PALAZZO MARINO
di Basilio Rizzo
Milano. 12 Gennaio 2017.Questa sera in Consiglio
Comunale proseguirà la trattazione della delibera relativa all’approvazione del
nuovo Patto parasociale tra il Comune di Milano ed il Comune di Brescia in
merito alla partecipazione detenuta nella società A2A S.p.A. Nella seduta di
lunedì scorso dopo l’illustrazione del Sindaco Sala si è svolto il dibattito
generale sulla delibera. Di seguito l’intervento di Basilio Rizzo.
Basilio Rizzo |
Credo
che noi dobbiamo risolvere un primo problema che è quello relativo alla
modalità con la quale viene proposta questa operazione che ha un obiettivo, che
spesso viene esercitato da chi governa, che è quello di fare le cose senza
farle sapere, cioè non avere il coraggio, se si decide di fare una scelta, di
difenderla, in modo chiaro e netto, metterla sul piatto, perché si possa
decidere.
Questa delibera si
presenta volutamente minimalista: si dice, in fondo cambiamo poche cose, in
realtà è ben altro. Se mi permettete uso tre aggettivi: ingannevole, reticente
e furbesca. E spiego i tre aggettivi. È ingannevole perché non dice quella che
è la verità; noi, con questo provvedimento, scegliamo di fare una cosa, che è
molto seria (e che meriterebbe una discussione molto più approfondita) che è
quella di accettare il rischio di perdere il controllo di questa società.
Perché se decidiamo (non dicendolo ai milanesi!), che vogliamo non avere più i
due Comuni di Milano e di Brescia che controllino quella che è la maggioranza
delle azioni, dal mio punto di vista, non è questione di essere liberali, è
questione di credere nella democrazia economica. Accettiamo che si possa
perdere il controllo di A2A Credo (sarò vecchio stampo!), che si controlla una
società se si possiede più del 50 per cento, altrimenti non la si controlla ed
è giusto che, se non si ha più del 50 per cento, qualcun altro che investe dei
soldi possa controllarla. Le altre cose che vengono messe in campo sono
artifici. Può darsi che si possa mantenere questo controllo della società, io
penso di no, però se anche fosse così, immaginatevi un po’: è giusto che in una
società chi dovesse entrare in possesso del 60 o 70 per cento delle azioni, poi
non possa governarla? Vuol dire essere liberali? No. Allora, pensiamoci bene.
Se uno vuole fare realmente questa operazione, quella di perdere il controllo
della società, di privatizzare, voi pensate che sarebbe venuto qui a dire che
purtroppo è costretto a perdere il controllo della società? No, lo fa passo dopo
passo, cercando di non dire la verità; allora, prima ho detto che la delibera è
ingannevole, perché questa cosa non viene detta ai milanesi, cioè che noi, con
la votazione che faremo in consiglio, decideremo di mettere a repentaglio il
controllo del 50 per cento della società; almeno ditelo!
È reticente
perché il modo con cui è presentata la delibera non spiega queste cose.
E’ furbesca perché lo fa
per raggiungere l’obiettivo senza far capire qual è la situazione. E vi spiego
perché. Nella delibera si legge: «Per le motivazioni dette in premessa», noi
decidiamo di fare in questo modo, E quali sono queste motivazioni? Il Sindaco
ha provato a dirle, per esempio ha detto che non vuole litigare con Brescia, ma
questa è una motivazione? Voi pensate che si possa fare un atto amministrativo,
dicendo che Brescia ha deciso in questo modo e noi non vogliamo litigare con
Brescia? Io sono stato abituato a dire che le delibere del Consiglio comunale
sono una cosa seria e devono essere costruite e motivate sulla base dell’interesse
della maglietta che portiamo addosso; la nostra maglietta è quella di
consiglieri del Comune di Milano e quindi dobbiamo fare gli interessi dei
milanesi; dovete, allora, dimostrare nella delibera che l’operazione che avete
intenzione di mettere in atto va nell’interesse dei milanesi.
Secondo punto. Badate
bene, noi facciamo questa cosa, perché Brescia l’ha già decisa il 18 novembre.
Il 30 settembre 2016, quindi un mese e mezzo prima di cambiare idea, il Patto
in vigore, che prevedeva, [al punto numero 1 contenuto dell’accordo, (che è
stato poi rinnovato il 30 settembre 2016)] che «I due Comuni saranno
proprietari di un eguale numero di azioni della società e le azioni
complessivamente possedute dai due Comuni dovranno sempre rappresentare la maggioranza
del capitale della società». Lo ripeto il 30 settembre, il Comune di Milano e
il Comune di Brescia rinnovano questo patto fino al 2019; passa un mese e mezzo
e il Comune di Brescia fa una delibera, in cui rinnega questo; è successo a
caso o era un modo subdolo, sotterraneo, di fare le cose senza dirle, per
evitare che si creasse uno scandalo sulla questione? Dal 30 settembre a metà
ottobre non è che sia passato molto, questa necessità si è manifestata
improvvisamente? Quando il patto è stato rinnovato fino al 2019 non si sapeva
che ci sarebbe stato bisogno di poter vendere queste azioni? Voi dite che una
cosa del genere è lineare? Qualcuno da l’affidavit a Brescia e credo che sia
stato il Sindaco, perché altrimenti non sarebbe stato possibile. Come al solito
i miei colleghi consiglieri comunali di maggioranza, che rispetto, si trovano
nella condizione di dire che devono fare così per forza. Fino a quando questo
Consiglio comunale sarà messo in queste condizioni, nelle quali non si è mai
liberi di decidere? Prima di rinnovare il patto a settembre, non potevate
manifestarci questa eventualità? Non avreste potuto dire cosa avevate
intenzione di fare e venire in Consiglio per sentire cosa il Consiglio avesse
da dire? Se è stato rinnovato, vuol dire che l’intenzione era di proseguire
così per altri tre anni! Adesso mi si dice che il nuovo patto lo vuole Brescia,
ma noi non vogliamo vendere. Non è così, perché chi vende adesso è colui il
quale è depositario di una quota di azioni importante, perché dal 50 per cento
si va sotto, si rende contendibile, credo che si dica così, la società. Uno
dice: ma io non lo rendo contendibile perché metto tutta una serie di paletti
per evitarlo. È giusto mettere gli orpelli, è democrazia questa qui? Difendilo
tenendoti le tue azioni, non solo, ma se adesso io do la libertà a Brescia di
fare quello che vuole, perché non solo dico Brescia puoi vendere le tue azioni,
ma rinuncio a quel patto di co-vendita, nel quale io avrei potuto decidere
insieme a loro se decidiamo che vogliamo vendere, che si deve vendere,
decidiamo insieme a loro, magari gli consigliamo di andare da un acquirente,
piuttosto che un altro.
Se si voleva mantenere il
livello di governo nelle mani degli Enti Pubblici, Milano e Brescia perché non
si sono messi alla ricerca di qualcuno, pubblico, che volesse comprare queste
azioni. O forse a Brescia (la collega Gelmini che viene da lì conosce bene quella realtà!), fa questa cosa perché
qualcuno, che a Brescia conta in una banca importante, vuole che il Comune di
Brescia recuperi un po’ di denari per far fronte a dei debiti che ha fatto con
questa banca?
Lo sto dicendo, lo dico
per Brescia (non intendevo coinvolgere la collega Gelmini), perché la banca è
sempre quella, io sarei curioso di sapere chi è l’advisor del Comune di
Brescia, sarei curioso.
Mi si dice farà una gara;
io ho scoperto che il nostro advisor in un’altra occasione era Mittel, sapete
vero chi è Mittel? Il Sindaco ci ha detto che c’è l’OPA, obbligatorio se si
sale al di sopra del 30 percento; mi sono permesso, mi sono preso qualche
soddisfazione, avendo studiato altre cose, di dirlo al Sindaco in Commissione,
ma l’OPA è a garanzia di chi vuol vendere, non è a garanzia di chi vuol tenere
il controllo della società! È vero che se uno supera il 30 percento deve
comprare anche le azioni; domani dovrebbe comprare anche le azioni di Milano.
Ma noi vogliamo vendere? Abbiamo già dato con la società Serravalle dove ci
siamo fatti del male con una scelta sbagliata di cui paghiamo ancora le
conseguenze.
Palazzo Marino |
Quando uno raggruppa
tante azioni, poi le tue finiscono per non valere niente. Allora se si decideva
di vendere, si doveva farea una bella discussione: io continuo a dire di no,
che non si doveva vendere, ma se si doveva vendere, vendiamo anche noi. O
viceversa se a noi non interessano le spese in conto capitale e non abbiamo
problemi a reperire le risorse e invece ci interessano i dividendi, compriamole
noi le azioni di Brescia, compriamole noi, rendono il 6/7 % all’anno. Le
compriamo noi, tanto noi abbiamo la possibilità di indebitarci, ci indebitiamo,
prendiamo le azioni, le compriamo e poi per il bilancio di partita corrente
abbiamo i dividendi.
Vedete: l’aver fatto le
cose nascoste, non discusse, dove mi si dice “devo fare così perché Brescia ha
deciso” è anche una confessione di impotenza, ma vi sembra normale?
Adesso non voglio fare il
campanilista, ma vi sembra normale che noi dobbiamo fare una cosa del genere?
Discutiamone allora tutti
insieme e vediamo che cosa dobbiamo fare di queste risorse.
Un ultima annotazione:
guardate noi ci dimentichiamo di una cosa importantissima, che è quella dei
referendum che abbiamo fatto. Milano ha deciso per la sua parte, il suo
discorso sull’acqua, di mettere tutto in MM e si tiene la maggioranza, il 100
percento della società. Se A2A non ha più la maggioranza pubblica, anche
l’acqua, perché in alcuni Comuni viene erogata da A2A, verrebbe messa
potenzialmente nelle mani dei privati e questo contraddice l’esito del
referendum. Allora qual è la conclusione di tutto il mio ragionamento?
Palazzo Marino |
È anche una
richiesta di sfida in qualche modo. Facciamo così: voi votatevi la vostra
delibera, se siete convinti che questo vada nel bene e nell’interesse dei
milanesi, però indiciamo un referendum in città per vedere che cosa ne pensano
i milanesi, se è giusto che si faccia questa operazione e guardate che io, che
non ho tanto potere, farò di tutto perché questo si realizzi, cioè di vedere se
non sia possibile chiedere, su questa delibera, un referendum perché i
cittadini milanesi possano decidere se si vogliono tenere questo loro
patrimonio, che ha anche dei valori.
Guardate che i simboli
contano molto: A2A e AEM prima ancora, per Milano è molto, perché è stata la
prima scelta che è stata fatta di pubblicizzare un servizio così importante
ormai due secoli fa, nel senso dell’800, e allora vogliamo farla? Votiamo
tutti, però contemporaneamente diciamo ai milanesi: diteci se è giusta o non è
giusta questa cosa qui, perché voi (giunta comunale) state mettendo nelle
condizioni che gli eletti dei milanesi votino sotto, non dico un ricatto, una
non libertà di decidere che cosa possono fare, perché è evidente che così che
non sono liberi.
Nel momento in cui si dice
lo facciamo per Brescia è “elegante” che la modifica del patto (e quindi la
vendita), venga decisa, da un’Amministrazione (Brescia) che dice nella sua
delibera che tutto questo avverrà l’Amministrazione in carica quando di lì a
sei mesi ci saranno le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale? Cioè
viene fatta una operazione dicendo esplicitamente nella delibera che sarà
l’Amministrazione in carica a
controllare e gestire l’operazione di vendita e le risorse ricavate.
Non sarebbe stato più
elegante nell’interesse della città, che gli elettori di Brescia potessero
decidere se si doveva o non si doveva fare questa operazione? Immaginate che
noi qualche mese prima delle elezioni avessimo deciso di fare una vendita di
questa natura?
Noi Comune di Milano non
lo abbiamo fatto. Abbiamo venduto delle azioni SEA dopo le elezioni, all’inizio
della consiliatura, non alla fine.
Le cose che io pretendo, e
lo chiedo anche ai nostri funzionari dei quali ho grande rispetto, sono
innanzitutto chiarezza e verità. Come si può scrivere nella delibera, “secondo
le motivazioni in premessa”, se queste motivazioni non ci sono? Come non si può
non scrivere nella delibera, che noi facendo questa operazione cancelliamo
quello che è stato riscritto e riformulato il 30 settembre, in cui diceva che
le due città per il futuro, (userò il futuro, in quel patto così era scritto),
non potranno mai scendere sotto la maggioranza del 50 percento? Ecco, tutto
questo fa sì che questa delibera davvero non è onorevole per quanto riguarda la
nostra città ed io spero che qualche ripensamento ci possa essere.