M4 e Città
Metropolitana:
nodi al
pettine e insensatezza del progetto
di Giuseppe Natale*
Quella della M4 è una storia infinita che dura sin
dal lontano 1998, anno del primo studio progettuale. L’opera -si sostenne
successivamente- era da farsi per l’Expo! E l’unica delibera del Consiglio
Comunale risale al 2009 limitatamente alla tratta
Lorenteggio/Sforza/Policlinico. Il resto delle decisioni fu centralizzato nelle
mani della Giunta Pisapia, senza coinvolgere il Consiglio Comunale e ancor meno
i cittadini che pure avrebbero diritto, oltre che alle informazioni anche alla
“partecipazione al processo decisionale “ per quanto riguarda grandi opere
pubbliche (Legge 16.3.2001). In merito rimangono seri dubbi sulla legittimità
degli atti dell’amministrazione. Ridicolo e grottesco il pretesto alibi
dell’Expo, che ha chiuso i battenti, lasciando l’M4 sul groppone dei milanesi
fino al 2022, a 24 anni di distanza dalla sua iniziale idea progettuale!... E
le cose potrebbero prolungarsi per altri anni, sicuramente per pagare
l’indebitamento pubblico!
L’M4 ha tutte le caratteristiche nefaste delle grandi
opere all’italiana: progetto insostenibile, che peserà sulle spalle soprattutto
dei cittadini; enorme spreco di danaro pubblico e sconvolgimento del tessuto
densamente urbanizzato.
I nodi della matassa ingarbugliata della cantierizzazione
della M4 stanno venendo tutti al pettine. Alla ribalta delle cronache
cittadine, disagi e peggioramenti alla qualità della vita quotidiana e alla
mobilità ordinaria; circa 800 alberi da abbattere; danni a negozianti e
commercianti e chiusure di attività; intere vie desertificate per fare posto a
ben 13 cantieri nella sola tratta centrale Tricolore / S. Ambrogio, che si
aggiungono a quelli in funzione nella tratta Linate / Dateo; costi aggiuntivi
che aumentano: 1.100.000 euro (insufficienti) per risarcire parzialmente i
titolari di attività danneggiati; 5 milioni da aggiungere per varianti di
progetto. E via spendendo…
Oltre alla questione dei costi e del pesante
indebitamento del Comune di Milano, la M4 ci pone, nello scenario
metropolitano, altri interrogativi sulla sua stessa ragione d’essere. La Giunta
continua a pensare e a operare chiusa nella vecchia cinta daziaria. Eppure
Pisapia è contemporaneamente due volte sindaco (di Milano e della Città
Metropolitana).
Emblematica rimane appunto una delle funzioni
fondamentali della città metropolitana: la mobilità, con la relativa
pianificazione delle infrastrutture e
delle linee di trasporto. Mentre si dovrebbe pensare seriamente a un vero e
proprio diritto alla mobilità di vasta area metropolitana dei cittadini, la
conferma e l’attuazione del progetto della M4 sono in palese contraddizione con
le esigenze di ripensare le città dell’area metropolitana come un sistema
equilibrato di comuni e di reti infrastrutturali. Significa ancora una volta
continuare a guardare l’ombelico di Milano perdendo di vista l’intero e
complesso organismo della vasta area urbana ed interurbana.
Sui costi della linea blu si è scritto tanto. Si è capito
che non è affatto garantita la sostenibilità economica ed ambientale: 2
miliardi che sicuramente lieviteranno verso l’alto e un comune che s’impegna a
pagare nel corso di 20-22 anni tra 100 / 80 milioni l’anno di mutui ed
interessi avrà davvero tante gatte da pelare: si aumenterà ancora il prezzo del
biglietto, mentre si spara demagogicamente la gratuità?... Sarebbe auspicabile
maggiore responsabilità e lungimiranza politica ed amministrativa ponendo la
massima attenzione alle conseguenze negative che si scaricheranno sui
cittadini. Ancora una volta prevale la logica della grande opera che porta
maggiori vantaggi al capitale privato, bancario e finanziario. Si dilapidano le
finanze pubbliche, secondo il modello devastante del project financing.
Un’altra linea metropolitana, che attraversa ancora il
centro storico, riconferma il sistema mono e
radio-centrico della città, trascura come sempre le zone periferiche,
sconvolge e distrugge quel poco verde a disposizione nell’eccessivo addensato
urbano centrale. Insistere è davvero diabolico. Mentre si istituisce il nuovo
ente di governo metropolitano , si rimane dentro la tinozza dei confini
amministrativi di Milano. Chi scrive è convinto che si farebbe ancora in tempo
a fermarsi e a cambiare il progetto, eliminando le tratte centrali della linea
M4. Nel dicembre del 2014, alla vigilia della costituzione della società M4 una
cinquantina di cittadini, tra i quali il direttore di questo settimanale, e
studiosi ed esperti di mobilità, urbanisti e geografi urbani, economisti e rappresentanti
di comitati e del Forum Civico Metropolitano, lanciarono un appello al sindaco
Pisapia, alla sua Giunta e al Consiglio Comunale per chiedere di fermarsi e di
modificare il progetto di M4 in senso metropolitano. Nessuno degli
amministratori si degnò di risponderci, rispettando alla lettera -si fa per
dire- l’art. 54 della Costituzione (l’espletamento delle funzioni pubbliche
“con disciplina e onore”!).
Proviamo a riflettere su possibili progetti alternativi
(che nell’appello venivano indicati), utili necessari e urgenti dentro una
visione policentrica di Milano articolata in più comuni (comma 22 Legge Delrio)
e della conurbazione metropolitana. Ci si accorgerebbe che è ancora possibile
modificare il progetto M4, evitando di sconvolgere la zona centrale, già
adeguatamente servita da linee metropolitane e mezzi di trasporto pubblico. Il
criterio principale da adottare è quello di creare un sistema di trasporto pubblico sotterraneo e di
superficie che abbandoni definitivamente il modello a raggiera di collegamento
con il centro unico e costruisca le reti policentriche che si prolunghino verso
i comuni dell’area metropolitana nelle direzioni nord-sud / est-ovest.
Si avanzavano e si avanzano alcune proposte, realizzabili
in tempi brevi e sostenibili, sensate e di grande utilità: della linea 4
portare a termine il tratto Linate/Piazzale Dateo per collegare l’aeroporto al
passante ferroviario; utilissimo un altro collegamento Linate / M2 Gobba;
migliorare i collegamenti con Malpensa finalizzati a rilanciare la sua funzione
di unico hub del Nord Italia; prolungare le linee esistenti: la M1 o M5 fino a
Monza; la M2 a Vimercate; prolungare la M3 da San Donato verso Peschiera,
Pantigliate, Caleppio, Paullo (già sulla carta dal 2000!), come chiedono con un
appello Legambiente, i comuni interessati e la cittadinanza attiva; completare
da Precotto, attraverso il quartiere Adriano, fino a Gobba il collegamento del
trasporto pubblico sulla fascia nord/ovest e nord/est tramite la metrotranvia
già prevista da decenni nei piani delle opere pubbliche. Da leggere come
esempi, queste proposte sono da inserire, con altre, in un piano strategico
razionale e lungimirante che la Città Metropolitana dovrebbe adottare ed
attuare.
Si informino i cittadini seriamente e non con costosi
spot pubblicitari per fare passare le scelte unilaterali ed insensate di
vecchie e nuove giunte amministrative. Si rispettino le leggi vigenti e le
carte europee che stabiliscono solennemente i diritti di informazione e di
partecipazione dei cittadini al processo decisionale.
*Forum Civico Metropolitano