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UNA NUOVA ODISSEA...
L'illustrazione di Adamo Calabrese
FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
Buon compleanno Odissea
domenica 7 luglio 2024
LO STATO IN ATTO E L’OLTRE IRRINUNCIABILE
di
Adam Vaccaro
Solitudine, paura, impotenza. Se si
produce un orizzonte emotivo generato da tale triade, si innesca un processo di
chiusure regressive anziché di aperture e crescita, quali quelle che Spinoza
chiamava passioni gioiose, tese all’incontro
e alla conoscenza. Sono passioni che non si coltivano proni e seduti nello
stato di caverna passiva immaginata dalla visione platonica. Sono passioni di
un fare, un poièin, che non è solo
della poesia delle righe spezzate. Perché può essere generato da ogni fare
– artistico o meno – come affermava Gian Battista Vico. Un fare che si oppone
alle risposte offerte dai poteri in atto, i quali tendono a disunire, disgregare,
a disegnare orizzonti costellati da pericoli e nemici, diffusi dai mass media, in canali di falsificazioni
e distrazioni di massa, anziché di informazioni reali. Il risultato è uno stato
emotivo infantile, di chi si sente abbandonato, spaventato e indifeso, pronto per
questo a recepire risposte illusorie di sicurezza fornite da un pensiero di Verità
assoluta, incurante della scienza moderna che ne ha sgretolato i fondamenti,
e che tende a essere ridotta a scientismo, strumentale quanto dogma
indiscutibile – vedi, come esempio, i deliri ideologici e repressivi messi in
atto con il Covid.
È un pensiero
che si riafferma con connotati di fondamentalismo religioso, spacciato dal dominio
in atto, e offerto come unica possibile uscita dalla caverna. Una possibilità
sorretta da predicazione di progressismo liberistico, innervato in una furiosa
innovazione tecnologica, che crea liberazione da fatiche e limiti operativi a
beneficio di pochi, trasmutati invece per la massa in strumenti di sudditanza e
controllo da parte di un patriarcato, rinnovato entro liberalizzazioni di
costumi e differenze sessuali, difese con ardore perché non toccano le logiche
e i profitti dei poteri finanziari mondiali.
Uno stato di
cose che produce e maschera ingiustizie sociali, caos violento, illusioni
liberatorie e deliri di onnipotenza di minoranze ricoperte d’oro. Una hybris che progetta orizzonti transumani
e disegna trionfi di una civiltà che si autocelebra come suprema, anche se già
duecento anni fa bastava la coscienza e il genio di Leopardi per irridere la
cavalcata di tali Valchirie con la nota sintesi critica di Magnifiche sorti e progressive, la narrazione della propaganda
dominante.
Una propaganda
smentita ogni giorno da crescenti povertà, tradite e abbandonate a sé stesse da
crimini sociali che mentre ignorano le primarie elementari esigenze vitali,
immettono immense risorse della ricchezza prodotta, in armi e guerre infinite,
sterminii di logiche imperialistiche, ricoperte da palandrane in difesa della
democrazia. Logiche ed effetti che non essendo condivise dalla maggioranza
della popolazione, evidenziano come lo Stato venga reso sempre più un fantasma
democratico, sottostante al peso determinante di lobby di interessi legali e
illegali – tra cui organizzazioni criminali di cento mafie – nelle mani dei
pochi che si appropriano del 90% della ricchezza prodotta.
Che fare, in
questo stato di cose, che ci appare onnipotente come un dio feroce, cui non appaiono
e non si contrappongono forze sufficienti – culturali, sociali e politiche – di
una prospettiva di rinascita umana?
Seppure l’intelligenza
conoscitiva e il correlativo pessimismo della ragione devono essere il sale
necessario del nostro stare qui e ora, la responsabilità etica ci impone di non
rinunciare al dolce altrettanto necessario di una visione per quanto utopica di
un diverso orizzonte umano e sociale. A tale orizzonte si possono dare nomi con
accenti diversi ma non contrapposti, e capaci di arricchimenti reciproci adiacenti
– quali, comunismo, matriarcato, democrazia – utopie che occorre continuare
assolutamente a custodire, con parole e atti di tutte le forze
resistenti disponibili, sapendo che ogni fase della storia umana non è eterna.
Pensiamo ai cento imperi, ognuno dei quali credeva di essere l’ultimo insuperabile
stato di cose, dopo di che sono crollati.
Occorre
perciò continuare a coltivare la passione gioiosa e il sogno dell’utopia
possibile di una liberazione e salvezza delle migliori sapienze e bellezze
degli esseri umani – i quali, come diceva il personaggio di un film di
fantascienza, appartengono a una strana specie, che rivela le sue qualità
migliori nelle peggiori condizioni.
LA POLITICA SENZA
ENFASI
di Romano Rinaldi
Cronistoria di un evento storico.
Giovedì 4
Luglio (un solo giorno), votazioni anticipate indette dal premier Rishi Sunak a
seguito del pessimo risultato ottenuto dal suo partito conservatore nelle
elezioni locali in maggio. Gli elettori hanno facoltà di votare anche per
posta.
Venerdì 5 Luglio. Proclamazione
della vincita del partito labourista e del suo leader Sir Keir Starmer che
dovrà prendere il posto di primo ministro al N. 10 di Downing Street.
Sabato 6 Luglio. Formazione del
nuovo governo e prima riunione del Consiglio dei Ministri con l’approvazione
dei primi provvedimenti (per esempio: cancellazione del progetto di
ricollocamento in Uganda dei migranti clandestini).
Metodo: Uscita del primo ministro
che ha perso le elezioni dalla porta sul retro della residenza al N. 10 di
Downing Street e contemporaneo ingresso del vincitore dalla porta d’ingresso.
Previa conferenza stampa di entrambi in sequenza (uscente - entrante) nella
strada prospicente l’ingresso principale. Le eventuali masserizie sono state
nel frattempo sostituite nella notte. Gli appartamenti privati e l’ufficio del
primo ministro sono nella stessa “casa” al civico 10 di Downing Street a Londra.
La causa principale del
fallimento delle politiche del partito Conservatore viene attribuita ai pessimi
risultati conseguenti l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea
(Brexit). Dopi 17 anni di incontrastato predominio del partito Conservatore, il
Labour ha ottenuto una maggioranza solidissima, grazie anche alla legge
elettorale britannica (sistema maggioritario uninominale) dove i rappresentanti
dei partiti devono essere ben noti agli elettori che li eleggono direttamente
in ogni circoscrizione. C’è un generale consenso che il referendum sulla Brexit
indetto dal premier conservatore David Cameron sia stato un grave errore,
tuttavia il nuovo governo labourista non ha alcuna intenzione di far ritornare
la Gran Bretagna sui suoi passi. Forse è il caso che la EU rientri nel UK?
ULTIMA GENERAZIONE
Diario climatico di giugno
Ultima
generazione chiede un Fondo Riparazione mentre Musumeci scarica la
responsabilità sui privati che devono assicurarsi
Roma, 5 luglio 2024: Ultima generazione pubblica sulle sue pagine
social, Facebook e Instagram, il reel Diario Climatico, in cui sono
raccolte immagini degli eventi climatici estremi del mese di giugno: ad Asiago
(VI), Cogne (AO). Rovigo (RO), Sorbolo (PR), Roma, Milano, Noasca (TO),
Mulazzano Ponte (PR), Belvederi di Grigno (TR), Vertova (BG). Nubifragi,
alluvioni, trombe d’aria, persone evacuate che hanno dovuto lasciare le proprie
case e i propri paesi. Danni per milioni.
La risposta di Musumeci: Assicuratevi
La crisi climatica, i cui effetti distrutti sono amplificati dall’incuria
dei territori, è innegabile, anche per questo governo, i cui esponenti hanno
sempre ignorato o minimizzato il problema. Peccato che alla tragedia rispondano
con la farsa. Così se la ministra del turismo Santanché propone di riportare in Val d’Aosta i turisti in elicottero, il ministro
della protezione civile Nello Musumeci, al posto di riconoscere le sue
responsabilità, oltre che quelle del governo di cui fa parte, e comprendere
la necessità di un Fondo Riparazione, getta la responsabilità sui privati:
“Dobbiamo ricorrere alle polizze assicurative per le aziende – ha
detto in una recente intervista - non possiamo pensare che lo Stato
possa intervenire sempre e per tutti.”
Chiediamo un fondo riparazione
Noi invece crediamo che sia compito dello Stato proteggere i cittadini,
che pagano le tasse anche per questo, dagli eventi climatici estremi
e per questo chiediamo un Fondo Riparazione preventivo, permanente e
partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno
essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi
(SAD), la tassazione degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di
stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e
delle sempre più ingenti spese militari. Questo Governo, come i precedenti, non
ha alcuna intenzione di affrontare i problemi strutturali alla base della crisi
ecologica e sociale in corso.
Cartella stampa su tutte le azioni organizzate da dicembre 2021 qui
Prossimi incontri
Online: ogni domenica sera alle ore 21:00, iscrivendosi a questo link.
Prossimi processi
11 luglio: Massa, blocco stradale
12 luglio: Roma, coloramento Fontana di Trevi
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TAV FIRENZE
5 luglio 2024, la festa che non c’è
Il 5
luglio doveva essere una giornata importante per il progetto TAV fiorentino e
quindi anche per RFI e il presidente della regione Eugenio Giani, grande
sponsor dell’opera. Il 5
luglio, secondo il cronoprogramma delle ferrovie, la fresa Iris doveva arrivare
nel cantiere della stazione ai macelli e ultimare lo scavo della prima
galleria, invece dall’ultimo report del giorno 3/7 pare che la fresa sia quasi
2 km indietro, praticamente sotto la Porta San Gallo. Proprio pochi giorni fa la stampa riportava i dati di
un comunicato RFI-Regione dove si davano dati molto ottimistici dichiarando che
gli scavi procedono a 10 metri al giorno. Eppure, stando ai dati dell’ultimo
report nei sette giorni precedenti sono stati scavati 25 metri, cioè 3,60 metri
al giorno. Indubbiamente meglio la prudenza, viste le criticità del progetto,
della follia del “presto e bene” sempre ostentato e sempre smentito; ma perché
procedere sempre con proclami che non sono veri? Così si fa propaganda, non
informazione. I “cantieri parlanti” ci dicono ciò che vogliono e tacciono ciò
che non si deve sapere. I dati tranquillizzanti sulle terre di scavo sono molto
generici e non tengono conto delle criticità rappresentate dall’insufficienza,
dichiarata già nel 2017, dalla Commissione di Collaudo, che chiedevano un
aumento delle stesse per accogliere le terre prodotte; si sono già avute soste
plurisettimanali nei lavori per questo motivo. L’ottimismo ostentato non pare essere giustificato dalla realtà;
certamente la favola che i lavori daranno terminati nel 2028 sono pura
fantasia, sia perché lo stesso cronoprogramma delle Ferrovie prevede la fine
dei lavori nel 2029, ma adesso anche per i ritardi che paiono accumularsi. Nessun
annuncio o festa attorno a questo enorme cantiere per il mancato sbarco della
talpa nel camerone. Purtroppo per il Presidente Giani non ci saranno tartine o
succhi freschi per temperare la calura estiva.
Comitato No Tunnel TAV Firenze
338 - 3092948
venerdì 5 luglio 2024
FINE VITA E
GOVERNO
di Marco Cappato
Marco Cappato
Inaspriscono le leggi invece di farne
una decente sul fine vita.
La sentenza della Corte costituzionale
sul fine vita non arriva, e la pressione del Governo Meloni per ottenere una
nostra condanna aumenta. Si
moltiplicano infatti le richieste alla Corte di una decisione che possa portare
a una condanna da 5 a 12 di carcere di Chiara Lalli, Felicetta Maltese e
me (oltre agli altri 9 disobbedienti civili negli altri procedimenti), ma
soprattutto la condanna alla tortura per persone malate e in condizioni
simili a quelle di Laura Santi e Martina Oppelli. Come primo atto, il Governo si è costituito in giudizio contro di
noi, sostenendo che la questione di legittimità costituzionale sarebbe
inammissibile e che la Consulta non dovrebbe nemmeno dare una risposta a ciò
che Filomena Gallo e il nostro collegio legale hanno evidenziato e cioè il
carattere discriminatorio del criterio del “trattamento di sostegno vitale”,
che esclude molte tipologie di persone affette da patologie irreversibili e
sofferenze insopportabili dal diritto di accedere all’aiuto alla morte
volontaria. Non avendo
dalle parti del Governo evidentemente ritenuto sufficiente la costituzione in
giudizio contro di noi, si è aggiunta la mobilitazione di un altro
organo di nomina governativa: il Comitato Nazionale per la
Bioetica (CNB), non a caso presieduto da Angelo Vescovi, già uomo-immagine
della campagna clericale di boicottaggio anti referendario sulla legge 40
(“sulla vita non si vota”, diceva Vescovi, che sosteneva l’inutilità della
ricerca sulle cellule staminali embrionali, senza mai essersi scusato da
allora).
Il
Comitato Nazionale per la Bioetica – dopo 8 mesi di silenzio da quando era
stato interpellato dalla Regione Umbria – ha scelto proprio questi giorni
di riunione della Corte costituzionale per pubblicare un parere che dà ragione al Governo contro di
noi, raccomandando un’applicazione il più possibile restrittiva e
discriminatoria del “trattamento di sostegno vitale”.
Un organo di consulenza alle
istituzioni come il CNB è stato così ridotto a strumento di propaganda e
indebita pressione sulla Corte costituzionale, sollevando la rivolta di quasi
metà dei componenti che si sono opposti al momento del voto.
E il Parlamento? Non pervenuto. La
discussione del disegno di legge a prima firma Bazoli è calendarizzata per il
17 settembre, ma il testo è addirittura peggiorativo rispetto alle norme
attualmente in vigore. Nel
frattempo, abbiamo risposto nell’unico modo possibile: dando la parola alle
persone. In particolare, abbiamo reso nota la richiesta di 10 persone, malate irreversibili, che si sono rivolte a noi per chiedere
alle Asl l’aiuto alla morte volontaria e che stanno incontrando ostacoli e
boicottaggi di ogni tipo, sempre in difesa del “trattamento di sostegno
vitale” che nessun Paese al mondo considera una condizione necessaria per
accedere alla morte assistita.
Non ci fermiamo. Contiamo sul vostro
aiuto.
Marco Cappato |
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mercoledì 3 luglio 2024
FRANCIA TRA EUROPEE E LEGISLATIVE
di
Franco Astengo
Dal
punto di vista dell'analisi elettorale, in attesa dell'esito dei ballottaggi, appare
sicuramente interessante la comparazione tra il turno delle europee svolto in
Francia il 3 giugno e quello delle legislative convocate d'urgenza dal
presidente Macron per l'appena trascorso 30 giugno.
Un
fatto singolare con pochi precedenti: nel giro di pochi giorni si sono svolte
le elezioni europee e le elezioni politiche e valutare le diversità nella
partecipazione e nelle espressioni di voto appare sicuramente esercizio di
grande interesse. La drammatizzazione del quadro politico dovuto all'avanzata
della destra ha sicuramente contribuito a una sorprendente crescita nella
presenza alle urne. Il corpo elettorale è rimasto sostanzialmente inalterato:
alle europee aveva diritto di voto 49.462.981 elettrici ed elettori mentre alle
legislative gli iscritti nelle liste assommavano a 49.332.732 unità.
In
conseguenza appare corretta una comparazione fondata sulle cifre assolute. Come
già riportato la partecipazione ha registrato una vera e propria impennata: da
24.753.773 voti validi espressi il 3 giugno a 32.060. 374 contati il 30 giugno,
uno scarto di 7.316.601 voti in più che naturalmente hanno avuto un effetto
sulle cifre assolute ottenute dai partiti.
Tra
i due turni elettorali l'offerta politica ha subito una sostanziale modifica a
sinistra con la creazione del Nuovo Fronte Popolare: una coalizione
comprendente France Insoumise e i suoi alleati, le liste ecologiste, il partito
socialista e quello comunista con liste affini (in particolare la nuova
socialdemocrazia di Place Publique).
Una
coalizione che ha presentato un programma molto avanzato sul piano sociale ma
soprattutto tenuta assieme dalla volontà di respingere il prevedibile assalto
portato dalla destra del Rassemblement National.
Analizziamo
allora il voto del Fronte in termini di suffragi assoluti comparandolo ai voti
ottenuti dalle diverse liste nelle elezioni europee.
Andando
per ordine: il Nuovo fronte popolare ha ottenuto nelle legislative del 30
giugno la somma di 8.974.463 suffragi. Il 3 giugno: la lista Reveiller l'Europe
comprendente il partito socialista e Place publique aveva avuto 3.424.216 voti;
France Insoumise e alleati (Union Populaire) 2.448.703 voti; Europe Ecologie
1.361.127; l'alleanza tra PCF e FGR 584.067 per un totale di 8.402.180 con un
saldo positivo di 572.283 voti, risultato sicuramente da rimarcare considerata
l'eterogeneità della coalizione che in questi casi non sempre riesce a produrre
la sommatoria del voti precedentemente ottenuti dalle forze che compongono
"l'ensemble".
Diverso
il discorso per il Rassemblement National che alle Europee presentatosi come Le
France Revient! aveva ottenuto 7.765.936 voti saliti nell'occasione delle
Legislative a 9.377, 109 voti; un incremento di 1.611.173 suffragi. L'effetto
dell'incremento del numero dei voti validi ha fatto però sì che nella realtà in
percentuale il FN flettesse dal 31,37 al 29, 25.
Buona
parte della mobilitazione elettorale avuta tra l'esito delle europee e il voto
delle legislative ha premiato l'area libdem che fa capo al presidente Macron:
alle Europee "Besoin d'Europa" aveva avuto 3.614.646 voti, alle
legislative ENS ha avuto 6.425.525 (più 2.810.879). Forte anche l'incremento
percentuale tra le due formazioni da da 14,60 a 20,04. Il sistema macronista è
crollato come funzione d'argine tra le estreme ma elettoralmente il partito e
la sua coalizione hanno dimostrato una presenza importante.
Anche
Les Republicans hanno fatto registrare una crescita: da 1.794.171 voti a 2.104.
978. La nota politica conclusiva non può che riguardare la tripartizione che
segna il sistema politico francese tra RN, FP ed ENS si sommano 24.797.097 voti
su 32.060.374 pari al 77,34%, roba da Italia al tempo del sistema dei partiti. Ancora
una volta in Francia si presenta un grande problema di rapporto tra
governabilità e rappresentanza trascurato storicamente dall'attuale sistema. Rapporto
che passa attraverso la formula elettorale: le legislative saranno decise, con
ogni probabilità, dal gioco delle desistenze e dall'aderenza dell'elettorato a
questa dinamica, Ma potrebbe essere l'ultima volta che intere fette di
rappresentanza alla fine non trovano corrispondenza istituzionale. La prova
della desistenza repubblicana il 10 luglio avrà grande importanza così come la
tenuta del Fronte Popolare come progetto politico considerando anche che il
tema della guerra è stato poco considerato come fattore di determinazione del
voto: probabilmente un errore di valutazione rispetto all'esistenza di un fondo
pacifista nella società francese.
martedì 2 luglio 2024
TACCUINI
di Angelo Gaccione
La via
Cino del Duca, il Palazzo Bolagnos e Berchet
La via
Cino Del Duca è lunga appena 135 dei miei passi; passi, non falcate da atleta.
Eppure, in questi 135 passi si concentrano tre abitazioni di valore storico enorme.
La più imponente, per estensione (ben 15 sono le finestre che si susseguono per
l’intera facciata), è il palazzo Bolagnos appartenuto al conte Giuseppe di
origini spagnole, come chiaramente si evince dal suo cognome. La facciata si
presenta con stile tardo barocco e pare che non abbia subito particolari
alterazioni nel corso della sua esistenza, malgrado non fosse stato risparmiato
dalle bombe del 1943. A me è stato permesso di entrare solo nella corte, ma chi
c’è stato riferisce di vere e proprie mirabilie. Nonostante i vari passaggi di
casate, il palazzo è conosciuto ai più come palazzo Visconti. Un Visconti lo
aveva acquistato, infatti, nel 1840, e precisamente il duca Uberto Visconti di Modrone di Grazzano. È a lui che è dedicata la via
che al palazzo sta quasi alle spalle. Si trova al numero 8 della via Cino Del
Duca, ed è curioso non solo il nomignolo Cino (in realtà il nome di questo
imprenditore, editore e produttore cinematografico era Pacifico), ma anche la
presenza della parola Duca nel cognome. Un duca vero acquisterà un palazzo e a
un Del Duca verrà dedicata la via. In questo palazzo e in questo numero civico
nascerà il futuro regista Luchino Visconti, il 2 novembre del 1906,
ed è in questo palazzo nelle cui sale si fa musica (lo frequenteranno attori,
scrittori, musicisti, fra cui Toscanini e Puccini) e dove esiste un vero e
proprio teatro, che Luchino impara i primi rudimenti di teatro e a suonare il
violino. Se siete ancora convinti che la classe sociale e le relazioni
intellettuali siano trascurabili, vi dovete ricredere.
Potenza del denaro, il palazzo Visconti si trova attaccato a
un edificio storico dalla facciata a mattoni rossi, con il portale a sesto
acuto e le decorazioni in terracotta. Se ne sa poco di questo palazzo
miracolosamente sopravvissuto. Dalle scarne notizie rinvenute pare si tratti di
un “suggestivo avanzo di
una maggiore costruzione del secolo XV che appartenne ai Parravicini, antica
famiglia oriunda della Brianza”. È al numero 4 (con che numerazione fosse
indicato in origine non lo sappiamo), e può esibire un romantico comignolo; in
verità anche un paio di abbaini posticci che non gli sono stati risparmiati.
Al numero successivo, il 2, che sovrasta Casa Parravicini di almeno un piano, è murata una targa dedicata al poeta Giovanni Berchet (l’autore della celebre Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo) che vi nacque il 23 dicembre del 1783. È anch’essa in mattoni rossi, ma dalla facciata semplice e priva di decorazioni. Sicuramente di origine antica anche se le ristrutturazioni novecentesche non devono averla del tutto risparmiata. Sotto la targa del Berchet ve ne è un’altra dedicata ad Angelo Mazzoleni, non vi è nato ma vi abitò per cinque lustri. Giureconsulto e patriota insigne, così è ricordato, e patriota e rivoluzionario era stato Berchet. Tra i suoi tanti meriti Mazzoleni può vantare la fondazione, nel 1887, dell’Unione Lombarda per la Pace e l’Arbitrariato.
Prima della
copertura dei Navigli, quelle che sono ora la via Visconti di Modrone, la via
San Damiano, la via Senato, ecc. si affacciavano sulle acque linde del canale.
Le abitazioni avevano splendidi e romantici giardini, così sappiamo dalle
cronache e dalle incisioni disponibili. La via San Damiano non iniziava dove è
collocata ora, cioè dopo la via Visconti di Modrone. Tant’è vero che un totem
ci ricorda il punto esatto dove aveva la sede il quotidiano socialista l’Avanti!
– al numero 16 della vecchia via San Damiano per la precisione – quasi di
fronte all’attuale via Chiossetto. Gli squadristi fascisti l’assalirono e la
distrussero una prima volta nel 1919 guidati dal caporione Benito Mussolini. L’Avanti!
era l’unico quotidiano a diffusione nazionale e dovette subire ripetuti
assalti culminati con aggressioni e omicidi. Fino al 1925 collezionò ben 62
sequestri, e l’anno successivo fu costretto a chiudere definitivamente per via
dell’abolizione della libertà di stampa.
Al numero 16 dell’attuale via Visconti di Modrone era nato Alessandro Manzoni. La scritta incisa sull’arco del portone ne dà conto. Non ha stemmi nobiliari la casa, come quella del numero 20, ad esempio; e passa del tutto inosservata, annerita com’è dallo smog che assedia la via da anni, come i polmoni dei milanesi. Da questo brandello di lettura possiamo farci un’idea della casa e della via. “Situata nell’antica contrada di S. Damiano, completamente sconvolta dall’interramento del Naviglio, dalla guerra che ha distrutto molti antichi edifici e dalla speculazione edilizia che ha occupato le aree dei giardini sul fossato, la modesta casa in cui vide la luce Alessandro Manzoni il 15 marzo 1785, presenta una fronte semplice, a tre piani. Le finestre del primo e secondo piano a contorno d’intonaco. Fu rimaneggiata più volte nel corso dei secoli, per cui più nulla resta degli originari interni”.
Se non resta quasi nulla di case nobiliari e giardini, se qualche rara
balaustra appare solitaria allo sguardo del passante, in compenso continuano le
manomissioni. Quello che è stato permesso di fare alle facciate degli isolati
compresi tra i numeri 11 e
15 della via, è semplicemente stomachevole. Quanto alla via dedicata al poeta
latino del I secolo, Marco Valerio Marziale, che di via Visconti Modrone sta alle
spalle, non parliamone. Essendo stata interamente ridotta ad uso commerciale e
non avendo abitazione alcuna, è diventata una sorta di latrina maleodorante a
cielo aperto. Una via del piscio nel cuore della città. Povero Marziale. Non essendoci
nulla di particolarmente interessante non vi entravo da decenni.
lunedì 1 luglio 2024
GUERRA RUSSO-UCRAINA
Lo scorso 18 giugno un attacco ucraino condotto con i droni in
territorio russo ha in buona parte distrutto gli impianti di “Azovprodukt”: l’azienda
è attiva dal 2010 sulle sponde del Don - presso la località di Azov, regione di
Rostov - si occupa di stoccaggio e trasporto intermodale di carburante e
prodotti chimici: “Azovprodukt” è parte del gruppo italiano Decal, con sede a
Soresina (Cremona). Almeno due serbatoi da 5000 metri cubi sono stati
distrutti: l’attacco non ha prodotto vittime. Dal 24 febbraio 2022 i depositi
di carburante e prodotti chimici sono diventati uno dei principali obiettivi
sia per le forze ucraine che per quelle russe. Secondo il governatore della
regione di Rostov sul Don Vasilij Golubev nelle operazioni di spegnimento sono
stati coinvolti circa 200 vigili del fuoco ed è stato fatto arrivare sul posto
anche un treno speciale antincendio. La vicenda, riportata dall’agenzia russa
Interfax, è stata informalmente confermata a chi scrive da una dipendente del
gruppo alla condizione di restare anonima: alla richiesta di rilasciare
dichiarazioni sull'accaduto sia gli uffici russi di “Azovprodukt” che gli
uffici italiani del gruppo non hanno risposto. Considerando le attività di
ricognizione e di raccolta preliminare di informazioni necessarie per condurre
un attacco di questo genere è altamente improbabile che le forze ucraine non
fossero al corrente della proprietà dell'azienda che sarebbe stata attaccata.
Ciò porta ad avvalorare l’ipotesi di un attacco pienamente consapevole. Se
questa ipotesi trovasse conferma, si tratterebbe di un precedente molto
significativo, trattandosi di un attacco deliberato contro una delle migliaia
di aziende straniere rimaste attive nella Federazione russa dopo il 24 febbraio
2022: le implicazioni di questo precedente rischiano, soprattutto in mancanza
di provvedimenti adeguati, di mettere a repentaglio gli interessi economici e
la sicurezza dei cittadini italiani e degli altri paesi dell’Unione Europea.
Maurizio Vezzosi