CHI FURONO I PEGGIORI
CRIMINALI?
I TEDESCHI O GLI
AMERICANI?
di Luciano Garibaldi
Luciano Garibaldi |
Intervento di Luciano Garibaldi al convegno
“GUERRE E PACE”
organizzato dalla ANVCG a Milano il 9
febbraio 2018, Hotel dei Cavalieri.
Da una decina d’anni, disponiamo di una eccezionale fonte informativa
sulle stragi di civili compiute dalle truppe d’occupazione tedesche coadiuvate
dalle formazioni militari fasciste. Si tratta dell’«Atlante delle stragi naziste e
fasciste», realizzato, a partire dal 2009, da una Commissione Storica
congiunta, insediata dal governo italiano e da quello della Repubblica federale
tedesca. Nella banca dati, consultabile sul sito www.straginazifasciste.it, è
possibile conoscere tutte le stragi e le
uccisioni singole di civili, compiute da reparti tedeschi e della Repubblica
Sociale Italiana in Italia dopo l’8 settembre 1943.
I risultati dell’indagine hanno permesso di censire
oltre 5000 episodi, per ognuno dei quali è stata ricostruita la dinamica degli
eventi, inserita nello specifico contesto territoriale e nelle diverse fasi di
guerra. In Italia, dal luglio 1943 all’aprile 1945 furono più di 20 mila le persone
uccise in stragi nazifasciste, persone prive di una effettiva pericolosità
militare e quasi tutte immuni da colpe effettive.
Quindi, vere e proprie vittime civili di guerra.
Nei confronti delle popolazioni italiane i nazisti attuarono la
strategia del terrore, capace di sconfinare rapidamente in ripetuti massacri.
Il risultato dell' occupazione nazista è un lungo disseminarsi di eccidi
avvenuti per le più diverse (e spesso anche incoerenti) ragioni. Un esempio per
tutti: La strage di Marzabotto, al pari di tutti gli altri massacri, a partire
da Sant’Anna di Stazzema, non solo si rivelò strategicamente inutile, ma fu
eseguita in maniera indiscriminata, al di fuori di ogni ragione bellica, come
testimonia l'uccisione di 216 bambini, neonati inclusi. Furono i civili, in
larghissima maggioranza, le vittime di eccidi: persone segnate dalla sventura
di trovarsi, non volendolo, in pieno fronte e generalmente disarmati. Le donne,
gli anziani e i bambini erano le categorie più deboli; su di essi la violenza
poteva essere esercitata con minori rischi e su di essi infierirono
impietosamente al punto che quasi due terzi dei deceduti nelle stragi
nazifasciste appartenevano a queste categorie.
L. Garibaldi a sin. al Circolo della Stampa a Milano |
A partire dagli episodi nei quali sono morte più di 7 persone, sono
stati individuati in Italia oltre 400 casi di eccidi di civili, con
una fitta concentrazione nel Centro-Nord del Paese.
Grazie all’ “Atlante delle stragi naziste e fasciste”, dati e vicende, fino
ad oggi completamente sconosciuti nelle loro dimensioni, ora possiamo
visionarli on line.
In Lombardia vi furono 502 episodi di violenza e 1211 vittime. Ma il
triste primato di omicidi ai danni di civili se lo conquistò la Toscana, con
4.465 vittime, seguita dall’Emilia-Romagna con 4.313. Un caso per tutti. Il 30
marzo ’44, a Torino, due gappisti, Giuseppe Bravin e Giovanni Pesce, freddarono
Ather Capelli, il direttore della “Gazzetta del Popolo” che non avrebbe certo
meritato quella fine, essendo tra i pochi che si battevano per la fine
dell’odio e per la riconciliazione. Il 2 aprile, per rappresaglia, furono fatti
fuori 32 uomini. Esecuzione senza arresto né processo. E cadaveri esposti in
strada.
Devastazioni a Milano |
E veniamo alla seconda parte del mio intervento, quella dedicata alle
vittime civili dei bombardamenti anglo-americani. Oltre 64 mila civili
italiani, in gran parte anziani, donne e bambini, furono uccisi dai bombardieri
Alleati. La nostra Aeronautica, in compenso, non bombardò mai né l’Inghilterra,
né meno che mai la Francia, a partire dai primi giorni di guerra, quando
sarebbe stato, per noi, estremamente facile. A questi morti, possiamo
aggiungere gli oltre 23 mila civili italiani vittime innocenti delle truppe
Alleate (alcune truppe: in special modo i marocchini al servizio di De Gaulle)
nei mesi dell’occupazione militare. Stiamo parlando del periodo compreso tra lo
sbarco alleato in Sicilia del luglio 1943 e la capitolazione delle truppe
tedesche e della RSI nella primavera del 1945. In quei venti mesi, gli Alleati
fecero dell’Italia un «laboratorio a cielo aperto», sperimentando armi
distruttive addirittura proibite dalla Convenzione di Ginevra. Le incursioni
sulle nostre città furono compiute prevalentemente dopo l’8 settembre 1943,
quando l’Italia «ufficiale», cioè quella di Re Vittorio Emanuele III, aveva
sottoscritto il patto di cobelligeranza, e pertanto doveva considerarsi a tutti
gli effetti «alleata» degli anglo-americani. Al punto che i nostri soldati
combattevano eroicamente contro i tedeschi a fianco degli inglesi, degli
americani, degli australiani, dei neozelandesi. Un nome per tutte: la battaglia
di Montelungo.
Il contributo italiano arrivò a contare
30.000 effettivi alla fine del 1944, inquadrati nelle Divisioni
"Cremona" e "Friuli", ognuna delle quali era composta da
circa 10.000 uomini, e nel CIL (Corpo Italiano di Liberazione). Il che non
distolse il comando supremo Alleato dal programmare una micidiale offensiva di bombardamenti
aerei sul territorio italiano della RSI di Mussolini, alleata dei tedeschi.
Le città maggiormente colpite furono Torino, Milano e Genova. Milano subì
un terribile bombardamento nella notte fra il 24 e il 25 ottobre 1943, con 170
edifici distrutti e oltre mille morti. Tra ottobre e novembre di quell’anno,
Genova fu colpita sei volte, con 1250 edifici distrutti e seimila morti. Tra
novembre e dicembre, toccò a Torino, con sette bombardamenti, 70 fabbriche, 24
edifici pubblici e 1950 abitazioni rase al suolo. Nella sola incursione del 9
dicembre, 196 aerei Alleati scaricarono su Torino 147 tonnellate di bombe e 256
tonnellate di spezzoni incendiari.
Non meno terrificanti erano stati i bombardamenti dei mesi di luglio e
agosto 1943, programmati per fare pressione sugli ambienti militari e
monarchici per indurli a porre fine al regime fascista, premessa indispensabile
per la vittoria alleata, almeno nella penisola. Roma fu devastata due volte: il
19 luglio e il 13 agosto di quel 1943. Il più feroce attacco che mai avesse subìto,
fino a quel momento, una città italiana, fu comunque quello scatenato su Milano
a partire dalla notte tra il 12 e il 13 agosto 1943, e proseguito fino alla
notte del 16 agosto. In quattro giorni, Milano fu martirizzata da 2.268
tonnellate di bombe, sganciate da 843 aerei della Royal Air Force britannica.
Il bilancio finale fu tremendo: 239 industrie colpite, 11.700 edifici
abbattuti, più di 15 mila gravemente danneggiati, migliaia i morti.
Devastazioni a Treviso |
Nel 1944 le incursioni aeree sull’Italia centro-settentrionale furono oltre
4.500 e non risparmiarono alcuna città,
uccidendo 22 mila civili e ferendone oltre 36 mila. Molte incursioni
angloamericane furono tipicamente criminali. Basterebbe ricordare il martirio
di Treviso, selvaggiamente aggredita il giorno del Venerdì Santo e distrutta
con un bombardamento che causò quattromila morti. Oppure il mitragliamento del
battello «Genova», di fronte a Baveno, sul Lago Maggiore, e quello del battello
«Milano», carico di sfollati: una ecatombe di donne e bambini, bruciati vivi.
E arriviamo, così alla strage di Gorla, il quartiere di Milano dove il 20
ottobre 1944 una bomba americana centrò in pieno una scuola elementare
uccidendo 184 bambini e le loro maestre.
Della orribile strage di Gorla va detto che mai, fino ad oggi, i poteri
pubblici italiani avevano mostrato di volerne fare un capitolo fondante della
malvagità della guerra. Basta considerare che né il Comune di Milano, né la
Regione Lombardia, né lo Stato erano mai intervenuti per commemorare
solennemente l’evento, al punto che la stessa costruzione del monumento e della
cripta che raccoglie i resti dei piccoli martiri dovette essere realizzata a
spese delle loro famiglie. Tutto ciò è sicuramente dovuto ad un senso di
inferiorità e di timidezza verso la potenza responsabile del vergognoso
massacro, cioè gli Stati Uniti, che, a loro volta, non punirono mai, nemmeno
con un richiamo, i loro piloti che, per incapacità, superficialità e
indifferenza, avevano scaricato le loro bombe, anziché sugli obiettivi militari
(fabbriche, ponti, eccetera), sui quartieri di Turro, Gorla e Precotto, nella
Milano Nord.
I piccoli martiri di Gorla a Milano |
Le cose sono cambiate l’anno appena trascorso, per merito della
«Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra», il cui presidente,
l’avvocato Giuseppe Castronovo, ha scelto il 73° anniversario della strage dei
bambini di Gorla per il lancio della grande campagna contro la guerra e a
favore della pace tra i popoli.
Ho parlato dell’Italia, ho parlato di Gorla. Concludo con un numero, una
cifra-simbolo della ferocia e della follia dei bombardamenti aerei sulle
popolazioni civili: in tutte le nazioni dell’Asse, a cominciare, ovviamente,
dalla Germania, dall’Italia e dal Giappone, il totale dei civili uccisi nei
raid aerei del conflitto fu di 3 milioni e mezzo di esseri umani.