CONSIDERAZIONI SU SPORE
di
Francesco Curto
Francesco Curto
Una
lettura del poeta Franco Curto
Elegante e preziosa nella sua forma
editoriale la recente opera dello scrittore Angelo Gaccione: Spore, pubblicata da
Interlinea. Introduce alla lettura delle
poesie Alessandro Zaccuri che coglie la dimensione intima dell’autore
nella conciliazione tra le origini calabresi e la sua nuova identità milanese.
La scrittura poetica di Gaccione è un pendolo che oscilla tra memoria e
quotidianità. Altresì, aggiunge Lella Costa, nella nota introduttiva, che la
poesia di Gaccione “suona” perché si può leggere, ‘ascoltarla’ e persino ‘danzarla’.
È insomma un verso che diventa uno strumento che tocca corde che ci offrono
note dolci/amare e forse anche dolorose per affetti perduti. C’è il tema del
“nostos”, quasi un leitmotiv che pervade tutta l’opera. Con uno stile secco,
incisivo, Gaccione si svela e con amore ricorda la madre e con lei tutti gli
affetti familiari perduti ma sedimentati in fondo al cuore e nella mente.
Riconosco che un poeta non dovrebbe mai osare di dare giudizi critici su un
altro poeta. È come entrare a gamba tesa inconsapevole di farsi e far male.
Dire di Angelo per me però è diverso. Conosco bene il suo percorso e la sua
intensa e proficua attività di scrittore e di uomo impegnato nella difesa della
libertà, della giustizia e dei diritti dei senza diritti. Queste poesie, quasi
corrispettive degli haiku giapponesi, sono segni tatuati nell’animo dell’autore
e impressi come parole scalfite sulla pagina bianca, partecipate come una
comunione laica a tutti noi. C’è in questi versi la sapienza proverbiale e la
cultura di un uomo che ha attraversato il proprio tempo dentro una storia che
il potere quasi sempre ha manipolato. Si rintracciano le origini di un poeta
che sintetizza momenti interiori, familiari, e vicissitudini tragiche che hanno
segnato la storia sua e del mondo. Da ultimo osservo che Angelo Gaccione, come
nell’altra raccolta Lingua mater (Macabor
editore), ha partorito questo testo in un lasso di tempo molto breve, come se
per entrambi si trattasse di racconti brevi. Quindi il tempo è un altro
elemento che attiene l’Arte di Angelo. Distilla la parola, e del tempo ne fa un
elisir da bere e gustare fino all’ultima goccia tenendo sempre presente che
tempus fugit. Lui sa fermarlo sulla pagina bianca e lascia tracce
dell’esistenza di sé e degli uomini di buona volontà. Si dice nel noir che
l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Cito questo per ricordare a
tutti noi lettori che Gaccione inizia il suo viaggio proprio con una raccolta
di poesie dal titolo Il poeta militante,
1976 e La maschera, 1978. Sono certo
che ci sarà ancora altra poesia da regalarci per tenere viva la memoria e
stemperare le sue pene nelle battaglie intraprese e alleviare i dolori
dell’umanità.
Francesco Curto |
La copertina del libro |
Spore
Interlinea Edizioni, 2020
Pagg. 90 - € 12,00