RICERCHE STORICHE
FIGURE NOBILI DELL’ANTIFASCISMO
Valle Peligna
Antifascista
Pasqualina Martino,
ricordata ancora dagli anziani come «Pasqualina l’anarchia», nella foto con il
figlio Caserio De Rubeis. Nacque il 6 gennaio 1901 a Musellaro e visse a San Benedetto
dei Marsi, dove sposò il bracciante Francesco De Rubeis, dirigente delle
organizzazioni del movimento dei lavoratori della terra e del locale movimento
comunista-anarchico. Durante gli anni 1919-21 Pasqualina fu molto attiva nella
partecipazione diretta alle lotte in corso su questioni concomitanti sul piano
nazionale e locale quali: la lotta contro il carovita, le battaglie per la
conquista dei diritti sindacali dei braccianti, l’educazione e l’emancipazione
morale delle classi popolari, i tentativi di espropriazione armata delle terre
dei Torlonia, la difesa della nuova repubblica dei soviet, la liberazione dei
prigionieri politici. Sul versante politico si impegnò nel percorso
organizzativo che nel maggio 1920 portò alla nascita della Federazione Comunista-Anarchica
Abruzzese, nella propaganda tra i lavoratori della terra, nell’applicazione
delle strategie insurrezionali alla situazione rivoluzionaria del paese. Nel
settembre 1920 fu al fianco del movimento dei braccianti che occupò le terre
del Fucino al fine di sperimentare forme soviettiste e autogestionarie della
produzione. Nell’ottobre del 1921 e nel gennaio 1922 si distinse nella grande
mobilitazione nazionale per la liberazione di Sacco e Vanzetti. Nel 1922
sostenne l’importante iniziativa del maestro Umberto Postiglione,
l’edificazione di una Casa del Popolo a Raiano per l’educazione dei figli delle
classi lavoratrici. Nel novembre 1922, dopo un conflitto a fuoco tra anarchici
e dirigenti della sezione fascista di San Benedetto, Pasqualina e il marito
furono arrestati per mancato omicidio e per possesso abusivo di rivoltella e di
munizioni. Fin da subito subì la repressione. Il 25 dicembre 1922, ad esempio,
fu costretta a sfilare in processione per le strade del paese con cartelli sul
petto e sulla schiena di elogio al fascismo. Ciononostante, durante gli anni
del regime, con il marito De Rubeis e con l’anziano Francesco Ippoliti non
smise mai di lottare: continuò a diffondere clandestinamente stampa
antifascista, a rimanere in relazione con i militanti all’estero e a portare
avanti attività contro il regime. Nel 1926 i carabinieri sequestrarono presso
la sua abitazione numerosi giornali e opuscoli di propaganda anarchica nonché
due pistole automatiche a nove colpi calibro 7,65 cariche, due caricatori di
ricambio e 132 cartucce. Il marito, interrogato, rispose «che tenevale
custodite per usarle in caso di eventuale insurrezione» (e per questo lui fu
inviato al confino). Pasqualina Martino subì ulteriori perquisizioni
domiciliari e frequenti arresti e fermi fino a tutto il 1942. Dopo la
Liberazione sostenne ancora le lotte del movimento dei lavoratori della terra
dei centri della Marsica.