VIOLATO L’ARTICOLO QUINTO
DELLA NATO
di Luigi Mazzella
Questo scritto di Luigi Mazzella insiste
sul concetto di co-beliggeranza da cui il nostro Paese dovrebbe prendere le
distanze. Approfondire la questione e metterla al centro di una seria
discussione pubblica ci sembra fondamentale, soprattutto in un momento
internazionale così drammatico. Le pagine di “Odissea” sono a disposizione.
L’Italia, oltre al disarmo
verbale, deve uscire dalla co-belligeranza.
Se gli
abitanti dello Stivale intendono dimostrare di non essere affetti nella
loro maggioranza o totalità da cupio dissolvi e, quindi, di
non essere disposti a perdere la loro vita o a vedere distrutti i propri beni e
le stupende città del Bel Paese (costituenti un enorme patrimonio storico
artistico culturale) da missili e droni russi dovrebbero fare tesoro delle
invocazioni di pace provenienti dal Vaticano. E, di conseguenza, “disarmare le parole” per evitare che giungano
alle orecchie di Vladimir Putin, quotidianamente investito da improperi e
ingiurie di uomini politici italiani anche investiti di importanti cariche
istituzionali, che pur sinora calmo e compassato potrebbe alla fine spazientirsi
e prendersela non solo con Zelensky. E ciò perché gli abitanti dello Stivale devono
sapere di essere stati ingannati da Joe Biden, dalla diplomazia europea,
dai cosiddetti alleati della NATO e probabilmente dai suoi stessi governanti,
se non si vuole attribuire a crassa ignoranza della sua intera classe politica
(anche di opposizione) la mancata conoscenza delle effettive conseguenze del
loro folle invio di armi a Zelensky.
L’America
di Biden e i Paesi Europei, violando l’articolo 5° del Trattato sul Patto Atlantico
si sono lasciati pienamente coinvolgere dal fantoccio ucraino messo lì per
minacciare la Russia e sono entrati in guerra al fianco di Zelensky. La
verità che è stata nascosta (o ignorata) è che l’Italia e gli altri Paesi della
NATO sono veri e propri “co-belligeranti” (alias co protagonisti)
e non è certamente un caso che Donald Trump, con saggia avvedutezza per il suo
Paese, si sia tirato fuori dalla guerra, pur con evidenti, ambigue e
irrazionali contraddizioni (ora paciere, ora minaccioso sanzionatore) che
lasciano il cerino acceso nelle mani di una massa acefala e scriteriata di
governanti europei che non sanno che pesci prendere.
Naturalmente l’inganno è stato perpetrato con l’aiuto di “azzeccagarbugli” della diplomazia europea (o anche italiana?) che, nel leggere l’articolo 5° succitato, hanno tirato fuori, come colomba dal cilindro, la sconsiderata distinzione, totalmente inventata e risibile, tra assistenza alla guerra e co-belligeranza, ritenendo violatrice del Trattato solo la seconda e non la prima. Ora chi non ha la sveglia al collo sa bene che inviare droni e missili in grado di bombardare Mosca è ben più grave che mandare giovani vite per immolarle in ormai inesistenti “assalti alla baionetta”. Stando così le cose, se Santi protettori o Stelloni dell’italico Stivale (Papa Prevosto e Donald Trump) riescono, con la comprensione di un (ancora paziente) Putin, a porre fine all’insana avventura neo-nazista di Zelensky e dei battaglioni Azov: nulla quaestio. Se invece le trattative di pace dovessero fallire per i forsennati balletti di Macron, von der Leyen, Stamer & Co., alla pulzella della Garbatella, sotterrata nuovamente l’ascia di guerra di Giovanna d’Arco, a causa dell’inganno subìto, converrebbe seguire l’esempio statunitense, uscire dichiaratamente dalla co-belligeranza “senza se e senza ma” e chiedere di rivalutare con l’alleato americano la necessità di tenere in piedi un organismo i cui dirigenti disinvoltamente interpretano le norme del Trattato da veri analfabeti del diritto. È tempo di scelte decise: i funambolismi hanno fatto il loro tempo. D’altronde l’Italia non è, di certo, aliena a rivedere alleanze contratte a livello internazionale. È già avvenuto e può ancora avvenire. La strada è quella tracciata dall’articolo 13 del Trattato del Nord Atlantico. Intenditoribus pauca.