L’ULTIMA GUERRA
di Gabriele
Scaramuzza

Milano. San'Ambrogio bombardata
C’è una sensibile differenza tra chi ha attraversato in prima persona
(sia pur nei limiti di una peculiare prospettiva, legata ai luoghi, alle
circostanze e all’età) un evento, e chi ne ha appreso da altri, ne ha letto –
pur alla luce di sensibilità, capacità di empatia e di risposta differenti.
Così è innegabile la differenza tra chi ha vissuto la guerra sulla propria
pelle e chi ne parla a livello di “ricordi di ricordi”; senza voler nulla
togliere a chi comunque mostra una coscienza etica del problema. Davvero
incoscienti o conniventi col peggiore dei mali sono gli indifferenti, e ancor
peggio i bellicisti. Ma anche chi ne parla sopra le righe, non trovando la
giusta misura di un Emilio Lussu, di Eric Maria Remarque, del Ferdinand Céline
di Viaggio al termine della notte, di
film quali Orizzonti di gloria o La grande illusione…
Alessandro
Cavalli, sociologo di alto livello scientifico ed etico, ha scelto di raccogliere
testimonianze attendibili dell’ultima guerra. Attendibili perché scritte da chi
ha attraversato in prima persona (anche se da bambino) eventi che restano
terribili. Alla Casa della Cultura L’ultima
guerra è stato presentato il 22 aprile del 2025; oltre all’Autore sono
intervenuti Marcello Flores e Marita
Rampazi; ha coordinato Giuseppe Deiana. Del tema in gioco presumo di poter
parlare io stesso con una minima cognizione di causa: sono coetaneo di Cavalli,
e ho consegnato le mie memorie d’infanzia a un libro cui resto affezionato: In fondo al Giardino. Ritagli di memorie
(Mimesis, Milano-Udine 2014). Nulla di meglio per una mera segnalazione che
richiamare qualche passo della stimolante e a tratti commovente introduzione di
Alessandro Cavalli: oggi, leggiamo, almeno nell’Europa occidentale, “il 95%
della popolazione non ha ricordi personali di che cosa vuol dire vivere in uno
stato di guerra”. “Coloro che sono nati dopo la guerra si ricorderanno
soprattutto delle conseguenze della guerra, il dopoguerra, avranno sicuramente
ascoltato i racconti, ma non avranno nelle orecchie, negli occhi, nel naso e
nella mente tracce indelebili di quello che hanno vissuto. La mia generazione
ha invece questo dubbio privilegio di aver visto e sentito”. “Sappiamo bene che
la guerra non è quella dei video-giochi che riempiono (credo, troppo) la loro
[dei giovani d’oggi] quotidianità”. “Ci alziamo, facciamo colazione, andiamo a
scuola o al lavoro, ci divertiamo e andiamo a dormire senza che la nostra
quotidianità sia interrotta da un allarme, da un bombardamento, dall’irruzione
di un carro armato - o dalla caduta di un missile o di un drone. Siamo dei
privilegiati e non sappiamo di esserlo. E non c’è nessuno che ci ricorda che
dobbiamo questo privilegio al fatto che apparteniamo all’Unione Europea”. “All’assenza della guerra la nostra società
si è abituata. Per alcuni è una realtà remota di cui scrivono o parlano
giornali e televisioni ma che non ci riguarda, per altri si confonde col mondo
virtuale dei mostri e degli alieni, per altri ancora sembra una cosa così
assurda e inumana che non si capisce come mai ci sia della gente disposta a
combattere, a morire e a uccidere”. In minoranze diffuse un po’ dovunque la
guerra “suscita indignazione”, induce a “marce per la pace, incapaci però di
fermarne la violenza”. Sembra assurdo e inconcepibile “che lo stato possa
chiamarti per andare a uccidere qualcuno perché è un nemico, che qualcuno possa
presentarsi come volontario per andare ad uccidere per servire la patria.
Abbiamo rimosso l’idea che la guerra è stata per secoli una presenza costante nella
vita delle società umane. Alcuni rimpiangono i ‘valori guerreschi’ del
coraggio, dell’orgoglio e del ‘sacrificio’, altri testimoniano le varie anime
del pacifismo, ma non bisogna rimuovere l’idea della guerra, soprattutto in
un’epoca in cui quasi una decina di grandi e meno grandi potenze dispongono di
armi capaci di distruggere la specie umana. Solo se non rimuoviamo l’idea della
guerra possiamo pensare di batterci per un ordine mondiale globale che la renda
veramente impossibile”. Non conosco nessuno degli autori delle testimonianze
raccolte da Cavalli, se non Silvia Vegetti Finzi, che ha scritto l’avvincente Casa Fornasetti – La Città sognata.
Altre testimonianze vanno comunque lette con intima commozione, con la
partecipazione che in ogni coscienza umana dovrebbero suscitare.


La copertina del libro
L’ultima
guerra
23+1
racconti senili di ricordi infantili
raccolti
e introdotti da Alessandro Cavalli
Ledizioni,
Milano 2024, pp. 199, € 16.
