LIBRI
MACHETISALTINMENTE
di Angelo
Gaccione
La copertina del libro |
Naturalmente non ho seguito il consiglio
dell’amico Paolo Maria Di Stefano a proposito dei suoi micro e mini saggi (così definisce l’autore la materia magmatica,
polifonica, a ventaglio) che compongono il suo nuovo libro dal titolo “Machetisaltinmente” (scritto proprio nel
modo che state vedendo), di leggerne uno per sera. Ci avrei impiegato un tempo
esagerato per finirlo, ed io volevo prima possibile conoscere tutta la materia
e possibilmente scriverne questa nota.
Che
libro è dunque questo che già nel titolo si presenta così spiazzante? “Machetisaltinmente” possiamo tradurlo
anche nella formula “Ma chi te lo ha
fatto fare”, magari mettendoci anche il punto di domanda. Perché un titolo
di tal fatta rivela subito una visione scettica delle possibilità che quanto
questo libro contiene, elabora, argomenta suggerisce, possa davvero trovare
“manager, pensatori atipici o liberi pensatori” con la voglia di meditare su
queste meditazioni trascendentali
(che, come l’autore stesso si premura di avvertire, di trascendentale non hanno
proprio nulla), e ricavarne qualche utile insegnamento da “spendere”, come si
dice oggi con un verbo urticante e stridulo, nel mondo dell’impresa, della
scuola, dei rapporti professionali, e direi dell’etica, cioè della vita
pubblica. Scetticismo o meno, tuttavia un libro contiene idee, pensieri,
valutazioni, giudizi, proposte, e qualche seme finisce sempre per trovare,
primo o poi, un margine di terreno fertile dove germogliare, magari contro le
stesse aspettative del suo autore.
Ho detto che si tratta di un libro a ventaglio nel
senso che i temi messi a fuoco sono numerosi e tutti meriterebbero di essere
discussi, perché ci riguardano direttamente. Sia quelli che hanno attinenza con
la scuola e l’istruzione, sia quelli che attengono ai privilegi, al
clientelismo, all’incompetenza gestionale, al pressappochismo o a quella
consolidata mitologia che afferisce al mondo della musica e dell’arte. Si sarà
capito che di carne al fuoco ce n’è molta, tutta bella gustosa, anche perché Di
Stefano non fa sconti a nessuno e la sua penna tagliente e ironica,
distribuisce fendenti in tutte le direzioni con la dovuta energia. Per inciso:
se qualche personaggio milanese e no, si riconoscerà in Farabrutto Cacaglio,
Marco Antonio Di Pippo, Putifarre Sindacò, o nel Ciofeca, macchiette e
intrallazzatori dalle dubbie qualità umane e professionali, ebbene, è proprio a
lui che l’autore ha pensato, anche se l’epoca e i tempi li ha resi paradigmatici di una vasta antropologia contemporanea.
Il libro di Di Stefano è serio e divertente nello stesso tempo. Si apre con un gustosissimo Glossario rigidamente disposto in ordine alfabetico dalla A alla V, (la Zeta non è contemplata) comprendente varie voci, di cui almeno un paio è d’uopo qui riportare.
La Galleria di notte |
Il libro di Di Stefano è serio e divertente nello stesso tempo. Si apre con un gustosissimo Glossario rigidamente disposto in ordine alfabetico dalla A alla V, (la Zeta non è contemplata) comprendente varie voci, di cui almeno un paio è d’uopo qui riportare.
Frac:
“Abito da cerimonia, complicato a portarsi. In versione classica, rigidamente
nero. Carattere distintivo, la presenza di due code che si prolungano fin nei
pressi del polpaccio. Serve per darsi importanza e per rendere grandi le cose,
anche le più minuscole”. Da Frac ecco derivare la Fraccologia che apprendiamo essere lo “studio dell’influenza del
frac sul valore delle cerimonie e delle manifestazioni artistiche in genere e
musicali in particolare”. E da qui siamo subito rimandati al capitolo sulla
“Grande Musica”, nel quale vengono sfatati riti, miti, credenze e luoghi comuni
di questa forma estetica. Alla voce Pubblico
leggiamo: “Tutto quanto non ci riguarda personalmente e direttamente. Meglio,
tutto ciò che non ci riguarda proprio”.
Da quanto qui acclarato, discendono la
degenerazione gestionale, l’uso “improprio” delle risorse, l’indifferenza al
bene comune, l’atteggiamento rapinoso, l’incuria, l’arraffare, lo spregio, il
degrado etico e quant’altro la gestione della cosa pubblica in ogni settore, ci
mette ogni giorno sotto gli occhi in termini di cronaca giudiziaria e di
disonore. Ma i capitoli affrontano dissertazioni in cui non sono trascurate la Spannometria e la Nasometria; la Cognazione e
il Nepotismo; e sulla sociologia
della parentela non manca, ovviamente, un “fattore
suocera” con annessi e connessi, e si dà addirittura conto dell’esistenza
di una Scuola Superiore di Parentologia, con le relative ricadute
socio-politiche.
Troppi i temi per poterne dare un’esaustiva catalogazione e vi conviene
affrontare direttamente il rigoroso, organizzato discettare di Di Stefano. Quel
che posso segnalarvi è che il libro prende le mosse dal Salotto di Milano, la
magnifica, sontuosa Galleria che l’architetto Giuseppe Mengoni ha costruito per
noi (e sia memoria imperitura per lui, per chi l’ha voluta e per chi l’ha
finanziata), e si avvale delle voci narranti di una serie di conchiglie che sul
pavimento della Galleria hanno dimora da tempo immemore e che l’occhio di falco
di Di Stefano ha scoperto per noi, fotografate e riprodotte nel libro (a me che
non le avevo mai notate nell’andirivieni caotico di piedi e corpi, le ha
pazientemente indicate). E si avvale inoltre della voce in controcanto
dell’architetto Alessandra che, come ormai Di Stefano ci ha abituati nei suoi
scritti, è diventata per lui una sorta di guida virgiliana. Io che gli sono
amico, ne conosco la profonda, dolorosa, ragione.
Paolo Di Stefano
Machetisaltinmente
Edizioni Tigulliana, 2016
Pagg. 134 € 15,00
[Il libro può essere anche richiesto alla nostra
Redazione]