CONSIDERAZIONIdi
Francesco Curto
La
Natura pittorica di Claudio Boldrini Premetto
che non sono un critico d’arte di mestiere. Non rinnego però di aver fatto,
nella mia vita, qualche incursione nelle opere di amici, con i quali abbiamo
condiviso teoria e pratica sulla pittura e nella scrittura. Ho conosciuto
casualmente Claudio Boldrini a Collepino, il 2 giugno 2022. C’ero tornato con
mia moglie, dove tempo prima, c’eravamo arrivati a piedi proprio da Spello. Ho
notato Claudio, seduto su un muretto, davanti al cavalletto. Io che sono
attento osservatore e curioso dei creativi, mi sono fermato a lungo per vederlo
lavorare su una tela che riprendeva uno scorcio di case e un infinito che si
perdeva nel verde dei boschi e in un cielo di nuvole e di azzurro. Nel
frattempo ho iniziato a conversare con lui e del suo tempo dedicato alla
pittura, nonché della sua vita privata. Più in là sua moglie, Marcella, seguiva
il nostro dialogo. Ad un certo punto gli confessai che anch’io avevo le mie
debolezze da raccontare. Gli dissi che scrivevo versi e che mi dilettavo nella
narrativa. Lo invitai così al mio prossimo evento all’Università per Stranieri.
Da allora cominciò una frequentazione e gli feci omaggio di tutta la mia
produzione poetica. E sono onorato di sapere i miei libri nelle sue mani. Anche
quel quadro realizzato a Collepino finì esposto nella mia sala, con quelli
degli amici artisti incontrati nella mia vita. Ma tornando all’evento che oggi
Claudio ci regala dal titolo: I luoghi dell’anima, qualche
considerazione ad alta voce voglio, e, anzi, devo farla. Ho visto le opere di
Claudio in altre mostre e in catalogo. Quest’ultimo, un lavoro grafico ben
fatto, con la raccolta antologica del percorso artistico di un pittore
eclettico, così lo definisce Mario Coletti, nella sua articolata presentazione.
Un pittore autodidatta, che nel tempo ha saputo conferire alle opere una
notevole cifra valoriale, da arrivare al cuore di chi sa leggere la poesia dei
colori, per trarne memoria dalla propria esistenza, in un mondo di oggi arido e
distratto. Un’infanzia, quella di Claudio, segnata da eventi anche tragici, la
morte del padre, che condizionano l’artista per il resto della propria vita. Il
tempo poi delle frequenze in un mondo antico decaduto e anacronistico, dove ha
conosciuto la condizione del disagio ma anche l’opportunità di fare esperienze
e incontri interessanti per la vita. Così, intraprese la vita militare, fatta
di regole e di rispetto, il senso del dovere e l’onore per il servizio allo Stato.
Ecco allora segni e sogni che definiscono la personalità di Claudio.
Riaffiorano sempre i luoghi della memoria, il ricordo dei luoghi e tutti
insieme ne fanno uno scrigno ben protetto nell’anima. La vita contadina e
quella borghese sono le linee tracciate nelle sue opere. L’osservazione delle
piccole cose, la suggestione di trasferirle sulla tela, sono il suo impegno
interiore per offrile al mondo. Il colore, sempre, è il leitmotiv di tutta
l’opera di Boldrini. Sembra aver trovato quel filo magico per cucire cielo e
terra. Picasso, De Chirico, e i futuristi umbri, Dottori, Bruschetti, e don
Nello Palloni i suoi riferimenti. Un percorso pittorico attraverso il quale
Claudio studia il passato nella storia personale, sia nelle forme che nei
costumi del tempo, indagando nelle espressioni dei ritratti i sentimenti e la
rassegnazione al tempo andato.
Altrettanta riconoscenza per quanti ebbero cura per lui e sua madre.
Boldrini sa coniugare il paesaggio umbro e il Salento, offrendoci colline di
uliveti e borghi antichi, spiagge con un mare placido e sereno o tramonti
infuocati. Lega i due mondi tra umbritudine e barocco salentino
l’ulivo, quale testimone da sempre dell’uomo laborioso e pacifico. Voglio
concludere queste considerazioni con un mio giudizio soggettivo e spero
appropriato alla pittura di Claudio. Tutta l’opera di Boldrini è la comunione
laica tra l’Artista e il paesaggio che ha davanti: la metabolizzazione di un
piacere di accogliere la frescura del mare/lago con i loro misteri e il
silenzio religioso di un borgo/bosco che conserva gelosamente il passato e
rivela la voglia di poter continuare a sognare.
Si realizza così il sogno/bisogno dell’Artista e ci concede la
condivisione di un mondo di poesia che la natura ci regala. Ecco dunque il
forte desiderio di trasmettere ai posteri l’amore per la bellezza, l’Arte, e la
cultura. Sono onorato di avere una sua opera, I mietitori, nella mia
ultima antologia, Suoni diversi, a suggellare un’amicizia sincera e
fraterna.