CINA E ARMI
di Alessandro Pascolini - Università di Padova
Il libro bianco cinese sul
controllo degli armamenti nella “nuova era”.
Lo scorso 27 novembre, il Consiglio di Stato della Repubblica
Popolare Cinese (RPC) ha pubblicato un libro bianco specifico sul controllo degli armamenti “nella nuova era di Xi Jinping”, terzo dopo quelli di
Jiang Zemin (novembre 1995) e di Hu Jintao (settembre 2005). Il nuovo
libro bianco è anche la prima dichiarazione sulle politiche nucleari cinesi
dalla rivelazione pubblica della rapida espansione delle loro forze nucleari. In un clima globale di
acuta inquietudine nucleare, crescente competizione tra le grandi potenze ed
erosione del regime di controllo degliarmamenti, la pubblicazione ha l’obiettivo
di “presentare in modo
completo le politiche e le pratiche della Cina in materia di controllo degli
armamenti, disarmo e non proliferazione”.
L’evoluzione più significativa dei tre libri bianchi è
l’espansione delle aree tematiche. Il documento del 1995 si concentrava
sui domini tradizionali, ovvero principi di disarmo globale, regimi nucleari e
di altre armi di distruzione di massa e riduzioni delle forze convenzionali; il libro bianco del
2005 aggiungeva a questi
temi sezioni distinte sui missili e la corsa agli armamenti nello
spazio esterno, ampliando la dimensione convenzionale per includere mine
terrestri e armi leggere.
Il libro bianco del 2025 segna un salto qualitativo. Introduce un
capitolo su “guidare la governance
della sicurezza internazionale nei campi emergenti”, coprendo spazio esterno, cyberspazio, intelligenza artificiale (AI) e controllo delle tecnologie. In questa nuova
cornice, il controllo degli armamenti diventa un progetto multidominio e la RPC articola
esplicitamente l’ambizione di plasmare norme e
regole in queste aree, rispecchiando la sua più ampia spinta ad assumere un
ruolo di leadership nella governance globale.
Il documento è articolato
in una prefazione, 5 capitoli (I. dure realtà, la sicurezza internazionale e il controllo degli
armamenti; II. posizione e politiche, il controllo degli armamenti della Cina nella
nuova era; III. svolgere un ruolo costruttivo nel controllo
internazionale degli armamenti; IV. guidare la governance della sicurezza
internazionale nei settori emergenti; V. rafforzare la cooperazione internazionale sulla
non proliferazione e sugli usi pacifici della scienza e della tecnologia), una conclusione e due allegati: elenco
dei trattati sul controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione
cui la Cina ha aderito; leggi e regolamenti della Cina relativi alla non
proliferazione e ai controlli sulle esportazioni.
La “nuova era”
I tre libri bianchi differiscono
significativamente anche rispetto alle descrizioni dell’ambiente internazionale.
Caratterizzato da cauto ottimismo, il libro bianco del 1995 riconosceva le
sfide ma evidenziava principalmente le opportunità create dalla fine della
Guerra Fredda e il documento del 2005 vedeva le questioni
relative al controllo degli armamenti giunte
a
un “crocevia cruciale” e
indicava minacce emergenti.
Al contrario, il libro bianco del 2025 ritrae un mondo in profonda crisi
sistemica: “l’egemonismo,
la politica di potenza e l’unilateralismo rappresentano una grave minaccia per
l’ordine internazionale; la
rivalità geopolitica si sta intensificando; i conflitti regionali e le
instabilità stanno diventando più frequenti; mentre assistiamo all’accelerazione della corsa agli armamenti in
molteplici domini”. Contemporaneamente,
le questioni relative al controllo internazionale degli armamenti, al disarmo e
alla non proliferazione “stanno diventando più complesse e multidimensionali”.
L’introduzione del documento attribuisce questo deterioramento unicamente alle azioni di “un certo paese”, una formulazione che si riferisce agli Stati Uniti, il cui comportamento strategico viene più volte contestato nei vari capitoli. Al contrario, “la nazione cinese ha sempre
valorizzato la pace e l'armonia tra le nazioni, sostenuto la giustizia e si è
opposta all’abuso dei deboli da parte dei forti e all’uso eccessivo della
forza. E la RPC dal 1949 ha perseguito un percorso di sviluppo
pacifico e una politica di difesa nazionale di natura difensiva, e si è
fermamente opposta a tutte le forme di egemonia, aggressione, espansione e
corsa agli armamenti”.
Tuttavia, il documento non spiega la continua
espansione della RPC in atto nei mari Cinese Meridionale e Cinese Orientale con
l'occupazione di isole a danno del Vietnam, delle Filippine e del Giappone (https://ilbolive.unipd.it/it/news/barbie-conflitti-mar-cinese-meridionale) e non viene nemmeno chiarita la consistenza dell’affermazione
con i vasti e accelerati programmi cinesi di riarmo in tutti i settori (http://ilbolive.unipd.it/it/cina-difesa-strategia-militare), a parte l’affermazione
che “un
esercito cinese più forte rafforza le potenze pacifiche del mondo”.
Armamenti nucleari
Il documento ripresenta
sostanzialmente le note posizioni della Cina, evita una maggiore trasparenza
sulla
consistenza del suo arsenale nucleare e sull’effettiva dottrina militare, ribadendo che
l’opacità delle forze e della strategia è un elemento cruciale della deterrenza
stessa. La reticenza cinese rimane una delle preoccupazioni centrali nei dibattiti contemporanei sul
controllo degli armamenti.
A motivare l’acquisizione nucleare, si afferma che “la Cina è stata costretta a fare la scelta
strategica di sviluppare armi nucleari in un particolare momento storico per
affrontare le minacce nucleari e i ricatti, spezzare il monopolio nucleare
esistente e prevenire le guerre nucleari. Le armi
nucleari della Cina non sono destinate a minacciare altri paesi, ma alla difesa
e all’autoprotezione. La Cina si
è sempre impegnata nella sua politica di ‘non uso per primi’ (NFU) delle armi nucleari, ha
fermamente sostenuto una strategia nucleare di autodifesa, e ha promosso la
modernizzazione delle sue forze nucleari per salvaguardare la propria sicurezza
strategica e la stabilità strategica globale complessiva”.
In mancanza di precisi dettagli operativi riguardo
alla sua effettiva implementazione, il NFU non è verificabile e rimane una mera
dichiarazione politica unilaterale volutamente opaca e lasciata all’interpretazione
del dichiarante. Il corrente processo di modernizzazione delle forze nucleari cinesi per “migliorare le capacità in
materia di allerta strategica precoce, comando e controllo, penetrazione
missilistica e risposta rapida”, suggerisce agli osservatori che la Cina stia in realtà sviluppando
una postura di lancio-sotto-attacco o lancio-su-allarme, che supererebbe una dottrina di NFU.
Il documento dichiara l’aspirazione cinese al disarmo nucleare, ma questo “dovrebbe essere
un processo giusto e ragionevole di riduzione graduale verso un equilibrio al
ribasso che mantenga la stabilità strategica globale e una sicurezza non
diminuita per tutti, e dovrebbe procedere in modo graduale. I paesi che
possiedono i maggiori arsenali nucleari dovrebbero apportare riduzioni
drastiche e sostanziali delle loro forze in modo
verificabile, irreversibile e giuridicamente vincolante, in modo da creare le
condizioni per un disarmo nucleare completo e totale. Quando le condizioni
saranno mature, tutti gli stati dotati di armi nucleari dovrebbero partecipare
al processo di negoziazione multilaterale sul disarmo nucleare”.
Quindi, la RPC non è attualmente disponibile per
negoziati in qualsiasi formato finalizzati a riduzioni concordate delle forze
nucleari e mantiene il rifiuto del Trattato sulla proibizione delle armi
nucleari del 2017, sostenuto dai paesi del Sud globale e ignorato, senza alcun
commento, nel libro bianco.
Forse anche in risposta alle affermazioni americane e
russe su ventilati test nucleari, “la Cina sostiene fermamente gli
scopi e gli obiettivi del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti
nucleari. Essendo uno dei primi paesi a firmare il Trattato, la Cina ha sempre
onorato il suo impegno per la moratoria sui test nucleari, ha sostenuto
l'entrata in vigore anticipata del Trattato e ha promosso i lavori preparatori
nazionali per la sua attuazione”; non
viene tuttavia motivata la mancata ratifica del trattato stesso.
“Opponendosi
fermamente ai doppi standard sulla non proliferazione nucleare”, la Cina considera la cooperazione sui
sottomarini nucleari tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia andare contro l’oggetto e lo scopo del Trattato di non proliferazione e minare gravemente il regime internazionale di non
proliferazione nucleare.
Una nuova critica viene espressa contro “questo determinato
paese”, che “nel
perseguire una sicurezza assoluta, ha promosso senza limiti il sistema globale
di difesa missilistica Golden Dome e ...
ha
promosso lo schieramento avanzato di sistemi missilistici a medio raggio nella
regione Asia-Pacifico e in Europa ... minando
l’equilibrio e la stabilità strategica globale”.
Invece, “lo sviluppo da parte della Cina delle tecnologie missilistiche
e delle capacità di difesa missilistica è motivato esclusivamente dall’autodifesa
e non è diretto contro alcun paese o regione”.
In realtà, mentre i missili a gittata intermedia
americani non sono ancora operativi, la Cina ha già schierato una varietà di
tali missili. Significativi sono anche i programmi anti-missile cinesi,
attualmente considerati analoghi ai THAAD americani (operativi per la difesa
terminale), con sviluppi per una capacità di attacco anche nella fase di volo
intermedia.
Il controllo degli
armamenti
Il documento presenta
in modo puntiglioso e dettagliato la posizione cinese positiva e propositiva in
tutti i vari trattati, convenzioni e regimi di controllo internazionale degli
armamenti, sostenendo fermamente lo status e l’autorità
delle Nazioni Unite. Dichiara di voler “sostenere un quadro di governance più
inclusivo, meccanismi multilaterali più efficaci e una cooperazione
internazionale più proattiva”.
In particolare, per
affrontare le sfide globali di biosicurezza, la Cina promuove l’istituzione di
un’agenzia globale dedicata al controllo delle armi biologiche e alla
biosicurezza; la necessità di una specifica istituzione internazionale a
sostegno della Convenzione sulle armi biologiche è uno dei punti cruciali per
un solido regime di disarmo e non-proliferazione di tali armi, ma la comunità
internazionale non è ancora riuscita a risolverlo positivamente e trova l’opposizione
degli Stati Uniti.
La RPC sostiene indagini complete, obiettive e
imparziali, in
conformità con la Convenzione sulle armi
chimiche, sugli incidenti che potrebbero coinvolgere l’uso di armi
chimiche, “per
giungere a conclusioni che rispettino i fatti e che resistano alla prova del
tempo”. Il documento lamenta il ritardo con cui il
Giappone procede alla distruzione delle armi chimiche abbandonate in
Cina durante la
Seconda guerra mondiale.
Per quanto riguarda lo spazio, il
libro bianco ribadisce il sostegno della RPC all’ONU nel giocare un ruolo
chiave nel rafforzare la sicurezza dello spazio esterno, sebbene non offra
dettagli su come questo ruolo possa essere adempiuto.
La sezione sulla sicurezza informatica ribadisce il principio della RPC
della sovranità informatica nazionale col diritto dei
singoli paesi di “esercitare la giurisdizione sull’infrastruttura di
informazione e comunicazione, sulle risorse, sui dati e sulle attività pertinenti
all’interno dei loro territori, e di proteggere i loro sistemi informativi e
dati importanti da minacce, interferenze, attacchi, furti e distruzione”. Il documento suggerisce quattro principi nel cyberspazio
per la riforma della governance globale di internet: “rispetto della sovranità cibernetica,
mantenimento della pace e della sicurezza, promozione della trasparenza e della cooperazione, e
formulazione di un buon ordine”.
Per quanto riguarda le
applicazioni militari dell’AI, la RPC invita tutti i paesi ad “adottare un approccio prudente e responsabile nello
sviluppo e nell’utilizzo della tecnologia AI nel settore militare”; ribadisce la sua posizione che i sistemi di AI “debbano
rimanere sempre sotto controllo umano”. Il libro bianco
invoca anche un quadro di governance internazionale per l’applicazione militare dell’AI e sottolinea i
contributi della RPC allo sviluppo di un relativo quadro ONU.
Il documento nota che “i paesi in via di sviluppo
sono ancora soggetti a restrizioni sugli usi pacifici della scienza e della
tecnologia. La Cina promuove la
cooperazione internazionale sugli usi pacifici della scienza e della
tecnologia, e facilita il miglioramento della governance globale della non
proliferazione”.
Qualche osservazione
Rispetto ai due precedenti libri bianchi, l’ultima versione ridefinisce la RPC da difensore reattivo dello status
quo a proponente proattivo della “governance della
sicurezza globale”, con un ruolo più attivo nei futuri negoziati sul controllo degli
armamenti, salvaguardando al contempo i propri obiettivi di modernizzazione ed
evitando vincoli al proprio
comportamento.
I libri bianchi della RPC hanno sempre una funzione di promozione e di messaggistica, sia interna che internazionale. L’enfasi del libro bianco del 2025 su correttezza, equità tecnologica e
diritti dei paesi in via di sviluppo suggerisce un appello deliberato a
pubblici del Sud globale, che si sentono
emarginati negli attuali regimi di controllo
all’esportazione e di governance.
Ma la proliferazione di armi di fabbricazione cinese nei conflitti africani in
corso, per esempio, potrebbe minare la retorica ufficiale proveniente da
Pechino.
Il documento sottolinea più volte
e con forza che “la Cina appoggia il ruolo indispensabile dell’ONU nella
governance globale” e sostiene
l’autorità e la funzionalità delle organizzazioni internazionali
come l’Agenzia atomica
internazionale di Vienna e l’Organizzazione
per la proibizione delle armi chimiche.
Questa posizione cinese è tanto
più significativa a fronte di quella americana espressa fra i principi della
recente National Security Strategy, che non
riconosce nessun ruolo al controllo degli armamenti per la sicurezza nazionale
e dove l’ONU e le agenzie internazionali di controllo compaiono solo in forma
negativa: “gli Stati Uniti proteggeranno senza scuse la propria
sovranità. Ciò include prevenire la sua erosione da parte di organizzazioni
transnazionali e internazionali. Gli Stati Uniti tracceranno il proprio corso
nel mondo e determineranno il proprio destino, liberi da interferenze esterne”.






