A Sigonella i droni
britannici per colpire la Libia?
di Antonio Mazzeo
Dopo le forze armate Usa, anche la Gran Bretagna
ha già trasferito o sta per trasferire a Sigonella i droni killer per
bombardare in Libia. La presenza di velivoli britannici super armati nella
grande stazione aeronavale siciliana è stata paventata dal parlamentare David
Anderson (Labour Party) e non smentita dalla Segretaria di Stato per le forze
armate, Penelope Mary “Penny” Mordaunt.
Il 29 febbraio, David Anderson ha presentato un’interrogazione
urgente al governo per sapere se i “termini di riferimento del permesso
concesso all’uso della stazione aera di Sigonella si estendessero sia alle
operazioni di lancio e ricovero del sistema a pilotaggio remoto Reaper che alle
missioni di combattimento”. La Segretaria di Stato ha risposto alla Camera dei
Comuni il 9 marzo. “Noi siamo presenti da lungo tempo nella Naval Air Station
di Sigonella e abbiamo fatto uso frequente di essa; tuttavia non è prassi
normale fare commenti sui dettagli degli accordi assunti con le nazioni
ospitanti”, ha replicato “Penny” Mordaunt.
Il parlamentare del Labour Party aveva presentato un
altro atto ispettivo il 19 febbraio, chiedendo se le forze aeree del Regno
Unito “hanno ricevuto il permesso dalle autorità italiane o comunque richiesto
l’autorizzazione a utilizzare la base di Sigonella”. “Il nostro governo ha già
il permesso di operare dalla stazione aeronavale di Sigonella”, aveva risposto
la Segretaria di Stato. “Noi facciamo frequente uso di essa; ad esempio, nel
2015, tre elicotteri Merlin sono stati dislocati in Sicilia per prendere parte
all’operazione Weald, che assicurava interventi di ricerca e soccorso nel
Mediterraneo. Attualmente stiamo operando da NAS Sigonella nell’ambito di
un’esercitazione di guerra anti-sottomarini denominata Dynamic Manta”.
A fine gennaio, sulla stampa londinese era trapelata la
notizia che il gabinetto del premier David Cameron aveva assunto la decisione
di utilizzare i droni armati a supporto delle operazioni militari britanniche
in Libia. Il 7 febbraio, il leader laburista Jeremy Corbyn aveva espresso la
propria contrarietà all’impiego dei velivoli da guerra senza pilota. Adesso la
responsabile del dicastero alla difesa conferma implicitamente le attività dei
droni nello scacchiere libico e il loro possibile decollo dalla Sicilia.
I droni killer della Royal Air Force (RAF) sono gli MQ-9
Reaper della General Atomics Aeronautical Systems, aeromobili a pilotaggio
remoto progettati per la sorveglianza e le operazioni d’attacco, in grado di
volare per 28 ore consecutive a 7.500 metri di altitudine e ad una velocità
massima di 482 km/h. Dotati di sofisticati sensori elettrottici, scanner IR e
radar ad apertura sintetica, i Reaper sono armati con due bombe a guida laser
GBU-12 “Paveway” da 500 libbre o del tipo JDAM (Joint Direct Attack Munition) a
guida GPS, con un raggio d’azione di 28 km dal punto di lancio, più otto
missili aria-terra AGM-114 “Hellefire” (fuoco infernale) per annientare veicoli
supercorazzati.
Sono ventidue i velivoli Reaper in dotazione a due
reparti RAF di stanza nella base aerea di Waddington, nei pressi della città di
Lincoln (Lincolnshire): il 39° Squadrone costituito nel 2005 e il 13° Squadrone
attivato solo tre anni fa. I Reaper sono stati utilizzati in Afghanistan dal
2007 al 2014 per operazioni d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento. Dopo
aver ottenuto l’autorizzazione del Congresso Usa ad armare cinque MQ-9, alla
fine del 2014 le forze armate britanniche hanno iniziato ad impiegarli per gli
strike, prima in Afganistan e poi in Iraq e Siria.
Il 21 agosto 2015, a Raqqa, la RAF ha utilizzato i Reaper
per colpire una vettura e uccidere due giovani cittadini britannici, Reyaad
Khan e Ruhul Amin, ritenuti di appartenere all’ISIS. Il duplice omicidio
extra-giudiziario è stato giustificato da David Cameron in nome della “lotta
globale al terrorismo”. L’uso dei droni in Siria è stato poi intensificato: lo
scorso 5 dicembre, i britannici hanno bombardato il campo petrolifero di
al-Omar, alle porte della città di Deir Ezzor, con i Reaper decollati da uno
scalo top secret e alcuni caccia Tornado ed Eurofighter provenienti dalla base
cipriota di Akrotiri.
Il sistema di comando e controllo dei velivoli senza
pilota britannici è strettamente integrato con quello delle forze armate
statunitensi. Il 39° Squadrone della RAF fu attivato ad esempio nella base
aerea di Creech in Nevada, la principale stazione guida dei droni di US Air
Force, mentre l’addestramento del personale del Regno Unito preposto al
controllo a distanza dei droni è condotto grazie ad un accordo con Washington
nella base aerea di Holloman, New Mexico.
Il centro operativo di Waddington è inoltre sotto il
controllo della base RAF di Marham, nei pressi di Kings Lynn (città portuale
della contea di Norfolk), dove è ospitato il sofisticato sistema d’analisi e
intelligence “Crossbow”, a uso congiunto dei comandi e delle forze da
combattimento britannici e statunitensi. “Crossbow” riceve e trasmette le
informazioni da e verso l’US Distributed Common Ground System (DCGS), il
sistema chiave per la raccolta, l’analisi e l’elaborazione delle informazioni
raccolte dai velivoli spia U-2, dagli aerei senza pilota Global Hawk, Predator
e Reaper, dagli aerei MC-12 (versione militare dei Super King Air 350
attualmente impiegati da Pantelleria e Catania Fontanarossa per azioni coperte
in Tunisia e Libia) e da tutte le altre piattaforme d’intelligence,
sorveglianza e riconoscimento (ISR) dell’US Air Force.
Ad oggi sono cinque i siti militari mondiali DCGS
preposti all’analisi integrata e al trasferimento dei dati d’intelligence: le
basi aeree di Langley, Virginia; Beale, California; Hickam, Hawaii; Ramstein,
Germania e Osan, Corea del Sud. In Europa c’è poi un nodo centrale del sistema
DCGS, connesso via satellite agli Stati Uniti e alla base di Ramstein: la
stazione aeronavale di Sigonella, base operativa dei Global Hawk e dei Reaper
statunitensi e - dal prossimo anno - centro di comando e controllo del nuovo
sistema AGS della NATO per la sorveglianza terrestre con i droni Global Hawk di
ultima generazione. Entro il 2018, a Sigonella sarà anche realizzata l’UAS
SATCOM Relay Facility per coordinare insieme all’installazione “sorella” di
Ramstein le operazioni di telecomunicazione satellitare con tutti i droni Usa
operativi a livello planetario.
Sigonella è già stata utilizzata da altri alleati europei
per missioni con aerei senza pilota. Il 18 agosto 2011, ad esempio,
l’aeronautica militare francese schierò nella base siciliana alcuni droni
Harfang, coprodotti da EADS e dall’industria israeliana IAI, per eseguire
attività d’intelligence nella Libia post-Gheddafi. Acquistati dalla Francia nel
2008, gli Harfang possono operare in volo ininterrottamente per 24 ore, a
un’altitudine di 7.500 metri. Al tempo, a Sigonella furono distaccati anche
venticinque tra operatori, controllori e tecnici dell’Aeronautica militare
francese e cinque cacciabombardieri Dassault Rafale equipaggiati con complesse
attrezzature di sorveglianza aerea.