LO STATO IN ATTO E L’OLTRE IRRINUNCIABILE
di
Adam Vaccaro
Solitudine, paura, impotenza. Se si
produce un orizzonte emotivo generato da tale triade, si innesca un processo di
chiusure regressive anziché di aperture e crescita, quali quelle che Spinoza
chiamava passioni gioiose, tese all’incontro
e alla conoscenza. Sono passioni che non si coltivano proni e seduti nello
stato di caverna passiva immaginata dalla visione platonica. Sono passioni di
un fare, un poièin, che non è solo
della poesia delle righe spezzate. Perché può essere generato da ogni fare
– artistico o meno – come affermava Gian Battista Vico. Un fare che si oppone
alle risposte offerte dai poteri in atto, i quali tendono a disunire, disgregare,
a disegnare orizzonti costellati da pericoli e nemici, diffusi dai mass media, in canali di falsificazioni
e distrazioni di massa, anziché di informazioni reali. Il risultato è uno stato
emotivo infantile, di chi si sente abbandonato, spaventato e indifeso, pronto per
questo a recepire risposte illusorie di sicurezza fornite da un pensiero di Verità
assoluta, incurante della scienza moderna che ne ha sgretolato i fondamenti,
e che tende a essere ridotta a scientismo, strumentale quanto dogma
indiscutibile – vedi, come esempio, i deliri ideologici e repressivi messi in
atto con il Covid.
È un pensiero
che si riafferma con connotati di fondamentalismo religioso, spacciato dal dominio
in atto, e offerto come unica possibile uscita dalla caverna. Una possibilità
sorretta da predicazione di progressismo liberistico, innervato in una furiosa
innovazione tecnologica, che crea liberazione da fatiche e limiti operativi a
beneficio di pochi, trasmutati invece per la massa in strumenti di sudditanza e
controllo da parte di un patriarcato, rinnovato entro liberalizzazioni di
costumi e differenze sessuali, difese con ardore perché non toccano le logiche
e i profitti dei poteri finanziari mondiali.
Uno stato di
cose che produce e maschera ingiustizie sociali, caos violento, illusioni
liberatorie e deliri di onnipotenza di minoranze ricoperte d’oro. Una hybris che progetta orizzonti transumani
e disegna trionfi di una civiltà che si autocelebra come suprema, anche se già
duecento anni fa bastava la coscienza e il genio di Leopardi per irridere la
cavalcata di tali Valchirie con la nota sintesi critica di Magnifiche sorti e progressive, la narrazione della propaganda
dominante.
Una propaganda
smentita ogni giorno da crescenti povertà, tradite e abbandonate a sé stesse da
crimini sociali che mentre ignorano le primarie elementari esigenze vitali,
immettono immense risorse della ricchezza prodotta, in armi e guerre infinite,
sterminii di logiche imperialistiche, ricoperte da palandrane in difesa della
democrazia. Logiche ed effetti che non essendo condivise dalla maggioranza
della popolazione, evidenziano come lo Stato venga reso sempre più un fantasma
democratico, sottostante al peso determinante di lobby di interessi legali e
illegali – tra cui organizzazioni criminali di cento mafie – nelle mani dei
pochi che si appropriano del 90% della ricchezza prodotta.
Che fare, in
questo stato di cose, che ci appare onnipotente come un dio feroce, cui non appaiono
e non si contrappongono forze sufficienti – culturali, sociali e politiche – di
una prospettiva di rinascita umana?
Seppure l’intelligenza
conoscitiva e il correlativo pessimismo della ragione devono essere il sale
necessario del nostro stare qui e ora, la responsabilità etica ci impone di non
rinunciare al dolce altrettanto necessario di una visione per quanto utopica di
un diverso orizzonte umano e sociale. A tale orizzonte si possono dare nomi con
accenti diversi ma non contrapposti, e capaci di arricchimenti reciproci adiacenti
– quali, comunismo, matriarcato, democrazia – utopie che occorre continuare
assolutamente a custodire, con parole e atti di tutte le forze
resistenti disponibili, sapendo che ogni fase della storia umana non è eterna.
Pensiamo ai cento imperi, ognuno dei quali credeva di essere l’ultimo insuperabile
stato di cose, dopo di che sono crollati.
Occorre
perciò continuare a coltivare la passione gioiosa e il sogno dell’utopia
possibile di una liberazione e salvezza delle migliori sapienze e bellezze
degli esseri umani – i quali, come diceva il personaggio di un film di
fantascienza, appartengono a una strana specie, che rivela le sue qualità
migliori nelle peggiori condizioni.