Addio allo scrittore
Gianfranco Lazzaro
di Franco Esposito
Gianfranco Lazzaro |
Caro Gianfranco,
pochi minuti
fa la telefonata di tua figlia Linda che mi annuncia che ci hai lasciati per
sempre. Mentre parlo con lei al telefono dalla mia finestra balcone, osservo
l’inverno e la pioggia mista a neve, le ultime foglie che cadono: mi sento
triste, pigro, forse un po’ stanco e preso dalla malinconia mi sono messo a
sfogliare i tuoi libri di poesia e delle vecchie foto di tanti anni fa e allora
mi è venuta incontro la nostra vecchia
amicizia che risale al 1968, quando io allora ragazzo mi ostinavo a proporti i
miei primi interventi al cianuro per la tua Provincia azzurra. Mi sono venute
in mente, inoltre, le nostre pasquinate che malgrado le nostre ingenue
cattiverie - verità, venivano accolte persino dai permalosi politici di allora
quasi con simpatia, altre volte con proteste folcloristiche, ma sempre nei
limiti di un’educazione di fondo che li rendeva e li rende a distanza di tempo
quasi dei marziani di educazione e di intelligenza paragonata ai “ducetti” di
oggi pieni di arroganza e stuolo di avvocati al seguito. Che bei tempi, caro
Gianfranco, fare giornalismo d’assalto, parlare per primi in Italia di
ecologia, e poi come dimenticare le
filippiche contro la politica! E che bei tempi seguire le nostre passioni
letterarie – culturali con la fondazione nel 1975 del “Circolo culturale
Borromeo” e del nostro “Premio Stresa di Narrativa” – 1976 – e i nostri
incontri e scontri con gli amici Mario Bonfantini, Mario Soldati, Piero Chiara,
Carlo Della Corte, Giovanni Spadolini, Mario Tozzi e tantissimi altri. Ma, caro
Gianfranco, preso dai ricordi ho forse un po’ divagato, il senso o meglio
l’obiettivo di questo mio ricordo è un
altro, volevo in questo momento di tristezza far vergognare o perlomeno far arrossire
pubblicamente tutte le istituzioni locali, provinciale e regionali sia
politiche che culturali che negli ultimi anni hanno perso la memoria non solo
delle tue opere ma anche della tua persona e soprattutto perso la riconoscenza
nei tuoi confronti dimenticandosi persino della festa dei tuoi ott’anni. Era un
occasione, scrivevo allora, pubblicare almeno il tuo romanzo Berto come memoria
dei tuoi valori resistenziali che hanno fatto rivivere il nostro lago e la
gente della nostra collina. A proposito di colline mi viene incontro uno dei
tuoi libri più belli: Il cielo colore
delle colline un libro talmente importante che alla prima Edizione del
“Premio Stresa” lo abbiamo votato tutti all’unanimità. Un libro che aveva nelle
pagine il senso del tempo, il valore della memoria rivolta ai più giovani del
nostro lago. Ma, mentre tu lavoravi per la nostra Provincia, negli ultimi tempi
tutti hanno fatto finta di niente e come al solito si sono (ci siamo)
dimenticati allegramente di ringraziarti pubblicamente e soprattutto
riconoscere il tuo lavoro e segnalarti come uno dei autori più noti, più
genuini e forse più controversi del nostro Lago Maggiore. A questo punto, caro
Gianfranco, conoscendomi mi era venuta la tentazione di fare nomi e cognomi di
questa amnesia generale, poi ha vinto la ragione, anche perché conoscendo fin
troppo bene il narcisismo dei nostri amministratori e di tutte le congreghe
pseudo intellettuali che si specchiano nel nostro eterno provincialismo
lacustre e montano forse gli avrei fatto persino un favore citando i loro nomi
e allora ho desistito. Ciò non allontana la mia amarezza perché non abbiamo
capito (forse non ho capito) fino in fondo il tuo malessere quando incontravi i
tuoi simili, la tua aggressività più di facciata, anche perché in privato per
chi ti conosceva eri uno degli ultimi romantici e un poeta che ha saputo amare
la sua collina, la sua gente, le sue piante, i suoi fiori, i suoi animali che
la popolano ancora, malgrado il tuo pessimismo. Questo, caro Gianfranco, non è
il lago che sognavo, che tu sognavi, ma conoscendo un po’ le persone non si può
imporre l’adesione lucida e consapevole ai problemi, veri, reali che ci
attanagliano, ai sentimenti che ci coinvolgono. E allora questa mia ultima
lettera, questo ricordo per ricordare a tutti noi ad essere partecipi e
protagonisti come sei stato tu per tutta la vita, per tessere la lunga,
lunghissima tela del nostro presente e del nostro futuro. Addio Gianfranco e un
ultimo abbraccio da un tuo vecchio, ma, soprattutto vero amico.