Il contributo italiano
di Michele Di Paolantonio*
Il
19 maggio scorso, in occasione dell’anniversario della morte del colonnello Stanislav Petrov, “l’uomo che salvò il mondo
dalla guerra nucleare”, lo abbiamo ricordato con un incontro tenutosi al Liceo
linguistico Manzoni di Milano. Fra gli intervenuti Alfonso Navarra, esponente
dei disarmisti esigenti appartenente a Ican, vincitore quest’anno del Premio
Nobel per la Pace, il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Dragosei,
che Petrov conobbe a Mosca ed intervistò, il prof. Luigi Cadelli
particolarmente sensibile al tema, un
pacifista
attivo come Giuseppe Bruzzone che ha proiettato spezzoni del film L’uomo che ha salvato il mondo di Peter Anthony, dedicato
alla tremenda vicenda della notte del settembre 1983, Angelo Gaccione da sempre
impegnato sul tema del disarmo. Michele Di Paolantonio non era potuto
intervenire, ma aveva inviato questa importantissima riflessione letta al
pubblico presente. Per una più ampia diffusione, Di Paolantonio ha accettato
di renderla pubblica per i lettori di “Odissea”, e di cui vivamente lo
ringraziamo.
Stanislav Petrov |
Oggi ricordiamo un uomo
ed un evento che occorre con urgenza valorizzare il più largamente e
diffusamente possibile per aiutare tutti noi a prevenire la follia, prima che
la barbarie, di una guerra nucleare. È stata l’Internazionale Medici per la
Prevenzione della Guerra Nucleare (IPPNW, International Physicians for the
Prevention of Nuclear War) che ha voluto garantire visibilità al colonnello
Petrov ed alla vicenda che nel settembre 1983 lo vide anonimo e segreto protagonista
nella Guerra Fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, promuovendo anche la
realizzazione di un film che la narra.
Chi
parla fondò la sezione italiana dell’Internazionale Medici (www.ippnw-italy.org) nell’ottobre 1982,
con atto notarile in Roma, mentre era Ufficiale Medico dell’Aeronautica
Militare Italiana, ed ebbe l’opportunità, con una ricerca universitaria
italiana sviluppata a Londra, ed iniziata proprio il mese precedente a quell’evento
umanamente gestito da Petrov a beneficio dell’intera umanità, di sviluppare e
mettere a fuoco il concetto di guerra nucleare non intenzionale, cioè per
errore tecnico o umano o per volontà criminali o terroristiche.
Il
colonnello Petrov, di turno presso un centro di comando e comunicazione del
sistema nucleare militare sovietico, si trovò a dover gestire un allarme per
attacco nucleare balistico intercontinentale contro l’URSS, quando sui monitor
collegati con i satelliti militari geostazionari apparvero tracce di scie di
missili vettori in arrivo.
Nel
dubbio (rivelatosi vincente) che l’informazione nascesse da un errore tecnico
del sistema, ebbe la prontezza e la responsabilità, che negli anni successivi
pagò personalmente, di non lanciare immediatamente l’allarme all’autorità
politica, ed i fatti gli diedero ragione: l’impatto a terra dei presunti
missili non ci fu, e si scoprì che i satelliti avevano confuso l’energia
proveniente da esplosioni sulla superficie del Sole con scie di razzi vettori
nel cosmo.
Qualcosa
di analogo era avvenuto tre anni prima in America, al NORAD, il Comando
Strategico degli Stati Uniti, quando per un errore dei sistemi, questa volta
per l’improvvisa apparizione sui monitor di una esercitazione immagazzinata in
memoria dall’inventore del software, ma senza una consapevole gestione umana
dell’evento formativo ed esercitativo, il personale di turno si trovò
all’improvviso sui computer l’immagine di un massiccio attacco nucleare
balistico intercontinentale dall’URSS agli Stati Uniti e, non sapendo che si
trattava di un’esercitazione immagazzinata in memoria, ma confondendola con la
realtà, operò tutte le procedure per un attacco di rappresaglia (il cosiddetto
“launch on warning”), facendo decollare i bombardieri nucleari strategici B52,
allarmando le postazioni di lancio dei missili intercontinentali nei silos a
terra, e preallarmando i comandanti dei sommergibili nucleari americani in
navigazione nei mari del pianeta. Al NORAD occorsero quindici lunghissimi
minuti, prima dell’ordine finale di lancio, per capire fortunatamente che si
trattava di un errore dei sistemi, e far rientrare l’allarme. Nella mia ricerca
individuai come data dell’evento quella del 6 giugno 1980, anche se una recente
videotestimonianza
pervenutami su quell'evento,
rilasciata ad un giornalista americano nelle vie di New York dal senatore
Perry, che ne fu direttamente protagonista ricoprendo allora il ruolo di
Segretario di Stato Americano, la colloca un po’ prima, ricordando
personalmente e direttamente quando fu svegliato in piena notte dal Comandante
del NORAD ed informato del gravissimo problema.
Data a parte, con quella ricerca
italiana sul concetto di guerra nucleare non intenzionale demmo indirettamente
un contributo importantissimo alle decisioni che portarono i Presidenti Reagan
e Gorbaciov, in poco tempo, a firmare il Trattato INF, Intermediate Nuclear
Forces, cioè sulle Forze Nucleari Intermedie, con cui USA ed URSS decisero il
30 maggio 1987 lo smantellamento dei missili nucleari SS20 sovietici e Cruise e
Pershing II americani dalla nostra Europa.
Quella ricerca, infatti, animò il
workshop “Strategie di Prevenzione della Guerra Nucleare” che tenemmo ad
Helsinki nel giugno 1984 al IV Congresso Mondiale dell’Internazionale Medici.
In particolare, descrivendo l’evento accaduto al NORAD, sottolineammo che se lo
scenario si fosse avuto nello scenario europeo, dove un SS20 sovietico o un
Pershing II americano avrebbero avuto dodici (e non almeno quindici!) minuti di
tempo di volo per giungere sul rispettivo obiettivo, non ci sarebbe stato
nemmeno il tempo minimo necessario alle procedure per scoprire l’errore
(l’allarme al NORAD era rientrato dopo che si era tecnicamente accertato,
attraverso i satelliti militari geostazionari, che non c’erano scie di razzi
vettori nel cosmo!).
E la fortuna per tutti (lasciatemelo
dire dopo trentacinque anni!) fu che, tra i più attenti miei interlocutori in
quel workshop ci fosse Pavel Palathenko, che qualche mese più tardi fu chiamato
al ruolo fondamentale di interprete unico nei colloqui di pace USA/URSS tra i
Presidenti Reagan e Gorbaciov.
Gli eventi poi si svilupparono in
questo modo: per il ruolo fondamentale che avevamo avuto nel riavviare i
colloqui per il disarmo nucleare tra USA ed URSS ci fu attribuito il Premio
Nobel per la Pace 1985 (l’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra
Nucleare era nata per iniziativa di tre medici americani, tra cui il prof.
Bernard Lown, cardiologo ad Harvard, e tre medici sovietici, tra cui il prof.
Eugene Chazov, cardiologo a Mosca e medico del Cremlino.
Quando per l’Italia io e
l’indimenticabile compianto prof. Alberto Malliani, scienziato medico, primario
universitario all’Ospedale Luigi Sacco di Milano, il 10 dicembre 1985 accompagnammo in Aula ad Oslo i
due nostri CoPresidenti Mondiali Lown e Chazov a ritirarlo, due giorni dopo, il
12 dicembre 1985, fui ricevuto per una visita di cortesia dal nostro
Ambasciatore e fui io a dargli la notizia che quando un mese prima, il 7
novembre 1985, i Presidenti Reagan e Gorbaciov si erano incontrati per la prima
volta a Ginevra, alle Nazioni Unite, avevano avuto come unico punto in agenda
la prevenzione della guerra nucleare per errore.
Interpretati da Pavel Palathenko
giunsero poi, con il Trattato INF firmato al Cremlino il 30 maggio 1987 e
ratificato alla Casa Bianca nel dicembre 1987, a smantellare gli euromissili,
ed il 9 novembre 1989, a furor di popolo, ci fu poi l’assalto pacifico al Muro
di Berlino, la cui caduta politica e fisica segnò la fine della Guerra Fredda, per
cui l’umanità da quel momento in poi dimenticò l’incubo della guerra nucleare.
Purtroppo la follia nucleare non si
fermò, e, all’insaputa di tutti, negli anni successivi continuarono ad essere
spese risorse finanziarie immense non solo per mantenere, ma soprattutto per
ammodernare gli arsenali nucleari strategici, sviluppando sistemi d’arma
nucleare sempre più potenti, sofisticati e precisi nella loro infernale
capacità di distruzione.
Rendendoci molto seriamente conto di
tutto questo, consapevoli che le nostre forze di medici non bastassero, ed
intuendo di poter impiegare al meglio le nuove tecnologie della comunicazione,
nel 2007 l’Internazionale Medici fondò ICAN, Campagna Internazionale per
l’Abolizione delle Armi Nucleari, International Campaign to Abolish Nuclear
Weapons. Il 24 e 25 aprile 2010, poi, a Roma, nel quadro dei Summit Mondiali
dei Premi Nobel per la Pace, il rappresentante dell’IPPNW, continuando ad
incombere il pericolo di una guerra nucleare per errore (in quei giorni a causa
del programma nucleare iraniano e del gravissimo allarme causato dalla frase
dell’allora Presidente Iraniano Ahmadinejad: “Distruggeremo lo Stato
d’Israele”) convinse il rappresentante
del Comitato Internazionale della Croce Rossa e Mezza Luna Rossa ad avviare una
urgente azione comune e globale per l’eliminazione delle armi nucleari. Nacque
in tal modo l’Iniziativa Umanitaria, condotta insieme dal Comitato
Internazionale della Croce Rossa/Mezzaluna Rossa e dall'Internazionale Medici
per la Prevenzione della Guerra Nucleare, che hanno organizzato le Conferenze
Diplomatiche Internazionali di Oslo (marzo 2013), Nayarit (Messico), febbraio
2014 e Vienna (dicembre 2014) dove, alla presenza di rappresentanze
diplomatiche di oltre cento Paesi membri delle Nazioni Unite, è stato provato e
mostrato l'impatto umanitario delle armi nucleari, ed illustrato
scientificamente i concetti di Inverno Nucleare e Fame Nucleare che si
avrebbero a causa dell'oscuramento della radiazione solare ed il conseguente
collasso della fotosintesi clorofilliana e dei raccolti sul pianeta per una
guerra nucleare anche limitata o per errore o terroristica.
L’Iniziativa Umanitaria in pochi
anni ha portato, con il ruolo importantissimo di ICAN (le delegazioni di IPPNW,
ICAN e della Croce Rossa, fianco a fianco, hanno presieduto all’ONU tutte le
sedute della relativa Conferenza), al Trattato di Proibizione delle Armi
Nucleari. Firmato il 20 settembre 2017 nella sede delle Nazioni Unite di
Ginevra, il Trattato è valso il riconoscimento del Premio Nobel per la Pace
2017 alla nostra Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, ICAN.
Il Premio Nobel per la Pace 2017 è di tutti gli affiliati ad ICAN (e di tutti
coloro che vorranno aderirvi, aggiungo), come chiaramente ribadito dalla nostra
Direttrice Esecutiva Beatrice Fihn, che materialmente ha ritirato il Premio il
10 dicembre 2017, in Aula, ad Oslo, insieme a Setsuko Turlow, hibakusha, che ha
impresso all’intera Conferenza la sua potente presenza di donna giapponese
sopravvissuta alla bomba atomica di Hiroshima).
Ringrazio tutti voi per avermi
ascoltato, ed il vostro professore che mi ha dato voce, invitandovi ad aderire
ad ICAN (www.icanw.org), a prendere il futuro nelle vostre mani, adoperandovi,
con le possibilità e facoltà date, come cittadini italiani e della nostra
umanità, a rendere al più presto il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari
operativo, divulgandone la conoscenza, i significati ed il valore, per il
nostro Paese, per l’Europa e per il mondo. L’arma nucleare più sicura è quella
smantellata e distrutta.
E questo vale per tutte le 16.000
armi nucleari tuttora esistenti, anche vicine a casa nostra.
*Medico chirurgo specialista in Igiene e Medicina Preventiva
orientamento di Sanità Pubblica perfezionamento in Diritto
Sanitario
Presidente della Associazione Italiana Medicina per la
Prevenzione della Guerra Nucleare, affiliata Italiana dell’IPPNW, organizzazione Premio Nobel
per la Pace 1985 e affiliata Italiana di ICAN, organizzazione Premio Nobel per
la Pace 2017