MILANO. IL
PALAZZO AFORMA DI ESSE...
di Angelo Gaccione
E le case colorate di via Balzaretti.
L’unica immagine che sono riuscito a vedere dell’ex
stabilimento Rizzoli, l’ho trovata in Rete. Naturalmente è in bianco e nero e
la sua stazza, che occupava un’area considerevole già allora, quand’era stato
costruito, si distendeva in quelle che sono la via Pascoli, la via Balzaretti,
la via Pinturicchio e affacciava, con quello che doveva essere a tutti gli
effetti l’ingresso dei dirigenti e degli impiegati, sulla piazza Carlo Erba. Non
avendo all’epoca pressoché niente attorno, la struttura doveva apparire ancora
più vasta. Il numero non si legge; si legge, invece, con un po’ di fatica
perché le foglie degli alberi coprono alcune lettere, il nome Rizzoli che
campeggiava sul frontale in alto. Bombardato nel 1943 durante il Secondo
conflitto mondiale, gli andò bene e la Rizzoli poté restarvi per tutto il
dopoguerra fino agli anni Sessanta, quando lo spazio non bastava più e si
trasferì in via Civitavecchia a Crescenzago. A comprare il complesso fu La
Rinascente che vi insediò i propri uffici e vi rimase per oltre vent’anni. Alla
fine degli anni Ottanta nuovo cambio di proprietà: questa volta nelle mani
della compagnia immobiliare LA SA Spa, che la cederà a sua volta alla Zurich
Assicurazioni. La compagnia svizzera vi rimase fino al 2009 e alcuni anni dopo
il suo trasferimento, nel 2012, l’opera di demolizione ha potuto avere inizio. Il
passaggio di mano ha fatto scomparire la scritta, ma ora il numero di quella che
era l’entrata si legge bene: è il numero 6 e di originale è rimasto il
balconcino che sovrasta il portone. Un portone in metallo dalla graziosa trama
composta da fantasiosi segni geometrici. L’area era appetibilissima e gli
appartamenti realizzati dagli architetti Eisenman, Degli Esposti e Guido Zuliani, avranno fruttato
alla proprietà bei quattrini dai facoltosi acquirenti. Oggi la costruzione che
si è elevata di diversi piani in altezza, appare ancora più massiccia. Vista
dall’alto, ha la forma sinuosa di un’ansa di fiume o di una esse e non passa di
sicuro inosservata. In genere quando venivo da queste parti lo facevo per
vedere le belle case in cotto di via Plinio, Piazza Carlo Erba e dintorni in
finto gotico, ma di recente, girando nella via Balzaretti, mi sono imbattuto in
un gruppo di case “fiorite” e colorate. La Casa della Musica ha porte,
serrande, finestre e balconcini colorati di un rosso squillante; pareti esterne
azzurre e nere con riprodotti strumenti a fiato, mani che impugnano rossetti e,
chissà perché, dondola appeso ad un balcone, la coda di uno squalo di plastica
gonfiato. Sul fianco di un’altra abitazione è riprodotto un globo con dentro
gli stati del Nord America; su un’altra facciata delle gigantesche rose, e
giganteschi gigli su quella di un’altra casa ancora. Una vera galleria d’arte en
plein aire realizzata per il Fuori Salone dal magazine Toiletpaper di
Maurizio Cattelan. Negli ultimi tempi è divenuta una moda, questa di dipingere
le facciate in maniera così fantasiosa, e sta interessando diversi quartieri
della città. Comunque la pensiate, alcune vie diventano meno grigie, più allegre,
e attirano curiosi: anche se a volte possono apparirci kitsch.
ALBUM
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| Il vecchio stabilimento Rizzoli |
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| La nuova costruzione 1 |
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| La nuova costruzione 2 |
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| La nuova costruzione 3 |
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| La nuova costruzione 4 |
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| La nuova costruzione 5 |
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| La nuova costruzione 6 |
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| La nuova costruzione 7 |
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| La colorata via Balzaretti |
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| La Casa della Musica |
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| Il delfino appeso |
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| Case fiorite 1 |
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| Case fiorite 2 |
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| Casa con Globo |
IL CONTORNO
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| Una pietra di inciampo nella zona |




















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