Morti per amianto al
Teatro alla Scala di Milano
di Michele Michelino*
Teatro alla Scala |
Di amianto si continua a morire, i processi ritardano, e l’ingiustizia continua.
Dopo ripetuti rinvii e cambiamenti
di giudici oggi al Palazzo di Giustizia di Milano (che noi, vittime dell’amianto il Palazzo consideriamo “il
palazzo dell’ingiustizia” per le continue assoluzioni dei manager imputati
delle morti d’amianto) si è tenuta finalmente l’udienza del processo per
l’amianto al Teatro alla Scala, che vede
come imputati rinviati a giudizio 5 dirigenti del Teatro, accusati della morte
di 10 lavoratori a causa dell’amianto. Davanti al PM Maurizio Ascione e al
nuovo giudice Mariolina Panasiti, Presidente della 9° sezione penale, si è
finalmente aperto il processo, subito rinviato dopo che la giudice ha
giustificato i ritardi con la mancanza di organico. La prossima udienza si
terrà il 19 marzo alle ore 9,30 nell’aula 9 bis.
Anche nel Teatro
alla Scala, il tempio della musica noto in tutto il mondo, era presente una
grande quantità di amianto che ha avvelenato diversi lavoratori uccidendone 10,
fra cui macchinisti di scena, un orchestrale, un cantante del coro e un vigile
del fuoco. Data la massiccia presenza della sostanza cancerogena, è probabile
che siano stati contaminati, negli anni, anche spettatori del Teatro. Quali
parti civili in questo processo, oltre al nostro Comitato (sempre presente a
tutte le udienze), Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto
– difese dall’avvocata Laura Mara - sono state ammesse altre associazioni (il
Comitato Ambiente e Salute del Teatro alla Scala, il sindacato CUB Informazione
Spettacolo, la CGIL, INAIL e ATS (ex ASL), ANMIL. Presenti all’udienza anche i
responsabili civili (Fondazione Teatro Scala e Centro Diagnostico Italiano).
Palazzo di Giustizia |
In questi
giorni in cui è tornato alle cronache con drammaticità il tema delle morti sul
lavoro – con gli operai della Lamina Spa asfissiati e le tre vittime dell’incidente
ferroviario di Pioltello – vogliamo ricordare come, al di là delle lacrime di
circostanza, i tempi lunghi della “giustizia” da anni favoriscano i dirigenti che hanno anteposto il profitto
alla sicurezza dei lavoratori, beffando le vittime e le loro famiglie. Così le
recenti sentenze del Tribunale di Milano, che hanno ripetutamente assolto chi
non ha rispettato la salute e la vita umana, sono un grave precedente anche per
questo processo. Ormai per la “giustizia” italiana questi processi non s’hanno
più da fare: il profitto è più importante della vita degli operai. con buona
pace di tutti quelli che si riempiono la bocca di stato di diritto e di
uguaglianza dei diritti previsti dalla Costituzione nata dalla Resistenza.
Intanto di
amianto migliaia di persone continuano ad ammalarsi e morire fra l’indifferenza
generale delle Istituzioni e dei partiti, le bonifiche ritardano e la
“giustizia” assolve gli assassini e condanna le vittime e le associazioni a
pagare le spese processuali. Senza bonifiche si continuerà a morire. Il picco
dei morti è previsto per il 2020/2030.
La lotta per
ottenere giustizia e impedire che queste morti si ripetano è sempre più
difficile, ma non ci arrendiamo. Lo dobbiamo ai nostri compagni assassinati, ai
malati e quanti purtroppo si ammaleranno in futuro. La lotta continua.
*Comitato per la Difesa della
Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio