerca la bottiglia che contiene l’omicidio.
Tua madre l’ha conservata da tempo per te.

 

COMINCIARE CON UNA DOMANDA 
di Luigi Mazzella
 
 
Capovolgo lo stile ed il percorso dei miei interventi e comincio con la domanda, solitamente posta in chiusura. Se è vero che il coinvolgimento della NATO nella guerra Russia-Ucraina al fianco di Zelensky, è stato voluto, contro il testo dello stesso articolo 5 del Patto Atlantico, dal Partito Democratico americano di Biden, Obama e Clinton, guerrafondai confessi e riconosciuti, e avversato da Trump che, appena eletto, in nome di promesse di pace, dopo la vittoria alle urne si è prontamente dissociato dalla propaganda Occidentale, riconoscendo, in buona sostanza, la sua falsità; 
i membri autorevoli del Partito Repubblicano Statunitense, nel dopo elezioni, hanno avallato, condividendolo, addirittura il timore di Putin per l’insediamento sul confine russo di un regime fortemente sostenuto da battaglioni filo-nazisti e per la tendenza espansiva e tutt’altro che difensiva dimostrata dalla NATO nell’Europa orientale;
tutti i partiti al governo degli Stati compresi nell’Unione Europea (inclusi i suoi stessi vertici) sono rimasti schierati, senza se e senza ma, a favore della linea del Partito Democratico Americano, condivisa dal Deep State ma sonoramente sconfitta, con voto popolare, dai Repubblicani di Trump, a quale logica razionale può mai rispondere la pretesa che Trump, andando contro le sue stesse convinzioni e in spregio al risultato elettorale, abbracci la politica dello sconfitto Biden e dei suoi servi sciocchi Europei (da Macron a Meloni) e condanni, con sanzioni, il sacrosanto diritto di Putin di non voler vedere la rinascita, in una zona distintasi già nella seconda guerra mondiale per collaborazionismo filo-hitleriano, un regime sorretto da battaglioni (detti: Azov) formatisi secondo i principi e lo spirito del nazifascismo?

giovedì 11 settembre 2025

LUTTI NOSTRI



Odissea” formula le più sentite e affettuose condoglianze alla nostra collaboratrice Laura Margherita Volante corrispondente da Ancona per il grave lutto che l’ha colpita. Si è spento ad Alessandria il caro ed amato fratello Gian Paolo.

I DRONI IN POLONIA
di Luigi Mazzella
 
Varsavia rasa al suolo

Si invoca l’art.4, ma la NATO è in guerra da tre anni. Anzi, da quando ha deciso di estendere la sua influenza ad Est accerchiando militarmente la Russia.
 
Se è vero che la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi, credo che si possa, con altrettanta verosimiglianza, affermare che la continuazione della guerra in Ucraina è la prosecuzione della competizione elettorale statunitense con altri mezzi. Trump ha vinto le elezioni presidenziali ma il Deep State nordamericano (CIA, FBI, Lobby finanziaria, Ordine giudiziario, Pentagono) non gli dà tregua e gli impedisce di governare. 
I giudici bloccano, comunque, i suoi provvedimenti amministrativi, le autorità finanziarie gli mettono continui bastoni tra le ruote, l’Unione Europea e i Paesi Europei della NATO lo considerano un nemico, essendosi egli arreso alla Russia, dopo che Biden aveva dichiarato guerra a Putin, inducendo l’Occidente a violare la norma dell’articolo 5 del Patto Atlantico e fornendo armi e sostegno a Zelensky per perpetuare lo stato di belligeranza. 
Il Partito Transnazionale Democratico, grazie alla CIA e ai servizi segreti “deviati” dell’Europa gli ha fatto sotto i piedi  terra bruciata: esso ha inglobato persino i neofascisti di Meloni & co, grazie al servilismo ostentato di Tajani e alla viltà (nascosta) della Lega, che dopo avere servito su un piatto d’argento alla Meloni una politica economico-finanziaria di tutto rispetto, migliorando  i risultati dei sondaggi d’opinione, si è accontentata, come per una sorta di miserabile mancia,  del provebiale “piatto di lenticchie” rappresentato dalla nomina a Mosca di un ambasciatore a essa gradito. Negli States si è verificato il primo atto di una vera “guerriglia” urbana con l’uccisione, nel corso di una manifestazione pubblica, di un membro del Partito Repubblicano, fedele al Presidente in carica. Trump è chiaramente in difficoltà e a goderne sono in tanti anche nel “Bel Paese”. Non ci si rende conto che la sua debácle definitiva significherebbe la morte della democrazia Occidentale: al Partito Democratico Americano e alle sue filiali Europee transnazionali non c’è alternativa. Il loro predominio sarebbe senza ricambio: altro che autocrazie extra-occidentali!
In Europa Orban è solo e la Meloni ha dimostrato solo di saper fare salamelecchi a chi lei pensa che al momento conti veramente. La sua scarsa conoscenza delle regole del gioco internazionale la induce ad affermare cose prive di ogni fondamento giuridico e logico. Ieri si è unita alle grida di sorpresa per i droni sul confine polacco, Paese della NATO che con gli altri Stati membri di quell’Organizzazione militare si è dichiarata “cobelligerante” di Zelensky e della sua Ucraina, esponendosi per ciò stesso alle ritorsioni e alle rappresaglie che le regole internazionali da sempre contemplano.


Bombardamento su Roma

Quei “droni” potremmo trovarceli anche noi, come co-belligeranti, per effetto di quelle stesse regole, sulla nostra testa. I gridolini della “pulzelletta” potrebbero diventare certamente più acuti ma risulterebbero ugualmente sterili.  È chiaro che essendo passata, da pulzella munita d’ascia, armi e bagagli, nel campo (un tempo, ritenuto “opposto”) del Partito della Sinistra Transnazionale costruita da Obama, dalla CIA e dal Pentagono, la Presidente del Consiglio Italiana condivida l’idea del “crinale” scivoloso verso la terza guerra mondiale. 
Sta di fatto, però, che la sua condivisione giunge drammaticamente tardiva: la Presidente doveva accorgersi del pericolo quando improvvidamente entrava in guerra tra un abbraccio e l’altro a Biden.
Conclusione: Ormai the time is over e la parola dovrebbe passare agli Italiani, con l’aiuto di qualche “volenteroso della pace”, al fine (esso sì, “salvifico”) di mandare a casa uno schieramento di guerrafondai dal volto truce, che le svenevolezze muliebri della Presidente non riescono a far dimenticare. 
Coraggio! La maggioranza degli Italiani non è per la guerra! Se non fa sentire la sua voce è solo perché il sistema informativo è nelle mani sbagliate (comprese le sue neo-fasciste e quelle dei suoi amici di Mediaset, lontani mille miglia dalle posizioni di Silvio Berlusconi). 
Abbiamo un patrimonio materiale e (in parte) anche umano da preservare. Basta dividersi, elettoralmente, tra chi vuole perseguire tale obiettivo e chi vuole il contrario. 

TAV. INCONTRO A VILLA PALLINI
di Associazione di volontariato Idra



Resoconto condiviso dell’incontro col presidente del Consiglio di Quartiere 5 mercoledì 3 settembre a Villa Pallini.
 
È durato più di un’ora il gradevole incontro con l’ing. Filippo Ferraro, giovane presidente della circoscrizione “Rifredi”, il quartiere più popoloso e delicato di Firenze, vera città nella città, mercoledì 3 settembre mattina. Un primo contatto era stato cortesemente stabilito a fine luglio dall’ing. Ferraro in relazione all’intervento di eradicazione, al Romito, di 16 maestosi platani che dall’argine assicuravano ossigeno, protezione e conforto agli abitanti di via Cosseria e all’avifauna locale. Ne era scaturita una conversazione telefonica ai primi di agosto che aveva suscitato - intorno ai temi anche più generali della cantierizzazione per l’Alta Velocità ferroviaria, della salvaguardia idraulica del territorio e dell’informazione sui risvolti ambientali e urbanistici del progetto - l’apprezzato interesse del presidente, e l’impegno ad accordare all’associazione un incontro de visu subito dopo le ferie estive.
All’appuntamento a Villa Pallini il presidente di Idra, che dal 1994 vigila sulle procedure e sui contenuti della ‘grande opera’ TAV lungo l’Appennino, in Mugello, a Sesto Fiorentino e a Firenze, si è presentato con un dossier di 133 cartelle e una chiavetta contenente ulteriori fonti e estratti video dedicati all’annosa avventura degli oltre 12 km di doppio sottoattraversamento Campo di Marte-Castello e della temeraria stazione sotterranea Circondaria (eufemisticamente denominata ‘Belfiore’ dal committente), capolinea di due soli binari (esclusivamente per i treni AV) ma piazzata accanto al nervoso torrente Mugnone.
Si è trattato finalmente della prima opportunità di rapporto con l’esecutivo cittadino, commenta l’associazione fiorentina, mentre persino le commissioni consiliari competenti, indifferenti alle segnalazioni e agli allarmi ripetutamente trasmessi col supporto di copiosa documentazione istituzionale, ignorano da oltre due anni ormai, attraverso le successive consiliature, le richieste di audizione inoltrate per le vie formali da Idra.
È stato così possibile illustrare di persona le fonti istituzionali che comprovano le “criticità concrete e attuali riscontrate nella realizzazione del passante sotterraneo Alta Velocità / Alta Capacità ferroviaria, con particolare riferimento agli impatti - diretti e indiretti - sul territorio del Quartiere 5 e sul buon governo della spesa pubblica”, come recita la lettera di accompagnamento al dossier.


Sei i capitoli nei quali è stata articolata la documentazione depositata nelle mani del presidente Ferraro, e sinteticamente illustrata nel corso del colloquio:
a)- il mancato collaudo tecnico amministrativo dello Scavalco AV Castello-Rifredi, e i suoi riflessi sulle condizioni di degrado dell’opera;
b)- l’ubicazione del progetto di nuova stazione, ritenuta da Idra infelice sul piano urbanistico (problema tuttora irrisolto) e trasportistico (per il danno conclamato a carico dei passeggeri con origine o destinazione a Firenze), ma anche e soprattutto ambientale: nonostante la pericolosità idraulica ‘alta’ del sito in cui risulta dislocata la ‘stazione Foster’ dopo il respingimento in conferenza di servizi, il 3.3.’99, del precedente progetto ‘Zevi’ ubicato in area a pericolosità idraulica ‘bassa’, è stata clamorosamente esonerata dall’indispensabile vaglio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale;
c)- la bizzarra sorte delle terre di scavo estratte dalle due frese in azione nel sottosuolo della città, che non saranno più utilizzate per la rinaturalizzazione ed il recupero ambientale di una ex miniera nel Valdarno aretino, a Cavriglia, e a realizzare, nella stessa area mineraria, il rimodellamento del paesaggio con una collina destinata a nascondere le ciminiere della centrale elettrica di Santa Barbara, ma più prosaicamente - come è stato possibile apprendere solo previa istanza presso il Ministero - al riempimento di una cava a Serravalle Pistoiese;
d)- la spinosa vicenda dei progetti di adeguamento idraulico del torrente Mugnone, col suo indotto nell’area del Romito, e la vana richiesta di ascolto presso la direzione Difesa del suolo della Regione;
e)- l’omessa presentazione, nel progetto esecutivo da tempo ormai in corso di attuazione, del piano di emergenza previsto dal DM 28/10/2005 “Sicurezza nelle gallerie ferroviarie”;
f)- la deludente interlocuzione con RFI in materia di trasparenza e informazione.



Il responsabile di Idra Girolamo Dell’Olio, che per 34 anni ha lavorato presso l’Istituto Professionale ‘Leonardo da Vinci’ di Rifredi, ha fatto dono all’ing. Ferraro del catalogo fotografico in bianco e nero ‘Prestaci un ricordo’, realizzato con le sue classi nei primi anni Novanta del secolo scorso - in collaborazione col gruppo fotografico dell’SMS di Serpiolle - rovistando nei cassetti e negli archivi delle abitazioni, delle parrocchie, dei circoli. E’ stata l’occasione, questa, per segnalare al nuovo presidente del Quartiere anche la promettente iniziativa di ‘adozione sociale’ della vallata del torrente Terzolle, avviata dall’associazione nel 2019 assieme al Comune di Sesto Fiorentino, allo stesso Quartiere 5, agli abitanti, agli amanti del sito e a svariate componenti civiche e associative, ma abortita con l’avvento del lockdown pandemico, e purtroppo mai più riattivata. C’è stato infine appena il tempo di iniziare ad analizzare - assieme al perito agrario Stefano Barchielli, un veterano della protezione idraulica pubblica nel territorio attraversato dai torrenti Mugnone e Terzolle - alcuni dei contenuti della relazione generale di Rfi relativa al progetto esecutivo del bypass sotto il fascio ferroviario in uscita da Santa Maria Novella al Romito. Idra ha proposto pertanto di tornare ad affrontare a un livello più adeguato di approfondimento questo e gli altri temi posti in evidenza nel dossier, attraverso incontri specifici, anche tecnici, nelle commissioni di Quartiere, o in audizione in Consiglio.
Nell’accomiatarsi da Dell’Olio e Barchielli, il presidente Ferraro ha da parte sua assicurato che visionerà con attenzione l’abbondante materiale fornito - come scrive Idra nella nota che lo accompagna - “a riprova della serietà e della gravità delle anomalie che - con nostra viva preoccupazione e giustificato sentimento di allarme - accompagnano gli scavi per la realizzazione del passante ferroviario Alta Velocità fra Campo di Marte e Castello, della nuova stazione Circondaria e delle opere connesse”.
Sembra dunque essersi aperta un’importante preziosa finestra di dialogo!

I MACELLAI DEL GOVERNO DI ISRAELE  
di Franco Continolo


 
Non ci sono limiti nella discesa di Israele lungo la china dell’aberrazione e della barbarie. Dopo i primati raggiunti dallo stato ebraico nel campo del terrorismo, e in quello dello sterminio di massa, ora si apre la sfida alla mafia. L’attacco ai negoziatori di Hamas potrebbe ispirare una riedizione del Padrino: solo il non-codice mafioso consente infatti l’assassinio degli emissari, degli ambasciatori, dei negoziatori. Dimenticavo un altro crimine del sionismo: l’aver aperto la strada all’uso della censura in difesa, a protezione della libertà di opinione – oggi un uso che si è esteso abnormemente. Ciò è avvenuto divinizzando l’ “Olocausto”, facendone un dogma che rende passibile di condanna penale chiunque osi mettere in discussione la narrazione ufficiale, la quale non può essere oggetto dell’indagine storica che, come si sa, è senza fine. D’attualità è anche l’inizio, ieri, della sessione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, e la domanda che tutti si pongono è: farà qualcosa per Gaza? Per Richard Falk ci sono due strumenti per intervenire con la forza: la risoluzione “Uniti per la pace” – qui non è necessaria l’approvazione del Consiglio di Sicurezza (UNSC), che il veto americano impedirebbe –, e la norma nota come Responsabilità di proteggere (R2P) che però richiede l’approvazione del UNSC. Da notare che entrambi gli strumenti sono stati introdotti per iniziativa dell’Occidente. Patrick Lawrence si chiede invece che iniziative prenderanno i 15 volonterosi che si sono impegnati a riconoscere in sede di Assemblea lo stato di Palestina. 



Il suo scetticismo è del tutto giustificato: basta l’esempio del governo britannico, altrimenti detto governo dei pataccari, che riempie le carceri degli attivisti pro-Palestina con la scusa della guerra al terrorismo. Peter Beinart è infine più che scettico: i due stati sono solo un modo per non fare niente, ossia per affermare il suprematismo ebraico sulla Palestina e oltre. Ciò per cui occorre battersi non è la sovranità dello stato di Palestina, che con Israele nel proprio fianco non ci sarà mai, ma l’uguaglianza di ebrei e palestinesi di fronte alla legge, ossia la fine del sionismo.

VE LO DICO IN VERSI
di Marcello Campisani


 
[Chiunque nel territorio dello Stato promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni dirette e idonee a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici o sociali costituiti nello Stato, ovvero a sopprimere violentemente l’ordinamento politico e giuridico dello Stato, è punito con la reclusione da cinque a 10 anni] Violazione art. 270-bis C.P.
 
Requisitoria di Saint Just 


Qui la prova è d’una tal chiarezza
che quella norma è corpo di reato
denominata Decreto Sicurezza,
legittimante pure l’attentato.
 
Chi non l’avesse letto interamente
o non ha fatto scuole di diritto
può non capire che “violentemente”
non implica lesioni, né mandritto.
 
Basta ad integrarne la reità
tutto ciò che contrasta col volere,
piegandone con ciò la volontà.
E qui s’è violato ch'è un piacere:
 
un disegno di legge trasformato,
stuprandone tutti i presupposti,
in un decreto, di poi confermato,
votando la fiducia i sottoposti.
 
Era il sogno d'un dei lor cervelli
quello di ridurre il parlamento
-mi riferisco a tale Lucio Gelli-
a contare men di un paravento.
 
È uno sgabello la democrazia
che si regge su tre gambe uguali.
Se il Governo due ne spazza via
ci ritroviamo con i generali.
 
I vari attacchi alla magistratura
L’hanno posta in una condizione
che non può sanzionar la dismisura,
né arrestar più manco Al Capone.
 
La capacità critica è sventata
imperando sol tele-meloni
e tutta la sua stampa prezzolata
coi ceffi diventati dei soloni.
 
Il popolo non deve ragionare!
Pertanto la scuola sia privata,
con varie discipline da evitare,
fin tanto che sia addomesticata.
 
Bisogna ch’abbia altro da pensare.
Cioè che la cosa più importante
diventi il potersi alimentare.
Ogni pensiero tacerà all’istante,
 
nella testa pur del più accanito,
perché sta ascoltando l'intestino
l'assordante tam tam dell'appetito,
togliendoti la voglia di parlare.
 
L’anorchide tronfia opposizione,
mentre è già vietato protestare,
invece di scaldar l'insurrezione
di ponte e Gaza ama dialogare,
 
nonché delle più varie ruberie,
donde colgon pure del lor fieno,
quando non dedita alle nostalgie
di quando si rubava molto meno.
 
Col che è fottuta la democrazia.
E parlo della punta solamente
ché campereste sol d’acrimonia,
illustrandovi l’iceberg totalmente.
 

A PROPOSITO DI ARMANI


 


Tutti gli scritti pubblicati, a partire dal tuo, danno molto da pensare, inducono incertezze e dubbi – benefici spero. Come sottrarsi alla sensazione di una catastrofe imminente? C’è un “rifugio”? non atomico beninteso. 
Gabriele Scaramuzza, filosofo


*
Caro Angelo vorrei condividere il tuo importante scritto su Giorgio Armani sulla pagina Facebook, Ci provo? Complimenti per l’importanza fondamentale delle tue osservazioni che mettono a nudo la nostra malata società”
Bruna Panella, musicista


*
Caro Angelo, ti inoltro i giudizi di due amici relativi al tuo articolo su Armani.
Filippo Ravizza, poeta e critico letterario



(…) ha ragione nella sostanza ma mi pare un po’ un Savonarola per veemenza”
Un lettore anonimo
 
*
Io sono sostanzialmente d’accordo con Gaccione…”
Lettore anonimo
 
*
Come si fa a non essere d’accordo con Gaccione? Anche a me sembra che abbiano decisamente esagerato con lo spazio dedicato ad Armani… non è stato ancora santificato… Quello che non capisco è la presenza di tanta gente… alla camera ardente: non hanno nulla da fare? Non hanno problemi? Li sublimano così? Del resto “sono sempre i migliori che se ne vanno” e almeno per il tuo funerale ti potrai considerare santo… Gaccione invece è un tipo tutto d’un pezzo”.
[Altro giudizio di altro amico. Non ti dico i nomi perché te li ho “girati” senza aver chiesto il permesso. Filippo Ravizza]  
 

*
Complimenti ad Armani che si è fatto da sé. Detto questo la società di Armani non è stata processata per aver sfruttato in modo criminale i fragili di cui parli nel tuo articolo?”
Giuseppe O. Pozzi, psicanalista


*
Giorgio Armani ha dimostrato un forte impegno filantropico, come quando ha convertito gli stabilimenti per produrre camici monouso durante la pandemia di Covid - 19, ed ha effettuate generose donazioni, anche se il suo patrimonio verrà ereditato principalmente dai suoi parenti e dal suo compagno, Leo Dell’Orco. Sinceramente mi aspettavo una maggiore generosità”.
Emma Atonna, ricercatrice e interprete della canzone napoletana


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Un discorso vero e amaro. E che dire dei calciatori che sanno solo dare calci al pallone e a vent’anni non scendono mai dalle prime pagine dei giornali?”
Julia Pikalova, poeta russa
 
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Desolante idolatria, quasi ovunque, per il riccone abile e astuto Re Giorgio. Pensa che l’amministrazione di centro-sinistra di Piacenza ha proclamato per domani il lutto cittadino per il Re… che miserie”.
Franco Toscani, saggista


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Odio il mondo della moda tanto quanto quello del calcio”.
Giovanni Filippo Bonomo, avvocato e direttore del Centro Culturale Candide
 
* 
Aggiungi l’immoralità della moda, anticamera della prostituzione e sprone per le donne a misurarsi sempre sulla base del corpo. Altro che emancipazione. Un articolo densissimo e colmo di giusta amarezza. L’ho molto apprezzato. Sei vulcanico e come scrittore e come giornalista. Grazie per essere così”.
Lodovica San Guedoro, scrittrice


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Finalmente una voce fuori dal coro”.
Cataldo Russo, scrittore e drammaturgo


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Caro Angelo,
Non ho mai avuto la ventura di incontrare di persona il sig. Giorgio Armani ma le descrizioni e gli aneddoti che da qualche giorno escono sulla carta stampata in merito alla sua figura come uomo, artista e imprenditore, mi fanno propendere per considerare il tuo “anti necrologio” piuttosto ingeneroso. Posso capirlo in funzione antimoda in generale, in quanto non condividi nulla che abbia a che vedere con quel mondo. Pace; ci sono persone che non vorrebbero mai avere un quadro di Picasso del periodo cubista, men che meno pagarlo quanto vale nel mondo delle aste d’arte. Poco male, è questione di gusti. Però collegare una persona d’ingegno e con un innegabile talento artistico e imprenditoriale, unicamente alle responsabilità per le malefatte di qualche sub-appaltante tra le decine di migliaia di suoi dipendenti in quello che viene definito un impero industriale, mi sembra una mossa poco elegante. Anzi, in mortem del de cuius, un po’ maramaldesca.
Scusa la franchezza e la estrema sintesi e parzialità della mia osservazione dovuta al mezzo. Ma tanto ti dovevo in tutta amicizia. Certo, ho ben letto e capito la premessa che però non cito nel mio messaggio per brevità. Resta il collegamento a tutto quanto pensi di male del mondo della moda, soprattutto lo sfruttamento e la ricchezza ostentata attraverso le “griffe”. Ma queste seppur gravi manchevolezze civiche non possono essere attribuite direttamente alla persona da cui parte il tuo racconto. Giustamente non lo coinvolgi di persona nella tua intemerata contro gli ambienti corrotti e vacui della società, tra i quali la quintessenza spetta al mondo della moda. Tuttavia, prendendo lo spunto dalla figura di Armani, ne fai implicitamente un antesignano di quel mondo e gli attribuisci anche la colpa di non essersi interessato minimamente alle miserie che affliggono gran parte dell'umanità dall’alto di quel mondo vacuo di scintillanti esteriorità e ostentata ricchezza. Come dicevo non ho mai avuto nulla a che fare con Armani né col suo mondo, tuttavia anche dalla tua descrizione mi appare come una persona gentile, garbata e sensibile ma altrettanto schiva e sicuramente intelligente e non mi meraviglierebbe se a posteriori si scoprisse di lui anche un lato filantropico, per quanto riservato, concretizzato con aiuti e interessamento alle cause dei più bisognosi ma senza farne troppa fanfara. È solo una mia supposizione, posso sbagliare ma sarebbe pertinente al personaggio.
Romano Rinaldi, studioso di mineralogia e docente


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Che la sua celebrata fama dipenda dal fatto di aver fortunatamente disegnato solo abiti, mi sembra un capolavoro”.
Marcello Campisani, avvocato

 

DIDENDIAMO LA FLOTILLA
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A TRIESTE OGGI E SABATO






mercoledì 10 settembre 2025

UNDICI SETTEMBRE
di Franco Astengo



Finché i popoli continueranno a lottare, là ci sarà un’idea di riscatto sociale e di rivoluzione politica.
 
Oggi, cinquantadue anni fa l'11 settembre 1973 in Cile il golpe fascista sostenuto dall'amministrazione USA, dal segretario di stato Henry Kissinger, col massacro di migliaia di cileni pose fine al Governo di sinistra, democraticamente eletto, di Unidad Popular guidato dal socialista Salvador Allende. Un'esperienza politica avanzata di democrazia e socialismo, quella di Unidad Popular, che avrebbe potuto cambiare il corso della storia del Cile, avere ripercussioni internazionali, essere d'esempio per diversi altri Paesi del mondo. La vicenda cilena, che pure diede origine a un ampio dibattito nel movimento comunista internazionale, deve rimanere nella memoria collettiva come un esempio e un monito incancellabili, in particolare in questi tempi dove davvero si sta cancellando tutto quanto è stato fatto, tra luci e ombre, vittorie e sconfitte, per il riscatto del proletariato di tutto il mondo. Mai come in questo momento appare necessario il ricordo di quel tragico fatto: le sinistre sembrano essersi ritratte dalla lotta politica e dal coltivare tenacemente la possibilità della trasformazione radicale delle marxiane “stato di cose presenti” mentre il mondo pare avviluppato da una sindrome di guerra e di dispregio della condizione umana. L’11 settembre 1973, il giorno della “macelleria americana” resta intatto nella nostra mente e nel nostro cuore accanto ai grandi passaggi della storia del movimento operaio internazionale: dalla Comune di Parigi alla Rivoluzione d’Ottobre, alla guerra di Spagna alla vittoriosa resistenza al nazi-fascismo, alla rivoluzione cinese, cubana, vietnamita, alla liberazione dei popoli dell’Africa e dell’Asia dal giogo coloniale, alla fine dell’apartheid in Sud Africa. L’11 settembre 1973, il giorno della caduta avvenuta a mano armata con l’assassinio del “Compagno Presidente” ricorda il giorno di una sconfitta. Per noi che continuiamo a credere nell’ideale, è uno dei giorni di quell’“Assalto al Cielo” verso il quale dobbiamo continuare a tendere con la nostra volontà, il nostro impegno, il nostro coraggio. Finché i popoli continueranno a lottare, là ci sarà un’idea di riscatto sociale e di rivoluzione politica.

 

MACRON, LA TURLUPINATURA E SALVINI 
di Luigi Mazzella


 
Lo scontro verbale tra Salvini e Macron porta alla ribalta un problema che in un Paese civile e democratico non dovrebbe essere tenuto nascosto a lungo (o affrontato, in sordina, nelle segreterie dei partiti facenti parte di una coalizione). Se l’Italia è stata portata sconsideratamente in guerra contro la Russia, Paese dichiaratosi sempre amico, il primo problema per una classe politica responsabile è quello di evitare le conseguenze tragiche e nefaste che potrebbero derivare alla popolazione da un incancrenirsi del problema: come, in pratica sta avvenendo, dopo la chiara volontà di Trump di “defilarsi” dalla trattativa di pace. Le iniziative dei cosiddetti “volenterosi di guerra” Europei (tra i quali emerge Macron) sono molto pericolose e non promettono nulla di buono. È vero che quando la “turlupinatura” subita dall’Italia è stata ordita e portata a termine da Joe Biden e Jens Stoltenberg (con la proposta alla Pulzella della Garbatella di imbracciare, da novella Jeanne d’Arc, l’ascia di guerra e dichiarare guerra alla Russia per difendere l’Ucraina e il suo discusso ed ambiguo Presidente Zelensky) la Presidente italiana non era da sola al governo, perché c’erano Salvini e altri Ministri (anche della Lega). Se, quindi,  Giorgia Meloni poteva essere con buona  probabilità fuorviata dalle sue origini ideologiche (e non rendersi conto di intervenire dopo  l’operato dei  battaglioni cosiddetti “Azov”, in notorio e chiaro odore di neo nazismo e  tendenti al genocidio di russofoni e filorussi contrari al regime di Zelensky (come gli Ucraini, già nella seconda guerra mondiale, avevano fatto con gli ebrei da collaborazionisti dei tedeschi e filo hitleriani) quegli squadroni della violenza,  ricostituiti grazie ai finanziamenti di Ihor Kolomojskvj, oligarca locale ambiguo e triplo-giochista ma grande amico di Zelensky non avrebbero dovuto piacere al sedicente antifascista Salvini.
È comprensibile che mentre ciò e altro avveniva (per esempio, secondo alcune voci: certi loschi affari di magnati ucraini nell’italiana città di Cantù ), né il “burtoniano” Crosetto (da Tim Burton, autore della “Famiglia Addams”) né l’impettito Tajani (dimentico degli insegnamenti di Silvio Berlusconi sulle chiare responsabilità dell’Ucraina e memore del suo goliardico “patriottismo” giovanile) abbiano mai pensato di “tirare” la svolazzante giacchetta dell’italica pulzella per farla riflettere su ciò che per (eufemistica) devozione all’America si stava inducendo a fare (e cioè entrare in guerra violando apertamente una norma del patto atlantico e, al tempo stesso,  la nostra Costituzione) ma Salvini di un tale raggiro, inganno, presa in giro, imbroglio, frode, abbindolamento, bidone, truffa, tranello, beffa (tutti sinonimi molto ‘puliti” di “turlupinatura” e meno volgari di fregatura e minchionatura), da Ministro della Repubblica non era obbligato ad accorgersi?
Domanda: Possono il Governo e il Parlamento di uno Stato sovrano (maggioranza e opposizione) essere così clamorosamente turlupinati, senza che una sia pur minima condanna colpisca le Autorità somme del Globo, responsabili di avere ideato in malafede o, quelle locali, anche solo subìto, per iper idiozia, una tale subdola manovra di possibile portata letale per molti i cittadini? Si può rendere una popolazione inerme e inconsapevole bersaglio di rappresaglie o ritorsioni belliche da parte di una colossale potenza, per giunta nucleare, e non parlare neppure delle responsabilità di chi per callidità ha turlupinato e di chi per insipienza si è lasciato “minchionare”?
Conclusione: Nelle “grandi e ineguagliabili democrazie occidentali” se governo e oppositori sono ingannati da potenze straniere ed in altre, per uguale stupidità, presi abbondantemente per i fondelli (altro neologismo), vale solo la legge del Menga che si riteneva abrogata per il disuso del goliardico e licenzioso “papiello” universitario? O i dissidenti come Salvini hanno ben altri strumenti per ribaltare una situazione pericolosissima per il popolo italiano già martoriato dalle guerre del Duce amato dalla pulzella?

 

TE LO DICO IN VERSI
di Marcello Campisani


 
Breve storia della malavita 
(dico quella nostrana organizzata)
 
In quel ventennio, “quando c'era Lui”,
che monopolizzava la violenza
e non voleva concorrenze altrui,
vigeva solo la sua prepotenza.
 
La mala ebbe peraltro rilevanza
nei lavori sporchi dello Stato,
sempre però come manovalanza.
Andò, man mano, poi prendendo fiato,
 
col languire della democrazia
che, lasciando il sud abbandonato,
le consentì d'averne la regia,
quasi parte integrante dello Stato.
 
Rimase, fin all'ultimo Andreotti,
in un ruolo però subordinato.
Ciò finché, con attentati e botti,
Il suo potere venne equiparato.
 
Di tanto ebbe merito Marcello
che troncò la lotta inopportuna,
sposando le due parti nell'anello
che di Berlusca fece la fortuna.
 
Pagava costui la concessione
di far dell'Italia il suo bordello,
lasciandone l'intero meridione
a quei vecchi amici di Marcello.
 
Tutto quanto filava a perfezione.
Nulla più turbava l'armonia
della nostra squallida nazione
e del suo straccio di democrazia.
 
Ma una volta Silvio tramontato,
senza eredi politici affidabili
capaci d'arginare l'anti-Stato,
una corte restò di miserabili
 
soggetti, faziosi e squinternati
dei quali i gran capi-bastone,
trovandoli del tutto inadeguati,
decisero di farne un sol boccone.
 
Era facile egemonizzarli,
attesa la modesta caratura.
Si diedero perciò a catechizzarli
con l'impartire questa dirittura:
 
nessuno potrà mai più arrestarci,
senza previo congruo avvertimento;
se qualcuno prova a denunciarci
non dovrà dubitar, per un momento,
 
che del suo dire sapremo l'enunciato,
ed ogni altro suo riferimento;
inoltre dovrà essere indagato
chiunque voglia aver l'ardimento
 
di volerci anche sol fotografare
ovvero, ancor più audacemente,
volerci persino intercettare.
Ed il governo che non sa far niente,
 
manco una O con un bicchiere,
che ci fa sprofondar continuamente,
sempre prona e ligia col potere,
ha tosto provveduto ciecamente.

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