LA
RICCHEZZA COME DISORDINE E COME CRIMINE
di Angelo
Gaccione
“Dietro ogni grande fortuna c’è il delitto”
Honoré
De Balzac
Non c’è rapporto internazionale che non
ci riveli, crisi o non crisi, come la ricchezza mondiale sia cresciuta in modo
impressionante. Il rapporto Oxfan già nel 2013 annunciava che la ricchezza
finanziaria nel mondo, era arrivata a 152 mila miliardi di dollari, mentre il
Credit Suisse alla fine del 2015, fissava l’ammontare a 250 mila miliardi di
dollari. Tutti i dati a nostra disposizione ci dicono che la ricchezza cresce e
cresce in modo smisurato, e che ad avvantaggiarsene è una ristretta
aristocrazia. Di questa, appena 85 privilegiati, che sono i più ricchi
dell’intero pianeta, possiedono una ricchezza pari al reddito di 3,5 miliardi
di persone, vale a dire, alla metà della popolazione più povera del mondo.
Circa la metà della ricchezza mondiale è già in mano all’1% della popolazione
del mondo, e nel 2016 l’1% della popolazione mondiale era più ricca del
restante 99%. Se volete rendervi conto di che cosa stiamo parlando e volete
farvi due calcoli alla svelta, potete rapportare questo 1% di ricchi che ha in
mano metà della ricchezza del mondo, ai 7 miliardi e 470 mila persone che
costituivano la popolazione mondiale a fine dicembre del 2016, quando ho
cominciato a mettere mano a questo scritto. Nel 2030, allorché il flusso
demografico mondiale arriverà a 8 miliardi e mezzo (a tale cifra è stimata la
crescita per quella data, ma c’è da scommettere che sarà ancora più alta per
effetto della revoca del figlio unico in Cina), i poveri subiranno un ulteriore
incremento e un ulteriore spaventoso incremento subirà la ricchezza saldamente
concentrata in poche mani, alimentando il criminale divario. Per darvi un’idea
di che cosa è avvenuto, vi basti questo esempio: in Russia il 35% della
ricchezza del Paese è in mano a 110 persone. Questo vale per tutti i grandi
paesi sviluppati dell’Occidente, ed il rapporto diventa ancora più stridente se
si prendono in esame nazioni come la Cina, l’India, i paesi cosiddetti
emergenti e quelli produttori di petrolio. Ricchezza che non riguarda
esclusivamente la liquidità finanziaria (già di per sé smoderata), ma il
possesso di impianti produttivi e industriali di ogni ordine e natura, il
monopolio nei settori fondamentali e strategici (estrattivi, energetici,
telematici, militari, farmaceutici e della ricerca più avanzata), e in quelli
più odiosamente speculativi: bancari, assicurativi, ecc.
Questa oscena
vampirizzazione privatistica, si estende persino a beni e risorse che
dovrebbero essere protetti dal sigillo della inalienabilità, tanto sono
consustanziali alla natura primigenia degli esseri umani e alla loro esistenza:
sto parlando di terre coltivabili, pascoli, boschi, bacini fluviali e così via.
Questi dati ci dicono in maniera inequivocabile che una esigua minoranza si è
impossessata delle risorse di gran parte del genere umano, e che questa
tendenza è inarrestabile. Che miliardi di persone sono tenute in ostaggio. Che
tutto questo si è verificato in un tempo relativamente breve. Che nessuna delle
rivoluzioni che si sono succedute, da quella francese in poi, ha funzionato da
monito e da deterrente. Che nessuna delle dottrine egualitarie e dei credi
religiosi di fraternità, hanno potuto impedirlo. Che gli Stati nazionali, i
Parlamenti e le élites politiche,
hanno funzionato da semplici sovrastrutture giuridiche conniventi o impotenti,
di fronte alle ristrette lobbies
delle economie mondiali. Che se una tale spaventosa ricchezza ha potuto
concentrarsi in così poche mani, e se un’altrettanta spaventosa miseria ha
potuto diffondersi in maniera così vasta, è segno che il popolo come entità
storica, come citoyen cosciente della
sua forza, ha abdicato alla sua volontà e alla sua sovranità, per farsi
spettatore passivo della sua spoliazione e della sua miseria. Resta da fare
un’ultima messa a punto: una doverosa correzione lessicale che attiene agli
ambiti intellettuali e della cultura. È da questi ambiti che il vocabolo anarchia ha subìto la connotazione
negativa di disordine. Occorre rimediare: è il vocabolo ricchezza che si è rivelato invece fattivamente e fattualmente il
più spregevole, e che, nella sua più tangibile verità, si connota come
disordine e come crimine.
Se ne prenda atto.