ASPETTANDO GODOT
di Fulvio Papi
Confesso (e confessare a “Odissea” è
facile) che se ho voluto capire con un certo ordine qualcosa della situazione
in cui l’Europa si trova nei confronti del Medio Oriente, approfittando della
momentanea mancanza di alcuni libri per proseguire il mio lavoro, ho letto
alcuni testi di autori che hanno conoscenze serie che derivano da esperienze
valide e dalla frequentazione della bibliografia internazionale. Cose per lo
più ignote al nostro ceto politico definito da un autore come “semianalfabeta”,
come del resto altri nel nostro mondo. Tutta gente che non ha avuto mai la
fatica e l’impegno di una formazione storico-culturale, ma è entrata in
politica come per svolgere un qualsiasi lavoro che ha le sue regole, nel caso
quelle che suggeriscono di mantenere rapporti buoni con quelle forme di
riproduzione sociale di qualità mafiosa che hanno invaso il paese. Può darsi
che i nuovi abitatori del nostro territorio trovino tutto ciò nella norma, chi
ha un tempo breve perché viene da lontano, si deve accontentare del proprio
margine pulito. Cominciamo dall’inizio, cioè da Matteo Renzi. Nella situazione
attuale confusa, incerta, prive di prospettive realizzabili, ha infine fatto
bene (anche se punire gli assassini è un sentimento più che condivisibile) a
non seguire Hollande, e tenersi, almeno per ora, ai margini delle iniziative
tedesche e inglesi che contribuiscono ai bombardamenti all’Isis. Da un ottimo
commentatore è stato detto che in fondo è solo la fotocopia della politica di
Giulio Andreotti, stare ai margini cercando di guadagnare i vantaggi. Ma
basterà? Bombardare non è affatto inutile, se si scelgono bene gli obiettivi
strategici, può essere molto importante. Ma poi? Il problema è quello del
territorio e qui compare il fantasma della guerra. Ma l’Europa non è uno stato
tradizionale del ’900. La nostra lunga pace fortunata (all’ombra dell’atomica
USA), la società consumista, la scarsa considerazione dello “stivale”,
l’edonismo diffuso, e i più che giusti sentimenti pacifisti, hanno tolto a
chiunque l’autorità di progettare o di parlare di guerra. E poi, in concreto,
con gli USA che tendono a defilarsi proprio in ordine alla politica di Obama (e
per le conseguenze disastrose di altri interventi), la NATO sembra una
istituzione più formale che attiva. In questa situazione -è stato giustamente
notato- c’è solo lo zarista Putin che può avere una sua strategia politica e la
forza per sostenerla. Quanto allo “zarista” solo gli sciocchi potevano pensare
che, dopo lo zarismo staliniano con un lessico ammuffito del marxismo da
burocrati, potesse succedere una democrazia come quella conquistata dalla
rivoluzione americana. Putin certamente, allo stato delle cose, non può essere
favorevole a una organizzata iniziativa politico-militare dell’Europa unita
(che non riesce a trovare una identità, anche di fronte a un mondo che cambia
rapidamente e mette in secondo ordine quello che era stato il “centro del
mondo”). E allora come va a finire? Anche le analisi molto più approfondite
della mia (che ha tutti i suoi debiti), sono solo in grado di tentare più
ipotesi. E certamente non lo sanno nemmeno gli “insipientes” di tipo barbarico
(la barbarie non ha una sola connotazione) che popolano la Roma di sempre
dolce. Renzi “incarna” bene il senso (non-senso) della politica qual è oggi,
anzi dal punto di vista comunicativo, ha un apparato linguistico piuttosto
efficace. Poi noi continueremo a dire tutte le cose che non vanno, tutte le
violenze dei potenti, le angherie nei confronti dei deboli, le inefficienze colpevoli,
le pigrizie vergognose, gli interessi innominabili, le memorie migliori
dimenticate, i vuoti dell’intelletto. È una lezione di morale, avrebbe detto un
celebre poeta dell’epoca surrealista. Anche se forse en attendant Godot.