REFERENDUM E SISTEMA
POLITICO
di Franco Astengo
L’8 e 9
giugno prossimi saranno votati per via referendaria abrogativa quattro quesiti
riguardanti un tema, quello del lavoro visto nella condizione legislativa nella
quale proprio il tema del lavoro era stato trattato nel momento in cui la
sinistra (non solo italiana) si trovava al governo trovandosi completamente
allineata all’indirizzo neoliberale. In ballo l’8 e 9 giugno ci sarà anche un
quinto quesito relativo al delicatissimo tema della condizione di cittadinanza.
L’idea di fondo su cui si erano
basati dieci anni fa i provvedimenti in questione era quella di adeguarsi alle
richieste di flessibilità del lavoro subordinato che arrivavano dalle imprese
(considerate in quel momento soggetto assolutamente centrale sul piano
economico, politico e sociale: al di fuori da qualsivoglia idea di
programmazione economica democratica) nella speranza che l’adozione di questo
criterio di flessibilità (precariato, intensificazione dello sfruttamento)
rilanciasse un’economia in affanno.
Oggi che gli esiti di quell’operazione
sono risultati disastrosi e a sinistra emergono almeno parziali accenni di
autocritica: l’esito eventualmente favorevole del voto referendario dovrebbe
avere lo scopo di riequilibrare, almeno su alcuni punti specifici, l’ago della
bilancia a favore dei lavoratori cancellando alcune norme particolarmente
odiose in modo da promuovere nuove riforme. In sostanza si sta lavorando per un
avvio di inversione di tendenza rispetto all'adagiamento neo-liberale della
sinistra italiana (ed europea). Inutile negare che nella fattispecie del
risultato del voto dell'8-9 giugno pesa l'incognita del raggiungimento del
quorum previsto dalla Costituzione al riguardo dei referendum abrogativi:
quorum che prevede la validità dell'esito soltanto nel momento del
raggiungimento della partecipazione al voto della maggioranza assoluta degli
aventi diritto compresi quelli registrati all'estero nelle liste elettorali. Intorno
a questo obiettivo si sta portando avanti una forte mobilitazione da parte di
diversi soggetti sindacali (specificatamente la CGIL che ha rappresentato il
punto di promozione del referendum) e di rappresentanza sociale e culturale ed
anche dei partiti politici compreso il PD che però evidenzia al suo interno
posizioni diverse, dovute alla natura correntizia del partito e alle sue
origini dichiaratamente neppure socialdemocratiche ma di allineamento
neoliberale.

E voterò Sì
Inoltre sull’esito del voto
peserà la frammentazione del mondo del lavoro (che produce parti consistenti
della complessa articolazione sociale presente nella modernità segnata dall’innovazione
tecnologica): frammentazione che deriva dalla diversità di ruolo che i
lavoratori hanno nell’attualità della dinamica capitalistica (status,
condizioni economiche, appartenenza all’esercito di riserva) con
evidenti conseguenze dal punto di vista politico sotto l’aspetto dell’espressione
di una unificante coscienza di classe. Riflettendo sul possibile esito del voto
è il caso allora di domandarsi in anticipo quale potrà esserne il peso sul
sistema politico, sia nel caso del raggiungimento del quorum sia nel caso di
una mancata affermazione che però risultasse sorretta da una quota di
partecipazione molto consistente. La convocazione referendaria ha infatti posto
in luce un’assenza nel pur articolato sistema politico italiano e ci sarà da
valutare quanto la decisa presa di posizione a favore da parte della segreteria
del PD potrà portare ad un percorso di riavvicinamento tra le strutture
politiche e le istanze di un mondo del lavoro all’interno del quale la
questione dello sfruttamento va ben oltre le possibili rivendicazioni salariali
(e sindacali in genere) estendendosi all’insieme del concerto sociale nel quale
crescono disuguaglianze sul piano del genere, culturale, di accesso a migliori
condizioni di vita. Occorre allora una piena presenza politica capace di
combattere la profondità nell’esercizio dell’ingiustizia nelle società moderne
tornando ad inserire nella dialettica democratica la presenza della condizione
di classe coinvolgendo anche gruppi che nel mondo del lavoro non hanno alcun
ruolo e fin qui hanno visto impedita la possibilità di esprimere un’organizzazione
stabile delle loro istanze. Insomma: nel referendum i voti non andranno
soltanto contati ma anche “pesati” e analizzati nei loro diversi aspetti della
provenienza di genere, sociale, territoriale. Non ci potrà a limitarci ai
termini di sconfitta/vittoria.
