PIAZZETTA
LIBERTY
di Jacopo Gardella
Questo intervento dell’architetto e urbanista Gardella
denuncia tutta la disinvolta ignoranza di un ceto amministrativo che, non
confrontandosi mai con i suoi cittadini, in fatto di uso dello spazio pubblico
e del suo patrimonio, lascia che ogni sorta di soluzione sia possibile, anche
la più urbanisticamente spregiudicata e culturalmente aberrante. Da anni da
questo giornale pratichiamo una vigorosa opera di resistenza, ma vorremmo
sapere cosa fa l’opposizione a Palazzo Marino, che razza di dignità hanno i
consiglieri che vi siedono e se non sentano un minimo di vergogna gli
assessori, molti dei quali sono persone mediamente colti e avvertiti. “Odissea”
e la città di Milano si aspettano da tutti loro un sussulto di dignità, oppure
che se ne vadano a casa, visto che non sono capaci di svolgere il loro ruolo di
custodi del bene pubblico a cui sono chiamati.
La Piazzetta come si presenta oggi, guardando verso est: sullo sfondo l'alto edificio in vetro con pilastri abbinati; a sinistra la facciata ricomposta del Palazzo Liberty |
Le
piazzette all'interno del Centro Storico della nostra città non sono molte;
quelle poche vanno protette e difese anche se le architetture che le
circondano, soprattutto quando sono moderne, sono tutt'altro che eccellenti. È
il caso della Piazzetta Liberty; così chiamata per la facciata di un autorevole
edificio costruito in stile Liberty ed affacciato sulla piazzetta di cui occupa
buona parte del lato nord-est. Lungo quel lato la facciata Liberty è stata
ricomposta con scarso scrupolo filologico, dopo la demolizione del poco lontano
edificio originario a cui essa apparteneva.
Oltre alla facciata
parzialmente ricomposta fa capolino sulla Piazzetta il lato posteriore del
neoclassico Palazzo Tarsis; e poco più lontano un edificio per uffici
progettato dall'architetto Gio Ponti. Il lato est della Piazzetta è chiuso da
un buon esempio di International Style: un edificio a torre progettato dagli
architetti Soncini e scandito da slanciate nervature verticali.
La Piazzetta si presenta
come un insieme di edifici non di qualità eccelsa ma di aspetto decoroso e
gradevole. Collocata in posizione centralissima essa è diventata un punto di
sosta, di ritrovo, di incontro, favorito dalla presenza di un bar-pizzeria, che
nei mesi estivi colloca i suoi tavolini all'aperto; ed è resa più vivace dalla
folla pomeridiana e serale attratta dal Cinema Apollo in cui si proiettano
pellicole sempre di qualità.
La prossima
chiusura del Cinema Apollo preannuncia una imminente sciagura a danno della
Piazzetta. Le sale di proiezione che occupano il sottosuolo della Piazzetta
verranno infatti trasformate in sale di esposizione e di vendita dei molti e
vari prodotti firmati dalla ditta Apple. Per attirare il pubblico dei
compratori ed invitarli a scendere nei locali sotterranei si è avuta la
inaudita idea di aprire una voragine nel centro della Piazzetta e di riempire
la cavità con una grandiosa scalinata in diretta discesa ai negozi interrati.
Il parapetto della scalinata sarà formato da un’alta parete di lastre in
cristallo lambite da cascate di acqua corrente e potentemente illuminate da
violenti riflettori colorati. Siamo di fronte ad un esempio del più dozzinale
gusto hollywoodiano; ad un plateale spettacolo da Luna Park; ad una scenografia
adatta a soddisfare il pubblico di facili gusti che frequenta le sale da gioco
di Las Vegas. Quale collegamento con tale mondo grossolano possono mai avere le
sobrie e discrete architetture della Piazzetta? Quale relazione con le
abitudini serie e laboriose dei cittadini milanesi?
Il
devastante intervento progettato per la piazzetta non consiste soltanto in un
danno architettonico ma si traduce anche in una offesa civica, in un insulto ai
diritti dei cittadini. È mai plausibile e tollerabile che lo spazio civico
della Piazzetta, frequentato quotidianamente da chi attraversa o sosta nel
centro città, venga sottratto all'uso ormai consolidato dei cittadini ed al legittimo
godimento degli abitanti milanesi? È mai ammissibile acconsentire che un bene
di proprietà pubblica venga ceduto ad esclusivo vantaggio di un operatore
privato? Gli oneri di urbanizzazione richiesti alla ditta Apple, gestore del
nuovo emporio, non giustificano il guasto ingente inferto alla Piazzetta. Tanto
più che il ricavato degli oneri non si sa come verrà speso, in quale modo, per
quali scopi. Nella Amministrazione Comunale è ormai invalsa l'abitudine di
cedere in affitto ad imprenditori privati pezzi strategici di suolo urbano:
brutto indice della progressiva decadenza dimostrata dalla nostra classe
politica, pessimo indizio di un continuo insulto a danno dei cittadini.
Alcuni anni
fa si è verificato, poco lontano dalla Piazzetta Liberty, un analogo ed
altrettanto grave episodio: la discutibile cessione di un ampio e frequentato
suolo municipale ad uso esclusivo di gestori privati. Il pubblico passaggio a
cielo aperto che unisce Corso Vittorio Emanuele alla retrostante Piazzetta di
San Vito in Pasquirolo è stato chiuso da pareti a tutta altezza, ceduto ad un
magazzino di vendita, sottratto all'uso e al godimento dei milanesi. La bella
scala a due rampe incrociate ben visibile nel centro del passaggio è stata
inglobata nel magazzino, soffocata da scaffali, nascosta ai passanti in
transito lungo il Corso. Un vero peccato perché l’ elegante scala è dovuta al
progetto di un noto studio milanese di architettura.
Al di là dei guasti
estetici inferti al luogo ed oltre alle offese civiche subite dai cittadini
esistono anche ragioni di competenza, di storia, di cultura urbanistica che
condannano l’operazione di Piazzetta Liberty e la fanno apparire insensata.
Si sa che
nella tradizione urbanistica la Piazza urbana, da sempre, è un luogo di
ritrovo, un punto di raccolta, uno spazio di incontro e di comunicazione. Chi
frequenta la piazza deve poterla percorrere liberamente in tutti i sensi;
trasferirsi da un lato al lato opposto; andare da un angolo all'angolo di
fronte, muoversi liberamente in qualsiasi direzione. Quando viene creato un
ostacolo nel centro della Piazza inevitabilmente se ne limita il libero uso, se
ne impedisce il pieno godimento. Quando poi l'ostacolo consiste in un ampio
cratere scavato nella zona centrale è inevitabile che l'utilità e la funzione
della Piazza vengano interamente vanificate.
Che cosa rimarrà della
piccola e raccolta Piazzetta Liberty una volta che sia stata aperta la larga
scalinata di discesa ai negozi sotterranei? Rimarrà soltanto una sottile
striscia perimetrale, un angusto percorso pedonale, uno stretto e poco agevole
anello compresso fra le case da un lato ed il parapetto della scalinata
dall'altro. Ai bar-pizzerie verrà tolto lo spazio per disporre sedie e
tavolini; ai pedoni verrà impedita la possibilità di camminare in gruppi
numerosi; ai passanti sarà imposto di muoversi l'uno dietro l'altro allineati
disciplinatamente in fila. Quella che era una Piazzetta gradevole ed
accogliente, comoda e raccolta, verrà trasformata in un periplo angusto e
disagevole, in un camminamento stretto e soffocato.
Lo stesso
errore è stato commesso in un altro luogo milanese nato per favorire incontri e
ritrovi: la Piazzetta intitolata a Gae Aulenti posta di fronte alla Stazione di
Porta Garibaldi. Anche qui il centro della Piazzetta è occupato
dall'ingombrante ed invadente ostacolo creato da un ampio specchio d'acqua.
Ogni movimento trasversale vi resta ostacolato; ogni attraversamento radiale
completamente impedito. La residua zona calpestabile della Piazzetta è ridotta
ad uno stretto anello perimetrale, chiuso fra le vertiginose pareti in
cristallo dei grattacieli circostanti ed il perimetro della grande ed
ingombrante distesa liquida. Non vi può essere sistemazione urbana più inadatta
alla funzione civica di raccolta, di assembramento, di riunione come è
comprensibile che venga richiesta dalle molte persone desiderose di incontrarsi
e di comunicare.
Queste sono le
malinconiche conclusioni che si è costretti a trarre esaminando i recenti
progetti attuati nella nostra città.