ADIACENZA, O DELL’IDEALE
DELLA POESIA
di Massimo Pamio

Adam Vaccaro
Adam
Vaccaro è un poeta militante, cioè un poeta civile, impegnato, che crede
fortemente nella possibilità della parola, fosse anche quella dell’ultimo poeta
della terra, che però quando riesce a dialogare con altri poeti, rende ancora
viva una pratica ormai relegata in un ambito talmente marginale che si potrebbe
definire quasi inesistente nell’attuale società.
Di recente, ha pubblicato un
volume, Percorsi di Adiacenza, Antologia di ricerca critica dei linguaggi della
Poesia e dell’Arte, per Marco Saya Edizioni, 608 pagine dense di osservazioni e
arricchite da due testi prestigiosi, di Elio Franzini e di Donato Di Stasi. Il
corposo testo di Adiacenza si interessa di come vada letto il testo poetico,
problema che in qualche modo, anche se in riferimento all’arte, Gilles Deleuze
si poneva, affermando che bisognerebbe leggere le opere d’arte con il
linguaggio proprio dell’opera d’arte, “Bisogna che i concetti della pittura
vengano tratti nella scrittura in modo esatto, che non siano di tipo matematico
o fisico, che non siano nemmeno della letteratura depositata sul quadro, ma che
siano, come tali, della e nella pittura” (in La pittura infiamma la scrittura,
in Divenire molteplice. Nietzsche, Foucault ed altri intercessori, a cura di U.
Fadini, ombre corte). Si dovrebbe cercare un meccanismo interno alla poesia,
per sviscerarla, questione che potrebbe anche essere formulata così: la poesia
va ascoltata, va intesa così come (e in che modo) essa interroga e si fa
interrogazione diretta al linguaggio stesso, obbligando l’autore a interrogare
se stesso, il lettore a lasciarsi interrogare, in base a ciò che la poesia
stessa tende a formulare come (gridata o sussurrata) domanda, incarnandosi. Insomma,
la poesia come quaestio, come qualcosa di irrisolto - altrimenti non sarebbe
mai nata, se fine e principio di sé stessa. Essa denuncia forse un vuoto inadempiuto,
un tentativo di completezza, una richiesta, un desiderio di essere colmata? No,
è un fenomeno di ciò che in sé non ha pienezza, ma desiderio di pienezza, e che
forse nella parola cerca un ausilio, una soluzione: la poesia è dunque ciò che
viene prima della parola per fondarla? Per Vaccaro sono le “adiacenze”
essenziali, le consonanze con altri poeti, con i messaggi di quei poeti, che
stabiliscono una comunità che palpita, unica, audace (e che fonda la parola). Ogni
poeta, a mio avviso, dialoga con quelli del passato, li attualizza, li rende
propri testimoni e interpreti, e poi interroga quelli del presente in vista
della comprensione (della benevolenza) di quelli del futuro. Non dialoga con
gli ideali, l’ideale vero di ogni poeta è costituito dalle relazioni con i
poeti del passato (pur se errate o ingannevoli), dal fatto di stabilire con
loro una nuova forma di letteratura, che è quella di una ideologia intima,
serrata, il dialogo assoluto tra due solitudini.
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| Adam Vaccaro |

Vaccaro e Galzio
Il poeta che dialoga con quelli
che lo hanno preceduto fa accadere ciò che ciascun poeta sogna, e cioè che sia
preso in considerazione da quelli del futuro, per essere reso alla vivenza -
una sottovivenza - che rende attuale una nuova possibilità, e si restituisce,
in qualche modo, alla tensione verso l’immortalità, fine che è però reale, e
cioè parlante, condizione del poeta che continua il dialogo al di là di sé
stesso, nella poesia - l’ideale. Ideale è ciò che viene idealizzato proprio con
questa relazione, e diventa il contenuto della forma-poesia. Per Vaccaro,
diventa “adiacente”, poesia che si abbandona, giace e trova a giacere accanto a
sé il tempo, un altro tempo, una forma che si è resa ideale. Poesia ideale o l’ideale
della poesia sono forse una cosa sola, sono quella interpretazione che
resuscita la lettura, e con quella stabilisce la vacuità, l’inutilità del
tempo: la poesia è ideale quando vince il tempo, e per vincerlo ha bisogno non
di un critico ma di un altro poeta, di un lettore che crede nello stesso ideale
formale, soltanto formale, che travalica quei limiti imposti all’essere
mortale. Bisogna far parlare la poesia dall’interno della poesia, secondo
Deleuze, ed è quel che accade quando diventa ideale, dialogo tra poeti. L’immaginario
al potere, il dialogo impossibile che diventa fervido, attualizzazione di
segreti, rivitalizzazione di ipno-giacenze.


Vaccaro e Ravizza
L’ideale è la parola che vola e
torna a volare, mai toccando terra, mai sporcandosi, che si fa anche portatrice
di “idealità”, di valori, di virtù morali, di umanità: questa è l’adiacenza di
cui parla Vaccaro, giacere accanto o sopra o sotto l’egida della virtù morale,
della dignità, del rispetto dell’altro, dell’anelito alla fratellanza, alla
pace, all’amore universale, quando il logos si impregna del connubio tra poeti
in senso morale, etico, ponendo l’ideale poesia come fondamento di contenuti in
cui si esaltano le qualità migliori dell’umano; quando i poeti si fanno uomini
abbandonando la loro veste di poeti, poiché l’ideale ha reso valida l’inseità
della poesia trasmettendone la forma attraverso le adiacenze, la possibilità
dell’uno attuata nel logos evocante dell’altro. Il futuro evoca il passato e lo
chiama a sé facendosi testimone di un dire che diventa necessario, e cioè non
solo attuale, ma attuato. È necessario quel che forse neanche il poeta del
passato sapeva della propria poesia? Non è necessario, è immaginario che si fa ideale.


Vaccaro
L’immaginario al potere si
trasforma, muta, si fa imprendibile per non cadere nel sostanziale. Perché la
parola non deve esaurirsi, perché ci saranno ancora altri dialoghi, altre adiacenze
fin che la poesia esisterà, per unire i poeti.
Il poeta che dialoga con il
passato incontra l’uomo. Nell’ideale i poeti negano la loro identità formale
per incarnarsi di nuovo. Abbandonata la maschera del poeta, i due sono uomini
nella loro idealità, nel loro immaginario che si è reso, nell’incontro di due
anime, necessario. Le loro parole sono immaginario divenuto patrimonio comune,
sono l’attualizzazione di una possibilità che nessuno dei due conosceva prima
del loro incontro fuori del tempo, in un’assoluta libertà, in un’unione
assoluta. È questa la coniugazione di comunicazione e complessità di cui parla
Vaccaro, che torna a far vivere personalità di grandissima caratura come Giò
Ferri, Gilberto Finzi, Lunetta, Luzzi, Gramigna, Majorino, Cara, Ruffato, Di
Ruscio, Leonetti, Porta e tanti altri, conversando con Leopardi, Novalis,
Valéry, Baudelaire, Goethe.

La copertina del libro
Adam
Vaccaro
Percorsi
di Adiacenza
Antologia
di ricerca critica dei linguaggi della Poesia e dell’Arte
Introduzione
e cura di Donato di Stasi
Postfazione
di Elio Franzini
Marco
Saya Ed. 2025
Pagine
608 € 30,00

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| La copertina del libro |

