UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

domenica 7 luglio 2024

MINIMA IMMORALIA
di Angelo Gaccione



Sinistra


È
straordinaria la facilità con cui si distribuiscono attestati di benemerenza a chi non ne è assolutamente degno. Prendiamo l’attribuzione dell’etichetta (mi scuso, ma non trovo un termine più svalutativo di questo) sinistra; ho scritto “etichetta” perché a questo si è ridotto il termine sinistra, e come tutte le etichette sono ingannevoli. Si è arrivati all’impudenza di definire di sinistra i guerrafondai democratici americani; gli altrettanti guerrafondai e razzisti democratici inglesi (il primo atto del nuovo governo è stato quello di aumentare la spesa militare) e così via enumerando. Si sono inflazionati anche i termini liberali e moderati. Pensate che vengono annoverati fra liberali e moderati personaggi che qui da noi hanno votato le leggi sul lavoro più schiavistiche, legittimato ogni forma di disuguaglianza (nei confronti dei migranti e delle donne, poi, non ne parliamo), minato la libertà di stampa, asservito la giustizia ai loro disegni, e si distinguono per essere i più accaniti fautori della guerra. Ammiro, invece, le destre: sanno di essere una cloaca e ne vanno fieri. Ma non è di loro che intendo parlare. Voglio parlare della Sinistra e fissare un limite oltrepassato il quale non c’è alcuna Sinistra e il termine va connotato non come un riferimento politico e ideale, ma declinato come un semplice aggettivo sinonimo di losco, inquietante, disgustoso, da rifuggire e tenersene alla larga. Qual è questo limite che segna lo spartiacque fra ciò che è Sinistra e ciò che non lo è? È l’opposizione alla guerra, al militarismo, con tutto ciò che li giustifica, li crea, li alimenta, li tiene in vita. Va da sé che questa opposizione genera una opposizione ancora più generale per le tante implicazioni che vi sono intrecciate. E immediatamente mette al centro la pace, cioè la vita: una concezione della società e dell’esistenza completamente opposte a quelle dei guerrafondai, dei carnefici, degli oppressori, degli sfruttatori, dei razzisti, dei saccheggiatori. Ecco perché oggi di sinistra ce n’è poca, maledettamente, tragicamente poca. Ed è per questo che le destre possono prosperare.

LO STATO IN ATTO E L’OLTRE IRRINUNCIABILE
di Adam Vaccaro


 
Solitudine, paura, impotenza. Se si produce un orizzonte emotivo generato da tale triade, si innesca un processo di chiusure regressive anziché di aperture e crescita, quali quelle che Spinoza chiamava passioni gioiose, tese all’incontro e alla conoscenza. Sono passioni che non si coltivano proni e seduti nello stato di caverna passiva immaginata dalla visione platonica. Sono passioni di un fare, un poièin, che non è solo della poesia delle righe spezzate. Perché può essere generato da ogni fare – artistico o meno – come affermava Gian Battista Vico. Un fare che si oppone alle risposte offerte dai poteri in atto, i quali tendono a disunire, disgregare, a disegnare orizzonti costellati da pericoli e nemici, diffusi dai mass media, in canali di falsificazioni e distrazioni di massa, anziché di informazioni reali. Il risultato è uno stato emotivo infantile, di chi si sente abbandonato, spaventato e indifeso, pronto per questo a recepire risposte illusorie di sicurezza fornite da un pensiero di Verità assoluta, incurante della scienza moderna che ne ha sgretolato i fondamenti, e che tende a essere ridotta a scientismo, strumentale quanto dogma indiscutibile – vedi, come esempio, i deliri ideologici e repressivi messi in atto con il Covid. 



È un pensiero che si riafferma con connotati di fondamentalismo religioso, spacciato dal dominio in atto, e offerto come unica possibile uscita dalla caverna. Una possibilità sorretta da predicazione di progressismo liberistico, innervato in una furiosa innovazione tecnologica, che crea liberazione da fatiche e limiti operativi a beneficio di pochi, trasmutati invece per la massa in strumenti di sudditanza e controllo da parte di un patriarcato, rinnovato entro liberalizzazioni di costumi e differenze sessuali, difese con ardore perché non toccano le logiche e i profitti dei poteri finanziari mondiali.
Uno stato di cose che produce e maschera ingiustizie sociali, caos violento, illusioni liberatorie e deliri di onnipotenza di minoranze ricoperte d’oro. Una hybris che progetta orizzonti transumani e disegna trionfi di una civiltà che si autocelebra come suprema, anche se già duecento anni fa bastava la coscienza e il genio di Leopardi per irridere la cavalcata di tali Valchirie con la nota sintesi critica di Magnifiche sorti e progressive, la narrazione della propaganda dominante.  
Una propaganda smentita ogni giorno da crescenti povertà, tradite e abbandonate a sé stesse da crimini sociali che mentre ignorano le primarie elementari esigenze vitali, immettono immense risorse della ricchezza prodotta, in armi e guerre infinite, sterminii di logiche imperialistiche, ricoperte da palandrane in difesa della democrazia. Logiche ed effetti che non essendo condivise dalla maggioranza della popolazione, evidenziano come lo Stato venga reso sempre più un fantasma democratico, sottostante al peso determinante di lobby di interessi legali e illegali – tra cui organizzazioni criminali di cento mafie – nelle mani dei pochi che si appropriano del 90% della ricchezza prodotta.  

 


Che fare, in questo stato di cose, che ci appare onnipotente come un dio feroce, cui non appaiono e non si contrappongono forze sufficienti – culturali, sociali e politiche – di una prospettiva di rinascita umana?
Seppure l’intelligenza conoscitiva e il correlativo pessimismo della ragione devono essere il sale necessario del nostro stare qui e ora, la responsabilità etica ci impone di non rinunciare al dolce altrettanto necessario di una visione per quanto utopica di un diverso orizzonte umano e sociale. A tale orizzonte si possono dare nomi con accenti diversi ma non contrapposti, e capaci di arricchimenti reciproci adiacenti – quali, comunismo, matriarcato, democrazia – utopie che occorre continuare assolutamente a custodire, con parole e atti di tutte le forze resistenti disponibili, sapendo che ogni fase della storia umana non è eterna. Pensiamo ai cento imperi, ognuno dei quali credeva di essere l’ultimo insuperabile stato di cose, dopo di che sono crollati.
Occorre perciò continuare a coltivare la passione gioiosa e il sogno dell’utopia possibile di una liberazione e salvezza delle migliori sapienze e bellezze degli esseri umani – i quali, come diceva il personaggio di un film di fantascienza, appartengono a una strana specie, che rivela le sue qualità migliori nelle peggiori condizioni.    
 

 

 

LA POLITICA SENZA ENFASI  
di Romano Rinaldi


 
Cronistoria di un evento storico.
 
Giovedì 4 Luglio (un solo giorno), votazioni anticipate indette dal premier Rishi Sunak a seguito del pessimo risultato ottenuto dal suo partito conservatore nelle elezioni locali in maggio. Gli elettori hanno facoltà di votare anche per posta.
Venerdì 5 Luglio. Proclamazione della vincita del partito labourista e del suo leader Sir Keir Starmer che dovrà prendere il posto di primo ministro al N. 10 di Downing Street.
Sabato 6 Luglio. Formazione del nuovo governo e prima riunione del Consiglio dei Ministri con l’approvazione dei primi provvedimenti (per esempio: cancellazione del progetto di ricollocamento in Uganda dei migranti clandestini).
Metodo: Uscita del primo ministro che ha perso le elezioni dalla porta sul retro della residenza al N. 10 di Downing Street e contemporaneo ingresso del vincitore dalla porta d’ingresso. Previa conferenza stampa di entrambi in sequenza (uscente - entrante) nella strada prospicente l’ingresso principale. Le eventuali masserizie sono state nel frattempo sostituite nella notte. Gli appartamenti privati e l’ufficio del primo ministro sono nella stessa “casa” al civico 10 di Downing Street a Londra.
La causa principale del fallimento delle politiche del partito Conservatore viene attribuita ai pessimi risultati conseguenti l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea (Brexit). Dopi 17 anni di incontrastato predominio del partito Conservatore, il Labour ha ottenuto una maggioranza solidissima, grazie anche alla legge elettorale britannica (sistema maggioritario uninominale) dove i rappresentanti dei partiti devono essere ben noti agli elettori che li eleggono direttamente in ogni circoscrizione. C’è un generale consenso che il referendum sulla Brexit indetto dal premier conservatore David Cameron sia stato un grave errore, tuttavia il nuovo governo labourista non ha alcuna intenzione di far ritornare la Gran Bretagna sui suoi passi. Forse è il caso che la EU rientri nel UK?

ULTIMA GENERAZIONE



Diario climatico di giugno 
 
Ultima generazione chiede un Fondo Riparazione mentre Musumeci scarica la responsabilità sui privati che devono assicurarsi
Roma, 5 luglio 2024: Ultima generazione pubblica sulle sue pagine social, Facebook e Instagram, il reel Diario Climatico, in cui sono raccolte immagini degli eventi climatici estremi del mese di giugno: ad Asiago (VI), Cogne (AO). Rovigo (RO), Sorbolo (PR), Roma, Milano, Noasca (TO), Mulazzano Ponte (PR), Belvederi di Grigno (TR), Vertova (BG). Nubifragi, alluvioni, trombe d’aria, persone evacuate che hanno dovuto lasciare le proprie case e i propri paesi. Danni per milioni.
 
La risposta di Musumeci: Assicuratevi
La crisi climatica, i cui effetti distrutti sono amplificati dall’incuria dei territori, è innegabile, anche per questo governo, i cui esponenti hanno sempre ignorato o minimizzato il problema. Peccato che alla tragedia rispondano con la farsa. Così se la ministra del turismo Santanché propone di riportare in Val d’Aosta i turisti in elicottero, il ministro della protezione civile Nello Musumeci, al posto di riconoscere le sue responsabilità, oltre che quelle del governo di cui fa parte, e comprendere la necessità di un Fondo Riparazione, getta la responsabilità sui privati: “Dobbiamo ricorrere alle polizze assicurative per le aziende – ha detto in una recente intervista - non possiamo pensare che lo Stato possa intervenire sempre e per tutti.”
 
Chiediamo un fondo riparazione  
Noi invece crediamo che sia compito dello Stato proteggere i cittadini, che pagano le tasse anche per questo, dagli eventi climatici estremi e per questo chiediamo un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato. I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazione degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari. Questo Governo, come i precedenti, non ha alcuna intenzione di affrontare i problemi strutturali alla base della crisi ecologica e sociale in corso.
Cartella stampa su tutte le azioni organizzate da dicembre 2021 qui
 
Prossimi incontri 
Online: ogni domenica sera alle ore 21:00, iscrivendosi a questo link.
 
Prossimi processi 
11 luglio: Massa, blocco stradale
12 luglio: Roma, coloramento Fontana di Trevi
 


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TAV FIRENZE



5 luglio 2024, la festa che non c’è


Il 5 luglio doveva essere una giornata importante per il progetto TAV fiorentino e quindi anche per RFI e il presidente della regione Eugenio Giani, grande sponsor dell’opera. Il 5 luglio, secondo il cronoprogramma delle ferrovie, la fresa Iris doveva arrivare nel cantiere della stazione ai macelli e ultimare lo scavo della prima galleria, invece dall’ultimo report del giorno 3/7 pare che la fresa sia quasi 2 km indietro, praticamente sotto la Porta San Gallo. Proprio pochi giorni fa la stampa riportava i dati di un comunicato RFI-Regione dove si davano dati molto ottimistici dichiarando che gli scavi procedono a 10 metri al giorno. Eppure, stando ai dati dell’ultimo report nei sette giorni precedenti sono stati scavati 25 metri, cioè 3,60 metri al giorno. Indubbiamente meglio la prudenza, viste le criticità del progetto, della follia del “presto e bene” sempre ostentato e sempre smentito; ma perché procedere sempre con proclami che non sono veri? Così si fa propaganda, non informazione. I “cantieri parlanti” ci dicono ciò che vogliono e tacciono ciò che non si deve sapere. I dati tranquillizzanti sulle terre di scavo sono molto generici e non tengono conto delle criticità rappresentate dall’insufficienza, dichiarata già nel 2017, dalla Commissione di Collaudo, che chiedevano un aumento delle stesse per accogliere le terre prodotte; si sono già avute soste plurisettimanali nei lavori per questo motivo. L’ottimismo ostentato non pare essere giustificato dalla realtà; certamente la favola che i lavori daranno terminati nel 2028 sono pura fantasia, sia perché lo stesso cronoprogramma delle Ferrovie prevede la fine dei lavori nel 2029, ma adesso anche per i ritardi che paiono accumularsi. Nessun annuncio o festa attorno a questo enorme cantiere per il mancato sbarco della talpa nel camerone. Purtroppo per il Presidente Giani non ci saranno tartine o succhi freschi per temperare la calura estiva.

Comitato No Tunnel TAV Firenze
338 - 3092948

 

venerdì 5 luglio 2024

FINE VITA E GOVERNO
di Marco Cappato


Marco Cappato

Inaspriscono le leggi invece di farne una decente sul fine vita.
 
La sentenza della Corte costituzionale sul fine vita non arriva, e la pressione del Governo Meloni per ottenere una nostra condanna aumenta. Si moltiplicano infatti le richieste alla Corte di una decisione che possa portare a una condanna da 5 a 12 di carcere di Chiara Lalli, Felicetta Maltese e me (oltre agli altri 9 disobbedienti civili negli altri procedimenti), ma soprattutto la condanna alla tortura per persone malate e in condizioni simili a quelle di Laura Santi e Martina Oppelli. Come primo atto, il Governo si è costituito in giudizio contro di noi, sostenendo che la questione di legittimità costituzionale sarebbe inammissibile e che la Consulta non dovrebbe nemmeno dare una risposta a ciò che Filomena Gallo e il nostro collegio legale hanno evidenziato e cioè il carattere discriminatorio del criterio del “trattamento di sostegno vitale”, che esclude molte tipologie di persone affette da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili dal diritto di accedere all’aiuto alla morte volontaria. Non avendo dalle parti del Governo evidentemente ritenuto sufficiente la costituzione in giudizio contro di noi, si è aggiunta la mobilitazione di un altro organo di nomina governativa: il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), non a caso presieduto da Angelo Vescovi, già uomo-immagine della campagna clericale di boicottaggio anti referendario sulla legge 40 (“sulla vita non si vota”, diceva Vescovi, che sosteneva l’inutilità della ricerca sulle cellule staminali embrionali, senza mai essersi scusato da allora).
Il Comitato Nazionale per la Bioetica – dopo 8 mesi di silenzio da quando era stato interpellato dalla Regione Umbria – ha scelto proprio questi giorni di riunione della Corte costituzionale per pubblicare un parere che dà ragione al Governo contro di noi, raccomandando un’applicazione il più possibile restrittiva e discriminatoria del “trattamento di sostegno vitale”.
Un organo di consulenza alle istituzioni come il CNB è stato così ridotto a strumento di propaganda e indebita pressione sulla Corte costituzionale, sollevando la rivolta di quasi metà dei componenti che si sono opposti al momento del voto.
E il Parlamento? Non pervenuto. La discussione del disegno di legge a prima firma Bazoli è calendarizzata per il 17 settembre, ma il testo è addirittura peggiorativo rispetto alle norme attualmente in vigore. Nel frattempo, abbiamo risposto nell’unico modo possibile: dando la parola alle persone. In particolare, abbiamo reso nota la richiesta di 10 persone, malate irreversibili, che si sono rivolte a noi per chiedere alle Asl l’aiuto alla morte volontaria e che stanno incontrando ostacoli e boicottaggi di ogni tipo, sempre in difesa del “trattamento di sostegno vitale” che nessun Paese al mondo considera una condizione necessaria per accedere alla morte assistita.
Non ci fermiamo. Contiamo sul vostro aiuto.



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mercoledì 3 luglio 2024

FRANCIA TRA EUROPEE E LEGISLATIVE
di Franco Astengo


I numeri delle elezioni



Dal punto di vista dell'analisi elettorale, in attesa dell'esito dei ballottaggi, appare sicuramente interessante la comparazione tra il turno delle europee svolto in Francia il 3 giugno e quello delle legislative convocate d'urgenza dal presidente Macron per l'appena trascorso 30 giugno.
Un fatto singolare con pochi precedenti: nel giro di pochi giorni si sono svolte le elezioni europee e le elezioni politiche e valutare le diversità nella partecipazione e nelle espressioni di voto appare sicuramente esercizio di grande interesse. La drammatizzazione del quadro politico dovuto all'avanzata della destra ha sicuramente contribuito a una sorprendente crescita nella presenza alle urne. Il corpo elettorale è rimasto sostanzialmente inalterato: alle europee aveva diritto di voto 49.462.981 elettrici ed elettori mentre alle legislative gli iscritti nelle liste assommavano a 49.332.732 unità.
In conseguenza appare corretta una comparazione fondata sulle cifre assolute. Come già riportato la partecipazione ha registrato una vera e propria impennata: da 24.753.773 voti validi espressi il 3 giugno a 32.060. 374 contati il 30 giugno, uno scarto di 7.316.601 voti in più che naturalmente hanno avuto un effetto sulle cifre assolute ottenute dai partiti.
Tra i due turni elettorali l'offerta politica ha subito una sostanziale modifica a sinistra con la creazione del Nuovo Fronte Popolare: una coalizione comprendente France Insoumise e i suoi alleati, le liste ecologiste, il partito socialista e quello comunista con liste affini (in particolare la nuova socialdemocrazia di Place Publique).
Una coalizione che ha presentato un programma molto avanzato sul piano sociale ma soprattutto tenuta assieme dalla volontà di respingere il prevedibile assalto portato dalla destra del Rassemblement National.
Analizziamo allora il voto del Fronte in termini di suffragi assoluti comparandolo ai voti ottenuti dalle diverse liste nelle elezioni europee.
Andando per ordine: il Nuovo fronte popolare ha ottenuto nelle legislative del 30 giugno la somma di 8.974.463 suffragi. Il 3 giugno: la lista Reveiller l'Europe comprendente il partito socialista e Place publique aveva avuto 3.424.216 voti; France Insoumise e alleati (Union Populaire) 2.448.703 voti; Europe Ecologie 1.361.127; l'alleanza tra PCF e FGR 584.067 per un totale di 8.402.180 con un saldo positivo di 572.283 voti, risultato sicuramente da rimarcare considerata l'eterogeneità della coalizione che in questi casi non sempre riesce a produrre la sommatoria del voti precedentemente ottenuti dalle forze che compongono "l'ensemble".
Diverso il discorso per il Rassemblement National che alle Europee presentatosi come Le France Revient! aveva ottenuto 7.765.936 voti saliti nell'occasione delle Legislative a 9.377, 109 voti; un incremento di 1.611.173 suffragi. L'effetto dell'incremento del numero dei voti validi ha fatto però sì che nella realtà in percentuale il FN flettesse dal 31,37 al 29, 25.
Buona parte della mobilitazione elettorale avuta tra l'esito delle europee e il voto delle legislative ha premiato l'area libdem che fa capo al presidente Macron: alle Europee "Besoin d'Europa" aveva avuto 3.614.646 voti, alle legislative ENS ha avuto 6.425.525 (più 2.810.879). Forte anche l'incremento percentuale tra le due formazioni da da 14,60 a 20,04. Il sistema macronista è crollato come funzione d'argine tra le estreme ma elettoralmente il partito e la sua coalizione hanno dimostrato una presenza importante.
Anche Les Republicans hanno fatto registrare una crescita: da 1.794.171 voti a 2.104. 978. La nota politica conclusiva non può che riguardare la tripartizione che segna il sistema politico francese tra RN, FP ed ENS si sommano 24.797.097 voti su 32.060.374 pari al 77,34%, roba da Italia al tempo del sistema dei partiti. Ancora una volta in Francia si presenta un grande problema di rapporto tra governabilità e rappresentanza trascurato storicamente dall'attuale sistema. Rapporto che passa attraverso la formula elettorale: le legislative saranno decise, con ogni probabilità, dal gioco delle desistenze e dall'aderenza dell'elettorato a questa dinamica, Ma potrebbe essere l'ultima volta che intere fette di rappresentanza alla fine non trovano corrispondenza istituzionale. La prova della desistenza repubblicana il 10 luglio avrà grande importanza così come la tenuta del Fronte Popolare come progetto politico considerando anche che il tema della guerra è stato poco considerato come fattore di determinazione del voto: probabilmente un errore di valutazione rispetto all'esistenza di un fondo pacifista nella società francese.

martedì 2 luglio 2024

 TACCUINI
di Angelo Gaccione


 
La via Cino del Duca, il Palazzo Bolagnos e Berchet
 
La via Cino Del Duca è lunga appena 135 dei miei passi; passi, non falcate da atleta. Eppure, in questi 135 passi si concentrano tre abitazioni di valore storico enorme. La più imponente, per estensione (ben 15 sono le finestre che si susseguono per l’intera facciata), è il palazzo Bolagnos appartenuto al conte Giuseppe di origini spagnole, come chiaramente si evince dal suo cognome. La facciata si presenta con stile tardo barocco e pare che non abbia subito particolari alterazioni nel corso della sua esistenza, malgrado non fosse stato risparmiato dalle bombe del 1943. A me è stato permesso di entrare solo nella corte, ma chi c’è stato riferisce di vere e proprie mirabilie. Nonostante i vari passaggi di casate, il palazzo è conosciuto ai più come palazzo Visconti. Un Visconti lo aveva acquistato, infatti, nel 1840, e precisamente il duca Uberto Visconti di Modrone di Grazzano. È a lui che è dedicata la via che al palazzo sta quasi alle spalle. Si trova al numero 8 della via Cino Del Duca, ed è curioso non solo il nomignolo Cino (in realtà il nome di questo imprenditore, editore e produttore cinematografico era Pacifico), ma anche la presenza della parola Duca nel cognome. Un duca vero acquisterà un palazzo e a un Del Duca verrà dedicata la via. In questo palazzo e in questo numero civico nascerà il futuro regista Luchino Visconti, il 2 novembre del 1906, ed è in questo palazzo nelle cui sale si fa musica (lo frequenteranno attori, scrittori, musicisti, fra cui Toscanini e Puccini) e dove esiste un vero e proprio teatro, che Luchino impara i primi rudimenti di teatro e a suonare il violino. Se siete ancora convinti che la classe sociale e le relazioni intellettuali siano trascurabili, vi dovete ricredere.



Potenza del denaro, il palazzo Visconti si trova attaccato a un edificio storico dalla facciata a mattoni rossi, con il portale a sesto acuto e le decorazioni in terracotta. Se ne sa poco di questo palazzo miracolosamente sopravvissuto. Dalle scarne notizie rinvenute pare si tratti di un “suggestivo avanzo di una maggiore costruzione del secolo XV che appartenne ai Parravicini, antica famiglia oriunda della Brianza”. È al numero 4 (con che numerazione fosse indicato in origine non lo sappiamo), e può esibire un romantico comignolo; in verità anche un paio di abbaini posticci che non gli sono stati risparmiati. 



Al numero successivo, il 2, che sovrasta Casa Parravicini di almeno un piano, è murata una targa dedicata al poeta Giovanni Berchet (l’autore della celebre Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo) che vi nacque il 23 dicembre del 1783. È anch’essa in mattoni rossi, ma dalla facciata semplice e priva di decorazioni. Sicuramente di origine antica anche se le ristrutturazioni novecentesche non devono averla del tutto risparmiata. Sotto la targa del Berchet ve ne è un’altra dedicata ad Angelo Mazzoleni, non vi è nato ma vi abitò per cinque lustri. Giureconsulto e patriota insigne, così è ricordato, e patriota e rivoluzionario era stato Berchet. Tra i suoi tanti meriti Mazzoleni può vantare la fondazione, nel 1887, dell’Unione Lombarda per la Pace e l’Arbitrariato.



Prima della copertura dei Navigli, quelle che sono ora la via Visconti di Modrone, la via San Damiano, la via Senato, ecc. si affacciavano sulle acque linde del canale. Le abitazioni avevano splendidi e romantici giardini, così sappiamo dalle cronache e dalle incisioni disponibili. La via San Damiano non iniziava dove è collocata ora, cioè dopo la via Visconti di Modrone. Tant’è vero che un totem ci ricorda il punto esatto dove aveva la sede il quotidiano socialista l’Avanti! – al numero 16 della vecchia via San Damiano per la precisione – quasi di fronte all’attuale via Chiossetto. Gli squadristi fascisti l’assalirono e la distrussero una prima volta nel 1919 guidati dal caporione Benito Mussolini. L’Avanti! era l’unico quotidiano a diffusione nazionale e dovette subire ripetuti assalti culminati con aggressioni e omicidi. Fino al 1925 collezionò ben 62 sequestri, e l’anno successivo fu costretto a chiudere definitivamente per via dell’abolizione della libertà di stampa. 



Al numero 16 dell’attuale via Visconti di Modrone era nato Alessandro Manzoni. La scritta incisa sull’arco del portone ne dà conto. Non ha stemmi nobiliari la casa, come quella del numero 20, ad esempio; e passa del tutto inosservata, annerita com’è dallo smog che assedia la via da anni, come i polmoni dei milanesi. Da questo brandello di lettura possiamo farci un’idea della casa e della via. “Situata nell’antica contrada di S. Damiano, completamente sconvolta dall’interramento del Naviglio, dalla guerra che ha distrutto molti antichi edifici e dalla speculazione edilizia che ha occupato le aree dei giardini sul fossato, la modesta casa in cui vide la luce Alessandro Manzoni il 15 marzo 1785, presenta una fronte semplice, a tre piani. Le finestre del primo e secondo piano a contorno d’intonaco. Fu rimaneggiata più volte nel corso dei secoli, per cui più nulla resta degli originari interni”.



Se non resta quasi nulla di case nobiliari e giardini, se qualche rara balaustra appare solitaria allo sguardo del passante, in compenso continuano le manomissioni. Quello che è stato permesso di fare alle facciate degli isolati compresi tra i numeri 11 e 15 della via, è semplicemente stomachevole. Quanto alla via dedicata al poeta latino del I secolo, Marco Valerio Marziale, che di via Visconti Modrone sta alle spalle, non parliamone. Essendo stata interamente ridotta ad uso commerciale e non avendo abitazione alcuna, è diventata una sorta di latrina maleodorante a cielo aperto. Una via del piscio nel cuore della città. Povero Marziale. Non essendoci nulla di particolarmente interessante non vi entravo da decenni. 
 

LA FAI PER IL ROJAVA




lunedì 1 luglio 2024

GUERRA RUSSO-UCRAINA



Lo scorso 18 giugno un attacco ucraino condotto con i droni in territorio russo ha in buona parte distrutto gli impianti di “Azovprodukt”: l’azienda è attiva dal 2010 sulle sponde del Don - presso la località di Azov, regione di Rostov - si occupa di stoccaggio e trasporto intermodale di carburante e prodotti chimici: “Azovprodukt” è parte del gruppo italiano Decal, con sede a Soresina (Cremona). Almeno due serbatoi da 5000 metri cubi sono stati distrutti: l’attacco non ha prodotto vittime. Dal 24 febbraio 2022 i depositi di carburante e prodotti chimici sono diventati uno dei principali obiettivi sia per le forze ucraine che per quelle russe. Secondo il governatore della regione di Rostov sul Don Vasilij Golubev nelle operazioni di spegnimento sono stati coinvolti circa 200 vigili del fuoco ed è stato fatto arrivare sul posto anche un treno speciale antincendio. La vicenda, riportata dall’agenzia russa Interfax, è stata informalmente confermata a chi scrive da una dipendente del gruppo alla condizione di restare anonima: alla richiesta di rilasciare dichiarazioni sull'accaduto sia gli uffici russi di “Azovprodukt” che gli uffici italiani del gruppo non hanno risposto. Considerando le attività di ricognizione e di raccolta preliminare di informazioni necessarie per condurre un attacco di questo genere è altamente improbabile che le forze ucraine non fossero al corrente della proprietà dell'azienda che sarebbe stata attaccata. Ciò porta ad avvalorare l’ipotesi di un attacco pienamente consapevole. Se questa ipotesi trovasse conferma, si tratterebbe di un precedente molto significativo, trattandosi di un attacco deliberato contro una delle migliaia di aziende straniere rimaste attive nella Federazione russa dopo il 24 febbraio 2022: le implicazioni di questo precedente rischiano, soprattutto in mancanza di provvedimenti adeguati, di mettere a repentaglio gli interessi economici e la sicurezza dei cittadini italiani e degli altri paesi dell’Unione Europea.

Maurizio Vezzosi

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