SOGNANDO LA LIGURIA
di
Giulio G. Rizzo
La copertina del libro |
Lettera/recensione ha definito Rizzo questa
nota al libro di Consonni, e come tale la pubblichiamo.
Giancarlo
carissimo,
ho
ricevuto, molto gradito, il tuo Sognando
la Liguria. Complimenti, ovvi, ma veramente sentiti e vivissimi!
Ti
confesso che quando l’ho sfogliato l’apertura è caduta sulla pagina 22
(Liguria/2 del 1994) e il pensiero, errando, mi è andato a Mondrian. Ho visto
in quel piccolo quadro un Mondrian rivisitato e molto addolcito. Immediatamente
mi son venute in mente le affermazioni di Mondrian quando- dal 1907 in poi,
avendo superato il periodo naturalistico (quando dipingeva paesaggi sereni con
l’uso di colori rilassanti) affermava che: “Quando siamo in una realtà
assoluta, l’arte non è più necessaria”. Da qui la sua scelta di utilizzare
“solo” i colori primari rosso-giallo-blu-nero-bianco (quest’ultimo considerato
non colore) e linee ortogonali, con la rigida esclusione della linea obliqua!
Una spasmodica ricerca dell’assoluto nella forma. Della forma intesa
come il “logos” descritto da Eraclito: «Logos è ‘la verità delle cose’ più
che della realtà dei luoghi».
G. Consonni Paesaggio ligure, 1966 |
Proprio
questi ultimi lontani ricordi, mi hanno subito spinto a dovermi ricredere e
ammettere quanta errata fosse la mia considerazione iniziale!
Infatti,
Mondrian, a differenza di Giancarlo Consonni, odiava il verde! Lo odiava al
punto che, come ha raccontato Theo Van Doesburg, (cofondatore, con Mondrian, della
rivista De stil lider veicolo
culturale del neoplasticismo), una volta che con la moglie avevano invitato
Mondrian a colazione nella sua casa di Meudon il cui salone “ovale”, con
annesso tavolo “ovale” aveva una enorme finestra “ovale” che affacciava sulla
foresta di Fontainebleau.
Avevano assegnato a Mondrian il posto di capotavola dal quale si poteva
meglio ammirare il “verde” della foresta di Fontainebleau.
Mondrian, resistette meno di tre minuti e chiese ai coniugi di poter
cambiare posto per non essere ossessionato dalla visione del “verde”!
No Consonni non si rifà a Mondrian stricto sensu,
ma come Mondrian insegue una spasmodica
ricerca dell’assoluto nella forma. Come ho già detto di quella forma intesa
come il “logos” di Eraclito: «logos è ‘la verità delle cose’ più che della
realtà dei luoghi».
G. Consonni Paesaggio ligure, 1966 |
In questo senso, la Liguria è, secondo me un pretesto,
certo caro a Giancarlo Consonni, per interrogarsi più che sulla bellezza del singolo
scorcio dell’incantevole terra ligure, sul complesso profondo, direi sulla sua
stratificazione, di quello scorcio, fatto di amore, di attaccamento e di
fatica, quanta fatica, per costruirlo, in questo senso Consonni vuole
disvelarci l’enorme “energia”, anche quella potente “energia culturale”,
prodotta dagli uomini e incamerata nel paesaggio ligure. Da qui l’uso a volte
accennato, a volte sottolineato, a volte volutamente esplicitato di colori che
dai tenui verdi-grigiolini salgono via via via verso gialli-rosati per arrivare
a rossi profondi a volte accesi, sparsi in modo randomico
che disvelano le gocce, forse meglio dire i fiumi di sangue che sono stati
versati dalle genti liguri, e non solo, per costruire il paesaggio decriptato
da Giancarlo Consonni in questa sua suggestiva random
walk in terra ligure.
Grazie Giancarlo.
ALBUM
G. Consonni Paesaggio ligure, 1966 |
G. Consonni Paesaggio ligure, 1966 |
G. Consonni Paesaggio ligure, 1966 |
G. Consonni Paesaggio ligure, 1996 |
G. Consonni Vento, 1996 |